Ragusa, con un tirapugni ostacola il controllo antidroga.. Arrestati un 24enne e un albanese 58 anni senza fissa dimora

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 Ragusa
I Carabinieri della Sezione Operativa del NOR della Compagnia di Ragusa, nel corso di mirati servizi tesi al contrasto dello smercio di nel centro storico, hanno tratto in arresto, in flagranza di reato, per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, un 24enne gambiano, senza fissa dimora, con precedenti di polizia specifici, e un 58enne albanese, disoccupato, incensurato.
I due sono stati identificati all’interno dell’autovettura dell’albanese e, in ragione del loro atteggiamento sospetto e della minaccia con un tirapugni rivolta dal gambiano ai militari operanti, sono stati sottoposti a perquisizione personale sul posto che consentiva di rinvenire 100 grammi di cocaina e una cospicua somma di denaro (4.000 euro) ritenuta profitto dell’attività illecita condotta dai predetti.
Le successive perquisizioni domiciliari a carico dei due soggetti hanno permesso di rinvenire e sequestrare ulteriori 20 grammi di cocaina, 25 cartucce cal. 12 illegalmente detenute, due bilancini di precisione e materiale per il confezionamento dello stupefacente nei confronti dell’albanese, mentre un’ulteriore somma costituita da banconote di piccolo taglio, anch’essa ritenuta essere pertinente all’attività delittuosa, è stata rinvenuta nella disponibilità del gambiano.
Su disposizione del P.M. di turno della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ragusa, l’albanese è stato collocato agli arresti domiciliari mentre il gambiano tradotto presso la casa circondariale di Ragusa.

Ragusa, tenuto in ostaggio per un debito di droga viene liberato dalle forze speciali

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Ragusa – Scicli e Siracusa,

Le indagini condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Ragusa e della Compagnia di Modica a seguito dei fatti avvenuti nella serata di giovedì 20 giugno scorso a Scicli, nel corso dei quali due bande rivali si sono scontrate nel quartiere Jungi con l’esplosione di due colpi di arma da fuoco, hanno permesso di far emergere come il motivo scaturente della controversia fosse legato al mancato pagamento di una partita di droga.

I militari dell’Arma, infatti, hanno appurato come tra il gruppo composto da giovani ventenni di origine modicana e sciclitana vi fossero due ragazzi che erano riusciti a farsi consegnare da alcuni coetanei siracusani poco meno di 4 kg. di hashish senza corrispondere loro la cifra dovuta, quantificabile in circa € 15.000,00, così provocando una violenta ritorsione da parte della banda dei siracusani.

Questi ultimi, giunti a Scicli, intercettavano la banda avversaria e, oltre a sparare all’indirizzo dei componenti del gruppo locale, riuscivano a sequestrare uno di loro. Gli accertamenti svolti dai Carabinieri, nell’immediatezza dei fatti, consentivano di individuare uno dei responsabili dell’indebito impossessamento dell’importante quantitativo dello stupefacente, identificato in un ventenne residente a Modica, di origini nordafricane, che pertanto veniva tratto in arresto avendo avuto il possesso dei circa 4 kg. di hashish, recuperati nel corso delle attività e sottoposti a sequestro.

Le serrate indagini proseguite per tutta la giornata di venerdì 21 consentivano, grazie anche ad apparecchiature di elevato profilo tecnico, di individuare il luogo ove potesse essere stato portato il soggetto sequestrato, identificato in un 19enne residente a Modica, anch’egli di origini nordafricane, ossia un’abitazione popolare nei pressi di Piazza Santa Lucia di Siracusa, con lo scopo di indurre i suoi sodali a restituire lo stupefacente di cui si erano impossessati o a corrisponderne la cifra del valore commerciale.

Vista la pericolosità dei soggetti implicati nella vicenda, che aveva già dato modo di constatare come gli stessi potessero essere in possesso di armi e di poterne far uso, e considerata le criticità di un intervento in un ambiente urbano densamente popolato, veniva attivato il Gruppo di Intervento Speciale dei Carabinieri con sede a Livorno per la delicata operazione di liberazione del soggetto sotto sequestro.

Nella notte tra sabato e domenica, i Carabinieri del GIS dei Carabinieri, con il supporto delle Aliquote di Primo Intervento di Catania, di personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Sigonella e della componente territoriale dei militari dell’Arma di Ragusa e Siracusa, hanno quindi fatto irruzione all’interno dell’abitazione del centro di Siracusa, consentendo l’immediata liberazione dell’ostaggio e l’arresto di un siracusano minorenne, prossimo alla maggiore età, che sotto minaccia compiuta grazie anche alla disponibilità di un’arma, aveva trattenuto il 19enne modicano contro la sua volontà. Il giovane sequestrato, che al momento della liberazione si presentava in buone condizioni generali di salute, veniva comunque affidato alle cure mediche del personale sanitario dell’ospedale Umberto I di Siracusa poiché presentava una ferita alla spalla destra provocatagli dai suo sequestratori la sera dello scontro tra le due bande a Scicli.

I CLAN vogliono affidare il controllo del territorio ai figli dei “padrini” – Stop della Procura , dei Carabinieri e della Finanza – Ordinanza di misure cautelari personali nei confronti di 16 mafiosi su richiesta della Procura Antimafia

 

Catania,

Alle prime ore di ieri,  12 giugno ,- informa il Comando Carabinieri-  personale del Comando Provinciale Carabinieri di Ragusa unitamente ai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno dato esecuzione ad un’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere, emessa dall’Ufficio G.I.P. presso il Tribunale di Catania, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia etnea, concernente complessivamente 16 indagati, ritenuti a vario titolo responsabili dei reati di “associazione a delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, illecita concorrenza con minaccia o violenza, tentato omicidio, estorsione e tentata estorsione, detenzione abusiva di armi e porto in luogo pubblico, detenzione, trasporto e cessione di sostante stupefacenti, falsità ideologica commessa da privati, reati tutti aggravati dalla finalità mafiosa”.

Il provvedimento cautelare eseguito dai Finanzieri del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Catania e dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Ragusa nelle province iblea ed etnea valorizza e mette a sistema le risultanze delle complesse indagini svolte dai predetti reparti a partire dal 2016 e fino al 2023.

Le investigazioni, nell’attuale fase del procedimento in cui non si è ancora instaurato il contraddittorio con le parti, avrebbero permesso di ricostruire:

  • le dinamiche criminali dell’associazione a delinquere riconducile a cosa nostra operante nel territorio di Vittoria (RG) e in altri comuni della provincia di Ragusa, capeggiata da un esponente di spicco in quel contesto geografico;
  • i ruoli nel tempo assunti dagli altri indagati, destinatari di misura cautelare, monitorandone le attività criminali sia nel periodo in cui il predetto esponente era in stato di libertà sia durante il periodo di detenzione.

Le più recenti attività di p.g. avrebbero fatto emergere che, durante il periodo di detenzione del soggetto apicale del clan, un pregiudicato a lui vicino sarebbe stato investito del ruolo di referente pro tempore dell’organizzazione criminale. L’attività investigativa aveva ulteriore impulso dopo che il capo clan, posto agli arresti domiciliari nel gennaio 2021, avrebbe sfruttato la propria abitazione quale base logistica in cui effettuare incontri riservati con i propri accoliti, con esponenti apicali dei gruppi riconducibili a cosa nostra e operanti in altri contesti territoriali nonché con importanti imprenditori del settore del packaging, riprendendo di fatto il proprio ruolo di riferimento del sodalizio mafioso e riaffermando la propria influenza sul territorio.

Il monitoraggio tecnico e le attività condotte a carico dell’indagato di spicco, dei suoi figli, e di altri soggetti ritenuti appartenere al gruppo criminale avrebbero consentito di acquisire elementi di pregio indiziario in merito all’esistenza di un’associazione per delinquere di tipo mafioso che, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, avrebbe perpetrato una serie indeterminata di delitti contro la vita, l’incolumità individuale, la libertà personale, il patrimonio, e acquisito, in modo diretto o indiretto, la gestione o comunque il controllo di attività economiche, con particolare riferimento al settore della produzione e commercializzazione di imballaggi per prodotti ortofrutticoli. Il sodalizio avrebbe unito l’aggressività e la forza militare a strategie imprenditoriali, estendendo così il suo potere mafioso e il controllo territoriale. A riscontro della sua operatività sarebbero emersi collegamenti con altri gruppi mafiosi, inclusi i clan “Santapaola-Ercolano” di Catania, “Nardo” di Lentini, “Rinzivillo” di Gela.

Contestualmente sarebbe venuto in evidenza anche il ruolo dei figli dell’esponente di spicco del clan per la gestione, unitamente al padre, degli affari imprenditoriali nel settore degli imballaggi, facendo uso degli strumenti propri dell’assoggettamento mafioso e avvalendosi del proprio riconosciuto carisma criminale nell’ambiente della fornitura del packaging per influenzare e condizionare la libera concorrenza. In tal modo, si sarebbero imposti come intermediari bypassando di fatto il provvedimento di sequestro di beni e disponibilità del valore complessivo di 35 milioni di euro, emesso dal Tribunale di Catania, su richiesta della Procura etnea, a carico di tale soggetto apicale, che aveva riguardato anche svariate società, tra le quali una delle aziende di famiglia.

In altri termini, la consorteria criminale, operando con modalità spesso illecite e spregiudicate e interagendo con altri soggetti malavitosi, riciclatisi anch’essi in quell’ambito territoriale come imprenditori, avrebbe continuato a imporre la propria leadership nell’ambito del lucroso settore del mercato locale, con particolare riferimento alla vendita di materiali e imballaggi per confezionamento dei prodotti ortofrutticoli, assai fiorente nel contesto territoriale, a vocazione prevalentemente agricola, del comune di Vittoria.

Sarebbe emersa altresì la collusione di imprese attive nel settore della commercializzazione di prodotti petroliferi che, grazie alla rete di relazioni del capo clan, sarebbero riuscite ad approvvigionarsi di carburante di provenienza illecita, così accrescendo il proprio giro d’affari potendo contare sulla competitività derivante da carburanti a basso costo. Al contempo, le stesse aziende, ponendosi a disposizione del sodalizio, avrebbero apportato un concreto contributo causale ai fini della conservazione, del rafforzamento, e comunque della realizzazione anche parziale del programma criminoso dell’associazione mafiosa.

Inoltre, l’arresto di un soggetto vicino al richiamato soggetto apicale, avvenuto nell’aprile 2021, trovato in possesso di un’arma da fuoco clandestina detenuta illegalmente e di un’importante quantità di stupefacente, avrebbe consentito di evidenziare come gli interessi del gruppo abbracciassero anche il settore della droga, delle armi e delle estorsioni.

Sul punto, emergono evidenze in cui il gruppo mafioso avrebbe posto in essere azioni intimidatorie verso altri soggetti pregiudicati vittoriesi per indurli al pagamento di quantitativi di stupefacente forniti da altre consorterie, che si sarebbero rivolti al sodalizio di cosa nostra vittoriese riconoscendone le capacità operative sul territorio. Parimenti, sono stati monitorati momenti di criticità all’interno dei quali gli appartenenti al gruppo si sarebbero organizzati per il compimento di azioni di forza con l’uso di armi da compiere in danno di pregiudicati vittoriesi che, grazie al tempestivo intervento degli inquirenti, si risolvevano senza spargimento di sangue.

All’esito delle indagini svolte, il GIP etneo, su richiesta della Procura di Catania, ha ritenuto dunque sussistente un grave quadro indiziario nei confronti dei 16 soggetti indagati, disponendone la custodia cautelare in carcere.

L’attività investigativa in questione si inquadra nel più ampio quadro delle azioni svolte dalla Procura della Repubblica di Catania, dalla Guardia di Finanza etnea e dall’Arma dei carabinieri di Ragusa volte al contrasto delle associazioni a delinquere di tipo mafioso e della “mafia imprenditrice”, al fine di evitare i tentativi, sempre più pericolosi, di inquinamento del tessuto imprenditoriale e di condizionamento della libera concorrenza.

 

 

 

In ginocchio i clan mafiosi che dominavano tra le province di Ragusa e Catania: arrestate 16 persone

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I  finanzieri del Gico del Nucleo di Polizia Economico e Finanziaria della Guardia di Finanza di Catania e dei carabinieri del Comando provinciale di Ragusa hanno posto in stato di fermo sedici persone nell’ambito di una inchiesta sui clan attivi sul territorio tra le provincia di Ragusa e Catania. Tutti sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, tentato omicidio, illecita concorrenza con minaccia o violenza. L’inchiesta è stata coordinata dalla Dda di Catania e i provvedimenti cautelari sono stati firmati dal Gip del Tribunale etneo.

Ragusa: 3 fermi per tentato omicidio e associazione mafiosa

 

ragusa

 

Tre persone sono state fermate oggi dai poliziotti della Questura iblea  perchè ritenuti autori, lo scorso 25 aprile a Vittoria  (Ragusa) del tentato omicidio in un agguato di un ex collaboratore di giustizia nonchè per il reato di associazione mafiosa.

L’obiettivo che si erano posti i tre indagati, appartenenti alla “stidda vittoriese”, era l’eliminazione fisica di un elenco di persone di Vittoria che hanno collaborato con la giustizia.

Il disegno criminoso puntava a consolidare il controllo su tutti gli affari illeciti della provincia di Ragusa.

L’attività d’indagine ha permesso ai poliziotti di far luce sull’ampia disponibilità di armi e munizioni anche di guerra e su numerosi episodi di estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti.

 

Ragusa: nuovo scacco allo spaccio di droga. Carabinieri arrestano altre 9 persone

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Ragusa,
 È scattata alle prime ore di questa mattina, lunedì 6 maggio, la nuova operazione dei Carabinieri della Compagnia di Ragusa che, a pochi giorni di distanza dalla precedente che lo scorso 19 aprile che aveva portato all’arresto di 5 persone, stamane ha disarticolato un’altra rete di spacciatori operanti tanto nel capoluogo quanto nella provincia iblea. Il GIP del Tribunale di Ragusa su proposta della Procura Iblea ha emesso ordinanza di custodia cautelare nei confronti di altre 9 persone, eseguite questa mattina dai militari dell’Arma con il supporto del Nucleo Carabinieri Cinofili di Nicolosi. Per 2 cittadini è scattata la misura dell’obbligo di dimora nel comune di residenza.
Gli indagati dovranno tutti rispondere, a vario titolo, del reato di “detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti” e uno di essi anche dell’ipotesi di reato di “estorsione”. Inoltre, alcuni di essi dovranno rispondere anche delle aggravanti dello spaccio nei confronti di minorenni e nei pressi di istituti scolastici, nonché del concorso e della recidiva specifica infra-quinquennale.
Durante le indagini, che si sono sviluppate parallelamente a quelle che hanno portato agli arresti scattati lo scorso aprile, i militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Ragusa hanno potuto documentare numerose cessioni di sostanza stupefacente, di tipo marijuana, hashish e cocaina, avvenute tutte nel centro storico del capoluogo ibleo. Anche in questo caso l’attività info-operativa corroborata da indagini di natura tecnica ha consentito la ricostruzione dei movimenti e del modus operandi adottato dai pusher, analoghe rispetto alle ultime ricostruzioni investigative, con cessioni a domicilio od in località isolate, lontane da occhi indiscreti. A conferma ulteriore della fiorente attività di spaccio da parte della consolidata rete costituita dagli indagati ed in virtù delle numerose perquisizioni che i militari dell’Arma hanno cristallizzato, nel corso degli ultimi mesi, il contesto criminale, sono stati eseguiti tre arresti in flagranza di reato, nonché diversi sequestri di stupefacenti e materiale atto al confezionamento della sostanza, per un valore stimato oltre 30 mila €.
La Procura della Repubblica Iblea, condividendone appieno le risultanze investigative prodotte dai Carabinieri, ha richiesto al Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Ragusa l’emissione delle misure cautelari personali eseguite stamane dai Carabinieri di Ragusa. L’articolata attività d’investigazione ha consentito altresì di deferire in stato di libertà ulteriori 5 persone per i medesimi reati, appurando un totale di oltre 330 cessioni di sostanza stupefacente, e di identificare più di 68 acquirenti.

 

 

Ragusa,inverosimile, morire a 44 anni al pronto soccorso per l’esame di una Tac

Archivi -Sud Libertà

 

Ragusa

Si può morire anche per l’ esecuzione di una Tac .Dopo il decesso di una donna di 44 anni, avvenuto la scorsa notte al pronto soccorso dell’ospedale ‘Giovanni Paolo II’ di Ragusa, il direttore sanitario aziendale, Raffaele Elia, ha avviato un’indagine interna.

La 44enne aveva eseguito una Tac con l’utilizzo del mezzo di contrasto. Venerdì prossimo, come richiesto dal primario di Pronto soccorso, sarà verificata la sussistenza di eventuale shock anafilattico attraverso un riscontro diagnostico sulla salma.      Ricorderemo che il l Pronto Soccorso di Ragusa –è costituito da una sala di emergenza – in un locale della Radiologia – e nei casi estremi ha recentemente attivato il piano di Emergenza intraospedaliera con l’arrivo in PS della squadra di emergenza….

Illeciti, truffa,Bonus edilizi, falsi crediti scoperti dalla Finanza di Ragusa : guai giudiziari per 8 imprese e tre cessionari di fittizi crediti

Operazione Easy credit - Scoperta truffa sui bonus edilizi per oltre 3,5 milioni di euro

Ragusa,

I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ragusa hanno dato esecuzione ad un provvedimento emesso dal G.I.P. presso il Tribunale ibleo, con cui è stata disposta la misura cautelare personale in carcere per un imprenditore modicano indagato per aver abilmente e fittiziamente creato nonché commercializzato, in concorso con altri cinque soggetti residenti tra la Lombardia e la Puglia, oltre 3,5 milioni di euro di falsi crediti d’imposta relativi alle spese sostenute per interventi edilizi assistiti dal regime agevolativo del cd. Sisma Bonus, in realtà mai avvenuti.

L’Autorità Giudiziaria ha disposto, altresì, il blocco di tali crediti fiscali inesistenti, con il sequestro di denaro, beni e assetti societari in misura equivalente al profitto del reato, ammontante a 3.572.000 €. Il provvedimento -informa una comunicazione delle Fiamme g.- è stato emesso all’esito di un’articolata indagine delegata dalla Procura della Repubblica di Ragusa e condotta, sotto il coordinamento del Gruppo di Ragusa, dai Finanzieri della Tenenza di Modica che, tramite i dati estratti dalla “Piattaforma Cessione Crediti” dell’Agenzia delle Entrate, l’approfondita analisi della documentazione bancaria, i mirati sopralluoghi e la raccolta di testimonianze da parte di persone informate sui fatti, hanno portato alla luce il complesso meccanismo fraudolento con cui è stata perpetrata la truffa a danno del bilancio dello Stato.

In particolare, cinque persone compiacenti hanno falsamente attestato di aver ricevuto una serie di lavori di ristrutturazione edilizia per il rischio sismico, su immobili che non sono mai stati nella loro disponibilità, da parte di una società riconducibile ad un imprenditore modicano, formalmente operante nel settore della costruzione di edifici residenziali. La società facente capo all’indagato, di fatto risultata una mera cartiera, ha acquistato i crediti d’imposta generati dai fittizi lavori mediante l’opzione dello “sconto in fattura”. All’esito degli opportuni riscontri, gli immobili utilizzati per l’inserimento nelle comunicazioni, inviate all’Agenzia delle Entrate dagli indagati, sono risultati di proprietà di altre persone fisiche all’oscuro di tali operazioni.

I Bonus si sostanziano nel riconoscimento di una detrazione, di importo variabile a seconda della tipologia, commisurata alle spese documentate per interventi di recupero/restauro degli edifici esistenti o, in particolare, per la riduzione del rischio sismico. I cittadini o le imprese nella disponibilità di immobili, a seguito degli interventi edilizi, possono fruire direttamente della detrazione maturata, beneficiandone nei dieci anni successivi. Tuttavia, il Decreto Rilancio ha previsto, dal 2020, altresì la possibilità di usufruire dei bonus optando alternativamente per: un contributo di ammontare pari alla detrazione spettante, sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto al fornitore che ha effettuato gli interventi (c.d. “sconto in fattura”), ovvero, la cessione a terzi del credito corrispondente alla detrazione maturata. Nel caso oggetto d’indagine, una volta creati, attraverso la falsa attestazione di lavori mai eseguiti, i crediti fittizi sono stati oggetto di ripetute cessioni a terzi per consentire poi la monetizzazione presso intermediari finanziari del “bonus” e la successiva dispersione del profitto del reato. In tal modo gli indagati si sono assicurati i proventi illeciti che sono stati in gran parte autoriciclati per far perdere ogni traccia delle origini fraudolente di tali risorse economiche.

Per queste ragioni, su proposta della locale Procura, il G.I.P. ha disposto il sequestro di quote societarie, beni, disponibilità finanziarie degli indagati, nonché il blocco sul portale dell’Agenzia delle Entrate dei crediti compensabili nei cassetti fiscali riconducibili a 8 imprese (aventi sede tre in provincia di Pistoia, una a Roma, una a Milano, una a Cassino, una in provincia di Cosenza ed una in provincia di Brescia) e 3 soggetti (originari uno della provincia di Pavia, uno della provincia di Brescia e uno della provincia di Cosenza), risultati cessionari finali dei fittizi crediti di imposta. L’attività portata a termine testimonia la particolare attenzione delle Fiamme Gialle iblee verso i più attuali e pericolosi meccanismi di frode al bilancio dello Stato e dell’Unione Europea, che possono essere contrastati solamente unendo all’ampio patrimonio informativo messo a disposizione dai moderni strumenti tecnologici le peculiari tecniche investigative della polizia economico-finanziaria.

Garantire che le risorse necessarie per il rilancio dell’economia del nostro Paese siano correttamente distribuite rappresenta una cruciale forma di tutela dei diritti di tutti i cittadini onesti e degli imprenditori italiani che conducono le proprie attività economiche all’insegna della legalità.

Il provvedimento cautelare, emesso dal G.I.P. del Tribunale di Ragusa, su richiesta della Procura, interviene nella fase delle indagini preliminari ed è basato su imputazioni provvisorie supportate da gravi indizi di colpevolezza, che dovranno comunque trovare riscontro in dibattimento e nei successivi gradi di giudizio……

 

-V I D E O –

 

 

Due balordi rapinavano i giovani nella notte di ferragosto. Arrestati dai Carabinieri e condotti “al fresco”

 

Marina di Ragusa, mare Bandiera Blu!

Archivi -Sud Libertà

RAGUSA

Approfittavano della serata di Ferragosto per minacciare e rapinare i ragazzi che avevano deciso di passare la vigilia dell’Assunta sulla spiaggia di Marina di Ragusa ma sono stati individuati ed arrestati dai Carabinieri. È quanto in sintesi è successo nella notte tra il 14 e il 15 agosto sul litorale ragusano che per fortuna non ha avuto ulteriori strascichi per il tempestivo intervento dei Carabinieri coadiuvati anche da personale della Polizia di Stato.

In tarda serata numerose segnalazioni hanno iniziato ad essere inoltrate al 112 riferendo di un paio di soggetti che, armati di un collo di bottiglia rotto, minacciavano i giovani avventori del litorale facendosi consegnare i telefoni cellulari per poi dileguarsi sul lungomare. Le pattuglie delle forze di polizia presenti, supportate anche da una squadra della Compagnia di Intervento Operativo del 12° reggimento Carabinieri di Palermo, dopo un rapido coordinamento, hanno iniziato la ricerca dei due balordi che dopo poco sono stati individuati e fermati.

Si tratta di due ragazzi, uno con precedenti specifici e un altro ancora incensurato entrambi originari del Vittoriese. Riconosciuti dalle vittime, gli sono stati rinvenuti addosso quattro telefoni cellulari sottratti poco prima e riconsegnati ai legittimi proprietari mentre uno dei due occultava ancora il collo di bottiglia più un piccolo sfollagente che ovviamente non era autorizzato a portare e che ha comportato anche la denuncia per porto abusivo di oggetto atto ad offendere. I due soggetti sono stati tratti in arresto e condotti presso la caserma dei Carabinieri di Maria di Ragusa dove sono state espletate le formalità di rito.

 

Ragusa, “Operazione Centoventuno”, frode ai danni del bilancio Ue,fatture false, riciclaggio….

 

Operazione Centoventuno - Frode ai danni del bilancio UE, bancarotta, emissione ed utilizzo di fatture false e riciclaggio

RAGUSA,

Lotta agli sprechi del denaro pubblico.Militari del Comando Provinciale di Ragusa hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misura cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Ragusa su richiesta della Procura della Repubblica nei confronti di una organizzazione responsabile di numerose truffe per l’indebito ottenimento di finanziamenti comunitari concessi tra il 2013 ed il 2018 per l’impianto e l’ammodernamento di strutture serricole nelle campagne del vittoriese.

Quindici le persone indagate a vario titolo nell’ambito dell’operazione “CENTOVENTUNO”, portata a termine dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Ragusa, con il coinvolgimento di sei aziende ed imprese agricole, utilizzate dagli indagati per accedere indebitamente ai contributi che l’Unione Europea mette a disposizione per lo sviluppo del settore in attuazione della “Misura 121- ammodernamento delle aziende agricole”.

Per cinque degli indagati i giudici hanno configurato l’accusa di associazione a delinquere (art. 416, commi 1 e 2 c.p.), finalizzata alla truffa ai danni della UE (art. 640 bis c.p.) all’utilizzo ed emissione di fatture false (artt. 2 e 8 D. Lgs. 74/2000), bancarotta fraudolenta (art. 216 legge fallimentare) e autoriciclaggio (art. 648 ter 1 c.p.), perché considerati principali artefici dell’intero articolato disegno criminoso, ideato e promosso da T.G. (classe ’56) imprenditore agricolo di Vittoria. Gli altri quattro, familiari e persone vicine, sono:

  • T.S. (classe 1983) di Vittoria (RG), figlia di T.G. e legale rappresentante protempore di alcune delle società coinvolte;
  • T.F. (classe 1991), figlia di T.G., di Vittoria (RG);
  • B.M. (classe 1986) di Vittoria (RG), legale rappresentante protempore di alcune delle società coinvolte e marito di T.S.;
  • D.S. (classe 1959) di Comiso (RG), perito agrario incaricato di predisporre i progetti utilizzati per accedere indebitamente ai finanziamenti ed attestare falsamente il corretto stato avanzamento lavori (S.A.L.) per l’erogazione dei contributi.

Sequestrati anche 19 immobili ed orologi di superlusso

Tra gli altri indagati, oltre a soggetti piccoli imprenditori che si sono prestati ad agevolare le diverse fasi delle truffe scoperte, figurano anche quattro funzionari ed un dirigente dell’Ispettorato Provinciale Agrario di Ragusa, incaricati di procedere ai controlli per constatare lo stato dei lavori, in realtà non realizzati.

L’indagine delle Fiamme Gialle è scaturita dagli sviluppi di una relazione dell’AGEA inviata in Procura, nella quale venivano segnalate incongruenze in merito alle domande di accesso ai finanziamenti presentate da alcune società agricole che avevano ottenuto l’anticipo di contributi economici previsti dal Programma di sviluppo Rurale Regione Sicilia 2007/2013 – Misura 121. L’attività investigativa delegata dall’A.G. si è articolata sui tradizionali mezzi di ricerca delle prove tipiche delle indagini di polizia economica e finanziaria, quali l’acquisizione di documentazione, l’escussione a sommarie informazioni testimoniali di persone informate sui fatti, l’esecuzione di riscontri nelle scritture contabili delle aziende coinvolte, l’esame della documentazione bancaria di supporto, tutto potendo sempre contare sul supporto delle risultanze ottenute dall’incrocio delle banche dati in uso al Corpo.

All’esito degli accertamenti si rilevava l’esistenza di un sodalizio criminale promosso, coordinato e diretto dall’indagato T.G. che, tramite numerose società agricole a lui o a suoi familiari riconducibili, attraverso un complesso sistema di false dichiarazioni ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, molte delle quali emesse da una società (successivamente fallita), ha ottenuto indebitamente quasi 2 milioni di euro di contributi grazie anche alle condotte di compiacenti funzionari dell’ispettorato Provinciale Agrario di Ragusa.

Il modus operandi utilizzato prevedeva la predisposizione di articolati progetti di ammodernamento, destinati poi a rimanere solo sulla carta, idonei però ad essere presi a base dagli organi eroganti per l’assegnazione ed il pagamento dei contributi. Infatti, a fronte di un contributo deliberato pari al 40% del valore totale del progetto, vi era immediatamente l’erogazione di un’anticipazione pari al 50% del valore deliberato (20% del totale del progetto). Successivamente, l’istante poteva presentare uno o più stati avanzamento lavori, allegando apposita relazione tecnica, corredata dalle fatture quietanzate riportanti gli estremi della data e del numero del titolo di spesa, del nominativo del fornitore, dell’imponibile e della descrizione della fornitura, per ottenere fino ad un ulteriore 45% del contributo deliberato.

Difatti l’istante poteva ottenere dal momento in cui la propria domanda risultava ammissibile e fino a quanto i lavori erano completati un ammontare pari al 95% del contributo riconosciutogli. In sintesi si è appurato che:

  • tutte le aziende agricole beneficiarie dei contributi, dapprima sotto forma di società semplici, erano tutte formalmente intestate a parenti e affini del principale indagato T.G.;
  • per agevolare l’esito favorevole dell’accoglimento delle istanze tendenti all’ottenimento dei contributi economici le società venivano trasformate nella natura giuridica diventando società a responsabilità limitata (s.r.l.);
  • le somme erogate mediante esibizione di fatture per operazioni inesistenti venivano successivamente fatte transitare da un’azienda all’altra per poi confluire nelle disponibilità degli indagati;
  • nessuna opera di completamento dei lavori indicati nei progetti era stata eseguita nonostante le attestazioni dei periti e degli Ispettori Provinciali, rilevatesi false. Infatti, i sopralluoghi effettuati in corso di indagine da parte dei militari operanti accertavano, nei luoghi indicati per i lavori eseguiti, la presenza solo di vecchie strutture serricole che non avevano subito alcun ammodernamento ed in alcuni casi venivano rinvenute targhette che permettevano di verificare che gli impianti erano stati realizzati con precedenti finanziamenti pubblici;
  • una delle società utilizzate per l’emissione delle false fatture impiegate per giustificare fittiziamente i lavori eseguiti è fallita nel 2019 anche a causa del dissesto finanziario causato dagli indagati. Il G.I.P. del Tribunale di Ragusa, accogliendo le richieste formulate dal P.M., condividendo l’intero quadro probatorio emetteva apposita ordinanza Applicativa di Misura Cautelare Reale del sequestro preventivo in forma diretta e per equivalente per ciascun capo di imputazione formulato fino alla concorrenza della somma complessiva di euro 2.693.044,14.

Nel corso delle perquisizioni, sono stati rinvenuti e posti sotto sequestro:

  • denaro contante, saldi di conto corrente, polizze, depositi al risparmio, depositi titoli per un valore complessivo pari ad euro 128.488.67;
  • 19 Immobili (abitazioni, magazzini etc.) e 14 terreni per un valore complessivo di euro 1.502.613,91;
  • Nr. 6 società agricole, nr. 1 Holding, nr. 1 società di riciclo plastica (quote di capitale sociale interamente versate 159.850 euro);
  • Nr. 13 orologi di lusso, e numerosi accessori in oro di particolare pregio (bracciali, monili, orecchini, collane etc.) per i quali sono in corso le operazioni di stima;
  • documentazione attestante il fatto che il principale indagato T.G., nel corso degli anni, per mettersi al riparo da future pretese erariali o da azioni giudiziarie aveva costituito un trust dove aveva fatto confluire tutti i suoi beni tra cui immobili di pregio e strutture ricettive, che invece sono state oggetto del provvedimento ablatorio eseguito.

L’attività in esame costituisce un esempio dell’impegno che la Guardia di Finanza sviluppa quotidianamente nella lotta agli sprechi di denaro pubblico allo scopo di tutelare un utilizzo trasparente ed efficiente dei finanziamenti nazionali e comunitari, tanto più importante in un contesto emergenziale come quello attuale.