L’Ucraina assediata da Putin ma risponde con droni nei pressi di Mosca- Putin tra le precondizioni di pace ha chiesto l’allontanamento di Zelenski

 

L’Ucraina risponde come può al gigante sovietico ed attacca con droni  nella regione di Mosca in Russia nel giorno dei colloqui a Gedda tra Usa e Kiev.

 

Trump: Zelensky è un dittatore senza elezioni. Kiev: «Nessuno ci può  costringere alla resa». Macron a Washington - Il Sole 24 ORE

I tre protagonisti del destino del mondo intero: Trump, Macron (che detiene più di ogni altra Nazione europea le “atomiche”) e Zelenski l’eroe ucraino simbolo della libertà dei popoli

 

 

 Cremlino: “Kiev prende di mira obiettivi civili”

Il Ministero della difesa russo : “La Russia ha abbattuto 337 droni ucraini in diverse regioni durante la notte, di cui 91 nei pressi di Mosca

 Secondo la dichiarazione, 126 droni sono stati abbattuti nella regione di Kursk, al confine con l’Ucraina.

Tre le vittime dell’attacco. A confermare il decesso di una terza persona sono le autorità del distretto di Domodedovo. Il precedente bilancio ufficiale parlava di due morti e 18 feriti.

Accuse a Kiev: “E’ importante notare che il regime di Kiev colpisce le infrastrutture sociali, edifici residenziali”, ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.

Chiusi due aeroporti

Due aeroporti di Mosca sono stati chiusi. “Per garantire la sicurezza dei voli degli aerei civili, sono state imposte restrizioni temporanee all’operatività dell’aeroporto di Zhukovsky alle 04:24 ora di Mosca (0124 GMT). Anche all’aeroporto Domodedovo di Mosca sono state imposte restrizioni temporanee all’arrivo e alla partenza degli aerei alle 04:40 ora di Mosca (0140 GMT)”, ha dichiarato l’agenzia.

Restrizioni di questo tipo vengono spesso applicate agli aeroporti russi in seguito ad attacchi di droni provenienti dall’Ucraina. L’attivazione dei sistemi di difesa aerea russi comporta spesso l’interruzione temporanea dei decolli e degli atterraggi.

Russia: “Ripreso il controllo di 12 località nel Kursk”

La Russia afferma di aver ripreso il controllo di 12 località nella regione del Kursk, al confine con l’Ucraina, teatro dell’offensiva dello scorso agosto lanciata dalle forze di Kiev. “Nel corso delle operazioni, le unità del gruppo Nord hanno liberato 12 insediamenti”, ha reso noto il ministero della Difesa di Mosca, come riportano i media russi.

Secondo il ministero, le forze russe hanno “liberato più di cento chilometri quadrati di territorio nella regione del Kursk”. Stando alle notizie diffuse da Mosca, hanno ripreso il controllo degli “insediamenti” di Agronom, Bogdanovka, Bondarevka, Dmitryukov, Zazulevka, Ivashkovsky, Kolmakov, Kubatkin, Martynovka, Mikhailovka, Pravda e Yuzhny.

 Ucraina e Usa, intese in Arabia Saudita

Intanto sono i iniziati i colloqui fra funzionari ucraini e statunitensi a Gedda, in Arabia Saudita, dove l’Ucraina dovrebbe presentare agli Stati Uniti un piano per un cessate il fuoco parziale con la Russia.

L’Ucraina pronta a negoziare per la fine della guerra. “Siamo pronti a fare di tutto per arrivare alla pace”, ha detto Andriy Yermak, capo dell’ufficio del presidente ucraino Zelensky, parlando con i giornalisti poco prima dell’avvio dei colloqui in Arabia Saudita con la delegazione degli Stati Uniti. “Difendendo gli interessi dell’Ucraina e con una visione chiara per la fine della guerra, lavoreremo con efficacia con i nostri partner americani”, aveva scritto Yermak sui social poco prima dell’avvio dei colloqui.

Media: Witkoff in settimana a Mosca per incontrare Putin

L’inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente, Steve Witkoff, ha in programma di recarsi a Mosca in settimana per un incontro con il presidente russo Vladimir Putin. L’incontro con Putin avverrebbe alcuni giorni dopo il meeting tra funzionari statunitensi e ucraini in Arabia Saudita.

L’inviato di Trump si è recato a Mosca a metà febbraio come parte di un accordo per liberare il cittadino statunitense Marc Fogel, che era detenuto in una prigione russa. Witkoff ha incontrato Putin per tre ore durante quel viaggio.

Terre rare all’America di Trump ed antipatia reciproca tra i due leader Stati Uniti ed Ucraina

Ucraina e Stati Uniti con i loro leader riprendono dunque il dialogo dopo la lite di 10 giorni fa alla Casa Bianca, dove Donald Trump e Volodymyr Zelensky sono stati protagonisti di un clamoroso scontro e d inutile “prova di potere” di Trump.    Quest’ultimo non piace a Zelenski ,sa che non c’è da fidarsi molto anche perchè il presidente americano ha rivelato che tra le precondizioni della pace duratura vi sarebbe il punto richiesto dai russi ma che piace tanto a Trump “dell’allontamento di Zelenski dall’Ucraina e/o dal comando.. . Kiev, con la firma, darebbe agli Usa l’accesso alle proprie risorse minerarie.  Trump sostiene che si tratta invece di una sorta di risarcimento per l’America..

Migranti, le condizioni per il riconoscimento dello stato di rifugiato

La virtù della Giustizia nell'arte. Le immagini di Giotto e di Pietro del  Pollaiolo - Alleanza Cattolica

 

 

Riportiamo la sentenza che parla di Paese di origine sicuro L’intestazione:

“invio pregiudiziale – Protezione internazionale – Direttiva 2013/32/UE – Condizioni per il riconoscimento dello status di rifugiato – Nozione di paese di origine sicuro – Designazione – Criteri – Eccezioni territoriali – Diritto ad un rimedio effettivo.

La Grande Camera della Corte di Giustizia, con sentenza del 4 ottobre 2024, si è pronunciata sul rinvio pregiudiziale proposto dal Tribunale di Brno (Repubblica Ceca). Nel procedimento proposto dinanzi al giudice del rinvio, un cittadino moldavo aveva presentato una domanda di protezione internazionale, deducendo, altresì, di non poter rientrare nel paese d’origine a causa dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Le autorità ceche avevano respinto tale richiesta tenendo, in particolare, conto del fatto che la Moldova, ad eccezione della Transnistria, era stata designata quale paese di origine sicuro.

Investita del ricorso contro il rigetto della domanda di protezione internazionale, la Corte regionale di Brno ha sottoposto alla Corte di giustizia tre questioni pregiudiziali concernenti l’interpretazione della direttiva recante procedure comuni in materia di protezione internazionale.

La Corte, con riferimento alla prima questione, ha affermato che un paese terzo non cessa di soddisfare i criteri che gli consentono di essere designato come paese di origine sicuro per il solo motivo che invoca il diritto di derogare agli obblighi previsti dalla CEDU, ai sensi dell’articolo 15 di tale convenzione, sebbene le autorità competenti dello Stato membro che ha effettuato una siffatta designazione debbano valutare se le condizioni di attuazione di tale diritto siano tali da rimettere in discussione tale designazione.

In merito alla seconda questione pregiudiziale – la possibilità di designazione di un paese sicuro con previsioni di eccezioni territoriali – i giudici di Lussemburgo hanno premesso che dalla designazione, da parte di uno Stato membro, di paesi terzi come paesi di origine sicuri, discende l’applicazione di un “regime speciale a carattere derogatorio”, come tale soggetto “ad interpretazione restrittiva” (§ 71). Tanto premesso, alla luce del tenore letterale dell’art. 37 della Direttiva e della previsione contenuta nel previgente art. 30 della Direttiva 2005/85, la Corte ha affermato che “l’articolo 37 della direttiva 2013/32 deve essere interpretato nel senso che esso osta a che un paese terzo sia designato come paese di origine sicuro qualora talune parti del suo territorio non soddisfino le condizioni sostanziali per una siffatta designazione, enunciate nell’allegato I di tale direttiva”.

Rispondendo alla terza questione pregiudiziale, infine, la Corte di Giustizia si è soffermata sul tema del diritto ad un rimedio effettivo (ex art. 46, par. 3 della direttiva 2013/32) e sul contenuto dei poteri officiosi del Giudice. In particolare, è stato affermato che “l’esame completo ed ex nunc che deve essere effettuato dal giudice non deve necessariamente riguardare l’esame nel merito delle esigenze di protezione internazionale e che può quindi riguardare gli aspetti procedurali di una domanda di protezione internazionale” (§ 90). Fatta tale premessa, la Corte ha poi sottolineato come “la designazione di un paese terzo come paese di origine sicuro rientra in tali aspetti procedurali delle domande di protezione internazionale in quanto, alla luce delle considerazioni esposte ai punti da 48 a 50 della presente sentenza, una siffatta designazione può avere implicazioni per la procedura d’esame relativa a siffatte domande” (§ 91).

In forza di tali elementi, la Corte ha statuito che “anche se il richiedente nel procedimento principale non ha espressamente invocato, in quanto tale, un’eventuale violazione delle norme previste dalla direttiva 2013/32 ai fini di una siffatta designazione al fine di assoggettare la procedura di esame di una domanda di protezione internazionale di un richiedente di tale paese terzo al regime speciale risultante dalla sua designazione come paese di origine sicuro, tale eventuale violazione costituisce una questione di diritto che il giudice del rinvio deve esaminare nell’ambito dell’esame completo ed ex nunc richiesto dall’articolo 46, paragrafo 3, di tale direttiva” (§ 94).

 

Mediazione di Conte sulla Giustizia ,difficile ma possibile ma il reale desiderio resta il rientro a Palazzo Chigi

 

Cartabia tira dritto e replica a Conte e Gratteri: "Dal calesse al  Frecciarossa, la giustizia ripartirà da Napoli" - Il Riformista

L’ex premier Giuseppe Conte vuol mantenere il “patto provvisorio” con Draghi per una  mediazione sulla giustizia.  Conte intanto al fine di evitare equivoci , informa “di non aver  rilasciato interviste, né dichiarazioni, né virgolettati. Conte tornerà a vedere i parlamentari M5S a inizio settimana, dopo l’assemblea congiunta di martedì scorso”. –    Saranno due giornate dedicate – così da fare il punto sui vari provvedimenti in esame e sulla strategia dei pentastellati sui diversi fronti

Ritorno in sella, anche per frenare i malumori interni,  sul dibattuto tema della riforma della giustizia.
Prosegue la mediazione di Conte con Palazzo Chigi – in particolare col premier Mario Draghi e la Guardasigilli Marta Cartabia – che dovranno accettare le condizioni del Movimento pentastellato fra le quali l’esclusione dei reati di Mafia ed appartenenza ad associazione mafiosa.     In caso contrario Conte chiederà probabilmente le dimissioni del presidente protempore Draghi.

SORPRESA MATTARELLA: CARO CONTE, FIRMO SI’ IL DECRETO,MA ATTENTO AGLI OBBLIGHI DELLA COSTITUZIONE…”

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Disco verde del  Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al decreto legge governativo sui migranti e sulla sicurezza. Ma c’è una sorpresa. Oltre la firma  il capo dello Stato ha inviato una  nota al presidente del Consiglio, prof. avv. Giuseppe Conte, nella quale ricorda che “restano ‘fermi gli obblighi costituzionali e internazionali dello Stato’, pur se non espressamente richiamati nel testo normativo, e, in particolare, quanto direttamente disposto dall’articolo 10 della Costituzione e quanto discende dagli impegni internazionali assunti dall’Italia”.

Signor presidente – scrive Mattarella a Conte – in data odierna ho emanato il decreto legge recante ‘Disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica nonché misure per la funzionalità del ministero dell’Interno e l’organizzazione e il funzionamento dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata’.

Insomma la nota è una sorta di avvertimento/condizioni a non uscire fuori dal recinto segnato notoriamente  dal Presidente Mattarella.  Diversamente il governo potrà avere “altre sorprese”dal Capo dello Stato.