Trapani,Marsala droga: sorpreso con 50 panetti di hashish sullo scooter, arrestato

 

 

Dipendenza da cocaina | Psicoterapia Scientifica

 

 Trapani – Marsala (TP)
I Carabinieri della Compagnia di Marsala hanno arrestato un trapanese 70enne per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Durante lo svolgimento di un posto di controllo alla circolazione stradale in località Birgi, i militari fermavano il 70enne mentre sopraggiungeva ad alta velocità a bordo di uno scooter. Mentre i militari procedevano a controllare i documenti dell’uomo, constatavano un odore acre di sostanze stupefacenti provenire dallo scooter e, dato lo stato di agitazione dell’uomo, procedevano ad una perquisizione che consentiva di rinvenire e sottoporre a sequestro 50 involucri di hashish per un peso complessivo di circa 5 kg. Dopo l’arresto, a seguito dell’udienza di convalida, l’uomo è stato sottoposto alla misura degli arresti domiciliari.

Finto maresciallo carabinieri per un finto incidente Arrestato un truffatore catanese

 

Un plauso ai Carabinieri dunque per aver spezzato un anello operativo di questo fenomeno criminale che a Catania è in crescendo.
Gli anziani dei condomini soprattutto-osserva Sud Libertà-  sono le principali vittime di questi criminali che certamente riescono ad avere informazioni da chi lavora nei condomini (gli operatori delle “pulizie” ad es.  prescelti non si sa come dagli amministratori condominiali

 

Vettore gratuito misterioso personaggio da gangster

 

 

 Palermo – Bagheria (PA),
I Carabinieri della Sezione Operativa e Radiomobile della Compagnia di Bagheria hanno arrestato un 31enne catanese, già noto alle forze di polizia, accusato di truffa aggravata ai danni di un’anziana bagherese. L’uomo, come raccontato dalla vittima, fingendosi telefonicamente un Maresciallo dei Carabinieri, ha contattato la donna, asserendo che il figlio aveva causato un grave incidente stradale e pertanto era trattenuto in caserma
Il truffatore, con fare concitato e convincente, ha richiesto alla vittima la consegna di denaro contante o di oggetti preziosi come garanzia per la liberazione del figlio in attesa del processo. L’indagato, o un suo complice, si è recato dopo poco tempo presso l’abitazione dell’anziana, riuscendo a farsi consegnare beni per un valore stimato di circa 1500 euro.
I Carabinieri, impegnati in un servizio di pattugliamento del territorio, hanno notato la presenza sospetta di questo uomo mai visto prima in paese e hanno deciso di osservarne discretamente i movimenti. Quando lo hanno visto uscire dalla palazzina con in mano una busta che prima non aveva, lo hanno fermato e controllato, trovandolo in possesso di diversi preziosi tra cui due orologi.
L’arrestato concluse le formalità di rito, è stato condotto su disposizione dell’Autorità Giudiziaria presso la casa circondariale di Termini Imerese in attesa della convalida.
Un plauso ai Carabinieri dunque per aver spezzato un anello operativo di questo fenomeno criminale che a Catania è in crescendo.
Gli anziani dei condomini soprattutto-osserva Sud Libertà-  sono le principali vittime di questi criminali che certamente riescono ad avere informazioni da chi lavora nei condomini (gli operatori delle “pulizie” ad es.  prescelti non si sa come dagli amministratori condominiali

Catania, fermo di due scippatori che provocavano nelle vittime “lesioni da trascinamento”

 

SCIPPATORI CONTRO PARACARRO

Archivi -Sud Libertù

 

Catania

Due giovani scippatori seriali, di 20 e 24 anni, sono stati arrestati, in esecuzione di un’ordinanza cautelare, dalla polizia a Catania per più furti commessi con strappo e per lesioni personali  aggravate. Secondo l’accusa gli indagati, «agendo con analoghe modalità e utilizzando uno scooter, dopo avere individuato persone con borse od oggetti di valore in mano», non appena le potenziali vittima si distraevano le scippavano, «cagionando in taluni casi delle lesioni» ad alcuni dei derubati trascinati per terra.

Le indagini coordinate dalla Procura e svolte dalla sezione contrasto al crimine diffuso della squadra mobile della Questura hanno permesso l’identificazione due arrestati grazie alla visione di immagini estrapolate dai sistemi di videosorveglianza.

Si  apprende pure che il Gip   accogliendo la richiesta del Pm,    abbia  disposto gli arresti domiciliari con l’obbligo dell’uso de braccialetto elettronico nei confronti del 24enne e la misura cautelare in carcere nei confronti del ventenne.

 

 

Ancora la truffa del finto carabiniere a Ragusa: arresto dopo il raggiro ad una signora di 81 anni

 

personaggio del film noir - mafia foto e immagini stock

 

Ragusa – Chiaramonte Gulfi (RG),
Nella mattinata di ieri, 15 aprile, i Carabinieri della Stazione di Chiaramonte Gulfi hanno arrestato, in flagranza di reato, N. F., catanese di 38 anni, per concorso in truffa aggravata ai danni di una 81enne del posto.
La vittima, contattata al telefono fisso della sua abitazione da due persone presentatesi come “Marescialli dei Carabinieri”, veniva indotta a pagare una somma di denaro, o a consegnare i suoi monili in oro, per la risoluzione di un problema giudiziario occorso al figlio, rimasto asseritamente coinvolto in un grave incidente stradale.
L’anziana donna, essendosi insospettita, allertava i Carabinieri, mediante chiamata al N.U.E. – 112, consentendo ai militari di organizzare immediatamente un servizio di appiattamento presso la sua abitazione ove, poco dopo, giungeva il truffatore, nel ruolo di “delegato dai Carabinieri”, facendosi consegnare una busta contenente due orologi e diversi monili in oro, per un valore complessivo di circa 16.000 euro.
Gli operanti riuscivano prontamente a bloccare l’uomo e ad accompagnarlo presso gli uffici del Comando Compagnia di Vittoria per gli accertamenti del caso e per le procedure di identificazione. Gli effetti personali sottratti venivano recuperati e riconsegnati alla legittima proprietaria, mentre il fermato, veniva deferito in stato di arresto poiché colto nella flagranza del reato di concorso in truffa aggravata, per poi essere condotto presso la Casa Circondariale di Ragusa in attesa delle determinazioni della competente Autorità Giudiziaria. Tutt’ora in corso le indagini di p.g. volte all’individuazione dei complici dell’arrestato, rimasti ancora ignoti.

Palermo-Corleone, truffa aggravata ed estorsione ai danni di anziani

 

personaggio del film noir - mafia foto e immagini stock

Palermo,

I Carabinieri delle Compagnie di Lercara Friddi e di Corleone unitamente ai colleghi della Stazione di Prizzi, hanno arrestato due catanesi di 36 e 47 anni già noti alle forze dell’ordine, accusati di truffa aggravata ed estorsione in concorso ai danni di anziani.
I due indagati, spacciandosi per Carabinieri, avrebbero convinto una anziana donna di Corleone a consegnare loro tutto il denaro contante posseduto per ottenere la liberazione di un congiunto asseritamente in stato di arresto per aver causato un grave incidente stradale. La vittima, realizzato cosa era accaduto, ha subito avvisato i veri Carabinieri, fornendo una puntuale e lucida descrizione dei due rei e della autovettura utilizzata
L’allarme diramato a tutte le pattuglie impegnate nel controllo del territorio ha fatto sì che a Prizzi, una pattuglia di Carabinieri della Stazione, già allarmata da alcuni cittadini che avevano segnalato la presenza in paese di uomini sconosciuti con accento catanese, ha rintracciato la macchina sospetta, con alla guida un uomo, in sosta a pochi metri di distanza dalla abitazione di un’altra potenziale anziana vittima.
Dopo pochi istanti di osservazione, i Carabinieri hanno notato un secondo uomo raggiungere a piedi la macchina con in mano un involucro e hanno deciso di procedere con un controllo. I due uomini apparsi nervosi, non hanno saputo giustificare la loro presenza a Prizzi e sono stati trovati in possesso di monili in oro e pietre preziose per un valore di circa 20.000 euro, provento di una terza truffa che le indagini hanno dimostrato essere stata commessa pochi istanti prima ai danni di un’anziana prizzese.
La refurtiva è stata seduta stante riconsegnata alla proprietaria. Anche in questo episodio, i finti Carabinieri avevano contattato telefonicamente la vittima, chiedendo la consegna di soldi e preziosi a titolo di cauzione, per la liberazione del figlio che, era stato asseritamente arrestato per aver causato un grave incidente stradale che aveva coinvolto una donna in stato di gravidanza. Per il 36enne ed il 47enne etnei, si sono aperte le porte della casa circondariale di Termini Imerese e il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale termitano ha convalidato l’arresto applicando ai due indagati, la misura degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. 

Scoperta ingente truffa ai danni dell’Agenzia delle Entrate Reggio Calabria – Tratti in arresto tre soggetti e sequestro patrimoniale per oltre 700 mila euro nei confronti degli indagati

 

personaggio del film noir - mafia foto e immagini stock

 

Reggio Calabria,

Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria ha dato esecuzione alla misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di n. 3 persone e al sequestro preventivo della somma complessiva di euro 718.426,25 nei confronti di n. 151 soggetti indagati per reati di associazione a delinquere, truffa ai danni dello Stato, falso, sostituzione di persona, accesso abusivo a sistema informatico.

Il provvedimento è stato emesso dal G.I.P. del locale Tribunale, su richiesta della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, diretta dal Procuratore Capo f.f. Dottor Giuseppe Lombardo, unitamente a decreti di perquisizione personale e locale emessi dalla Procura della Repubblica reggina nei confronti dei tre destinatari del provvedimento cautelare personale.

Le misure cautelari disposte costituiscono l’epilogo di un’indagine condotta dal Gruppo della Guardia di finanza di Reggio Calabria, che ha permesso di individuare – allo stato del procedimento e fatte salve successive valutazioni in merito all’effettivo e definitivo accertamento delle responsabilità – un’articolata associazione a delinquere dedita alla commissione di plurime condotte illecite in danno dell’Agenzia delle Entrate, consentendo agli indagati di conseguire l’indebita percezione di rimborsi IRPEF complessivamente di enorme portata.

Le indagini, svolte a partire dal 2019, hanno avuto origine da una segnalazione della Direzione Provinciale dell’Agenzia delle Entrate di Reggio Calabria, nella quale venivano evidenziate anomalie sulla compilazione di alcune dichiarazioni fiscali. L’attività investigativa che ne è conseguita si è sviluppata, tra l’altro, attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, copiose acquisizioni documentali, indagini bancarie e analisi di numerosi supporti informatici.

Il modus operandi adottato dall’organizzazione delinquenziale prevedeva l’acquisizione delle credenziali di accesso ai servizi telematici dei contribuenti, carpite indebitamente (anche attraverso il coinvolgimento di pubblici ufficiali infedeli) o ottenute mediante la diretta comunicazione da parte dei contribuenti stessi (a volte ignari, a volte compiacenti di quanto stava accadendo). In questo modo, gli indagati riuscivano a sostituirsi a questi ultimi, a inserire le relative dichiarazioni, a gestire le pratiche di rimborso e a verificarne il buon esito.

L’articolata associazione criminale era organizzata in maniera strutturata e gerarchica. Al suo vertice figuravano i destinatari degli arresti domiciliari i quali si servivano di altri soggetti “intermediari” che avevano – a loro volta – il compito di “procacciare” i contribuenti da coinvolgere nelle descritte operazioni illecite, agendo secondo una precisa spartizione territoriale.

Ai citati “intermediari”, quindi, era affidato il compito di reclutare i contribuenti e indurli, dietro proposta di ottenimento di denaro facile sotto forma di rimborsi, a fornire i propri dati personali, le credenziali di accesso al portale dell’Agenzia delle Entrate e la documentazione necessaria alla presentazione delle dichiarazioni fiscali fraudolente.

Più nel dettaglio, i contribuenti coinvolti venivano “arruolati” tra parenti o amici degli stessi procacciatori o nell’ambito di intere categorie omogenee di soggetti quali, ad esempio, alcune associazioni di pescatori dell’area tirrenica, i dipendenti di alcune società a partecipazione statale e i dipendenti di talune aziende operanti in alcune aree portuali calabresi.

La struttura criminale si avvaleva, come dianzi accennato, anche di pubblici ufficiali infedeli, uno di essi allo stato in pensione, i quali, sfruttando il loro status di dipendenti dell’Agenzia delle Entrate, si adoperavano per procurarsi le credenziali di accesso dei contribuenti da mettere a disposizione del costituto criminale.

Gli organizzatori del meccanismo fraudolento provvedevano ad alterare le dichiarazioni fiscali attraverso diverse modalità, quali:

– l’indicazione, nell’elenco dei familiari a carico, di soggetti (coniuge, figlio, figlio con disabilità) appartenenti di fatto ad altro nucleo familiare e/o comunque non riconducibili al dichiarante, ovvero di cittadini italiani cancellati dall’Anagrafe dei comuni italiani e iscritti all’A.I.R.E (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero);

– l’inserimento di spese sanitarie, spesso anche di ingente entità, inesistenti e/o non giustificabili dal dichiarante;

– la richiesta di rimborsi IRPEF in relazione a ritenute fittiziamente subite con riguardo a redditi falsamente percepiti.

I vertici del sodalizio, per non essere individuati, adottavano una serie di accorgimenti, quali, ad esempio, l’assenza di contatti diretti con i contribuenti finali (in modo da salvaguardare la propria identità) oppure l’utilizzo di una rete di operatori CAF inesistenti dislocati sul territorio ovvero l’apertura di veri e propri centri di raccolta che, accreditati presso sigle sindacali nazionali, nei fatti si rivelavano invece fittizi e solo serventi alla trasmissione dei modelli dichiarativi fraudolenti. Inoltre, allo scopo di ridurre al massimo il rischio di essere scoperti, il rimborso indebitamente richiesto e ottenuto veniva sempre limitato ad una somma inferiore a euro 4.000 (limite oltre il quale è prevista l’attivazione delle procedure automatizzate di controllo in tema di dichiarazioni dei redditi).

Il sistema truffaldino – che nel tempo si era ramificato su un vasto territorio della provincia di Reggio Calabria, permettendo l’ottenimento di profitti illeciti di notevole entità – aveva raggiunto una portata talmente ampia da attirare anche l’attenzione di alcune cosche di ‘ndrangheta, in particolare di quella dei Pisano detti “i Diavoli”, egemone nella piana di Gioia Tauro.

Per ogni rimborso non dovuto, ciascun soggetto restituiva al sodalizio il 40% del percepito, trattenendo per sé il restante 60%.

Al riguardo, sono stati individuati, complessivamente, oltre 1.200 modelli dichiarativi infedeli, relativi agli anni di imposta dal 2016 al 2022, che hanno consentito indebiti rimborsi per un importo complessivo pari ad euro 718.426,25 (di cui circa 312.119,29 corrisposti ai membri dell’associazione criminale), sottoposti a sequestro con l’odierno provvedimento cautelare.

Si evidenzia che il procedimento penale verte ancora nelle fasi delle indagini preliminari e che la responsabilità degli indagati sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.

Scicli, arrestato papà di un bimbo di 4 anni per averlo picchiato brutalmente provocandogli diverse fratture

 

 

Scicli (Ragusa)

Un uomo è stato arrestato a Scicli (Ragusa) con l’accusa di aver brutalmente picchiato il proprio figlioletto di appena quattro anni, procurandogli la frattura di un braccio e di una gamba. Il piccolo è giunto nell’ospedale di Modica grazie all’intervento dei sanitari del 118, che hanno subito compreso la gravità della situazione e hanno allertato le forze dell’ordine.

I sanitari, constatando le lesioni compatibili con i maltrattamenti, hanno segnalato il caso ai carabinieri che hanno immediatamente avviato le indagini per chiarire l’origine delle fratture. L’episodio, che risale al 4 febbraio scorso, è stato reso noto solo oggi. L’uomo sarebbe stato arrestato nella sua casa di Scicli mentre il bambino è stato ricoverato in pediatria. La madre del piccolo avrebbe coperto il compagno con l’affermazione che il bimbo era caduto dal letto. Contraddetta però dalle osservazioni dei medici che avevano dichiarato che “le ferite riportate dal piccolo non fossero accidentali”:

Arrestato a Catania uomo 43 enne per maltrattamenti e violenze all’ex convivente

 

 

Catania,

Un uomo di 43 anni è stato arrestato su disposizione della Procura dalla polizia di Catania con le accuse di maltrattamenti, atti persecutori aggravati e violazione d domicilio nei confronti dell’ex convivente. Gli agenti della squadra mobile hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip che dispone per l’indagato i domiciliari con braccialetto elettronico.

la vittima , a dire degli inquirenti,avrebbe subito «umiliazioni e maltrattamenti» e sarebbe sottoposta a «sofferenze fisiche e morali». Durante la convivenza e la relazione sentimentale iniziata alla fine del 2020 l’uomo «non di rado in seguito all’assunzione di sostanze alcoliche», in più occasioni avrebbe ingiuriato e malmenato la donna facendola anche cadere dalle scale“:  ma di più avrebbe anche controllato il telefono cellulare, imponendole un «regime vessatorio e umiliante caratterizzato dalla denigrazione della sua persona e dal timore per la sua incolumità».

L’uomo l’avrebbe minacciata anche dopo la fine della convivenza e della relazione sentimentale. In una occasione ubriaco sarebbe entrato in casa della donna dal balcone, l’avrebbe trascinata in strada e l’avrebbe schiaffeggiata stringendola per il braccio sinistro tanto da provocarle un livido.     Noncurante di       aver subito una diffida /ammonimento  dal Questore, avrebbe ancora minacciato la vittima  dicendole che le avrebbe reso la vita impossibile tanto da crearle ansia e paura e un fondato timore per l’incolumità sua e dei suoi familiari.

Fugge e getta la droga in mare

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Archivi -Sud Libertà

 Trapani –
I Carabinieri della Sezione Radiomobile della Compagnia di Trapani hanno arrestato un 22enne del luogo per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. I militari dell’Arma, durante un servizio di pattuglia nei pressi del porto peschereccio, notavano il 22enne che, vistosi scoperto in una presunta attività di spaccio, alla loro vista si dava a precipitosa fuga a piedi durante la quale cercava di disfarsi di involucri dalla tasca dei pantaloni, lanciandoli verso il mare.
Dopo averlo bloccato ed identificato, i Carabinieri provvedevano a recuperare quanto poco prima gettato in acqua, constatando che si trattava di hashish e crack. A seguito di perquisizione personale venivano rinvenuti e sottoposti a sequestro anche circa 350 euro ritenuti probabile provento dell’attività di spaccio. Tratto in arresto, all’esito dell’udienza di convalida, il 22enne è stato sottoposto alla misura dell’obbligo di dimora nei comuni di Trapani ed Erice.

I Carabinieri arrestano l’attentatore incendiario che aveva tenuto col fiato sospeso Marina di Gioiosa Ionica

Così la notizia degli incendi dolosi in Australia ha deviato il dibattito  dal cambiamento climatico

Archivi -Sud Libertà

 

 Reggio Calabria – Marina di Gioiosa Ionica 

Giungono finalmente ad una svolta le indagini che i Carabinieri di Roccella Jonica, sotto il coordinamento e la direzione della Procura della Repubblica di Locri, diretta dal dott. Giuseppe Casciaro, hanno condotto sull’allarmante serie di incendi che, in circa tre mesi, avevano diffuso sgomento e preoccupazione a Marina di Gioiosa Ionica.

Il seriale autore, un 60enne del posto, è stato individuato grazie al meticoloso lavoro dei militari della Stazione di Marina di Gioiosa Ionica, c che, a partire dal 14 ottobre 2024, si erano messi sulle tracce dell’autore di quella che può definirsi una vera e propria spirale di attentati incendiari commessi in danno di disparati cittadini e che, in più circostanze, hanno concretamente esposto a rischio i residenti delle abitazioni limitrofe, lambite dalle fiamme.

Sono infatti undici gli episodi documentati dai Carabinieri che, di volta in volta, hanno ricostruito minuziosamente gli eventi incendiari (commessi anche in danno di alcuni noti professionisti della zona), la cui ricostruzione è stata resa assai complessa grazie alle particolari cautele adottate dall’uomo. Quest’ultimo, per l’appunto, agiva muovendosi di notte, travisandosi al fine di impedire la sua identificazione. In alcuni frangenti si era aggirato indisturbato coprendo la propria sagoma con un ombrello aperto, certo di rendere così impossibile il lavoro degli investigatori. Le particolari precauzioni adottate non hanno impedito ai Carabinieri di acquisire numerosissimi elementi a carico dell’uomo, chiamato oggi a rispondere, unitamente ad altri due complici, delle contestazioni avanzate dalla Procura di Locri,.  

Uno di essi, un 21enne, era stato arrestato in flagranza di reato appena dieci giorni fa: i Carabinieri lo avevano intercettato mentre si aggirava nel cuore della notte a Grotteria Mare, anch’egli completamente travisato, pronto ad attivare un ordigno incendiario artigianale che recava con sé. La successiva ricostruzione investigativa ha consentito di confermare che i due avevano pianificato l’ennesimo attentato incendiario ma il tempestivo sopraggiungere dei militari aveva impedito che si consumasse l’ennesimo atto di terrore che avrebbe messo in pericolo l’incolumità dei residenti, attesa la vicinanza delle autovetture alle abitazioni.

I provvedimenti adottati sono stati disposti in sede di indagini preliminari; pertanto, i destinatari degli stessi sono persone sottoposte ad indagini e, quindi, presunte innocenti fino ad eventuale sentenza di condanna definitiva.