Catania: truffe assicurative on line,e-mail contraffatte, 2 donne denunciate

 

 

Volante a Catania

Catania,

Due donne di 20 e 42 anni, residenti nella provincia di Caserta, sono state denunciate dai poliziotti del commissariato Borgo Ognina di Catania per truffa assicurativa in concorso.

Le indagini sono scattate a seguito di una denuncia presentata da un giovane ragusano che, cercando online una polizza assicurativa per l’auto aveva inserito i propri dati in un motore di ricerca specializzato in polizze assicurative, per individuare l’offerta più vantaggiosa. Poco dopo era stato contattato telefonicamente da un falso agente che gli aveva proposto un’offerta vantaggiosa.

Il ragazzo, convinto dalla convenienza economica, aveva effettuato un bonifico di 288 euro, ma non aveva mai ricevuto la polizza né la documentazione di pagamento. Insospettito, aveva contattato direttamente la compagnia assicurativa, scoprendo di essere stato vittima di un raggiro.

I poliziotti, attraverso l’analisi dei movimenti bancari e delle utenze telefoniche coinvolte, hanno individuato le autrici della truffa assicurativa specializzate in questo tipo reati, con a carico diversi precedenti penali, guadagni illeciti per diverse migliaia di euro al mese e truffe effettuate sull’intero territorio nazionale.

Nel campo delle frodi assicurative quelle più comuni avvengono solitamente attraverso falsi intermediari, operatori telefonici fraudolenti, mail contraffatte (phishing), siti web non ufficiali.

Diffidate dei siti internet che non forniscono determinate informazioni quali il nominativo, la sede sociale e la partita iva della compagnia assicurativa, nonché, da tutti gli agenti assicurativi contattabili esclusivamente tramite WhatsApp o cellulare, che non forniscono un numero fisso di call center.

Al fine di prevenire le truffe è utile consultare il sito dell’Ivass, l’istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, ove sono indicate tutte le compagnie assicurative abilitate ad operare in Italia.

Controlli di Natale dei NAS: sequestrati 1.775 finti panettoni artigianali e 10 tonnellate di dolci e pescato

NASnotizie
Archivi -Sud  Libertà

L’operazione, pianificata a livello nazionale, ha consentito di ispezionare 882 imprese operanti nel settore produttivo e commerciale dei tradizionali prodotti dolciari e della filiera ittica, i cui consumi evidenziano un significativo incremento durante il periodo delle Festività.
Gli accertamenti, estesi alle fasi di produzione, distribuzione e vendita al dettaglio sia a livello artigianale che industriale, hanno rilevato irregolarità presso 229 strutture (pari al 26% dei siti controllati), che hanno portato alla contestazione di oltre 530 violazioni penali ed amministrative, per un ammontare di oltre 365 mila euro di sanzioni pecuniarie.
Nel dettaglio, sono state individuate e sequestrate 7,5 tonnellate di prodotti dolciari di vario genere. In particolare, sono stati già intercettati e sottratti al consumo 1.775 tra panettoni e pandori, in parte venduti come lavorazione artigianale quando invece risultavano prodotti a livello industriale e riconfezionati fraudolentemente, in parte privi di etichettatura e tracciabilità, con forte sospetto di analoga condotta illecita.
Tale condotta ha portato al sanzionamento di 37 gestori per frode in commercio e detenzione di panettoni senza indicazioni sulla effettiva origine, mentre per ulteriori 231 sono state contestate violazioni per carenze igienico sanitarie delle materie prime e dei laboratori di pasticceria nonché per mancata applicazione delle procedute preventive di sicurezza alimentare. Gli esiti ispettivi hanno altresì portato all’emissione di 16 provvedimenti di chiusura / sospensione di attività di produzione e vendita.
Anche nel controllo della filiera dei prodotti ittici, tradizionalmente consumati nei precetti religiosi, è stato registrato il 40% di esiti non regolamentari, con contestuale sequestro,  presso aziende di commercio all’ingrosso e al dettaglio, nonché esercizi di ristorazione, di 2,3 tonnellate di pesce, a causa della mancata tracciabilità di origine e di irregolarità nelle modalità di conservazione del pescato, determinando la sospensione dell’attività di 7 tra grossisti e pescherie per carenze igieniche e strutturali.

Napoli, scoperta una articolata frode carosello con interposizione fittizie di società e fatturazioni inesistenti

 

Napoli, le Fiamme gialle eseguono un’ordinanza di custodia cautelare

 

Napoli,

Ieri, coordinati dalla Procura della Repubblica di Napoli, i finanzieri dei Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli, Frosinone e Trieste, in collaborazione con i funzionari del Nucleo Operativo Accise (NOA) dell’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali a carico di due soggetti, nonché a un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni mobili e immobili, in via diretta e per equivalente, per complessivi 44 milioni di euro, a carico di cinque società e sei persone fisiche indiziate di partecipazione ad una associazione per delinquere attiva nelle province di Napoli e Frosinone, di dichiarazione fraudolenta mediante l’emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti e di frode nella commercializzazione di prodotti petroliferi.

In particolare, sono state applicate misure cautelari personali a carico dei legali rappresentanti di due delle principali società coinvolte; segnatamente la misura cautelare degli arresti domiciliari congiuntamente a quella interdittiva del divieto temporaneo di esercitare imprese e uffici direttivi nei confronti di un soggetto e quella interdittiva del divieto temporaneo di esercitare imprese e uffici direttivi a carico dell’altro.

Le indagini riguardano una articolata frode carosello che sarebbe stata posta in essere dal 2016 al 2021, effettuata mediante interposizioni fittizie di altre società e fatturazioni per operazioni soggettivamente inesistenti; le indagini hanno fatto emergere che sarebbe stata creata una catena di società dislocate in Friuli Venezia Giulia, Lazio e Campania, per assicurare introiti illeciti ai partecipi dell’associazione, commisurati alle imposte evase in termini di IVA e di accise per decine di milioni di euro.

Una delle società operanti nel frusinate, titolare di licenza di trader, a seguito della revoca intervenuta per violazioni di carattere fiscale, avrebbe ceduto circa 15 milioni di litri di gasolio, in sospensione d’accisa pur non avendone più i requisiti, a un’altra società, sempre riconducibile al medesimo soggetto.

Tale condotta avrebbe consentito – in soli due mesi – di evadere circa 10 milioni di euro di accise. L’odierna operazione è il frutto della sinergia tra l’azione della Guardia di Finanza e quella della Agenzia delle Dogane – con il coordinamento dell’Autorità Giudiziaria partenopea – a tutela del corretto andamento dei mercati e a contrasto di pratiche commerciali scorrette in danno dell’Erario in un momento storico particolarmente delicato per il settore dei prodotti petroliferi ed energetici.

Il provvedimento eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari di essa sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunte innocenti fino a sentenza definitiva.

La Guardia di Finanza smonta un articolato sistema di frode per l’aggiudicazione di gare d’appalto del valore di 120 milioni di euro

 

 

I Finanzieri del Comando Provinciale di Bari, al termine di un’indagine di polizia giudiziaria hanno notificato, su delega della locale Procura della Repubblica, un avviso di conclusione delle indagini preliminari, nel quale vengono riconosciuti gravi indizi di colpevolezza (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) nel procedimento a carico di n. 8 soggetti, cinque dei quali dipendenti comunali e tre responsabili aziendali, indagati a vario titolo per turbata libertà degli incanti – art. 353 c.p. – e falso ideologico commesso da pubblico ufficiale – art. 479 c.p.-.

L’attività di polizia economico finanziaria sviluppata dalla Compagnia di Monopoli, avviata nel 2018, ha consentito di ricostruire un articolato sistema di frode, ad avviso della Procura, finalizzato alla illecita partecipazione e aggiudicazione di gare d’appalto indette da una stazione appaltante, insediata nel sud est barese, del valore complessivo di circa 120 milioni di euro, da parte di una società campana operante nel settore della raccolta e gestione dei rifiuti solidi urbani.

Le indagini hanno permesso di ipotizzare come l’amministratore unico della società appaltante e due stretti collaboratori turbavano la procedura di gara indetta dal Comune di Monopoli, in qualità di capofila dell’A.R.O. BA/8, avente ad oggetto l’affidamento del servizio di raccolta e trasporto rifiuti sui territori di quattro comuni (Monopoli, Conversano, Polignano a Mare, Mola di Bari) mediante collusioni con diversi pubblici ufficiali.

Questi ultimi avrebbero omesso intenzionalmente, nelle fasi dei controlli d’ufficio e delle verifiche prodromiche alla stipula dei contratti esecutivi con le stazioni appaltanti interessate, di segnalare la sussistenza di una serie di esposizioni debitorie con il fisco e con gli enti previdenziali a carico della società affidataria, anziché procedere all’avvio della procedura di esclusione della stessa dalla gara.

Nello specifico, i R.u.p. dell’ARO Ba/8 e dei comuni di Monopoli e Conversano, in concorso con i rispettivi direttori esecutivi del contratto d’appalto, pur essendo a conoscenza di tali irregolarità fiscali e contributive, per oltre 4 milioni di euro, accertate tramite l’avvenuta consultazione della banca dati DURC ON LINE ed una segnalazione dell’Agenzia delle Entrate inviata agli enti pubblici interessati, attestavano, secondo la tesi accusatoria, la regolarità dei requisiti di legge previsti dal Codice dei Contratti Pubblici.

Cosenza, misure cautelari a sei persone per reati tributari, fallimentari con sequestro di beni immobili fino a 70 milioni di euro

 

Nella giornata odierna, i Finanzieri del Comando Provinciale Cosenza hanno dato esecuzione ad un’Ordinanza di applicazione di misure cautelari personali emessa dal G.I.P. del Tribunale di Castrovillari a carico di 6 persone (per 2 è stato disposto il carcere e per 4 gli arresti domiciliari), indagate per reati tributari e fallimentari, nonché proceduto al sequestro di beni mobili ed immobili fino a concorrenza di 70 milioni di euro, ritenuto profitto del reato, nei confronti di 24 persone fisiche e giuridiche.

L’indagine – condotta dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Corigliano-Rossano, sotto il coordinamento investigativo delle indagini preliminari del Sostituto Procuratore, Dott.ssa Angela CONTINISIO – ha permesso di disvelare, allo stato e fatte salve le valutazioni delle successive fasi processuali, un ipotizzato meccanismo di frode all’I.V.A. che ha consentito agli odierni indagati di evadere le imposte attraverso l’uso di fatture per operazioni inesistenti.

L’operazione trae origine dalle risultanze emerse nel corso di una verifica fiscale condotta dai Finanzieri a carico di diverse società di persone e di capitali riconducibili ad un medesimo gruppo familiare, operante nel settore della produzione e commercializzazione di calcestruzzo e nello smaltimento di rifiuti solidi urbani.

Gli accertamenti eseguiti hanno evidenziato allo stato come tali società, attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture documentanti operazioni commerciali fittizie, avrebbero abbattuto la base imponibile IVA, compensando ulteriori debiti tributari con crediti d’imposta fittizi.

Le stesse società, accumulati ingenti debiti tributari nei confronti dell’Erario, sarebbero state successivamente svuotate del complesso aziendale – costituito principalmente da impianti e macchinari – attraverso operazioni distrattive in favore di nuove società intestate a soggetti “prestanome”, per poi essere successivamente poste in liquidazione o portate al fallimento, come ritenuto indiziariamente essere avvenuto nel caso di una società appartenente al “gruppo societario”, dichiarata fallita dal Tribunale di Castrovillari nel maggio 2021.

All’esito dell’indagine, che vede indagate 28 tra persone fisiche e società, su richiesta della Procura della Repubblica di Castrovillari, il G.I.P., alla luce degli elementi probatori allo stato raccolti, ha disposto l’odierna misura cautelare a carico di 6 indagati, ritenuti la mente ed i principali beneficiari della presunta frode, ferma restando la presunzione di innocenza fino a compiuto accertamento delle eventuali responsabilità penali.

È stato, inoltre, disposto il sequestro, finalizzato alla confisca, nella forma diretta e per equivalente, di disponibilità finanziarie, di beni mobili ed immobili per circa 70 milioni di euro, a carico delle 24 persone fisiche e giuridiche che avrebbero beneficiato dell’ipotizzato meccanismo fraudolento posto in essere.

L’odierna attività della Guardia di Finanza di Cosenza si inquadra nel costante presidio del Corpo a salvaguardia del bilancio dello Stato e dell’Unione Europea ed è stata eseguita in stretta sinergia con la Procura della Repubblica di Castrovillari, diretta dal Procuratore Dr. Alessandro D’ALESSIO, impegnata nella tutela della economia sana del territorio, vulnerata dalla commissione dei reati oggetto d’indagine, che sottraggono risorse allo Stato e dunque alla collettività.

Gli indagati avranno la possibilità di fornire la propria ricostruzione dei fatti nel seguito del procedimento che trovasi, allo stato, nella fase delle indagini preliminari.

Palermo, Operazione Gomme lisce- Arresti per corruzione, e reati vari di nove soggetti-tra cui il direttore generale – di società trasporti della Regione siciliana

Operazione Gomme lisce - Corruzione e reati contro la Pubblica Amministrazione
Arresti a Palermo per corruzione

AGGIORNAMENTO:        GAETANO   TAFURI,51 ANNI,EX PRESIDENTE DELL’AST  INTERDETTO DAI PUBBLICI UFFICI

 

Gaetano Tafuri, interdetto dai pubblici uffici Elementi pesanti di corruzione contro l’avvcatanese

 

Palermo,

Ci risiamo. Corruzione ed appalti truccati. I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali emessa dal G.I.P. del Tribunale del capoluogo, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di 9 soggetti, di cui uno posto agli arresti domiciliari ed otto destinatari di misure interdittive della durata di un anno (sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio e divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione).

Gli indagati, in totale 16 persone, sulla base degli elementi probatori allo stato raccolti, sono indiziati a vario titolo dei reati di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, falsità ideologica in atto pubblico, frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata ai danni dello Stato.

Le indagini, condotte dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo – Gruppo Tutela Spesa Pubblica, hanno riguardato un’importante società interamente partecipata dalla Regione Siciliana che svolge il servizio di trasporto pubblico locale, sia a livello urbano che interurbano.

Gli elementi acquisiti allo stato delle indagini hanno consentito di ipotizzare una gestione societaria superficiale e privatistica da parte dei vertici aziendali, che avrebbero violato le norme di trasparenza pubblica e colluso con i referenti di alcune imprese, turbando diverse procedure di appalto, tra cui quelle per:

  • l’acquisto di pneumatici, a danno di altri possibili fornitori;
  • l’approvvigionamento di autobus aziendali, attraverso l’artificiosa rappresentazione delle condizioni giustificanti il ricorso alla procedura negoziata;
  • l’affidamento del servizio di revisore contabile e la fornitura di servizi per le fasi di startup di una compagnia aerea.

Nel corso delle indagini, inoltre, emergerebbero condotte corruttive nei confronti del direttore generale dell’azienda in questione, il quale:

  • avrebbe conferito illecitamente l’incarico di revisore contabile ad un professionista, il quale, in cambio, avrebbe omesso la rilevazione di irregolarità contabili in grado di inficiare l’attendibilità dei bilanci della società pubblica;
  • in cambio di utilità varie, tra cui la promessa dell’assunzione di propri familiari, avrebbe posto in essere atti contrari ai doveri del proprio ufficio, tra cui la predisposizione di una procedura di gara per la fornitura di servizi per lo startup di una compagnia aerea, del valore di euro 2.150.000,00, al fine di consentirne l’aggiudicazione a una società appositamente individuata grazie a requisiti “ritagliati su misura”.

Durante le investigazioni, infine, sarebbero state riscontrate:

  • un’ipotesi di truffa aggravata in danno dell’azienda pubblica commessa dai referenti della società aggiudicataria del servizio di bigliettazione elettronica, del valore complessivo di 3,2 milioni di euro, attraverso l’utilizzo di documentazione falsa al fine di simulare il possesso dei requisiti previsti nel bando;
  • una frode in pubbliche forniture nella somministrazione di lavoratori a tempo determinato da parte dell’agenzia di lavoro interinale aggiudicataria dell’appalto del valore complessivo di 6 milioni di euro, in quanto le assunzioni sarebbero state influenzate da logiche di natura politica piuttosto che dalle effettive necessità aziendali.

AGGIORNAMENTO: VERGOGNA,       GAETANO   TAFURI INTERDETTO DAI PUBBLICI UFFICI PER 12 MESI – ANCHE L’ACCUSA DI “TRUCCARE” I BILANCI AST-     UN’AZIENDA CHE IN SICILIA NON HA MAI FUNZIONATO A DOVERE-VIDEO

Questi gli indagati nell’inchiesta. Oltre ad Andrea Ugo Enrico Fiduccia,direttore generale, per lui disposti i domiciliari, interdizione di pubblico ufficio per 12 mesi per Maria Carmelo Gaetano Tafuri, 51 anni, ex presidente del consiglio di amministrazione Ast, Felice Maria Genovese, 53 anni, revisore contabile del bilancio Ast, Giuseppe Carollo, 62 anni, componente ufficio legale e affari generali di Ast.

Divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per 12 mesi per Alessio Porzi, 62 anni, amministratore di fatto della società Porzimark srls di Cannara (Pg), Alberto Carrotta, 68 anni, amministratore di fatto della società Officine del turismo srl, poi ALC 14 srl di Palermo, Massimo Albanese 46 anni, referente della società Officine del turismo srl (poi ALC 14 srl) di Palermo, Mario Salbitani, 37 anni, referente della società IN.HR. Agenzia per il lavoro srl di Potenza, Giuseppe Telesca, 46 anni, referente della società IN.HR. Agenzia per il lavoro srl di Potenza.

Sequestrato lo stadio comunale Paolo Mazza per interventi di sicurezza-afferma il consulente tecnico della Procura – privi di efficacia

 

Il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Ferrara, nella mattinata odierna, sta dando esecuzione ad un provvedimento di sequestro preventivo emesso il 16.08.2021, su richiesta del P.M. dott.ssa Barbara Cavallo in data 30.06.2021, dal Giudice per le Indagini Preliminari del locale Tribunale, avente ad oggetto tutta la tribuna “EST” e la copertura della gradinata “NORD” dello Stadio comunale “PAOLO MAZZA” di Ferrara.

La decisione assunta dell’A.G. ferrarese è fondata sugli esiti degli accertamenti tecnici effettuati dal consulente della Procura della Repubblica di Ferrara, Prof. Ing. Pellegrino, che ha rilevato una serie di criticità delle strutture oggi sottoposte a sequestro e ribadito tutte le non conformità già rilevate in sede di consulenza preliminare.

A conclusione delle indagini delegate dalla Procura di Ferrara, i finanzieri hanno denunciato 9 persone per frode in pubbliche forniture e falsi in progetto e collaudi, tra tecnici e titolari/responsabili delle imprese che hanno ampliato il nuovo stadio “Paolo Mazza”.

Tutto ha avuto inizio con la permanenza della squadra spallina in serie “A” nel campionato di calcio 2018/2019 e la conseguente necessità di ampliare lo stadio sino a 16.000 posti.

Dopo alcuni mesi dall’ultimazione dei lavori, una delle imprese sub-appaltatrici coinvolta nell’esecuzione delle opere inviava alla Spal, alla Prefettura, alla Questura, al CONI e al Comune di Ferrara una diffida all’utilizzo delle strutture in relazione ad alcune “criticità severe nella esecuzione delle procedure di montaggio tali da esporre gli spettatori a pericoli reali e sussistenti”.

Le conseguenti investigazioni delegate dalla Procura estense al Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Ferrara, volte a valutare l’effettiva conformità delle strutture relative alla copertura gradinata nord e struttura e copertura gradinata est alla normativa di legge e di regolamento, con particolare riferimento alla normativa antisismica, evidenziavano irregolarità nell’esecuzione dei lavori.

Sulla base delle preliminari analisi condotte dal consulente tecnico, la Procura di Ferrara disponeva, nel luglio del 2019, il sequestro probatorio della copertura tribuna nord e della gradinata e della copertura della curva est, nonché accertamenti tecnici in contradditorio al fine di verificare la corretta progettazione ed esecuzione delle strutture. Il Prof. Ing. Pellegrino, già nella sua relazione preliminare, evidenziava alcuni elementi di criticità strutturale e di non conformità emersi durante i sopralluoghi eseguiti a campione presso la curva est e la gradinata nord dello stadio.

Il consulente segnalava che, in relazione alle varie situazioni di non conformità accertate, il livello di sicurezza dello stadio potesse ritenersi accettabile “solo nel breve periodo”, dovendo essere predisposto, con tempestività ed urgenza, un progetto esecutivo sulla messa a norma della struttura che riportasse la stessa ai margini di sicurezza previsti dalle NTC 2018. Per queste ragioni, l’Autorità Giudiziaria, nel mese di agosto 2019, disponeva il dissequestro della struttura, contestualmente segnalando alle Autorità competenti la necessità di un’importante serie d’interventi (il cui valore è stato stimato dallo stesso consulente nella somma di circa € 600.000).

L’ulteriore consulenza e le successive note tecniche del Prof. Ing. Pellegrino evidenziavano che, anche a fronte degli interventi eseguiti nelle more del procedimento su sollecitazione dell’Autorità Giudiziaria (realizzati solo in minima parte e ritenuti non pienamente efficaci al fine di ripristinare le condizioni di sicurezza), le verifiche sono da ritenersi tuttora non soddisfatte: ciò significa che il margine di sicurezza stabilito dalle norme non è garantito, con conseguente rischio per l’incolumità pubblica superiore a quello ritenuto accettabile dalle norme medesime.

Per queste ragioni, all’esito delle indagini preliminari, in data 30.06.2021, la Procura inoltrava al Giudice per le Indagini Preliminari una richiesta di sequestro preventivo delle strutture sopra indicate, segnalando la pericolosità delle stesse alla luce delle anomalie riscontrate.

Scoperta frode internazionale a Messina dalle Fiamme gialle ai danni dell’UE e della Regione Sicilia

 

MESSINA

Articolate indagini delle Fiamme gialle di Messina,dirette dalla Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto (ME), nella persona del Procuratore Capo dr. Emanuele Crescenti, hanno scoperto una strutturata frode ai danni del bilancio dell’Unione Europea e della Regione Siciliana, dando esecuzione ad una misura cautelare personale, nonché al sequestro del profitto illecito pari a 180 mila euro, nonché di un impianto fotovoltaico, del valore oltre 230 mila euro.

L’operazione conferma l’attenzione della Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto e della Guardia di Finanza di Messina, quale forza di polizia a competenza generale in materia economico-finanziaria, alla sempre più necessaria tutela degli interessi finanziari dell’Unione Europea e nazionali, così recuperando ingenti risorse indebitamente sottratte alle finalità di interesse pubblico, per le quali erano state originariamente destinate.

Le Fiamme Gialle della Tenenza di Patti, coordinate dal Sost. Proc. Emanuela Scali, sviluppavano complesse investigazioni rispetto ad una articolata frode internazionale, finalizzata ad indebitamente intercettare contributi pubblici, comunitari e regionali, nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale Regione Sicilia 2007/2013, in relazione alla realizzazione di un impianto fotovoltaico nel territorio di Montalbano Elicona (ME).

In tale ambito, secondo ipotesi investigativa, emergevano responsabilità penali nei confronti di tre soggetti, un imprenditore ed un ingegnere, messinesi, ed una imprenditrice catanese, quest’ultima dimorante a Enna, indagati a vario titolo per truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti ed autoriciclaggio. Più in particolare, anche all’esito di perquisizioni locali e complesse analisi documentali e bancarie, emergeva come un ingegnere messinese, L.F.S. cl. 77, gestisse, di fatto – attraverso un trust amministrato da una società fiduciaria – una società maltese, secondo ipotesi investigativa esistente solo cartolarmente, del tutto priva di personale dipendente e di una reale struttura operativa, e come tale schermo giuridico estero fosse stato utilizzato per consentire ad un imprenditore messinese, A.A. cl. 81, operante nella coltivazione di frutti oleosi, non solo l’evasione delle imposte, ma soprattutto di beneficiare di un contributo AGEA per la produzione di energia da fonti rinnovabili.

A tal fine, si accertava l’emissione di fatture fittizie per oltre 130 mila euro, asseritamente per l’acquisto di materiali e prestazioni d’opera.

Analogamente, le indagini documentali, integrate da ulteriore attività istruttoria, consentivano di attribuire analogo comportamento anche all’imprenditrice catanese, C.M. cl. 40, la quale, con le medesime finalità, emetteva nei confronti dell’A.A. cl. 81 fatture in tutto o in parte false per oltre 70 mila euro, per la compravendita di due mezzi agricoli.

In altri termini, la fittizia documentazione così prodotta veniva annotata nel computo metrico allegato alla domanda per l’ottenimento del pagamento del contributo, presentata dall’A.A. cl. 81 all’Assessorato Regionale all’Agricoltura della Regione Sicilia, inducendo pertanto in errore i relativi funzionari e così ottenendo l’ingiusto profitto, peraltro corrisposto, di circa 180 mila euro sui 237 mila euro di spesa ammessa.

Seppur in una fase cautelare – che solo attraverso il contraddittorio tra le parti e le decisione di Giudici ulteriori e diversi rispetto al GIP si potrà trasformare in una decisione definitiva in ordine alle responsabilità sino ad ora ipotizzate – i convergenti elementi indiziari raccolti dalle Fiamme Gialle pattesi e condivisi dalla Procura di Barcellona Pozzo di Gotto, sono stati adeguatamente vagliati dal competente Giudice del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto che, all’esito, ha ritenuto le “articolate consecuzioni di una serie di false fatturazioni inerenti un rapporto tra soggetti fittizi”, “riconducibili ad un unico centro decisionale, anche per mezzo di società di Malta”, un chiaro indice di pericolo di reiterazione delittuosa da parte dell’ingegnere messinese, cui veniva conseguentemente applicata la misura cautelare interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale di ingegnere e l’attività imprenditoriale, per un periodo di 12 mesi.

Con il medesimo provvedimento, inoltre, il medesimo Giudice, su conforme richiesta della Procura di Barcellona Pozzo di Gotto, disponeva anche il sequestro finalizzato alla confisca dei circa 180 mila euro indebitamente ottenuti.

Ancora, nel medesimo ambito, sempre i Finanzieri della Tenenza di Patti hanno altresì sottoposto a sequestro, con separato provvedimento del Giudice del Tribunale e su richiesta della Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, anche l’impianto fotovoltaico con annesso biotrituratore, del valore di stima pari ad oltre 230 mila euro.

Frode di contributi pubblici, fatture false e “gonfiate”: la G.d.F denuncia otto persone

Como, emissione di fatture false: 34 indagati - La Notizia

MONTALBANO ELICONA

Otto persone sono state denunciate dalla Guardia di Finanza accusate, a vario titolo, di  reati quali la truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche, autoriciclaggio ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.

 SequestratI beni e somme di denaro per un valore di oltre 1,2 milioni di euro. Provvedimenti emessi dal Tribunale di Pozzo di Gotto.    L’operazione ha messo in luce la complessa frode sui fondi destinati all’ammodernamento di un capannone aziendale, nel territorio di Montalbano Elicona (Me) rispetto al quale gli organizzatori della truffa avrebbero richiesto e ottenuto indebitamente importanti risorse finanziarie pubbliche.

Le fatture presentate all’Ispettorato dell’Agricoltura di Messina ed all’Agea sarebbero risultate, in realtà, emesse da fornitori compiacenti, per importi «gonfiati», ovvero per costi in realtà mai sostenuti o sostenuti solo in parte. Individuata anche una società cosiddetta «cartiera», con sede legale in Albania, del tutto priva di personale dipendente e di struttura operativa. La Regione Sicilia ha infine bloccato l’erogazione dell’ultima tranche del contributo, pari a 40 mila euro.

Palermo: 42 arresti per truffa alle assicurazioni. Falsi incidenti e “spaccaossa” per poche centinaia di euro

Risultati immagini per immagine di truffa

Operazione ‘Tantalo 2’ in corso dall’alba di oggi a Palermo e a Trapani.Indagini condotte dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Palermo e dal Reparto di Polizia Penitenzia di Palermo del Carcere “Lorusso- Pagliarelli”,  sui falsi incidenti per truffare le assicurazioni. Per fratturare una gamba usavano dischi di ghisa o blocchi di cemento, per rompere un braccio anche degli anestetici, seppure di scarsa qualità.         Gli arrestati offrivano  alle ‘vittime’ consenzienti di turno somme esigue, di solito persone on condizioni di povertà che non avevano neppure i soldi per andare avanti.

Sono 42 gli arresti.  Gli organi di polizia ne hanno effettuato 34.Una sessantina i casi di mutilazioni scoperti dagli inquirenti. . La somma offerta era di 300 euro per una gamba da fratturare, e quattrocento euro per un braccio da fratturare. Nei guai giudiziari anche un avvocato e alcuni periti assicurativi. Due sono le bande individuate. Le finalità: associazione a delinquere, truffa aggravata, lesioni aggravate, usura, estorsione, peculato e reimpiego.

 

 

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Foto Archivio

Si scopre l’incredibile.  Afferma la Procura di Palermo: “C’era una “particolare cruenza degli adepti che non esitavano a scagliare pesanti dischi di ghisa come quelli utilizzati nelle palestre sugli arti delle vittime, in modo da procurare delle fratture che spesso menomavano le parti coinvolte costringendole anche per lunghi periodi all’uso di stampelle e sedie rotelle“…

 

Sono stati scoperti numerosissimi episodi criminosi in frode alle compagnie assicurative. Centinaia risultano inoltre essere le persone indagate.Decine le perquisizioni effettuate dalla Guardia di finanza nell’ambito dell’operazione denominata “Fides”. Si apprende anche che sono stati  sequestrati beni per un valore di mezzo milione di euro.

Fondamentali per le indagini e per i giudici sono state le dichiarazioni dei collaboratori.Affermano gli inquirenti: “Si tratta di alcune persone tratte in arresto nell’ambito dell’operazione Tantalo della Squadra mobile di Palermo dello scorso agosto, che dopo l’arresto hanno deciso di collaborare con l’Autorità giudiziaria”.