Truffa ai danni dell’Unione Europea. La Procura Europea e i Carabinieri sequestrano beni per 450mila euro – falsi contratti d’affitto e illeciti contributi- in provincia di Agrigento

Italia quarto contributore netto dell'UE. E i soldi non rientrano

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 Messina – Agrigento,
Il Reparto Carabinieri Tutela Agroalimentare di Messina ha notificato  un Decreto emesso dall’Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Agrigento su richiesta della Procura Europea – Ufficio dei Procuratori Europei delegati per Sicilia e Calabria con sede in Palermo – che ha disposto il sequestro preventivo di denaro e disponibilità finanziarie o, anche per equivalente, di altri beni o utilità di proprietà degli indagati per 450 mila euro, profitto di reato commesso da quattro imprenditori agricoli operanti nella provincia di Agrigento e di 97 titoli di pagamento (c.d. diritti all’aiuto) del valore complessivo di 21.238,37 euro.
Le indagini, svolte dal Reparto Specializzato dell’Arma, storicamente impegnato a tutela degli interessi del consumatore e delle naturali dinamiche economico-finanziarie del mercato agricolo, hanno consentito di accertare la truffa aggravata finalizzata al conseguimento illecito di rilevanti contributi pubblici destinati al comparto agricolo ed erogati dall’AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura). La condotta fraudolenta si è sviluppata attraverso la presentazione, tra il 2015 e il 2022, di domande uniche di pagamento, nelle quali i predetti imprenditori agricoli hanno dichiarato in conduzione appezzamenti di terreno, in parte oggetto di confisca e in parte di proprietà dell’ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare), surrettiziamente accreditati nella propria disponibilità attraverso falsi contratti di affitto.
L’operazione testimonia il lavoro dei Carabinieri per la Tutela Agroalimentare impegnati su tutto il territorio nazionale nella lotta alle frodi in danno ai bilanci dello Stato e dell’Unione Europea. Essa rappresenta, inoltre, l’esito dell’efficace azione di contrasto posta in essere dalla Procura Europea, mediante un’incisiva ed efficace azione di coordinamento delle indagini che ha portato all’adozione del provvedimento volto sia ad impedire la prosecuzione dell’attività delittuosa che a consentire il recupero delle indebite somme percepite dagli indagati in spregio alle normative ed a discapito dei numerosi

Catania: truffe assicurative on line,e-mail contraffatte, 2 donne denunciate

 

 

Volante a Catania

Catania,

Due donne di 20 e 42 anni, residenti nella provincia di Caserta, sono state denunciate dai poliziotti del commissariato Borgo Ognina di Catania per truffa assicurativa in concorso.

Le indagini sono scattate a seguito di una denuncia presentata da un giovane ragusano che, cercando online una polizza assicurativa per l’auto aveva inserito i propri dati in un motore di ricerca specializzato in polizze assicurative, per individuare l’offerta più vantaggiosa. Poco dopo era stato contattato telefonicamente da un falso agente che gli aveva proposto un’offerta vantaggiosa.

Il ragazzo, convinto dalla convenienza economica, aveva effettuato un bonifico di 288 euro, ma non aveva mai ricevuto la polizza né la documentazione di pagamento. Insospettito, aveva contattato direttamente la compagnia assicurativa, scoprendo di essere stato vittima di un raggiro.

I poliziotti, attraverso l’analisi dei movimenti bancari e delle utenze telefoniche coinvolte, hanno individuato le autrici della truffa assicurativa specializzate in questo tipo reati, con a carico diversi precedenti penali, guadagni illeciti per diverse migliaia di euro al mese e truffe effettuate sull’intero territorio nazionale.

Nel campo delle frodi assicurative quelle più comuni avvengono solitamente attraverso falsi intermediari, operatori telefonici fraudolenti, mail contraffatte (phishing), siti web non ufficiali.

Diffidate dei siti internet che non forniscono determinate informazioni quali il nominativo, la sede sociale e la partita iva della compagnia assicurativa, nonché, da tutti gli agenti assicurativi contattabili esclusivamente tramite WhatsApp o cellulare, che non forniscono un numero fisso di call center.

Al fine di prevenire le truffe è utile consultare il sito dell’Ivass, l’istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, ove sono indicate tutte le compagnie assicurative abilitate ad operare in Italia.

Assenteismo , TIMBRATURA cartellini oltre l’orario,medici ed anestesisti ad Enna, “la difesa: siamo estranei ai fatti contestati”

TUTTI D’ACCORDO: D’ORA IN POI NIENTE PIU’ PRESTAZIONI AGGIUNTIVE, CI SCUSIAMO CON LA POPOLAZIONE”

Resta da risolvere il punto chi dei dirigenti abbia autorizzato i medici o se essi si siano autorizzati da soli visto che le prestazioni aggiuntive debbono essere “preventivamente autorizzate”

I sanitari denunciati dalla Guardia di Finanza per  truffa sono 33 , all’interno dell’ospedale Umberto I.  I finanzieri hanno notificato pure un avviso conclusione indagini per truffa e sono in servizio tutti ai reparti di Anestesia e Rianimazione, Chirurgia e Ortopedia.

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“ Dal prossimo lunedì, 11 marzo, annunciano che sospenderanno le prestazioni aggiuntive che hanno permesso, nel 2023, di effettuare 4100 interventi chirurgici. Tra queste prestazioni aggiuntive ci sono, oltre alla sala operatoria, la guardia attiva di Rianimazione, guardia di Emergenze urgenze , le prestazioni di terapia del dolore, le prestazioni di nutrizione artificiale, le prestazioni di vascular team e di partoanalgesia. Secondo i medici la timbratura dei cartellini al di là delle ore di lavoro che secondo l’accusa gli avrebbe consentire di guadagnare stipendi molto più alti del dovuto, sarebbe stata necessaria per fare in modo che, nonostante l’organico di 14 unità presenti a fronte di 25 previste, si riuscisse a soddisfare le richieste dei pazienti.

Timbratura dei cartellini necessaria, dicono i medici

Con l’organico in atto presente, saranno garantite esclusivamente: la guardia attiva di terapia intensiva rianimatoria e la guardia attiva per la gestione delle urgenze ed emergenze intraospedaliere (DEA) –  – saranno, inoltre, assicurate complessivamente, da dividere tra le diverse branche chirurgiche, solo 10 sedute operatorie settimanali anziché le 27 sedute che sono state assicurate sino ad oggi con grave sacrificio personale di ogni singolo anestesista”.

I medici, infine, si scusano con la popolazione per i disservizi che questa decisione certamente provocherà e sottolineano che tutto quello che hanno fatto è stato concordato preventivamente con l’amministrazione dell’Asp mentre ribadiscono l’assoluta estraneità ai fatti contestati dichiarandosi fiduciosi nell’operato della magistratura.

Assenteismo medici , indagine della Guardia di Finanza all’Umberto I di Enna

 

Ufficio — Foto Stock

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La Guardia di finanza – si apprende –  avrebbe notificato degli avvisi di conclusione delle indagini ,con ipotesi di reato di truffa ,a medici anestesisti dell’Umberto I di Enna.

Reggio Calabria: fermati i due autori di una truffa ad anziana Erano riusciti a farsi consegnare oro e gioielli

 

 

Reggio Calabria: fermati i due autori di una truffa ad anziana

Reggio Calabria,

I poliziotti della Squadra mobile di Reggio Calabria, in collaborazione con i colleghi del commissariato di Villa San Giovanni (Reggio Calabria), hanno arrestato un uomo e denunciato un minore per truffa aggravata ai danni di un’anziana signora.

Il modus operandi usato dai due truffatori è abbastanza comune. La signora è stata contattata falsi appartenenti alle Forze dell’ordine che le  hanno comunicato che un familiare aveva provocato un grave incidente e che sarebbe finito in galera se non fosse stata pagata  una grossa somma di denaro.

Quando l’anziana è stata raggiunta dalla telefonata in casa con lei c’era anche un figlio, raggirato anche lui perché invitato dai delinquenti a raggiungere il più vicino pronto soccorso dove avrebbe potuto incontrare il familiare nei guai.

Una volta allontanato di casa il figlio, i due criminali si sono recati dalla vittima riuscendo nell’intento di farsi consegnare oggetti in oro per un valore di 5mila euro.Fortunatamente l’uomo si è reso conto che si trattava di un raggiro ed ha segnalato alla Polizia l’accaduto.

Grazie alla tempestività della segnalazione l’auto su cui viaggiavano i due truffatori è stata intercettata e fermata da una volante del commissariato di Villa San Giovanni. I due sono stati trovati con la refurtiva in tasca che è poi stata riconsegnata dagli agenti alla signora.

Truffe agli anziani: i Carabinieri individuano una “base logistica criminale” a Napoli-Arresti ed ulteriori indagini – 25 episodi di truffe- estese ad altre città

Truffe agli anziani, gli innumerevoli e possibili raggiri dei delinquenti:  dall'"amico di famiglia" all'"Insperato rimborso" - la Repubblica

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Napoli

Carabinieri della Compagnia di Napoli Centro  su delega del Procuratore della Repubblica f.f.hanno eseguito stamane all’alba ,una misura cautelare personale emessa dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli – VII sezione indagini, competente in materia di “Sicurezza urbana”, nei confronti di 5 persone (*uno attivamente ricercato*).
Gli arrestati sono gravemente indiziati del reato di associazione per delinquere finalizzata alle truffe in danno di anziani.

L’attività di indagine dei Carabinieri della Napoli Centro coordinati dalla Procura partenopea ha permesso di accertare l’esistenza di un gruppo criminale – dal maggio del 2020 fino all’estate del 2021 – dedito alla consumazione di truffe ai danni di anziani, con la tecnica del “finto nipote”.
I militari dell’Arma e l’Autorità giudiziaria hanno potuto documentare la realizzazione di 25 episodi di truffa (5 tentati e 20 consumati) nei territori delle province di Napoli, Caserta, Salerno e Latina da parte degli indagati che avrebbero ricoperto specifici ruoli e compiti all’interno dell’associazione.
Durante le indagini preliminari è stata individuata una base logistica adibita anche a “centrale telefonica” nel centro storico di Napoli da dove gli indagati contattavano le anziane vittime fornendo poi tutte le indicazioni ai finti corrieri per la consumazione del reato.
Nel corso dell’attività d’indagine sono state tratte in arresto altre 5 persone (non figuranti tra i destinatari della misura cautelare in esame) colte in flagranza di reato e sequestrati 11mila euro in contanti e preziosi vari provento delle truffe e restituiti alle anziane vittime.
Il provvedimento eseguito è una misura cautelare, disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e quindi presunte innocenti fino a sentenza definitiva.

Truffa all’anziana: si finge carabiniere e si fa dare oro e gioielli- Arrestato da “vero carabiniere”

 

Sembrava persona per bene, anziana truffata a Perugia

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La truffa del “finto Carabiniere” e la somma da pagare per evitare l’arresto del proprio nipote. Una piaga sociale che miete vittime quotidianamente nonostante l’impegno delle diverse istituzioni, non da meno l’Arma dei Carabinieri che da sempre effettua campagne di sensibilizzazione in tal senso. Gli obiettivi sono quasi sempre gli anziani e questa volta la storia si conclude positivamente.

Ci troviamo a Piano di Sorrento e un Carabiniere della stazione di Vico Equense, libero dal servizio, sta passeggiando quando nota una persona. E’ un uomo ed è appena uscito da un parco residenziale, c’è però un particolare che stimola la curiosità del militare che per istinto o per ragione non perde l’attenzione su quell’individuo e decide di seguirlo. L’uomo sta parlando contemporaneamente con 2 telefoni cellulari e per questo motivo il Carabiniere lo segue e contatta i colleghi della locale stazione. Pochi minuti e la pattuglia – in contatto con il collega – arriva.

Scatta il controllo e la perquisizione dell’uomo, 36enne già noto alle forze dell’ordine, che viene trovato in possesso di 150 euro in contanti e diversi gioielli e non è in grado di giustificare la propria presenza lì. Spetta ai militari di ricostruire il percorso del 36enne. Si citofona alle diverse abitazioni presenti fino a quando una signora afferma di aver appena ceduto tutto ciò di cui era in possesso a un “carabiniere”: suo nipote doveva essere liberato. I Carabinieri – quelli veri – comprendono cosa sia appena avvenuto e restituiscono quanto trovato alla donna.

La vittima – 88enne – era stata contattata da una persona che diceva di essere suo nipote. C’era da pagare una multa di 6mila euro altrimenti lo avrebbero arrestato. La nonna non aveva esitato a consegnare allo pseudo-carabiniere i soldi in contanti, i monili in oro e tutti i gioielli conservati da una vita. La vicenda fortunatamente si è conclusa bene e ad essere arrestato è il 36enne che è in attesa di giudizio.

Truffe agli anziani: telefonare subito al 112

 

A seguito di alcune telefonate giunte al 112 dei Carabinieri da parte di anziani che segnalavano tentativi di truffe nei loro confronti, venivano inviate pattuglie in abiti civili sulle zone interessate. Una pattuglia del nucleo investigativo individuava un possibile truffatore in zona Voltri, seguendolo. L’uomo, italiano 30enne, si recava effettivamente presso un condominio dove una signora anziana 83enne gli consegnava un pacco.

I militari intervenivano bloccando l’uomo che si era fatto consegnare 1650 euro in contanti più monili in oro. L’anziana veniva chiamata da un fantomatico giudice che la avvisava che il figlio si era reso responsabile di un incidente stradale per cui doveva immediatamente pagare una cauzione.

Gip Tribunale di Salerno: ordinanza custodia per 38 malavitosi accusati di estorsioni ,truffa e Mafia

Palazzo Tribunale di Salerno- Archivi Sud Libertà

 

Salerno,

Questa mattina, nelle province di Salerno, Avellino, Frosinone, Caserta e Chieti, i Carabinieri del Comando Provinciale di Salerno, supportati da quelli dei reparti territorialmente competenti e da unità cinofile del nucleo di Pontecagnano, hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e reali emessa dall’ufficio GIP del Tribunale del capoluogo, su richiesta di questa Direzione Distrettuale Antimafia, a carico di 38 persone (14 delle quali sottoposte alla custodia cautelare in carcere, 21 agli arresti domiciliari e le rimanenti 3 all’obbligo di presentazione alla p.g.), indagate, a vario titolo, per i reati di “estorsione e lesioni personali, aggravati dalla finalità mafiosa, porto e detenzione di armi in luogo pubblico, concorso in spaccio di sostanze stupefacenti, indebita percezione di erogazioni pubbliche, ricettazione, riciclaggio, truffa

Nel medesimo provvedimento cautelare è stato disposto ed eseguito il “sequestro preventivo in forma diretta o anche per interposta persona” di circa 74.000 euro a carico due società, un bar e una società di servizi. Nel corso delle operazioni, che hanno complessivamente visto impiegati oltre 250 Carabinieri, sono state altresì eseguite perquisizioni personali e locali per la ricerca di stupefacenti e altre cose pertinenti ai reati contestati.

Le accuse nei confronti degli indagati, ritenute allo stato assistite dal requisito della gravità indiziaria e destinate all’ulteriore vaglio dibattimentale, traggono origine da un’articolata attività d’indagine intrapresa dal Nucleo Investigativo Carabinieri di Salerno nel mese di aprile 2019, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia.

L’attività, condotta attraverso indagini tecniche e mirati servizi di osservazione, controllo e pedinamento, è risultata particolarmente complessa poiché è stato necessario ricostruire i reali titolari di schede telefoniche fittiziamente intestate ed utilizzate per lo svolgimento di traffici illeciti. Nella impostazione accusatoria gli indagati gravitavano attorno alla figura di G.S., alias “pappachione”, che avrebbe nel tempo assunto una posizione di predominante rilievo, già prima della sua definitiva scarcerazione, avvenuta nel mese di maggio 2020, servendosi di permessi che gli davano la possibilità di rientrare sul territorio del capoluogo.

Questi, direttamente o tramite intermediari, avrebbe instaurato e riallacciato rapporti, attraverso l’invio di lettere o incontri personali, con svariati pregiudicati salernitani, nel tentativo di formare un gruppo criminale finalizzato ad acquisire il controllo dell’attività di spaccio di stupefacenti nella citata “zona orientale” di Salerno, fino al suo arresto in flagranza, operato il 25 luglio 2020 dai Carabinieri di Salerno, per la violazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale di P.S..  

Secondo la prospettazione accusatoria, allo stato ritenuta valida dal Giudice, lo S. avrebbe estorto una parte dei proventi delle attività di spaccio percepite dai pusher presenti nell’area orientale di Salerno e in alcune strade del centro cittadino, nonché danaro ai danni di un esercente commerciale e portato e detenuto in luogo pubblico delle armi (tra cui un kalashnikov), con le quali avrebbe esploso, nel mese di luglio 2020, su pubblica via, 13 colpi di pistola senza un obiettivo preciso, ma al solo scopo dimostrativo, danneggiando alcuni palazzi, mentre era a bordo della sua auto con altri due indagati. Nello stesso mese, unitamente ad altri 7 indagati, avrebbe altresì gambizzato con due colpi di pistola un pusher, cagionandogli lesioni giudicate guaribili in 30 giorni di prognosi, al fine di imporre la propria supremazia territoriale. Gli inquirenti hanno inoltre individuato un’attività di spaccio all’interno del carcere di Bellizzi Irpino (AV), da parte di due detenuti, che sarebbero riusciti ad ottenere la droga per il tramite di alcuni familiari e il loro legale di fiducia, anch’egli tra gli odierni arrestati, i quali avrebbero più volte consegnato lo stupefacente durante i colloqui. Inoltre, tre indagati, tra cui il predetto avvocato e uno dei leader del tifo organizzato locale, avrebbero commesso una truffa nei confronti dei genitori di un ventenne, anch’egli appartenente agli “ultras”, deceduto in un incidente stradale mortale.

In particolare, secondo la ricostruzione fatta propria dal Giudice, il capo del gruppo ultras, sfruttando la fiducia a lui riconosciuta proprio in quanto leader della tifoseria organizzata, sarebbe riuscito a carpire la buona fede dei genitori della vittima, ai quali avrebbe indicato il predetto legale per le procedure assicurative relative alla morte del figlio.
L’avvocato, mediante la falsificazione totale o parziale di documentazione fiscale attestante presunte spese sostenute in relazione al funerale della vittima e successive consulenze tecniche di parte, avrebbe poi indotto in errore i familiari circa gli oneri complessivamente lui dovuti, appropriandosi della somma di 160 mila euro, dal totale del risarcimento liquidato dall’assicurazione per il sinistro, ripartendola con il capo ultras e un altro indagato. A tutti gli indagati è contestata l’aggravante di aver approfittato della “condizione di minorata difesa delle vittime, dovuto allo stato di sofferenza psicologica derivante dalla morte del giovane”.
Parte della somma provento di truffa sarebbe stata poi riciclata attraverso una fattura falsa di 43.310 euro, emessa dalla società di consulenza di proprietà della moglie di uno dei tre.
Le indagini, anche bancarie, hanno consentito inoltre di ipotizzare che la citata donna, legale rappresentante di un’impresa individuale con sede in Pontecagnano Faiano (SA), mediante l’utilizzo e la presentazione di dichiarazioni e documentazione attestante cose non vere, avrebbe conseguito indebitamente un contributo a fondo perduto che lo Stato ha erogato al fine di sostenere le imprese colpite dall’emergenza epidemiologica “Covid-19”, ricavandone un vantaggio patrimoniale quantificato in 30.856 euro corrisposto dall’Agenzia delle entrate, mediante accreditamento diretto in conto corrente intestato al soggetto beneficiario.
Da qui la connessa ipotesi delittuosa di indebita percezione di erogazioni pubbliche.
A riscontro delle risultanze emerse dalle intercettazioni e a seguito di appositi servizi di osservazione e pedinamento, nell’intero corso degli accertamenti di polizia giudiziaria sono state sequestrate sostanze stupefacenti per oltre 28 Kg, prevalentemente hashish, con contestale arresto in flagranza o deferimento in stato di libertà di 13 soggetti per i reati di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione e porto illegale in luogo pubblico di armi, nonché numerosi altri sequestri amministrativi a carico di acquirenti-assuntori e correlate segnalazioni alla Prefettura di Salerno.

 

 

CORRUZIONE NELLA REGIONE SICILIA, SCOPERTA ASSOCIAZIONE A DELINQUERE, E TRUFFE AI DANNI DELL’UE

 

PALERMO

I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale di Termini Imerese, su richiesta della Procura Europea (EPPO – European Public Prosecutor’s Office) – sede di Palermo, nei confronti di 22 soggetti, di cui dodici colpiti dagli arresti domiciliari e dieci sottoposti all’obbligo di presentazione alla P.G.

Con il medesimo provvedimento, il G.I.P. ha disposto il sequestro preventivo, anche nella forma per equivalente, di somme e beni per un valore complessivo di circa 2,5 milioni di euro, quale profitto delle condotte delittuose ipotizzate.

I reati contestati, allo stato, sono a vario titolo, associazione a delinquere, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione, abuso d’ufficio, falso, distruzione e occultamento di atti e rivelazione di segreto d’ufficio.

Le indagini condotte dagli specialisti del Nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo – Gruppo Tutela Spesa Pubblica, che costituiscono un ulteriore filone dell’operazione “Gulasch-Amici Miei” che aveva già portato nel mese di marzo 2020 ad eseguire numerosi provvedimenti cautelari personali e reali, hanno riguardato l’iter di concessione dei finanziamenti in agricoltura, europei e nazionali, nell’ambito del PSR (Programma di Sviluppo Rurale) 2007/2013 e 2014/2020, gestiti dall’I.P.A. (Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura) della Regione Sicilia, ente deputato alla valutazione circa l’ammissibilità delle istanze volte ad ottenere le citate provvidenze.

Gli elementi acquisiti allo stato delle indagini consentono di ipotizzare l’esistenza di un sodalizio criminale, composto da funzionari e professionisti del settore, in grado di condizionare le scelte della Pubblica Amministrazione al fine di consentire l’ammissione al finanziamento pubblico di progetti presentati per il tramite di studi tecnici operanti nel palermitano.

In particolare, sarebbero emersi comportamenti illeciti posti in essere da alcuni funzionari pubblici dell’IPA per favorire, in forza di rapporti privilegiati, studi professionali (agronomi e ingegneri), a beneficio dei quali:

– nella fase istruttoria delle istanze di finanziamento, sarebbe stata effettuata, in violazione di legge, la comunicazione delle anomalie riscontrate, provvedendo, in taluni casi, anche alla materiale sostituzione della documentazione all’interno dei fascicoli, fuori dai termini temporali e dalle modalità previste da bando, così da consentire alle pratiche d’interesse l’inserimento in posizione utile in graduatoria;

– nella fase di rendicontazione, sarebbero state rallentate fraudolentemente le procedure di collaudo e controllo così da evitare l’applicazione di penali, ovvero la decadenza o la revoca dei contributi già erogati.

In tale contesto, sarebbero emerse anche cointeressenze di natura corruttiva tra privati e funzionari pubblici che:

– avrebbero omesso, in qualità di membri della commissione incaricata di verificare la sussistenza dei presupposti per l’ammissione delle domande, di rilevare i vizi della documentazione presentata per il tramite di uno studio tecnico, ricevendo in cambio da quest’ultimo prestazioni professionali a favore di uno stretto familiare;

– sempre nell’ambito di una commissione, accertata la presenza di irregolarità nella documentazione, si sarebbero adoperati per consentirne la sostituzione ricevendo, quale utilità, un impiego a favore di un componente del nucleo familiare.

Sarebbero 18 le pratiche relative a finanziamenti indebitamente percepiti a danno dei bilanci europeo, nazionale e della Regione Siciliana per un ammontare complessivo di 2,5 milioni di euro.

L’odierna operazione di servizio testimonia la stretta sinergia operativa tra la Procura Europea e la Guardia di Finanza a tutela degli interessi economico – finanziari dell’Unione Europea e dei bilanci nazionali, nonché per il contrasto delle gravi forme di reati contro la Pubblica Amministrazione.