PAPA LEONE XIV: “TRE SONO LE PAROLE CHIAVE DELL’EPOCA, PACE, GIUSTIZIA E VERITA’

 

 

 

Papa Leone XIV ha espresso il suo pensiero nel corso di una conversazione con il corpo diplomatico : “tre sono le  parole chiave, che costituiscono i pilastri dell’azione missionaria della Chiesa e del lavoro della diplomazia della Santa Sede. La prima parola è pace. Troppe volte la consideriamo una parola ‘negativà, ossia come mera assenza di guerra e di conflitto. La pace allora sembra una semplice tregua”, ma per la pace è “fondamentale il contributo che le religioni e il dialogo interreligioso possono svolgere per favorire contesti di pace”.

Quindi secondo Papa Prevost “in questa prospettiva è necessario ridare respiro alla diplomazia multilaterale e a quelle istituzioni internazionali che sono state volute e pensate anzitutto per porre rimedio alle contese che potessero insorgere in seno alla Comunità internazionale. Certo, occorre anche la volontà di smettere di produrre strumenti di distruzione e di morte”.

La seconda parola “è giustizia. Perseguire la pace esige di praticare la giustizia. Nel cambiamento d’epoca che stiamo vivendo, la Santa Sede non può esimersi dal far sentire la propria voce dinanzi ai numerosi squilibri e alle ingiustizie che conducono, tra l’altro, a condizioni indegne di lavoro e a società sempre più frammentate e conflittuali. E’ compito di chi ha responsabilità di governo adoperarsi per costruire società civili armoniche e pacificate”.

La terza parola “è verità. Non si possono costruire relazioni veramente pacifiche, anche in seno alla Comunità internazionale, senza verità. La verità però non è mai disgiunta dalla cari

Giubileo delle bande musicali: a Roma squillano tamburi e tamburelli con la SMessa

 

 

La celebrazione presieduta dal pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione a conclusione dell’evento giubilare iniziato ieri con una festa a Trastevere. Migliaia di partecipanti da 90 Paesi che, in abiti tradizionali e strumenti musicali, si sono poi recati in sfilata verso Piazza San Pietro per partecipare al Regina Caeli di Papa Leone XIV

 

Tamburi e tamburelli calabresi, trombe e tromboni delle bande dei paesi o quelle militari, guitarrón e javanas dei mariachi messicani. La musica di strumenti provenienti da ogni parte d’Italia e del mondo è risuonata questa mattina in Piazza Cavour, luogo nel centro di Roma a pochi passi dalla Basilica di San Pietro.

Nella grande piazza, ai piedi del Palazzo di Giustizia, oggi si è tenuta la Messa per tutti i partecipanti al Giubileo delle Bande musicali e dello Spettacolo popolare che ha preso il via ieri, 10 maggio, con una grande festa nel quartiere di Trastevere.

La sfilata verso Piazza San Pietro

Un’altra festa è stata la Messa di oggi che si è svolta prima del Regina Caeli presieduto da Papa Leone XIV, al quale tutti i presenti all’evento giubilare – provenienti da 90 Paesi – hanno partecipato recandosi in abiti musicali e con i loro strumenti in Piazza San Pietro sfilando in una coloratissima ‘processione’ lungo Via della Conciliazione.

La Messa è stata presieduta dall’arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione e organizzatore del Giubileo, il quale ha espresso gratitudine a tutti i componenti delle bande e i rappresentanti dello spettacolo popolare perché, ha detto, “abbiamo riempito di gioia questa nostra città di Roma, stando in tante piazze e dando lo spettacolo, dando i nostri giochi, i nostri canti e la nostra musica. Grazie per avere aderito a questa iniziativa”.

l canto che raggiunge le orecchie di Dio

Nella sua omelia Fisichella, citando uno dei discorsi di Sant’Agostino, ha poi affermato: “Quello che voi fate con tanto entusiasmo, con tanta passione possa diventare la musica, il canto che raggiunge le orecchie di Dio.

È sempre il Santo Vescovo che ce lo ricorda”. “Canta, suona, ma cammina cantando e suonando consolati della fatica ma non amare mai la pigrizia”, ha aggiunto il presule. “Canta, suona e cammina e cosa vuol dire camminare? Avanzare nel bene. Se tu progredisci, se tu cresci se tu diventi sempre più ampio allora cammini ma devi progredire nel bene, nella retta fede, nella buona condotta”.

Papa Leone XIV: “Il mio nome perché Leone XIII affrontò questione sociale”

 

 

L'incontro di Papa Prevost con i cardinali - Vatican Media

 

Roma,

Perchè il nuovo Papa ha nesso come nome quello di Leone?    Diverse sono le ragioni, però principalmente perché il Papa Leone XIII con la storica Enciclica Rerum novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale; e oggi – ha sottolineato Prevost – la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro”.

Il messaggio ai cardinali

Vorrei che insieme, oggi, rinnovassimo la nostra piena adesione, in tale cammino, alla via che ormai da decenni la Chiesa universale sta percorrendo sulla scia del Concilio Vaticano II. Papa Francesco ne ha richiamato e attualizzato magistralmente i contenuti nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, di cui voglio sottolineare alcune istanze fondamentali: il ritorno al primato di Cristo nell’annuncio; la conversione missionaria di tutta la comunità cristiana; la crescita nella collegialità e nella sinodalità; l’attenzione al sensus fidei, specialmente nelle sue forme più proprie e inclusive, come la pietà popolare; la cura amorevole degli ultimi, e degli scartati; il dialogo coraggioso e fiducioso con il mondo contemporaneo nelle sue varie componenti e realtà“.

Si tratta — di principi del Vangelo che da sempre animano e ispirano la vita e l’opera della Famiglia di Dio, di valori attraverso i quali il volto misericordioso del Padre si è rivelato e continua a rivelarsi nel Figlio fatto uomo, speranza ultima di chiunque cerchi con animo sincero la verità, la giustizia, la pace e la fraternità. Proprio sentendomi chiamato a proseguire in questa scia, ho pensato di prendere il nome di Leone XIV.

“Grazie a voi non sono solo”

“Nella prima parte di questo incontro – ha spiegato dopo la recita di una Ave Maria in latino – c’è un piccolo discorso con le riflessioni che vorrei condividere con voi. Ma poi ci sarà una seconda parte, un po’ come l’esperienza che molti di voi avete chiesto, di una specie di condivisione con il Collegio Cardinalizio per poter sentire quali consigli, suggerimenti, proposte, cose molto concrete, di cui si è già parlato un po’ nei giorni prima del Conclave”.

Nel discorso introduttivo, papa Prevost ha ringraziato i cardinali: “Ringrazio tutti voi per questo incontro e per i giorni che lo hanno preceduto, dolorosi per la perdita del Santo Padre Francesco, impegnativi per le responsabilità affrontate insieme e al tempo stesso, secondo la promessa che Gesù stesso ci ha fatto, ricchi di grazia e di consolazione nello Spirito. Voi, cari Cardinali, siete i più stretti collaboratori del Papa, e ciò mi è di grande conforto nell’accettare un giogo chiaramente di gran lunga superiore alle mie forze, come a quelle di chiunque. La vostra presenza mi ricorda che il Signore, che mi ha affidato questa missione, non mi lascia solo nel portarne la responsabilità. So prima di tutto di poter contare sempre, sempre sul suo aiuto, l’aiuto del Signore, e, per sua Grazia e Provvidenza, sulla vicinanza vostra e di tanti fratelli e sorelle che in tutto il mondo credono in Dio, amano la Chiesa e sostengono con la preghiera e con le buone opere il Vicario di Cristo”.

Proroga provvisoria degli incarichi al Vaticano

Il Vaticano ieri ha fatto sapere che Prevost ha deciso che i capi e i membri delle istituzioni della Curia Romana, come pure i Segretari, nonché il Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, proseguano provvisoriamente nei rispettivi incarichi ‘donec aliter provideatur’.

“Il Santo Padre desidera, infatti, riservarsi un certo tempo per la riflessione, la preghiera e il dialogo, prima di qualunque nomina o conferma definitiva“, ha spiegato la Santa Sede.

“La Chiesa sia faro che illumina le notti del mondo”, l’ammonimento di Papa Prevost nella sua prima omelia.

Papa Leone XIV nella Cappella Sistina - Fotogramma /Ipa

 

E’ il Vangelo di Matteo quello scelto per la prima messa del Pontefice: ‘Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa’, uno dei passi.

L’omelia: “Oggi si preferiscono altre sicurezze, come il denaro, il successo, il potere, il piacere”

“Anche oggi non sono pochi i contesti in cui la fede cristiana è ritenuta una cosa assurda, per persone deboli e poco intelligenti; contesti in cui ad essa si preferiscono altre sicurezze, come la tecnologia, il denaro, il successo, il potere, il piacere“, ha detto il Santo Padre. “Si tratta – ha osservato – di ambienti in cui non è facile testimoniare e annunciare il Vangelo e dove chi crede è deriso, osteggiato, disprezzato, o al massimo sopportato e compatito. Eppure, proprio per questo, sono luoghi in cui urge la missione, perché la mancanza di fede porta spesso con sé drammi quali la perdita del senso della vita, l’oblio della misericordia, la violazione della dignità della persona nelle sue forme più drammatiche, la crisi della famiglia e tante altre ferite di cui la nostra società soffre e non poco”.

“Anche oggi non mancano i contesti in cui Gesù, pur apprezzato come uomo, è ridotto solamente a una specie di leader carismatico o di superuomo, e ciò non solo tra i non credenti, ma anche tra molti battezzati, che finiscono così col vivere, a questo livello, in un ateismo di fatto“, ha poi denunciato Papa Leone.

“Questo è il mondo che ci è affidato, nel quale, come tante volte ci ha insegnato Papa Francesco, siamo chiamati a testimoniare la fede gioiosa in Gesù Salvatore. Perciò, anche per noi, è essenziale ripetere: ‘Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente’.

È essenziale farlo prima di tutto nel nostro rapporto personale con Lui, nell’impegno di un quotidiano cammino di conversione. Ma poi anche, come Chiesa, vivendo insieme la nostra appartenenza al Signore e portandone a tutti la Buona Notizia”, ha osservato.

“Dico questo – ha evidenziato – prima di tutto per me, come Successore di Pietro, mentre inizio la mia missione di Vescovo della Chiesa che è in Roma, chiamata a presiedere nella carità la Chiesa universale, secondo la celebre espressione di Sant’Ignazio di Antiochia. Egli, condotto in catene verso questa città, luogo del suo imminente sacrificio, scriveva ai cristiani che vi si trovavano: ‘Allora sarò veramente discepolo di Gesù Cristo, quando il mondo non vedrà il mio corpo’.

Si riferiva all’essere divorato dalle belve nel circo – e così avvenne –, ma le sue parole richiamano in senso più generale un impegno irrinunciabile per chiunque nella Chiesa eserciti un ministero di autorità: sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato, spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo. Dio mi dia questa grazia, oggi e sempre, con l’aiuto della tenerissima intercessione di Maria Madre della Chiesa”.

Chiesa sia faro che illumina le notti del mondo“, l’ammonimento di Papa Prevost nella sua prima omelia. “In particolare Dio, chiamandomi attraverso il vostro voto a succedere al Primo degli Apostoli, questo tesoro lo affida a me perché, col suo aiuto, ne sia fedele amministratore a favore di tutto il Corpo mistico della Chiesa; così che Essa sia sempre più città posta sul monte, arca di salvezza che naviga attraverso i flutti della storia, faro che illumina le notti del mondo”, ha osservato.

“E ciò non tanto grazie alla magnificenza delle sue strutture o per la grandiosità delle sue costruzioni – come i monumenti in cui ci troviamo –, quanto attraverso la santità dei suoi membri, di quel «popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa’”.

Introduzione  : “per questa missione anche voi  dovete camminare con  me”

Papa Leone XIV ha iniziato la sua prima omelia con una introduzione in inglese a braccio. Ha poi proseguito leggendo il testo in italiano. “Mi avete chiamato per portare una croce”, le parole di Prevost, che ha aggiunto: “Comincio con qualche parola in inglese, il resto lo farò in italiano – ha spiegato ai cardinali in Sistina -. Sono felice di essere qui con voi, cari fratelli, perché la benedizione del Signore continui a essere su di noi. Mi avete chiamato per portare una croce e per essere benedetto per questa missione e voglio che anche voi camminiate con me”.

Il nuovo “Pastore” che guiderà la Chiesa e illuminerà il mondo con lo Spirito santo

 

La nascita del conclave - Festival del Medioevo

 

Emozione nel mondo. C’è un rituale ben preciso dopo la fumata bianca dal comignolo. Adesso ci vorrà secondo gli esperti vaticani almeno un’ora per affacciarsi alla finestra Robert Francis Prevost è statunitense

Un Papa che entra nella storia dell’America   Dal 4 luglio 1776, giorno dell’Indipendenza degli Stati Uniti dal Regno di Gran Bretagna, gli USA non hanno mai espresso un Papa; si tratta evidentemente di un’anomalia per un Paese che nell’ultimo secolo si è imposto come la principale potenza globale sia a livello economico che militare. La giovane storia degli USA ha certamente contribuito a questa situazione (solo una ventina di papi sono stati eletti dopo il 1776),

LA PACE SIA CON TUTTI  VOI….IL MALE NON PREVARRA‘?

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Tra i prelati riuniti in Vaticano c’è anche monsignor Robert Barron, vescovo della diocesi di Winona–Rochester in Minnesota, recentemente nominato da Donald Trump nella nuova Commissione della Casa Bianca per la Libertà Religiosa. Intervenendo nei giorni scorsi, Barron ha offerto una riflessione sul motivo per cui, fino ad oggi, nessun americano sia salito al soglio pontificio. “Il cardinale Francis George, uno dei miei grandi mentori, diceva che finché l’America non sarà in declino politico, non vedremo un Papa americano”, ha ricordato Barron. “L’idea è che, essendo già una superpotenza dominante a livello politico, culturale ed economico, il mondo non è pronto a vederci guidare anche la Chiesa universale”.

Ebbene, secondo molti osservatori il declino dell’egemonia statunitense nel mondo sarebbe iniziato da anni, come dimostra l’inarrestabile ascesa della Cina e di altri Paesi dei BRICS. PNato a Chicago e oggi a capo del potente Dicastero per i Vescovi, Prevost ha attualmente il compito di nominare i nuovi pastori della Chiesa – un ruolo che ne rafforza il profilo in vista di una possibile elezione al pontificato. A suo favore gioca anche la doppia cittadinanza. Oltre a quella statunitense, Prevost è anche cittadino peruviano, avendo servito per anni in America Latina. Un elemento che potrebbe aiutare a smorzare le riserve di chi teme un’eccessiva “americanizzazione” della Chiesa.

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Fumata bianca, ore 18,10 Il Nuovo Papa, la piazza S.Pietro esplode

 

 

Fumata nera o fumata bianca: i segreti dietro il comignolo ...

Conclave straordinario, i cardinali hanno trovato il pastore sulla via tracciata da Papa Francesco

La piazza del Vaticano esplode, le campane  squillano per avvertire il mondo, lacrime e gioia dopo il dolore della dipartita di Franciscus.     Il comignolo  continua per tanti minuti nella fumata bianca. Il nuovo Pontefice  veste  da Papa

Non si immaginava di trovare una convergenza di cardinali sulla nuova guida.  Sicuramente ci sono state indicazioni  ieri sera, e anche stamattina. Anche se pure gli appunti  dei cardinalivengono bruciati. Raggiunti quindi 89 voti- per l’uomo che deve raccogliere adesso grandi sfide.

 

Sanità, il governatore siciliano Schifani: «A lavoro per far uscire la Sicilia dal piano di rientro in tempi brevi»

 

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La Sicilia ha attraversato quasi un ventennio di risanamento economico-finanziario del sistema sanitario regionale, recuperando il necessario equilibrio e riducendo il disavanzo, anzi praticamente azzerandolo, in linea con le disposizioni del Patto per la salute e della normativa nazionale e regionale.

Le intese che abbiamo raggiunto con il governo centrale, anche a seguito un un lungo confronto di fronte alla Corte costituzionale, offrono un nuovo quadro di cooperazione finanziaria tra Stato e Regione. Stiamo lavorando per chiudere questa parentesi del piano di rientro nella sanità, dobbiamo solo adeguare la qualità dei Lea a quella individuata a livello nazionale: fatto questo potremo uscire dal piano di rientro finanziario».

Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, intervenendo questa mattina alla tavola rotonda che si è svolta in Sala Mattarella a Palazzo dei Normanni a Palermo su “Obiettivi e sfide del sistema sanitario siciliano: verso la creazione di valore” organizzata da Acop Sicilia, Associazione coordinamento ospedalità privata. «Il sistema delle strutture sanitarie private – ha aggiunto Schifani – deve svolgere un ruolo fondamentale per garantire il pluralismo dell’offerta di servizi alla salute necessario per assicurare la qualità delle cure e l’adeguato soddisfacimento di una diffusa domanda di assistenza sanitaria. E in questo senso sono state adottate puntuali scelte sul piano amministrativo e organizzativo. Inoltre, siamo impegnati a rafforzare la percezione e l’affidabilità della tutela della salute nelle comunità territoriali, pur di fronte a vicende che hanno evidenziato patologie e ritardi che abbiamo comunque affrontato con tempestività. L’obiettivo è garantire più adeguati ed elevati livelli di qualità, a partire dalla riduzione delle liste d’attesa, che resta una priorità di questo governo».

«Intendiamo migliorare l’accesso alle cure per i cittadini siciliani – ha concluso il governatore – rafforzando la qualità dell’offerta da parte di strutture pubbliche riorganizzate e razionalizzate, ma anche attraverso l’accordo con le strutture private accreditate per incrementare la disponibilità di prestazioni sanitarie, dalle visite specialistiche agli interventi chirurgici, permettendo ai cittadini di ottenere le cure necessarie in tempi più rapidi rispetto a L  passato e senza la necessità di migrare».

 

 

Conclave, nera anche la seconda fumata:, Parolin forse il candidato più forte, si riparte nel pomeriggio

 

Dopo il primo scrutinio di ieri, i 133 Cardinali elettori hanno votato questa mattina, ma non c’è al momento un accordo sull’elezione del nuovo Papa. Previste per oggi altre due votazioni

Secondo giorno di Conclave 2025 e seconda fumana nera per l’elezione del nuovo Papa. Alle 11.50, dal comignolo della Cappella Sistina è arrivato il verdetto dei 133 Cardinali elettori riuniti nella Cappella Sistina. Per oggi, giovedì 8 maggio, sono previste altre due votazioni nel pomeriggio. La prossima fumata sarà orientativamente dopo le ore 19. A meno che il 267esimo pontefice venga eletto prima. Tutte le news nella giornata in diretta.

Fumata nera dopo la prima votazione dei Cardinali: domani secondo scrutinio

 

 

Fumata nera dal comignolo della Cappella Sistina dopo il primo scrutinio del Conclave che ha preso il via oggi, mercoledì 7 maggio, per l’elezione del 267esimo Papa della storia della Chiesa cattolica dopo la morte di Francesco avvenuta il 21 aprile scorso. In Piazza San Pietro si 45mila fedeli hanno atteso, secondo una stima del Vaticano, l’esito della prima votazione dei cardinali.

Il fumo nero dal comignolo della Sistina (Afp)

Con l'”Extra Omnes” pronunciato dal Maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, è iniziata nel pomeriggio la prima riunione dei 133 cardinali elettori chiamati a scegliere il prossimo Pontefice.

Il Conclave si è aperto di fatto alle 16.30 con l’ingresso dei cardinali nella Cappella Sistina ma i riti per l’elezione del nuovo Papa sono iniziati alle 10 con la messa ‘pro eligendo Papa’ aperta a tutti, nella Basilica di San Pietro, presieduta dal cardinale decano Giovanni Battista Re, che non entra in Conclave per l’elezione del nuovo Papa.

Il giuramento in latino prima dell’Extra Omnes

I 133 cardinali hanno prestato giuramento sul Vangelo con la formula in latino: ‘Et ego cardinalis… spondeo, voveo ac iuro sic me Deus adiuvet ed haec sancta Dei evangelia quae manu mea tango’ (E io card… prometto, mi obbligo, e giuro. Così Dio mi aiuti e questi santi Evangeli che tocco con la mia mano’.

In più di 5mila per la messa ‘pro eligendo Papa’

Il cardinale decano Giovanni Battista Re nella messa ‘pro eligendo Papa’ nella basilica di San Pietro, a cui hanno partecipato oltre 5mila fedeli    ha spiegato :.”Tra i compiti di ogni successore di Pietro vi è quello di far crescere la comunione… Non una comunione autoreferenziale, ma tutta tesa alla comunione fra le persone, i popoli e le culture, avendo a cuore che la Chiesa sia sempre ‘casa e scuola di comunione'”

È inoltre forte il richiamo a mantenere l’unità della Chiesa nel solco tracciato da Cristo agli Apostoli. L’unità della Chiesa – ha osservato il porporato – è voluta da Cristo; un’unità che non significa uniformità, ma salda e profonda comunione nelle diversità, purché si rimanga nella piena fedeltà al Vangelo. Ogni Papa continua a incarnare Pietro e la sua missione e così rappresenta Cristo in terra; egli è la roccia su cui è edificata la Chiesa”.

“L’elezione del nuovo Papa non è un semplice avvicendarsi di persone, ma è sempre l’Apostolo Pietro che ritorna”, ha quindi ricordato aggiungendo: “I cardinali elettori esprimeranno il loro voto nella Cappella Sistina, dove – come dice la Costituzione Apostolica Universi dominici gregis – ‘tutto concorre ad alimentare la consapevolezza della presenza di Dio, al cui cospetto ciascuno dovrà presentarsi un giorno per essere giudicato’.

Nel Trittico Romano Papa Giovanni Paolo II auspicava che, nelle ore della grande decisione mediante il voto, l’incombente immagine michelangiolesca di Gesù Giudice ricordasse a ciascuno la grandezza della responsabilità di porre le ‘somme chiavi’ nelle mani giuste”.

“Preghiamo perché lo Spirito Santo, che negli ultimi cento anni ci ha donato una serie di Pontefici veramente santi e grandi, ci regali un nuovo Papa secondo il cuore di Dio per il bene della Chiesa e dell’umanità. Preghiamo perché Dio conceda alla Chiesa il Papa che meglio sappia risvegliare le coscienze di tutti e le energie morali e spirituali nella società odierna, caratterizzata da grande progresso tecnologico, ma che tende a dimenticare Dio”, è stata l’invocazione.

La fumata nera

La prima fumata era prevista oggi attorno alle 19 ma è ormai slittata di quasi due ore. Nei giorni successivi, salvo elezione del nuovo Papa, ci saranno due fumate al giorno: una a metà mattina (verso le 12) e una nel tardo pomeriggio (indicativamente le 17.30).

Se si raggiunge la maggioranza dei due terzi, la fumata sarà bianca e il mondo saprà che il 267esimo Papa è stato eletto. All’interno della Sistina, una stufa brucia le schede dopo ogni scrutinio. Dal 2005, per evitare confusioni, il fumo nero (niente elezione) è prodotto mescolando le schede bruciate a cartucce chimiche a base di perclorato di potassio, antracene e zolfo. Il bianco (eletto il Papa) si deve all’aggiunta di lattosio e clorato di potassio.

Vaticano,Cellulari ‘schermati’ per evitare fuga di notizie

Dalle 15 di oggi “tutti gli impianti di trasmissione del segnale di telecomunicazione per cellulare radiomobile presenti nel territorio dello Stato della Città del Vaticano sono disattivati”, ha comunicato l’ufficio di presidenza del Governatorato. “Il ripristino del segnale sarà effettuato all’annuncio dell’avvenuta elezione del Sommo Pontefice”. Una misura volta a scongiurare fughe di notizie.

PAPA FRANCESCO ERA STATO ELETTO DOPO LA QUINTA VOTAZIONE

 Guardando all’elezione degli ultimi Pontefice, la convergenza sulla persona da eleggere si è trovata in due-tre giorni. Nel dettaglio, per l’elezione di Paolo VI – nel 1963 – sono occorsi tre giorni: dal 19 al 21 giugno e quattro fumate. La scelta di Giovanni Paolo I è arrivata dopo due giorni il 26 agosto del 1978 (quarto scrutinio, seconda fumata). Giovanni Paolo II è stato eletto in tre giorni il 16 ottobre 1978 alla quarta fumata. L’elezione di Benedetto XVI è avvenuta nel secondo giorno di conclave, il 19 aprile 2995 al quarto scrutinio. Per papa Francesco, i cardinali si ritrovarono in conclave il 12 marzo 2013. Il suo nome uscì il 13 marzo, al quinto scrutinio.

 

Conclave: i cardinali rispettano la consegna del silenzio Ancora nulla di fatto

 

In un clima di transizione e incertezza verso il Conclave che inizia il 7 maggio 2025, sembra prendere corpo l’ipotesi di una coppia strategica Papa-Segretario di Stato per bilanciare sensibilità teologiche e aree geografiche della Chiesa universale. Se da un lato si assiste a una crescente volontà di continuità con il pontificato di Francesco, dall’altro non mancano le spinte verso un possibile ritorno a un assetto più tradizionale.

Cardinali - Afp
Tra le ipotesi che circolano con sempre maggiore insistenza nei Sacri Palazzi, si fa strada l’idea di un vero e proprio “ticket papale”: una sorta di tandem, seppur non ufficiale, tra un Papa (preferibilmente italiano) e un Segretario di Stato vaticano scelti strategicamente per equilibrare le diverse anime della Chiesa.
L’idea sarebbe quella di affiancare la scelta del Pontefice con una nomina alla Segreteria di Stato che rispecchi la varietà geopolitica e teologica del Collegio cardinalizio.
In un mondo cattolico sempre più globale, polarizzato tra istanze riformiste e richiami tradizionali, l’ipotesi di un  incarico a due cardinali appare  equilibrato – e possibileanche se non formalmente dichiarato – potrebbe facilitare la convergenza del Collegio cardinalizio su un candidato.

I papabili italiani 

Tra i papabili italiani, il nome più accreditato resta quello del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato uscente, non solo influente ma assai stimato da almeno un terzo del Sacro Collegio. Uomo di curia per eccellenza, è apprezzato per la sua abilità diplomatica e la sua visione equilibrata della governance ecclesiale.

 Parolin potrebbe rappresentare una scelta di continuità al Vaticano

 

 Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, appare tra i più forti candidati europei. Con la sua empatia pastorale, l’impegno per la pace (anche tramite la Comunità di Sant’Egidio) e lo stile dialogante, potrebbe rappresentare una scelta di mediazione tra conservatori e progressisti. In caso di elezione, potrebbe affiancarsi a un Segretario di Stato di caratura internazionale come il cardinale filippino Luis Antonio Tagle (per proseguire nel solco missionario) o Parolin (per garantire continuità amministrativa e diplomatica).

Il cardinale Pizzaballa rappresenta infine  la scelta ideale perchè la sua missione è operante a Gerusalemme