Il Presidente della Regione Sicilia: “Cacciare sia i politici mafiosi che i burocrati dirigenti che fanno da cerniera con i mafiosi”

MA  L’INEFFICIENZA DEI COMUNI E’ PARI A QUELLA DELLA REGIONE SICILIANA DOVE SPESSO ,IN ALCUNI UFFICI, I DIRIGENTI SI ASSENTONO DAL POSTO DI LAVORO.                                       Risultati immagini per immagine di comuni sciolti per mafia

Un motivo scottante sullo scioglimento dei Comuni per mafia induce il Presidente della Regione Musumeci a formulare un intervento-comunicato per sollecitare la sostituzione dei dirigenti -posti ai vertici- nei comuni interessati dalla Mafia.  Un intervento molto interessante perchè non basta individuare un Comune mafioso e allontanare solo i vertici politici “ma anche l’alta burocrazia che volente o nolente – si trova spesso a fungere da “cerniera tra il consenso del politico e la pressione del mafioso”. Non va trascurato che l’inefficienza dei Comuni è almeno pari a quella della Regione siciliana articolata nelle sue numerose galassie di grandi e piccoli Uffici dove tutti i dirigenti hanno una poltrona e spesso, come in qualche dipartimento, sono altrove- assenti anche in presenza di pubblico –  anzichè al proprio posto di lavoro. Non è mafia anche questa On. Presidente ? 

R.Lanza

Riportiamo tratti essenziali di tale intervento:

 

Al di là delle contrastanti reazioni emotive o strumentali della gente, il crescente fenomeno dei Comuni sciolti per mafia invita ad alcune serene riflessioni. In questo momento 167mila siciliani non sono amministrati da organi elettivi: in dieci Comuni dell’Isola la democrazia, in un certo senso, rimane sospesa per almeno diciotto mesi, ma anche fino a due anni. Il decreto di scioglimento, inutile dirlo, si rivela fortemente invasivo nella vita civile di una comunità, ma siamo di fronte ad una misura dello Stato straordinaria, di natura preventiva e perciò caratterizzata da una certa discrezionalità dell’autorità proponente (la Prefettura). Per sciogliere un Comune, infatti, non è necessario l’accertamento di reati penali, ma è sufficiente che emerga una possibile soggezione degli amministratori locali alla criminalità organizzata, anche a prescindere dal fatto che i politici abbiano voluto assecondare le richieste mafiose. Ma se l’applicazione di una norma non sempre porta ai risultati sperati, lo Stato rischia di non essere più in sintonia col comune sentire dei cittadini. Un esempio: decine di Comuni, dopo essere stati sciolti per mafia una prima volta, tornano ad esserlo per la seconda e, in alcuni casi, anche per la terza volta. È capitato anche in Sicilia. Cosa significa? Che la normativa sullo scioglimento dei Comuni, ormai dopo quasi trent’anni, va rivista, anche per alcune incongruenze che rendono il provvedimento spesso inutile se non dannoso. Ne cito due.

Prima incongruenza: perché in un Comune sciolto per mafia, lo Stato allontana solo il ceto politico e lascia al proprio posto i dirigenti della burocrazia comunale? Eppure è risaputo che in uffici a “rischio” il dirigente – volente o nolente – si trova spesso a fungere da “cerniera” tra il consenso del politico e la pressione del mafioso.

Cosa fare, dunque? Estendere gli effetti del provvedimento di scioglimento anche ai vertici burocratici. Il segretario comunale, i dirigenti alla guida di uffici strategici e con un’ampia sfera di autonomia decisionale non dovrebbero rimanere al loro posto. Anche in assenza di indizi, andrebbero destinati ad altro ente (senza dover subire alcun danno economico) per tutta la durata del commissariamento ed essere sostituiti da dirigenti esterni assolutamente estranei all’ambiente sociale e professionale del Comune sciolto.

 

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Seconda incongruenza: perché in un Comune sciolto per mafia, lo Stato manda commissari straordinari già oberati da altri gravosi impegni d’ufficio e senza neppure verificarne la idoneità e l’attitudine al governo di un Ente? Ho conosciuto in questi anni commissari assai competenti ma presenti al Comune solo per uno-due giorni la settimana, perché già assorbiti da altro incarico. Un Comune commissariato non è un “Dopolavoro” da frequentare nel tempo libero: bisogna starci sette giorni su sette. E servono commissari che abbiano propensione al dialogo e al confronto con i cittadini. Sarebbe perciò necessario istituire presso il ministero dell’Interno un apposito Albo di dirigenti pubblici che abbiano tutti i requisiti per essere destinati ad amministrare Comuni sciolti.

 

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Foto Sud Libertà_ Il Presidente della Regione On. Nello Musumeci

Rimane il tema dei “poteri” in deroga da affidare alla gestione commissariale: in condizioni straordinarie servono misure straordinarie, azioni propulsive e di crescita, se si vuole restituire alla comunità un Ente libero da ogni opacità e non più vulnerabile”.

PAPA FRANCESCO COME GESU’ : LA STORIA DEL MONDO E’ SEGNATA DA TANTE INGIUSTIZIE E VIOLENZE- I POTENTI DEL PIANETA PORTINO LA PACE

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“LA RESURREZIONE DI CRISTO E’ LA VERA SPERANZA DEL MONDO”

 Papa Francesco lancia un messaggio di Pace a Pasqua che precede la tradizionale benedizione ‘Urbi et Orbi’ – ovvero alla città di Roma e all’intero pianeta – rivolgendosi dalla finestra del palazzo Apostolico in Vaticano ai fedeli presenti in piazza San Pietro. Bergoglio si rivolge ai potenti politici e militari “perchè portino frutti di pace in tutto il mondo” e cita espressamente la martoriata  Siria, la Terra Santa, lo Yemen, l’intero Medio Oriente e poi l’Africa e in particolare il Sud Sudan, la Penisola Coreana, l’Ucraina, il Venezuela.

 “Cristo è la vera speranza del mondo, quella che non delude – dice il Pontefice – E’ la forza del chicco di grano che caduto in terra se non muore rimane solo; se invece muore produce molto frutto. Noi cristiani crediamo e sappiamo che la risurrezione di Cristo è la vera speranza del mondo, quella che non delude, è la forza che davvero rinnova il mondo”.

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 – Una speranza che “porta frutto anche oggi, nei solchi della nostra Storia, segnata da tante ingiustizie e violenze; dove ci sono miseria ed esclusione, dove c’è fame e manca il lavoro, in mezzo ai profughi e ai rifugiati tante volte respinti dall’attuale cultura dello scarto, alle vittime del narcotraffico, della tratta di persone e delle schiavitù dei nostri tempi”.

 – Oggi, esclama Papa Francesco, “domandiamo frutti di pace per il mondo intero, a cominciare dall’amata e martoriata Siria, la cui popolazione è stremata da una guerra che non vede fine. In questa Pasqua, la luce di Cristo risorto illumini le coscienze di tutti i responsabili politici e militari, affinché si ponga termine immediatamente allo sterminio in corso, si rispetti il diritto umanitario e si provveda ad agevolare l’accesso agli aiuti di cui questi nostri fratelli e sorelle hanno urgente bisogno, assicurando nel contempo condizioni adeguate per il ritorno di quanti sono stati sfollati”.

  – Prosegue il Pontefice: “Frutti di riconciliazione invochiamo per la Terra Santa, anche in questi giorni ferita da conflitti aperti che non risparmiano gli inermi, per lo Yemen e per tutto il Medio Oriente, affinché il dialogo e il rispetto reciproco prevalgano sulle divisioni e sulla violenza. Possano i nostri fratelli in Cristo, che non di rado subiscono soprusi e persecuzioni, essere testimoni luminosi del Risorto e della vittoria del bene sul male”.

– Frutti di speranza” sono invocati dal Papa anche per “quelle parti del continente africano travagliate dalla fame, da conflitti endemici e dal terrorismo. La pace del Risorto risani le ferite nel Sud Sudan: apra i cuori al dialogo e alla comprensione reciproca. Non dimentichiamo le vittime di quel conflitto, soprattutto i bambini! Non manchi la solidarietà per le molte persone costrette ad abbandonare le proprie terre e private del minimo necessario per vivere“.

 – Il Pontefice implora “frutti di dialogo per la Penisola Coreana, perché i colloqui in corso promuovano l’armonia e la pacificazione della regione. Coloro che hanno responsabilità dirette agiscano con saggezza e discernimento per promuovere il bene del popolo coreano e costruire rapporti di fiducia in seno alla comunità internazionale. Frutti di pace chiediamo per l’Ucraina, affinché si rafforzino i passi in favore della concordia e siano facilitate le iniziative umanitarie di cui la popolazione necessita“.

 -“Frutti di consolazione supplichiamo per il popolo venezuelano, il quale vive in una specie di ‘terra straniera’ nel suo stesso Paese. Possa, per la forza della Risurrezione del Signore Gesù, trovare la via giusta, pacifica e umana per uscire al più presto dalla crisi politica e umanitaria che lo attanaglia e non manchino accoglienza e assistenza a quanti tra i suoi figli sono costretti ad abbandonare la loro patria”.