Game Over”: arresti su richiesta della Procura della Repubblica di truffatori che colpivano gli anziani indotti a consegnare denaro e gioielli

 

Foto gratuito triste uomo anziano a casa

 

Reggio Calabria,
I Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, con il supporto di militari dei Comandi Provinciali di Genova e Caserta, hanno inferto un duro colpo a una banda criminale specializzata nelle truffe ai danni di persone anziane.
L’operazione, denominata “Game Over”, ha portato all’arresto di tre persone – un uomo di 40 anni e i suoi due figli 20enni, tutti residenti nel casertano. I sospettati sono stati fermati in località diverse, tra Genova e Castel Volturno, grazie a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. di Locri, su richiesta della locale Procura della Repubblica diretta dal dott. Giuseppe Casciaro.
La banda, ben organizzata, agiva sfruttando la vulnerabilità delle persone anziane di età compresa tra i 75 e 81 anni, attraverso la cosiddetta “truffa del Carabiniere”, un raggiro crudele e spietato. Il piano prevedeva una telefonata, in cui un falso Carabiniere o Avvocato comunicava alla vittima una falsa emergenza, sostenendo che un loro familiare fosse stato coinvolto in un grave incidente stradale e fosse in stato di fermo. Per evitare l’arresto del congiunto, le vittime venivano indotte a consegnare ingenti somme di denaro o gioielli. Successivamente, un complice si presentava a casa della vittima per raccogliere il bottino, sfruttando lo stato di ansia e confusione generato dalla finta emergenza.
Le indagini condotte dai Carabinieri della Stazione di Bovalino (RC), con estrema cura e meticolosità, hanno messo in luce un modus operandi ben strutturato e organizzato. Per identificare i responsabili delle condotte illecite, i militari dell’Arma hanno condotto un’attività meticolosa e tempestiva, focalizzata sull’analisi e l’incrocio di diversi dati.
Questo lavoro ha incluso l’esame delle immagini delle telecamere di videosorveglianza, sia pubbliche che private, l’acquisizione e l’analisi dei tracciati GPS delle auto a noleggio utilizzate dai sospettati, e lo studio dei tabulati di traffico telefonico dei loro cellulari. Ogni movimento dei sospettati è stato monitorato con precisione, permettendo di tracciare il percorso dei tre soggetti durante i loro spostamenti  dalla città di residenza fino ai luoghi di commissioni delle truffe.
 I militari dell’Arma sono riusciti a risalire ai numeri di telefono con cui venivano contattate le vittime, scoprendo che i cellulari utilizzati erano intestati a persone straniere, un dettaglio che la banda sfruttava per complicare le indagini e depistare eventuali controlli. I telefoni venivano spesso sostituiti per evitare di lasciare tracce, ma questo stratagemma non è riuscito a eludere le indagini dei Carabinieri. Le truffe messe in atto tra gennaio e giugno 2024 seguivano uno schema simile: dopo la telefonata che gettava nel panico la vittima, i malviventi, coordinati tra loro, agivano con rapidità e precisione.
Grazie al monitoraggio al lavoro certosino dei militari dell’Arma è stato possibile collegare i vari episodi criminosi, evidenziando un sistema ben rodato, che ripeteva lo stesso schema con poche variazioni, ma con incredibile efficacia. Le indagini hanno accertato che la banda nel periodo delle indagini ha sottratto alle vittime circa 70 mila euro, tra contanti e gioielli di valore. Tuttavia, grazie all’immediato intervento dei Carabinieri, una parte significativa della refurtiva è stata recuperata e restituita ai legittimi proprietari. Il coordinamento tra diversi reparti territoriali dei Carabinieri ha inoltre permesso di seguire i movimenti della banda da una regione all’altra, fino a catturare i membri tra Genova e Castel Volturno, grazie all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. di Locri, su richiesta della Procura della Repubblica.

Fondamentale per il successo dell’operazione è stata la collaborazione delle vittime. Nonostante il forte shock subito, molti anziani hanno trovato il coraggio di denunciare i fatti, fornendo preziosi dettagli che hanno facilitato le indagini. La loro testimonianza ha permesso ai Carabinieri di ricostruire i movimenti della banda e di agire tempestivamente per fermare i colpevoli.
Al momento, il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari. Come stabilito dalla legge, gli arrestati sono da considerarsi innocenti fino a una eventuale condanna definitiva.

Catania, per motivi di eredità litigio fra parenti: accoltellato con quattro fendenti all’addome ,ora in pericolo di vita, due arresti a Catania e braccialetto elettronico

 

 

squadra mobile catania

 

Catania, 

Uno lo teneva bloccato da dietro mentre l’altro lo accoltellava con almeno quattro fendenti al termine di un litigio iniziato verbalmente per futili motivi, legati a screzi tra parenti per questioni ereditarie.

Per questo due uomini sono stati arrestati dai poliziotti della Squadra mobile di Catania al termine dell’indagine delegata dalla Procura distrettuale della Repubblica subito dopo la segnalazione dei sanitari del pronto soccorso dell’ospedale Cannizzaro.

Era il 12 ottobre 2021 e la segnalazione era stata effettuata perché un uomo, che si era presentato con ferite di arma da taglio all’addome e a una gamba, era ricoverato in pericolo di vita.

Nonostante la reticenza dei presenti ai fatti, avvenuti all’interno dell’abitazione della vittima, nel rione Picanello, gli investigatori sono riusciti a ricostruire la dinamica dei fatti, anche con l’aiuto degli specialisti del Gabinetto regionale di Polizia scientifica Sicilia orientale, e le effettive cause.

In considerazione degli elementi raccolti con l’indagine, il Giudice per le indagini preliminari, su richiesta del Pubblico ministero, ha disposto la misura della custodia cautelare in carcere e quella degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico nei confronti dei due indagati.

Messina: traffico di droga e spaccio, 9 arresti e 60 poliziotti impegnati nell’operazione

 

 

 

 

Messina,

Operazione antidroga a Messina con oltre 60 poliziotti impegnati nell’esecuzione, questa mattina, di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal tribunale nei confronti dei componenti di due organizzazioni criminali specializzati nel traffico di droga.

L’operazione, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina, si è conclusa con l’arresto di nove persone accusate di detenzione, spaccio di sostanze stupefacenti e associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico.

Le indagini dei poliziotti del commissariato di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), svolte in collaborazione con quelli della Squadra mobile messinese e del commissariato di Milazzo, hanno consentito di ricostruire le dinamiche dell’attività criminale e svelato anche un aspetto particolarmente allarmante.

In particolare, gli investigatori della Polizia di Stato sono riusciti a scoprire un complesso sistema di spaccio che coinvolgeva anche la casa circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto. La droga era nascosta all’interno di pietanze consegnate a un detenuto con la complicità della moglie.

La donna, avvalendosi di un cellulare in uso all’uomo, introdotto clandestinamente in carcere, avrebbe eseguito puntualmente le direttive del marito, occupandosi della vendita al dettaglio della droga e della contabilità dell’attività illecita.
Un ruolo chiave sarebbe stato svolto da ignari corrieri, utilizzati per introdurre la droga in carcere occultata all’interno di pietanze.

Contestualmente gli investigatori hanno scoperto l’esistenza di un’altra organizzazione ben strutturata e operante principalmente a Milazzo e nei comuni limitrofi.

Le indagini, svolte con intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno documentato numerosi episodi di acquisto all’ingrosso di stupefacente che, trasportato da Messina verso la riviera tirrenica, veniva poi distribuito tra i pusher del gruppo per lo spaccio al dettaglio.

Rilevanti sono ritenuti i profitti economici che entrambe le organizzazioni criminali hanno maturato nel tempo e che sarebbero stati spesso impiegati per l’acquisto di gioielli o abiti di grandi firme o comunque per consentire agli appartenenti di mantenere uno stile di vita ampiamente superiore alle loro disponibilità economiche dichiarate.

Nel corso dell’operazione di oggi, a cui hanno partecipato i poliziotti delle volanti, della scientifica della questura di Messina, quelli del Reparto prevenzione crimine Sicilia Orientale e squadre cinofile antidroga della questura di Reggio Calabria, sono state effettuate diverse perquisizioni domiciliari.

Roma: sequestrate 350 dosi di “droga degli zombie”

 

 

Roma: sequestrate 350 dosi della “droga degli zombie”

di  Alessio Evangelista

Sequestrate 350 dosi di fentanyl, conosciuta come la “droga degli zombie”, nel corso di una vasta operazione di controlli straordinari alla stazione Termini di Roma e nelle zone limitrofe, due persone sono state arrestate. L’operazione è stata portata a termine dai poliziotti della questura di Roma, da quelli del    Reparto  prevenzione crimine  Lazio e della  sez Polizia ferroviari di Roma.

Il fentanyl è una droga sintetica a cui è attribuita una potenzialità superiore 50 volte alla cocaina, è conosciuta anche come la “droga degli zombie”.

L’attività di prevenzione è in linea con le recenti direttive del ministero dell’Interno e, aggiungendosi a quella che quotidianamente viene svolta nella nell’area vicino alla stazione ferroviaria, ha come obiettivo principale l’innalzamento della percezione di sicurezza per le migliaia di turisti e cittadini che ogni giorno transitano da lì.

I poliziotti hanno posto l’attenzione in particolare sul controllo di eventuali persone irregolari sul territorio nazionale, contrasto al commercio abusivo, ispezione di esercizi commerciali e strutture ricettive, fino alla prevenzione e repressione dei reati predatori e quelli legati allo spaccio di stupefacenti.

Roma: sequestrate 350 dosi della “droga degli zombie”

 

Nel corso dell’attività, inoltre, sono state identificate in totale 524 persone, controllati 108 veicoli e rilevate 5 violazioni del Codice della strada. Tra i sei esercizi commerciali controllati, uno è stato sanzionato per aver venduto alcolici oltre le 22.00, violando l’ordinanza comunale.  (Comunicato Stampa)..

 

Rapine: aggressione domestica ad un pensionato, due arresti in Sicilia

 

Noir movie character

 

 Ragusa – Scicli 

Nella serata di lunedì i militari della Tenenza di Scicli, fattivamente coadiuvati nei giorni scorsi dai colleghi della Stazione di San Nicola di Marsala (TP), hanno tratto in arresto, al fine di dare esecuzione ad un ordine di custodia cautelare, emesso dal Tribunale di Ragusa, a seguito della richiesta della Procura della Repubblica Iblea, un 27enne ed una 34enne, entrambi pregiudicati e originari della città barocca.

I fatti per cui si è reso necessario il regime restrittivo risalgono all’aprile scorso, quando i due si sono resi autori di una rapina aggravata ai danni di un anziano che, uscito di casa per depositare un sacco di rifiuti all’esterno della propria abitazione, si è visto avvicinare dai due malfattori che spintonandolo e aggredendolo con violenza gli hanno sottratto la somma di 45 euro custodita nel portafoglio.

I responsabili, a seguito della rapina commessa, si sono dati alla fuga per le strade del centro cittadino, facendo perdere le loro tracce. Le attività di indagine sono partite nell’immediato, avendo come motore pulsante delle investigazioni i sistemi di videosorveglianza che insistono sull’area di interesse. La conseguente acquisizione e il relativo riconoscimento dei responsabili ha consentito agli operanti di fornire all’Autorità Giudiziaria un quadro indiziario che non ha lasciato dubbi su chi fossero i protagonisti del gesto delittuoso. Pertanto, nei giorni scorsi, con la collaborazione dei militari  del luogo in cui si trova domiciliata attualmente la donna per essere sottoposta alle cure di una struttura terapeutica, sono state eseguite le misure cautelari disposte dal Gip di Ragusa, motivo per cui la donna è stata posta agli arresti domiciliari e l’uomo in carcere.

La conclusione positiva delle indagini è stata possibile grazie alla tempestività con la quale i militari dell’Arma hanno avviato le loro investigazioni e che ha consentito di accertare in modo inconfutabile la responsabilità dei due malviventi.

Operazione antimafia a Catania, oltre cento Carabinieri impegnati nell’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare

 

Cosa Nostra in difficoltà  sgominata  un’’articolazione mafiosa della famiglia “Santapaola Ercolano” attiva nel quartiere “Villaggio Sant’Agata” a Catania. Oltre 100 carabinieri del Comando provinciale di Catania sono stati impegnati nelle province del capoluogo etneo e ad Agrigento per eseguire un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip nei confronti di 13 indagati accusati a vario titolo di associazione mafiosa e traffico di stupefacenti, soprattutto di cocaina.

Il comando ai vecchi o alle giovani leve criminali?

Le investigazioni pongono in luce  il conflitto generazionale tra la “vecchia mafia” dei “grandi”, capace di dirigere il gruppo criminale nonostante in carcere da svariati anni, e quella “giovane”, irruente ed esibizionista, anche sui social. Una spregiudicatezza che sarebbe potuta sfociare in un omicidio, impedito dall’immediato intervento della magistratura etnea e dei Carabinieri di Catania, che lo scorso dicembre hanno bloccato l’ala armata del sodalizio, fermando nove persone che stavano progettando l’eliminazione di un esponente del clan rivale dei “Cappello-Bonaccorsi”.

 Durante l’attività investigativa, durata circa 18 mesi, i Carabinieri hanno sequestrato cinque fucili da caccia, di cui tre con le canne mozzate, una mitragliatrice cecoslovacca, due pistole e oltre 350 munizioni di vario calibro, oltre a un chilo di cocaina, sei chili di hashish, un giubbotto antiproiettile e un lampeggiante blu per auto.

Mafia, spaccio di droga ed estorsioni,usura e tanti altri reati penali, 25 indagati nel clan Ercolano-Santapaola, Cosa nostra etnea

 

Un’ordinanza di custodia cautelare è stata notificata dalla Polizia di Catania nei confronti di 25 persone indagate nell’ambito dell’inchiesta Ombra della Dda di Catania contro appartenenti della frangia degli Ercolano che con la cosca Santapaola compongono la famiglia di Cosa nostra etnea.

Tra i destinatari anche esponenti di vertice del clan, compreso il nuovo reggente di Cosa nostra di Catania. Il provvedimento ipotizza a vario titolo i reati di associazione mafiosa, estorsioni, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, porto e detenzione illecita di armi da sparo, usura, lesioni personali aggravate dall’uso di armi da sparo. Il provvedimento del Gip, emesso su richiesta della Direzione distrettuale antimafia della Procura distrettuale etnea, è eseguito da personale dello Servizio centrale operativo e della Squadra mobile della Questura di Catania con il coordinamento della Direzione centrale Anticrimine della Polizia. Particolari sull’operazione Ombra saranno resi noti durante un incontro con la stampa  nella sala riunione della Questura di Catania.

Camorra Napoli: figlia contesa. Imposizioni intimidatorie e cortei armati del clan De Martino per scortare i nonni paterni durante gli incontri con la piccola. 9 misure cautelari

A Napoli la guerra di camorra è ricominciata. Lo Stato intervenga

Archivi-Sud Libertà

 – Napoli,

Per delega del Procuratore Distrettuale di Napoli, si comunica che i Carabinieri della Compagnia di Torre del Greco hanno eseguito un’ ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 9 persone gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di atti persecutori, lesioni personali e di detenzione e porto in luogo pubblico di armi, delitti aggravati dal metodo mafioso per aver fatto ricorso alla capacità d’intimidazione dell’associazione di tipo camorristico denominata clan “De Martino”, storicamente operante nell’area orientale di Napoli e, in particolare, nel quartiere Ponticelli.
All’esito delle indagini svolte dai Carabinieri della Tenenza di Cercola, è emerso che gli indagati hanno fatto ricorso ad imposizioni, progressivamente divenute più intimidatorie e prevaricatrici, affinché venisse loro garantito l’affidamento, in totale assenza di alcuna regolamentazione giudiziaria, di una bambina nata dalla relazione di una donna con il rampollo – detenuto – di una famiglia storicamente al vertice di una delle fazioni camorristiche che si contendono l’egemonia criminale nella zona del quartiere napoletano Ponticelli.
Le investigazioni hanno consentito, inoltre, di documentare l’esecuzione di veri e propri cortei armati degli affiliati al gruppo camorristico in questione per scortare i nonni paterni  in occasione dei quotidiani prelievi e delle riconsegne della bambina.

Gli arrestati sono stati associati presso la Casa Circondariale di Napoli-Secondigliano nonché presso la Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere.

Il provvedimento eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunte innocenti fino a sentenza definitiva.

Messina, un’operazione internazionale di Narcotraffico conduce in carcere oltre 110 persone con Ordinanza del GIP del Tribunale di Messina

Foto close-up di un uomo depresso sdraiato vicino alle medicine sul pavimento

Archivi -Sud Libertà

 Messina – Territorio Nazionale e Spagna,

I Carabinieri del Comando Provinciale di Messina hanno dato esecuzione, in Sicilia, Calabria, in altre località del territorio nazionale e in Spagna, a ordinanze di custodia cautelare nei confronti di oltre 110 persone (85 destinatarie della custodia cautelare in carcere e 27 agli arresti domiciliari), di cui 4 a cura della Polizia Penitenziaria, emesse dal GIP del Tribunale di Messina, su richiesta della Procura della Repubblica. Tra i destinatari delle misure cautelari, 16 sono già detenuti in carcere.
L’esecuzione dei provvedimenti restrittivi si pone a valle di tre distinte indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina, a partire dal gennaio 2021 all’attualità; delle quali, una eseguita dai CC della Compagnia di Messina Sud, le altre due dalla Compagnia CC di Barcellona Pozzo di Gotto. Le articolate e complesse investigazioni hanno disvelato l’esistenza e la operatività di diverse organizzazioni criminali della città di Messina e del barcellonese, attive nel narcotraffico, con collegamenti con strutture criminali calabresi e soggetti attivi anche in Campania, Lombardia e all’estero.

Nell’ambito delle tre attività investigative, sono stati, infatti, documentati diversi, stabili, canali di approvvigionamento della droga, con la Calabria, per la cocaina; con alcuni soggetti attivi nelle province di Napoli e Milano, nonché con la Spagna, per l’hashish; e con soggetti attivi nei Paesi Bassi, con riferimento allo spice, cannabinoide sintetico con effetto psicotropo estremamente dannoso per la salute. Le indagini articolate e complesse, si sono strutturate, utilizzando i tradizionali strumenti delle intercettazioni, telefoniche e ambientali;; delle dichiarazioni di soggetti che hanno avviato la collaborazione con l’autorità giudiziaria. Gli elementi raccolti, dunque, hanno disvelato l’organigramma di 4 tra le principali organizzazioni criminali operanti, dal 2020, nel traffico di stupefacenti e nella gestione di piazze di spaccio nei quartieri messinesi di Giostra, S a n t a Lucia Sopra Contesse, Villaggio CEP e Villaggio Aldisio, nonché nelle zone di Barcellona P.G. e di Milazzo.

In particolare, l’indagine delegata alla Compagnia Carabinieri di Messina Sud ha riguardato l’esecuzione di misure cautelari in carcere e agli arresti domiciliari a carico di 49 persone, gravemente indiziate -a vario titolo- per i delitti di “associazione finalizzata al narco traffico”, “detenzione, coltivazione, cessione e traffico di sostanze stupefacenti”, “autoriciclaggio” e “porto e detenzione di armi clandestine”. Sono stati delineati i ruoli e gli assetti di un gruppo criminale, ritenuto fra i più attivi nel narcotraffico nell’area peloritana, con significativi rapporti con organizzazioni criminali di altre regioni, riorganizzatosi e riaffermatosi sul territorio .

Il sodalizio, con base operativa nel quartiere popolare messinese “Giostra” e con la disponibilità di armi, avrebbe smerciato, nel tempo, ingenti quantitativi di stupefacente, rifornendo plurime piazze di spaccio nei diversi quartieri nelle aree a Nord e a Sud del capoluogo e delle zone nebroidea e tirrenica della provincia, particolare a Tortorici. Lo stupefacente sarebbe stato stoccato e custodito nelle abitazioni di alcuni sodali, strategicamente protette da impianti di videosorveglianza, inferriate e porte blindate, volti a ritardare i tempi di accesso delle Forze di Polizia durante le perquisizioni e consentire, nel frattempo, l’occultamento della droga e delle armi, realizzando veri e propri “fortini” di difficile, se non impossibile, accesso. Infatti, nel corso delle indagini sull’articolazione operante in Messina, nel g e n n a i o 2021, abbiamo registrato il ferimento di un carabiniere, che, nel tentativo di entrare in una abitazione da perquisire, rimaneva ferito al piede, per effetto della improvvisa e volontaria chiusura, contro di lui, di una porta blindata a protezione dell’appartamento.

L’organizzazione, anche attraverso la considerevole disponibilità economica acquisita e le sperimentate capacità criminali, si sarebbe accreditata sul mercato illecito della droga, potendo contare su numerosi canali di approvvigionamento, individuati nelle aree di San Luca e Rosarno (RC), nonché in soggetti operanti nel napoletano e a Milano; ovvero, ancora, avvalendosi, in caso di difficoltà, di altri gruppi messinesi attivi nello spaccio degli stupefacenti. Sulla base di quanto emerso dalle indagini, il sodalizio avrebbe reimpiegato parte dei consistenti profitti del narcotraffico -che si stima essere pari a ca. €500.000 mensili, confluenti in una cassa comune- in un’attività commerciale nel settore dell’abbigliamento di Messina, destinando un’altra parte alle famiglie dei sodali detenuti.

Dall’indagine è emersa anche una seconda consorteria criminale, che si riforniva di stupefacente dal sodalizio principale, qualificandosi quale gruppo acquirente privilegiato, per, poi, metterlo in vendita nel quartiere popolare denominato “Villaggio Aldisio”. Sul versante barcellonese, delle due attività di indagine, la prima è culminata nell’arresto di 28 persone, delle quali 24 a cura della Compagnia CC di Barcellona P.G.; le restanti 4 a cura della Polizia Penitenziaria del Provveditorato di Palermo dell’Amministrazione penitenziaria; in particolare, 23 destinatarie della custodia cautelare in carcere e 5 agli arresti domiciliari, gravemente indiziate -a vario titolo- dei delitti di “associazione finalizzata al narco traffico”, “detenzione, cessione e traffico di sostanze stupefacenti”, “associazione per delinquere finalizzata all’indebita introduzione di telefoni cellulari in istituti penitenziari”, “porto abusivo di armi” e “trasferimento fraudolento di valori”.

Le attività investigative hanno consentito di ricostruire le componenti soggettive ed oggettive di un’organizzazione criminale, attiva a Barcellona P.G. nel narco traffico di ingenti quantitativi di cocaina, marijuana e hashish. Gli indagati avrebbero posto in essere un’intensa attività di spaccio, in modo sistematico, attraverso un’organizzazione criminale strutturata; con la disponibilità di armi; composta, tra vertici e affiliati, anche da soggetti legati da vincoli di parentela, che avrebbe distribuito la droga in favore di una rete di spacciatori nel territorio di Barcellona e nei paesi limitrofi, cedendola anche ad altri narcotrafficanti della provincia di Catania.

La droga, in particolare l’hashish, sarebbe stata, in parte, approvvigionata dalla Spagna, tramite un sodale ivi dimorante e poi occultata nelle abitazioni di altri affiliati alla consorteria, che utilizzava un’autoconcessionaria di Barcellona P.G., fittiziamente intestata ad alcuni indagati, sebbene riconducibile a uno dei capi del sodalizio, quale base operativa del narcotraffico nonché quale attività commerciale ove indirizzare parte dei proventi dell’illecita attività di spaccio. Dagli accertamenti svolti dai militari dell’Arma, insieme al Nucleo Investigativo Regionale della Polizia Penitenziaria, è emerso che, al fine di incrementare i propri introiti, il sodalizio criminale avrebbe, addirittura, introdotto la droga nel carcere di Barcellona P.G., dove uno dei promotori, lì detenuto, dirigeva e coordinava la distribuzione delle dosi e telefoni cellulari, anch’essi illecitamente introdotti, ad altri reclusi. L’attività investigativa ha altresì consentito di raccogliere indizi circa l’esistenza di un ulteriore gruppo criminale, collegato al primo sodalizio, finalizzato all’illecita introduzione nel carcere di Barcellona P.G. di telefoni cellulari, composto da detenuti e da una donna la quale, dall’esterno dell’istituto, avrebbe introdotto i dispositivi occultati all’interno di pacchi destinati ai detenuti.

Tra i destinatari della misura cautelare in carcere figurano un Agente della Polizia Penitenziaria e un infermiere dell’ASP (Azienda Sanitaria Provinciale) di Messina, all’epoca entrambi in servizio presso la citata Casa Circondariale. Il primo avrebbe coadiuvato uno dei capi della consorteria – consegnandogli stupefacente, poi, distribuito nel carcere; il secondo avrebbe introdotto la droga nel carcere, ceduta poi ad alcuni reclusi.

Contestualmente, all’esecuzione delle misure cautelari, i militari dell’Arma hanno anche eseguito il sequestro preventivo del capitale sociale e del compendio aziendale di 5 società, compresa una concessionaria di autovetture, ubicate a Barcellona P.G., Milazzo e in Spagna, nonché di 7 beni immobili (fabbricati e terreni), autovetture, polizze assicurative e conti correnti, tra cui uno relativo a un istituto di credito spagnolo, intestati o nella disponibilità degli indagati, del valore complessivo di 4 milioni di euro. Sempre sul versante barcellonese, il secondo segmento dell’indagine fa, oggi, registrare l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 35 persone, delle quali 20 destinatarie della misura in carcere e 15 agli arresti domiciliari, di cui 10 già detenute; allo stato, gravemente indiziate a vario titolo- di “associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti”, “detenzione, cessione e traffico di sostanze stupefacenti”, “estorsione”, “detenzione e porto abusivo di armi”, nonchè “indebita introduzione di telefoni cellulari in istituti penitenziari”.

L’attività investigativa ha permesso di ricostruire le coordinate di riferimento di un’organizzazione criminale, con basi operative a Barcellona P.G e Milazzo (ME), dedita al traffico di ingenti quantitativi della droga sintetica denominata spice, nonché di cocaina e marijuana. In particolare, il gruppo criminale avrebbe importato lo spice dal mercato olandese in considerevoli quantitativi, tramite siti web riguardanti, apparentemente, il commercio di prodotti leciti- per il successivo smercio, per un volume d’affari di circa 50.000 euro al mese. Sono emerse anche le forti pressioni, esercitate dagli affiliati nei confronti di alcuni spacciatori, loro acquirenti, per costringerli ad onorare i debiti di droga assunti nei confronti della consorteria.

Dagli accertamenti condotti, anche questa organizzazione criminale avrebbe avuto la disponibilità di armi e la sua forza criminale sarebbe emersa dalla circostanza di essere in grado di operare nel narcotraffico, senza subire interferenze da parte di sodalizi concorrenti del territorio di Barcellona P.G. Pur essendo 3 distinte indagini, sono emersi elementi di collegamento tra i territori coinvolti, come documentato per il traffico di spice, che dal gruppo di Barcellona P.G., oltre a pusher della zona, veniva smerciato in favore di spacciatori messinesi, raggiunti dall’odierno provvedimento, che provvedevano a distribuire la sostanza ai consumatori del capoluogo.

Quanto sopra, – informa il Comando – ai fini dell’esercizio del diritto di cronaca, costituzionalmente garantito e nel rispetto dei diritti degli indagati, che, in considerazione dell’attuale fase delle indagini preliminari, sono da presumersi innocenti fino alla sentenza irrevocabile che ne accerti le responsabilità e con la precisazione che il giudizio, che si svolgerà in contraddittorio con le parti e le difese davanti al giudice terzo ed imparziale, potrà concludersi anche con la prova dell’assenza di ogni forma di responsabilità in capo agli stessi indagati e restituzione dei beni sequestrati.

Catania,aggredivano le persone all’interno dei locali pubblici per futili motivi. Arrestati sei ragazzi,uno minorenne

 

Catania,

Prendevano di mira le persone all’interno dei locali pubblici, aggredendole per futili motivi. I poliziotti della Questura di Catania al termine di un’indagine nei confronti dei componenti di una banda giovanile hanno arrestato sei ragazzi, di cui uno minorenne, per lesioni aggravate in concorso.

Le vittime sono state aggredite mentre si trovavano all’interno di discoteche del centro storico cittadino.

Attraverso le telecamere di videosorveglianza e delle testimonianze di persone presenti, gli investigatori della Squadra mobile sono riusciti a ricostruire la dinamica delle violenze di due episodi.

La prima vicenda documentata risale a febbraio scorso quando una giovane donna è stata molestata mentre ballava con il suo ragazzo. Quattro persone intervenute a difesa della ragazza sono state malmenate dagli indagati con i loro caschi.

Il secondo episodio si è verificato il mese successivo all’interno di un’altra discoteca ai danni di uno studente universitario fuori sede che è stato aggredito, senza alcun motivo, con schiaffi e pugni da un ragazzo spalleggiato da un gruppo di venti persone.

Il giovane ha riportato un trauma cranico e tutta la sequenza dell’aggressione è stata registrata dalle telecamere del locale e da quelle di alcuni telefonini, finendo per essere rilanciata anche sui social network.

Il Questore di Catania, valutata la pericolosità sociale di tutti gli indagati, ha disposto altrettanti Daspo della durata di tre anni, vietandogli l’ingresso nelle discoteche e nei locali notturni della provincia.