Camorra Napoli: figlia contesa. Imposizioni intimidatorie e cortei armati del clan De Martino per scortare i nonni paterni durante gli incontri con la piccola. 9 misure cautelari

A Napoli la guerra di camorra è ricominciata. Lo Stato intervenga

Archivi-Sud Libertà

 – Napoli,

Per delega del Procuratore Distrettuale di Napoli, si comunica che i Carabinieri della Compagnia di Torre del Greco hanno eseguito un’ ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 9 persone gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di atti persecutori, lesioni personali e di detenzione e porto in luogo pubblico di armi, delitti aggravati dal metodo mafioso per aver fatto ricorso alla capacità d’intimidazione dell’associazione di tipo camorristico denominata clan “De Martino”, storicamente operante nell’area orientale di Napoli e, in particolare, nel quartiere Ponticelli.
All’esito delle indagini svolte dai Carabinieri della Tenenza di Cercola, è emerso che gli indagati hanno fatto ricorso ad imposizioni, progressivamente divenute più intimidatorie e prevaricatrici, affinché venisse loro garantito l’affidamento, in totale assenza di alcuna regolamentazione giudiziaria, di una bambina nata dalla relazione di una donna con il rampollo – detenuto – di una famiglia storicamente al vertice di una delle fazioni camorristiche che si contendono l’egemonia criminale nella zona del quartiere napoletano Ponticelli.
Le investigazioni hanno consentito, inoltre, di documentare l’esecuzione di veri e propri cortei armati degli affiliati al gruppo camorristico in questione per scortare i nonni paterni  in occasione dei quotidiani prelievi e delle riconsegne della bambina.

Gli arrestati sono stati associati presso la Casa Circondariale di Napoli-Secondigliano nonché presso la Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere.

Il provvedimento eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunte innocenti fino a sentenza definitiva.

Richiesta di ergastolo per i genitori assassini di Saman

 

Saman Abbas (Fotogramma)

Il processo per la morte della 18enne di origine pakistana, uccisa a Novellara la notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021

 

Ergastolo per i genitori di Saman, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen. Trent’anni per lo zio Danish Hasnain e i cugini Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz.

Queste le richieste di condanna della Procura di Reggio Emilia per gli imputati nel processo sulla morte della 18enne di origine pakistana uccisa a Novellara la notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021. Martedì toccherà alle parti civili parlare.

Siamo arrivati al rush finale – afferma l’avvocato Barbara Iannuccelli, che nel processo rappresenta il fidanzato della vittima -. Siamo tutti molto emozionati, non pensavamo di arrivare alla fine, quasi non mi sembra vero che arriva il momento della giustizia per Saman. Il Procuratore si è soffermato sulla figura della madre come una donna dalla lucida malvagità senza uguali e Saman mossa da un istinto verso la libertà che non trova pace”.

 

Palermo, 14enne accoltellato da compagno scuola: polmone bucato ma non è “in pericolo di vita”-Forse bullismo

La vittima ha riportato diverse ferite da taglio a mani, braccia e torace. Uno dei colpi gli ha bucato un polmone

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Il ragazzino nonostante le ferite, si apprende , non è in pericolo di vita. Resterà in osservazione,-affermano i sanitari -all’ospedale Civico, ma parla e cammina. Le forze dell’ordine stanno cercando di ricostruire quanto accaduto. Il ragazzino, che è arrivato in ospedale accompagnato dal nonno, avrebbe raccontato di essere stato colpito da un compagno che sembra abbia solo 11 anni. Ancora da chiarire se l’aggressione sia avvenuta all’interno o vicino all’Istituto Quasimodo.

L’aggressione sarebbe avvenuta nei pressi della scuola frequentata dai due, la Quasimodo, a pochi passi dall’ospedale Civico. Al Pronto Soccorso dell’ospedale la vittima è arrivata accompagnato dal nonno e da alcuni parenti e qui ha raccontato la sua versione di quanto accaduto. L’equipe del primario Massimo Geraci lo ha curato e stabilizzato e ora il quattordicenne è ricoverato in osservazione ma non è in pericolo di vita. “Sta bene, parla e cammina”, fanno sapere dall’ospedale. Le indagini sono condotte dai carabinieri e coordinate dal Procuratore dei minori Claudia Caramanna.

Mafia ad Adrano, sequestrati beni ai boss. Il supercapo, Alfio Santangelo, dava ordini dietro le sbarre

 

Alcune ville, 5 beni mobili registrati, un’impresa individuale e due società per un valore complessivo di 1,3 mln di euro. 

Mafia ad Adrano, sequestrati beniriconducibili ai Santangelo-Taccuni

CATANIA –

Beni per 1,3 milioni di euro ritenuti riconducibili a sei appartenenti alla cosca Santangelo-Taccuni di Adrano, affiliata alla “famiglia” Santapaola-Ercolano di Cosa nostra, sono stati posti sotto sequestro dall’Autorità Giudiziaria.. Il provvedimento è stato emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Catania su richiesta congiunta del procuratore Carmelo Zuccaro e del questore Mario Della Cioppa. Spaccio di droga ed estorsioni i settori in cui erano già da tempo specialisti gli appartenenti al Clan.

 Alfio Santangelo, di 66 anni, detenuto, indicato come il capo dell’omonimo clan mafioso, è il principale destinatario dei provvedimenti giudiziari. Dava ordini anche dietro le sbarre secondo gli inquirenti    Interessato anche il genero Antonino Quaceci, di 49 anni, detenuto e i figli di quest’ultimo, Alfio Quaceci, di 25 anni, e Salvatore Quaceci, di 27, detenuto. Il sequestro riguarda anche beni riconducibili a Gianni Santangelo, di 36 anni, e Ignazio Vinciguerra, di 54 anni, detenuto. Nei loro confronti è stata richiesta anche la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza.

Nel gennaio del 2018, cinque dei sei soggetti interessati al sequestro erano stati arrestati nell’ambito dell’operazione Adranos della squadra mobile di Catania e del commissariato della polizia di Adrano.

Molestava e violentava la moglie: Scopelliti ucciso in strada con colpi di pistola

Risultati immagini per immagine del palazzo di giustizia di agrigento

Nella foto il Palazzo di Giustizia di Agrigento

 

PALMA DI MONTECHIARO – Un uomo di 45 anni, Ignazio Scopelliti, è stato ucciso , nella tarda mattinata,con colpi di pistola in pieno centro, in via Palladio, a Palma di Montechiaro (Agrigento).

Si apprende che Il sostituto procuratore di turno, Emiliana Busto ha aperto  le indagini con un sopralluogo a Palma di Montechiaro. Sono in corso indagini dei carabinieri ed interrogatori di testimonianze.

I due uomini ieri sera avevano denunciato Scopelliti  accusandolo di molestie e violenze nei confronti della moglie. Quindi i carabinieri stanno battendo questa pista di disaccordi e liti violenti per arrivare all’individuazione del colpevole