Catania, tentato omicidio:arrestatoun 46enne identificato dalle telecamere

 

I Carabinieri hanno risolto il caso per la  video sorveglianza attiva nella zona

Tentato omicidio. Un catanese, Fabio Laganà, 46 anni, è finito nei guai per il reato di tentato omicidio contro un suo rivale.I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia  di Piazza Dante su delega della Procura di Catania, hanno eseguito il fermo di persona che ha commesso un grave reato di reato e stanno approfondendo l’indagine supportata dalla videosorveglianza attiva sul posto..

L’uomo è accusato di avere investito, nel pomeriggio del 2 novembre scorso, con una Ford Focus, il 54enne Pietro Costanzo  contro il muro, nonché procurandogli lesioni varie con  calci e pugni, ponendo in essere atti idonei diretti in modo non equivoco a cagionare la morte, evento poi, per fortuna, non verificatosi, per cause indipendenti dalla sua volontà; con l’aggravante di aver commesso il fatto per futili motivi consistiti in una lite legata alla vita privata. Quali siano questi motivi è in corso di accertamento completo dell’indagine

La denuncia alla Procura è stata presentata-si apprende-  dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Piazza Dante corredata da testimonianze acquisite sul luogo, individuato nei pressi di piazza Viceré, all’angolo tra le vie Leucatia e San Gregorio.     I militari hanno pure acquisito la registrazione della video sorveglianza attiva nella zona teatro del fatto delittuoso. Immagini che hanno consentito di individuare l’autovettura utilizzata dal fermato, una Ford Focus, accertata di proprietà della madre di Laganà.

Dalle immagini si è potuta scoprire l’identità dell’aggressore compatibile con quella di Fabio Laganà che, subito dopo il raid punitivo, si era reso irreperibile.  L’uomo si è poi  presentato spontaneamente in caserma dai Carabinieri dove, interrogato dal magistrato titolare dell’indagine ha ammesso, dinanzi il proprio legale di fiducia, di essere l’autore del reato. Laganà è stato subito trasferito al carcere di Piazza Lanza a Catania. 

Evviva il festival dell’assenteismo, i giudici assolvono persino il”Vigile in mutande”

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Incredibile ma vero : assolto dall’accusa di “truffa per assenteismo” il vigile in mutande”

Dieci assoluzioni il processo con rito abbreviato, ai cosiddetti ‘furbetti del cartellino’ che aveva visto nel 2015 scattare 43 misure cautelari nell’ambito di un’inchiesta della Guardia di Finanza sull’assenteismo al comune di Sanremo. Tanti avevano deciso di patteggiare vista l’evidenza inequivocabile dei fatti. Gli altri rinviati a giudizio .

A sorpresa il  gup Paolo Luppi ha dunque assolto dieci imputati con la formula “il fatto non sussiste”. Tra loro c’è anche l’ex vigile Alberto Muraglia, assolto dall’accusa di truffa ai danni dello Stato,  simbolo per eccellenza dell’inchiesta antiassenteismo , ritratto come il vigile che timbrando il cartellino in mutande realizzava la denigrazione dell’immagine dell’ente comunale nonchè della categoria.       Il giudice non ha tenuto conto della denigrazione dell’immagine del Comune dove il vigile lavorava nonchè della circostanza inusitata che si era creata con quella “storica” timbratura.Incredibile la Giustizia.  Incredibili gli avvocati che sono riusciti a ” capovolgere quella situazione tragica per il vigile” (determinò il licenziamento)

Secondo lo studio legale del vigile in mutande lui  – era custode del mercato, in cambio aveva casa all’interno della struttura: alle 5.30 andava ad aprire come custode, senza dover timbrare il cartellino. Alle 6 prendeva poi servizio come vigile, la disposizione interna dice che tutti i vigili urbani timbrano in borghese e poi mettono divisa. La timbratrice è a 10 metri dalla porta di casa quindi lui timbrava normalmente in borghese e poi indossava la divisa. Per 4 volte in un intero anno di filmati mentre si cambiava era andato a timbrare, in questo avvantaggiando il comune e non l’opposto. E dopo proseguiva col fare il suo lavoro“.

Dopo 4 anni oggi è arrivata l’assoluzione.

 

Gli avvocati di Carola: una querela per diffamazione contro Salvini

Il Ministro dell’interno Matteo Salvini  dovrà affrontare un procedimento penale per il reato ipotizzato di diffamazione .”Abbiamo già preparato la querela nei confronti del ministro Salvini. Non è facile raccogliere tutti gli insulti che Salvini ha fatto in queste settimane e anche le forme di istigazion e a delinquere, cosa che è ancora più grave se fatta da un ministro dell’Interno”. Lo  afferma pubblicamente Alessandro Gamberini, legale della comandante della Sea Watch Carola Rackete che  passa ora al contrattacco dopo le umiliazioni subite e la riabilitazione dalla magistratura competente.

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L’avv. di Carola prosegue : “Nel circuito di questi leoni da tastiera abituati all’insulto, è Matteo Salvinii che muove le acque dell’odio”  “Una querela per diffamazione è il modo per dare un segnale. Quando le persone vengono toccate nel portafoglio capiscono che non possono insultare gratuitamente”.  La condanna del ministro di fronte a tanto scempio di linguaggio sarà inevitabile

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Nella foto il Giudice Alessandra Vella che ha scarcerato Carola considerando prioritario il salvataggio di vite umane

Non si scompone egualmente Salvini che rischia il processo, quasi certo, , anzi rincara la dose e fornisce( ingenuamente) ulteriori elementi di diffamazione – Afferma il Ministro. “Carola infrange leggi e attacca navi militari italiane, e poi mi querela. Non mi fanno paura i mafiosi –  -, figurarsi una ricca e viziata comunista tedesca! Bacioni”.

 

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