Sequestro di beni immobili, terreni, quote societarie e una ditta individuale Catanzaro – Pericolosità sociale qualificata per oltre 4 milioni di euro

 

La Guardia di Finanza incontra gli studenti per parlare di legalità - Prima  Monza

 

 

Catanzaro,

I militari del Servizio Centrale I.C.O. e del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro hanno dato esecuzione ai decreti di sequestro emessi dal Tribunale di Catanzaro – Sezione per l’applicazione delle Misure di Prevenzione, su richiesta della Procura di Catanzaro – Direzione Distrettuale Antimafia, con cui è stato disposto il sequestro di n. 23 unità immobiliari, n. 24 appezzamenti di terreno, quote societarie ed n. 1 ditta individuale, per un valore complessivo di € 4.301.590, direttamente e/o indirettamente riconducibili a n. 3 soggetti intranei e/o contigui al gruppo mafioso “ARENA”, rientranti nella categoria dei soggetti connotati da “pericolosità sociale qualificata”, come previsto dal Decreto Legislativo n. 159/2011, in quanto indiziati di appartenere alle associazioni di cui all’articolo 416-bis c.p. o indiziati di uno dei delitti previsti dall’art. 51 comma 3-bis c.p.p..
I soggetti destinatari dei provvedimenti cautelari sono stati coinvolti nell’anno 2017 nell’operazione convenzionalmente denominata “Jonny”, che ha riguardato la organizzazione mafiosa Arena operante ad Isola Capo Rizzuto (KR).
L’attività investigativa aveva ricostruito come le cosche crotonesi, in passato in conflitto tra loro, fossero addivenute ad una “pax mafiosa” per spartirsi le ingenti somme di denaro pubblico destinato all’accoglienza dei migranti attraverso le forniture, documentate anche con fatturazioni di comodo, al Centro Accoglienza “Sant’Anna” di Isola di Capo Rizzuto (KR).
Dalle indagini compiute, peraltro, era emerso che il sodalizio aveva acquisito e mantenuto una “posizione dominante” nel settore della raccolta delle scommesse on-line, esercitata con modalità totalmente illecite, nonché del noleggio degli apparecchi per il gioco on-line.
La posizione processuale dei destinatari del sequestro, al momento, non è stata definita, in quanto per aspetti diversi pende dinanzi alla Corte d’Appello di Catanzaro giudizio di rinvio disposto dalla Corte di Cassazione.
I provvedimenti di sequestro sono stati adottati dal Tribunale Ordinario di Catanzaro, sulla base delle articolate indagini economico – patrimoniali coordinate dalla Procura della Repubblica di Catanzaro – D.D.A., eseguite dagli specialisti della Sezione Misure di Prevenzione – Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (G.I.C.O.) del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria Catanzaro e del Servizio Centrale I.C.O., che hanno palesato un’evidente sproporzione tra il valore dei beni nella disponibilità dei proposti ed i redditi dichiarati. Inoltre, sono stati colpiti dal sequestro anche beni ritenuti frutto di attività illecita o che ne costituiscono reimpiego, segnatamente alcuni immobili entrati nella disponibilità di uno dei proposti mediante atti simulati di trasferimento della proprietà che in realtà celavano rapporti usurari.
Gli accertamenti dei Finanzieri avevano già condotto all’emissione di analoghi provvedimenti ablativi, nei confronti di altri soggetti coinvolti nella medesima indagine, che hanno determinato il sequestro di ulteriori beni del valore di circa 5 milioni di euro.
I decreti di sequestro sono stati disposti ai sensi dell’art. 20 del d.lgs. n. 159/2011, in attesa del contraddittorio che avrà luogo dinanzi al Tribunale Ordinario di Catanzaro – Sezione per l’applicazione delle Misure di Prevenzione, nell’ambito dei relativi procedimenti di prevenzione, volti alla verifica della sussistenza dei presupposti per la confisca dei beni, che sono ancora in corso.

Ultimo aggiornamento

Catania sequestrati dalla Finanza – con l’aiuto di cani antidroga -12 chili di marijuana del tipo ‘skunk’ (puzzola)

 

 

Guardia di Finanza

Catania

Operazioni antidroga coronate con successo dai militari della Finanza etnea.I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno sottoposto a sequestro in due diverse operazioni tra loro collegate 12 kg di marijuana del tipo skunk.

Lo skunk è un tipo di cannabis avente un principio attivo molto più elevato rispetto alla canapa indiana tradizionale e che si caratterizza per l’odore molto pungente. Da qui il suo nome inglese, per l’appunto “skunk“, che vuol dire “puzzola“.

I militari del I Gruppo e della Compagnia Fontanarossa di Catania, a seguito di attività info-investigativa e analisi di rischio nell’ambito delle spedizioni con corrieri provenienti dall’estero, hanno messo a fuoco due consegne acquisendo chiare evidenze indiziarie in merito all’utilizzo del predetto sistema quale strumento di invio e ricezione del narcotico.

Disposta una prima perquisizione di iniziativa che ha condotto al rinvenimento di uno plico, del peso complessivo di circa 26 chilogrammi, contenente uno scaldabagno all’interno del quale era celata sostanza vegetale di colore verdastro la quale, sottoposta ad analisi speditiva tramite narcotest, è risultata essere marijuana – skunk per un peso complessivo di 6,8 kg.

I militari quindi, non essendo ancora giunta la seconda spedizione, attivavano un dispositivo di sorveglianza e controllo finalizzato a monitorare l’arrivo del secondo plico che giungeva effettivamente nella mattinata del 19. Parallelamente, i finanzieri procedevano a una seconda attività di perquisizione che consentiva di scoprire ulteriore sostanza stupefacente della stessa qualità, marijuana del tipo skunk, per un peso complessivo di kg. 5,2 occultati all’interno di un analogo scaldabagno. Lo stupefacente per complessivi 12 kg, sottoposto a sequestro e verosimilmente destinato a rifornire le locali piazze di spaccio, avrebbe avuto un valore di mercato di circa 150 mila euro

Catania, Operazione antidroga della Guardia di Finanza, tre arresti e 7 kg di sostanze sequestrate

 

 

 

Catania,

Finanzieri del Comando Provinciale di Catania, nel corso di distinti interventi di controllo economico del territorio, hanno tratto in arresto tre soggetti per detenzione di sostanza stupefacente e sequestrato complessivamente circa 7 kg di narcotico (1,5 kg di cocaina, 1 kg di hashish e oltre 4,5 kg di marijuana).

I militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catania hanno sviluppato mirata attività info-investigativa, acquisendo elementi indiziari in merito al possibile trasporto e deposito del narcotico nella provincia etnea.

In due distinte occasioni, sono stati pertanto effettuati, con il supporto dei “Baschi Verdi” della Compagnia Pronto impiego Catania (AT-PI), appositi controlli su strada nei pressi del casello autostradale di Catania-San Gregorio. In un caso, a bordo di un’autovettura privata è stato rinvenuto un “panetto” di cocaina del peso di 1 kg mentre, nell’altro, è stato fermato e controllato un taxi di linea il cui passeggero è risultato trasportare, all’interno di una valigia, 3 kg di marijuana e circa mezzo chilo di cocaina.

In diversa circostanza, inoltre, è stata eseguita una perquisizione di iniziativa, con l’ausilio dei finanzieri AT-PI, di un’abitazione di Nicolosi (CT) presso cui è stato notato un via vai continuo di persone, alcune delle quali risultate gravate da precedenti specifici in materia di stupefacenti. L’attività di ricerca all’interno dell’appartamento si è conclusa positivamente con il rinvenimento di circa 1,5 kg di marijuana e 1 kg di hashish, già suddivisi in dosi e pronti alla vendita al dettaglio.

CATANIA- LA LOTTA DELLA FINANZA AL CAPORALATO –

Sequestrata società del valore di 3 milioni di euro e arrestati i responsabili

Lavoro minorile: un'urgenza da affrontare - Vox Diritti- Vox Diritti

Archivi-Sud Libertà

 

Catania,

I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania, nell’ambito di complesse attività d’indagine coordinate dalla locale Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione, nei comuni di Biancavilla, Adrano e Misterbianco, a un’ordinanza con la quale il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Catania ha applicato la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di due soggetti, rispettivamente il rappresentante legale e il direttore commerciale di un noto supermercato affiliato alla grande distribuzione, per la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza in ordine ai reati di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”— cd caporalato – e “autoriciclaggio” disponendo il sequestro preventivo della società, con nomina di un amministratore giudiziario.

L’attività d’indagine, condotta dalla Compagnia della GdF di Paternò, trae origine da un controllo amministrativo in materia di lavoro sommerso, effettuato presso un noto supermercato di Biancavilla a seguito del quale veniva rilevata la presenza di n. 37 lavoratori che sarebbero stati impiegati per un numero di ore nettamente superiore rispetto a quelle previste da contratto e dalla contrattazione collettiva di settore, con retribuzioni che, nei casi più gravi, si sarebbero attestate ad € 1,6 l’ora con stipendi mensili di 7/800 euro per i giovani a fronte di oltre 60 ore settimanali di lavoro. Il controllo ha permesso di quantificare l’omessa corresponsione di retribuzioni negli anni per un ammontare pari a circa € 1.600.000 e l’omesso versamento di contributi previdenziali per un ammontare pari a circa € 1.150.000.

L’attività ha consentito di rilevare la sussistenza degli indici sintomatici del reato di cui all’art. 603 bis del c.p. – “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro” – commesso dai due soggetti arrestati, sotto i profili della reiterata corresponsione di retribuzioni in modo palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali o territoriali o, comunque, sproporzionato rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato; della reiterata violazione della normativa relativa all’orario di lavoro, ai periodi di riposo, al riposo settimanale, all’aspettativa obbligatoria, alle ferie; della violazione delle norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro.

Infatti, i lavoratori sfruttati, in ragione dello stato di bisogno in cui versavano, in virtù della situazione di grave difficoltà economica tale da limitarne la libertà di autodeterminazione, non avendo nessun’altra valida alternativa, accettavano di essere impiegati per molte più ore rispetto a quelle contrattualizzate, non godendo delle ferie maturate e fruendo di soli due riposi settimanali al mese.

Sono emersi altresì elementi indicativi del reato di autoriciclaggio a opera del rappresentante legale della società in relazione al profitto del delitto di sfruttamento lavorativo.

Alla luce delle evidenze emerse, sulla base degli indizi raccolti da verificare in sede processuale, il giudice per le indagini preliminari applicava nei confronti dei due indagati la misura cautelare degli arresti domiciliari e disponeva il sequestro preventivo di una società di capitali operante nella grande distribuzione alimentare.

La Guardia di Finanza si impegna costantemente al contrasto dello sfruttamento del lavoro che mina gli interessi e i diritti dei lavoratori, rappresentando una piaga per l’intero sistema economico.

Messina, frode all’Unione Europea nel settore dei fondi strutturali per 560.000 euro –

 

Disposto sequestro di beni per oltre 800.000 euro

 

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Messina,

I Finanzieri del Comando Provinciale di Messina hanno concluso un’articolata attività d’indagine nei confronti di una società operante nel Comune di Reitano (ME), beneficiaria di ingenti fondi strutturali illegittimi, ammontanti a circa 560 mila euro.

Le Fiamme Gialle della Tenenza di Sant’Agata di Militello, coordinate dalla Procura Europea (European Public Prosecutor’s Office) di Palermo hanno denunciato cinque imprenditori per il reato di truffa ai danni della Regione Siciliana. Di qui il provvedimento di sequestro preventivo di beni – ai fini della confisca – per un valore di oltre 800 mila euro, parte relativa al profitto del reato e parte relativa ai profitti derivanti dalle imposte evase a seguito dell’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

Gli stanziamenti, finanziati dall’Unione Europea nell’ambito dei Fondi Strutturali relativi alla Programmazione 2014/2020 del Fondo Europeo Sviluppo Regionale – Piano Operativo Sicilia, erano finalizzati ai lavori di ammodernamento ed ampliamento delle attività produttive per sostenerne la crescita, aumentandone la qualità, sostenibilità e competitività.

Il contributo, infatti, prevedeva la realizzazione di un programma d’investimento consistente nell’acquisto di macchinari per la lavorazione e la trasformazione dei prodotti in ceramica presso un opificio sito in località Santo Stefano di Camastra (ME).

Le indagini, eseguite mediante i riscontri documentali e contabili, nonché l’analisi dei rapporti economici e finanziari intercorsi tra i principali attori intervenuti nella filiera di approvvigionamento e realizzazione del programma d’investimento, hanno portato gli investigatori a disvelare un articolato disegno criminoso ideato e realizzato dai legali rappresentanti delle cinque aziende coinvolte nella frode, attraverso un intricato scambio di fatture fra i vari soggetti economici intervenuti.

In considerazione degli elementi raccolti, salvo diverse valutazioni nei successivi gradi di giudizio e fermo restando il principio di non colpevolezza sino a sentenza passata in giudicato, su richiesta dei Procuratori Europei delegati per la Sicilia e Calabria, il GIP del Tribunale di Modena ha emesso il provvedimento di sequestro preventivo per le ingenti somme indebitamente percepite che ha riguardato liquidità e beni immobili rinvenuti nella disponibilità degli indagati.

L’Autorità Giudiziaria e la Guardia di Finanza continueranno a mantenere altissima la soglia di attenzione, evitando che significative risorse pubbliche diventino facile preda di operatori spregiudicati, in danno dei tanti imprenditori onesti.

Palermo, Maxi sequestro di 3 tonnellate di novellame di sarda

 

 

personaggio del film noir - mafia foto e immagini stock

 

 

Palermo,

I militari della Stazione Navale di Palermo, congiuntamente al personale del Gruppo di Termini Imerese, nell’ambito della costante azione mirata alla tutela della filiera ittica, a seguito di un’intensa attività informativa, hanno individuato e intercettato 2 furgoni, sospettati di trasportare un ingente carico di prodotto ittico non tracciato.

All’esito del controllo, sono state sequestrate circa 3 tonnellate di novellame di sarda e comminate sanzioni amministrative pecuniarie per un importo complessivo compreso tra 25.000 e 150.000 euro a carico di 2 soggetti, per la detenzione e il trasporto di prodotto ittico sottomisura (Sardina Pilchardus, la cosiddetta “neonata”).

In particolare, uno dei due furgoni si presentava a tutti gli effetti come mezzo adibito al soccorso stradale e, simulando di scortare il secondo furgone, circolava con un lampeggiante acceso.

L’ingegno del conducente, però, non è bastato a trarre in inganno le Fiamme Gialle operanti, che fermavano prontamente i due veicoli sull’Autostrada A19 direzione Palermo.

Il carico di 3.100 kg, privo di qualsivoglia attestazione d’origine, era destinato ai mercati di Palermo e la successiva commercializzazione avrebbe generato un guadagno illecito per un importo pari a circa 100.000 euro.

I soggetti responsabili sono stati immediatamente accompagnati presso gli Uffici della Guardia di finanza per la contestazione dell’illecito e il sequestro del prodotto. Il tempestivo intervento dei Finanzieri, in forza alla Stazione Navale di Palermo e al Gruppo di Termini Imerese, ha permesso che il prodotto ittico, di facile deterioramento, non andasse distrutto, bensì venisse devoluto in beneficenza a 10 associazioni diverse, a seguito della certificazione di idoneità al consumo da parte del veterinario dell’ASP di Palermo.

La cosiddetta “neonata” è alla base della catena alimentare dei mari, pertanto la pesca illegale di questa specie ittica rappresenta un vero e proprio danno ambientale che mette a rischio l’intero ecosistema marino.

L’attività di servizio si inserisce nel più ampio quadro del costante impegno del Corpo rivolto alla tutela del consumatore e della biodiversità marina, nonché al contrasto di ogni forma di illecito, compresa la commercializzazione dei prodotti derivanti dalla pesca di frodo

Napoli, Contrasto alla criminalità economica e finanziaria, tutela economica e sicurezza prodotti – Eseguite 9 misure cautelari personali

 

 

 

 

Napoli,

La Guardia di finanza, con l’impiego di 200 militari appartenenti a 30 Reparti del Corpo, ha dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di 9 misure cautelari personali e a un decreto di sequestro preventivo per un importo pari complessivamente a 7.947.540,28 euro, emessi dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Torre Annunziata su conforme richiesta di questa Procura della Repubblica, nei confronti di altrettanti soggetti indagati per il reato di associazione per delinquere (art. 416 c.p.), finalizzata alla commissione dei reati di adulterazione di fitofarmaci e di ricettazione di tali prodotti, nonché per i reati di adulterazione o contraffazione di fitofarmaci (art. 441 c.p.), di riciclaggio (art. 648 bis c.p.) e di autoriciclaggio (art. 648 ter. l c.p.).

I fitofarmaci sono prodotti fitosanitari (“antiparassitari”, “pesticidi”) utilizzati in agricoltura per l’eliminazione di organismi nocivi (insetti, acari, batteri, roditori) e di erbe infestanti, la cui immissione in commercio è soggetta ai dettami di specifiche direttive europee, che prevedono una doppia valutazione del rischio (sanitaria ed ambientale), posta in essere dagli Stati Membri mediante un “elenco positivo” di sostanze attive utilizzabili nei preparati.

L’attività investigativa trae origine dal sequestro di oltre 46mila litri di fitofarmaci adulterati e illegali – che, qualora immessi sul mercato, avrebbero fruttato 5 milioni di euro – effettuato dalla Guardia di Finanza nel 2023 in fase di accesso presso il domicilio del rappresentante legale della “Agro Val Service” s.r.l. con sede a Boscoreale (NA), esercente l’attività di “commercio al dettaglio di prodotti per l’agricoltura ed il giardinaggio”.

Dalle indagini, proseguite anche mediante intercettazioni telefoniche, oltre che con l’ausilio delle analisi tecniche dell’ICQRF sui campioni sequestrati, è emerso che l’amministratore della predetta società avrebbe importato dalla Cina e dalla Thailandia, per poi commercializzarli in concorso con alcuni intermediari/procacciatori di clienti, fitofarmaci vietati dalla normativa di settore, europea e nazionale, in assenza delle previste autorizzazioni amministrative sanitarie ed ambientali, in quanto adulterati e pericolosi per la salute pubblica.

Nello specifico i fitofarmaci, dopo essere stati introdotti nel territorio nazionale mediante false indicazioni nelle bollette doganali inerenti alla tipologia di prodotto in modo da eludere i controlli, venivano manipolati con altre molecole, creando miscele nocive per la salute umana ed estremamente vantaggiose per i clienti finali, in quanto diluibili con una percentuale di acqua doppia rispetto a quella necessaria per l’impiego di un fitofarmaco legale, permettendo quindi agli attuali indagati un illecito risparmio di spesa e,conseguentemente, un maggiore illecito profitto.

Nel corso delle indagini si è proceduto ad una pluralità di sequestri dei fitofarmaci adulterati, i quali, all’esito della consulenza tecnica disposta da questo Ufficio, sono risultati contenere sostanze altamente cancerogene, pericolose per la salute umana.

I proventi dell’attività illecita sono risultati reinvestiti dai principali indagati nell’acquisto di 3 immobili – un appartamento a Scafati (SA), una residenza estiva a Capaccio Paestum (SA) ed un b&b a Porto Cesareo (LE) – del valore complessivo di euro 381.050,48, anch’essi oggetto di sequestro preventivo, integrandosi a carico dei responsabili anche il reato di auto-riciclaggio.

All’esito delle indagini espletate il GIP del Tribunale di Torre Annunziata ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di un indagato, la misura coercitiva degli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico nei confronti di altri sette indagati e la misura coercitiva del divieto di dimora nella regione Campania per un indagato nonché ha disposto il sequestro preventivo della somma di 7.947.540,28 euro, comprensiva di denaro contante, disponibilità finanziarie, quote societarie, beni mobili ed immobili riconducibili agli indagati.

In esecuzione di un decreto di perquisizione emesso da questa Procura della Repubblica, sono in corso, altresì, con l’ausilio di tre unità cash dog, specializzate nella ricerca di denaro contante, 55 perquisizioni – nelle regioni Lazio, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia – anche nei confronti delle ditte degli acquirenti nonché degli intermediari/procacciatori di clienti dei fitofarmaci provenienti dalle due società riconducibili al dominus dell’associazione per delinquere (Agro Val Service s.r.l. e Romanus Agro s.r.l.), al fine di impedirne l’utilizzo nelle coltivazioni agricole con ulteriori danni per l’ambiente e per il consumatore finale.

Lotta al traffico di stupefacenti – Palermo – Arrestato produttore e grossista di crack

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Palermo,

I Finanzieri del Comando Provinciale di Palermo, nell’ambito dei controlli svolti nell’area metropolitana del capoluogo siciliano, per la prevenzione e la repressione dei traffici illeciti, hanno tratto in arresto un palermitano incensurato e sequestrato 1 kg e mezzo di cocaina, involucri sottovuoto, 500 dosi già confezionate di crack e 100 dosi di cocaina.

Nelle scorse settimane, i Baschi Verdi hanno intensificato l’attività di contrasto della diffusione del crack, la cosiddetta “droga dei poveri”, anche in considerazione del sempre più crescente e preoccupante fenomeno del consumo di quest’ultimo, soprattutto tra i giovanissimi.

L’attività così avviata ha consentito di individuare un soggetto che, sebbene incensurato, sembrava aver messo in piedi una fiorente attività di produzione e spaccio di sostanze stupefacenti all’interno della propria abitazione, sfruttando la strategica ubicazione della stessa perché sita in un vicolo stretto del quartiere Noce e, pertanto, di difficile monitoraggio.

Infatti, l’uomo, approfittando della favorevole posizione del proprio appartamento, all’interno del quale procedeva principalmente alla produzione del crack e al confezionamento di piccole dosi di cocaina, aveva trasformato il balcone della propria abitazione in una vera e propria “piazza di spaccio”.

In particolare, le dosi di crack e cocaina, dopo un breve contatto telefonico, venivano lanciate dal balcone ai vari clienti o pusher che lì sotto si posizionavano. Tale modalità consentiva al sospettato di evitare contatti diretti o incontri con gli acquirenti, garantendogli di ridurre al massimo il rischio di essere intercettato dalle forze dell’ordine durante le consegne.

Contestualizzato il modus operandi e appurato il consolidato e sistematico afflusso di clienti, i Baschi Verdi sono intervenuti prima seguendo e poi controllando un acquirente che si stava allontanando dal vicolo dopo aver raccolto una dose di crack sotto il balcone.

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Successivamente i militari, quando il sospettato spacciatore si accingeva a uscire dal proprio appartamento, decidevano di fermarlo e sottoporlo a controllo. Trovato in possesso di circa 1.000 euro, ritenuti verosimilmente provento dell’attività illecita, si è proceduto così a condurlo presso la propria abitazione per la successiva perquisizione.

L’esito della stessa ha confermato pienamente i sospetti sulla portata dell’attività illecita avviata dall’uomo tra le mura domestiche. Infatti, è stata individuata una vera e propria centrale di produzione e confezionamento di crack e dosi di cocaina, avvalorata dal ritrovamento in un armadio sito in camera da letto di alcuni panetti di cocaina e diversi contenitori in plastica con all’interno altri pezzi di cocaina parzialmente lavorati e pronti per essere trasformati in crack.

Sono state inoltre trovate circa 500 dosi di crack e 100 di cocaina già confezionate in palline di cellophane e chiuse con nastro isolante di diverso colore, bianco per il crack e nero per la cocaina, nonché diversi telefoni cellulari utilizzati per i contatti con i clienti e, a conferma dell’attività di produzione di crack, bilancini di precisione, materiale da confezionamento, cucchiaini e attrezzatura necessaria e utilizzata per la trasformazione della cocaina in crack.

La vendita della sostanza sequestrata avrebbe fruttato sul mercato al dettaglio introiti per oltre 100.000 euro.

Il responsabile è stato tratto in arresto, posto a disposizione dell’Autorità Giudiziaria e tradotto presso la Casa Circondariale Pagliarelli. La stessa A.G. ha convalidato il sequestro della sostanza stupefacente e del denaro contante rinvenuto.

Si tratta di uno dei più importanti sequestri di crack effettuati a Palermo e in tutta la Sicilia e soprattutto dell’individuazione di una vera e propria centrale di produzione. Come noto, infatti, il crack è una droga ricavata tramite processi chimici dalla cocaina e viene assunto inalando il fumo dopo aver surriscaldato i cristalli in pipe di vetro o ricavate da bottiglie di plastica o lattine. Trattandosi di un derivato della cocaina, il prezzo è molto più basso e per tale ragione a parità di effetti si sta particolarmente diffondendo tra i giovanissimi e tra coloro che hanno scarse possibilità economiche.

Infatti, secondo i dati della Direzione Centrale Servizi Antidroga (DCSA), i maggiori sequestri di crack si concentrano soprattutto nelle regioni del meridione e nelle aree urbane più povere.

L’importanza dell’odierno sequestro di 500 grammi di crack, il maggiore a livello locale e uno dei più significativi a livello nazionale, si evince dal fatto che, nonostante nel nostro Paese si verifichi un costante aumento di sequestri di crack – si è passati difatti dai 6 kg del 2019 ai 15 kg del 2023, ultimo dato disponibile sull’intero territorio nazionale – si tratta ad oggi non di tonnellate ma ancora di chilogrammi.

L’odierna attività ha confermato come lo spaccio di sostanze stupefacenti sia uno dei principali fattori che aumentano il degrado sociale nei quartieri più popolari della città, attirando un flusso costante di consumatori e generando tensioni tra i residenti.

Si evidenzia che il provvedimento cautelare in argomento è stato emesso sulla scorta degli elementi probatori acquisiti in fase di indagine preliminare; pertanto, in attesa di giudizio definitivo, sussiste la presunzione di innocenza.

 

Circonvenzione di incapace, ricettazione, auto-riciclaggio e falso in atto pubblico Napoli – Sequestro preventivo di beni per oltre 678 mila euro nei confronti di 7 indagati

 

Il reato di circonvenzione di incapace nel codice penale

Napoli,

Militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Torre Annunziata hanno dato esecuzione a un provvedimento di sequestro preventivo di 678.800 euro avente a oggetto disponibilità finanziarie e un immobile, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Torre Annunziata, su conforme richiesta di questa Procura della Repubblica, nei confronti di 7 persone, indagate, a vario titolo, per i reati di circonvenzione di persone incapaci, ricettazione e auto-riciclaggio e falso ideologico in atto pubblico.

La misura cautelare reale è stata emessa all’esito di complesse e articolate indagini condotte dai Finanzieri del Gruppo di Torre Annunziata che hanno permesso di accertare che la principale indagata avrebbe plagiato un’anziana signora 92enne residente a Gragnano (NA), affetta da un grave e severo deterioramento cognitivo riconosciuto da perizie mediche, allontanandola dai parenti, compiendo atti di disposizione sul suo patrimonio e qualificandosi indebitamente quale sua amministratrice di sostegno.

L’indagata, dopo aver conquistato la fiducia della vittima e averla inserita nel proprio stato di famiglia, ha cointestato a quest’ultima e a se stessa un conto corrente, che è stato svuotato, tra il 2018 ed il 2023, con ripetuti pagamenti in favore di persone amiche e parenti nonché per l’acquisto, nel 2020, di un immobile, costituto da un appartamento e relativo box auto, ubicato in S.Antonio Abate.

L’adozione del provvedimento di sequestro è finalizzata, oltre che a recuperare quanto indebitamente sottratto dagli indagati alla persona offesa, altresì a prevenire ulteriori conseguenze dannose per quest’ultima, dal momento che, poco tempo addietro, era stata falsamente attestata, da un notaio compiacente, la conformità di una procura generale a gestire il patrimonio in favore dell’artefice del disegno criminoso.

Oggetto della misura cautelare reale sono disponibilità finanziarie per 398.800 euro, di cui 45.000 euro rinvenuti in contanti durante le perquisizioni domiciliari, distratte in modo ingiustificato dal patrimonio della persona offesa, e l’immobile in questione, pagato 280.000 euro mediante il conto cointestato.

Fermati dalla Finanza due soggetti dell’area metropolitana di Bari per vendita illecita di stupefacenti. Sequestrati 610 chili di marijuana

 

Immagine del luogo

 

 

 

I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bari hanno eseguito nei giorni scorsi un decreto di sequestro preventivo di 610 chili di marijuana nei confronti di due soggetti dell’area metropolitana di Bari indagati per la vendita illecita di sostanze stupefacenti.

Il servizio trae origine da un’articolata attività investigativa della Compagnia di Monopoli, all’esito della quale è emersa la vendita illecita di cannabis con modalità e finalità in aperto contrasto con la normativa di settore.

In particolare, le Fiamme Gialle hanno accertato che la produzione di canapa sativa non era finalizzata all’inserimento in una filiera industriale destinata ad usi consentiti dalla legge di riferimento (L. n. 242/2016) – produzione di alimenti, cosmetici, materiale organico o semilavorati artigianali – ma, al contrario, era ceduta a soggetti privati previo minuzioso confezionamento in bustine di plastica contenenti poche quantità di prodotto.

Non solo, la vendita avveniva anche tramite un sito web gestito direttamente dai coltivatori e sul quale era sponsorizzata la commercializzazione di confezioni di diversa qualità di cannabis in quantitativi dai 3 ai 100 grammi. L’acquisto poteva essere effettuato con le note modalità di e-commerce di inserimento nel carrello, pagamento e spedizione all’indirizzo richiesto.

L’attività illecita, ancorché avvenuta dietro lo schermo di un’attività economica, si è tradotta nella vendita al dettaglio di una sostanza di cui è stata anche provata la capacità drogante in concreto.

L’azione di servizio testimonia l’impegno profuso dalle Fiamme Gialle baresi, in sinergia con la locale Procura della Repubblica, a presidio della sicurezza del Paese, con particolare riferimento al contrasto delle condotte delittuose che hanno un particolare riverbero negativo sulla collettività. La promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa non consente, di certo, che si possa raggirare il dettame normativo attraverso una vendita di fatto condotta “al dettaglio”.

Si precisa che il procedimento penale pende nella fase delle indagini preliminari e, pertanto, le ipotesi di accusa dovranno essere valutate ed eventualmente trovare conferma nella fase processuale con il contributo della difesa, dovendosi presumere l’innocenza degli indagati sino alla irrevocabilità della eventuale sentenza di condanna.

La diffusione del presente comunicato stampa è stata autorizzata dalla Procura della Repubblica di Bari in ottemperanza alle disposizioni del D.lgs. n. 188/2021, ritenendo sussistente l’interesse pubblico all’informazione con riguardo alla tutela a tutela della sicurezza e della salute pubblica, soprattutto delle nuove generazioni.