Mafia in Sicilia ed Associazione mafiosa pure a Como e a Rimini: 11 arresti per corruzione, turbativa d’asta, trasferimento fraudolento di valori, ricettazione e autoriciclaggio

 

è un male uova nel mondo aziendale - corruzione foto e immagini stock

Archivi – SUD LIBERTA’

 

 
 – Trapani

Nella mattinata odierna – nelle provincie di Trapani, Palermo, Como e Rimini- militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Trapani, congiuntamente ai militari del Nucleo Investigativo di Palermo e supportati in fase esecutiva da personale dell’Arma territorialmente competente, hanno dato esecuzione a ordinanza in materia di misure cautelari personali emessa dal Tribunale di Palermo nei confronti 11 persone (di cui 6 destinatarie della custodia cautelare in carcere e 5 della misura degli arresti domiciliari) indagati, a vario titolo (unitamente ad altre 12 persone destinatarie di informazioni di garanzia), in concorso fra loro, dei reati di associazione mafiosa, corruzione, turbativa d’asta, trasferimento fraudolento di valori, ricettazione e autoriciclaggio.

L’indagine – condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Trapani e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo – consentiva di acquisire gravi indizi circa la convergenza di illeciti interessi di appartenenti alla famiglia mafiosa di Salemi (mandamento di Mazzara del Vallo), esponenti di spicco di cosa nostra palermitana e imprenditori, consistiti nella:

  • attribuzione fittizia a due imprenditori palermitani della titolarità esclusiva di quote di una società di capitali appositamente costituita per eludere l’applicazione della normativa di prevenzione patrimoniale ed agevolare l’impiego di denaro provento del delitto di associazione mafiosa nell’acquisizione di numerosi supermercati di una nota società della grande distribuzione italiana nelle provincie della Sicilia occidentale. L’acquisizione non si concretizzava per diverse scelte aziendali da parte della società;
  • turbativa d’asta della gara, indetta dalla società di pubblico servizio che gestisce la rete e l’erogazione dell’energia elettrica sull’isola di Favignana per la realizzazione di quattro linee di distribuzione in media tensione e due cabine di trasformazione di media/bassa tensione, in modo da far risultare vincitrice una società di due imprenditori mazaresi. Nel medesimo contesto venivano acquisiti gravi indizi in ordine al pagamento di somme di denaro da parte di due imprenditori compobellesi per essere incaricati del trasporto del carburante necessario per il funzionamento della centrale termoelettrica di Favignana.

È obbligo rilevare -comunica il Comando Carabinieri- che gli odierni indagati sono, allo stato, solamente indiziati di reato, pur gravemente, e che la loro posizione sarà definitivamente vagliata giudizialmente solo dopo la emissione di una sentenza passata in giudicato, in ossequio ai principi costituzionali di presunzione di non colpevolezza.

CORRUZIONE A LIVELLI ALTISSIMI IN SICILIA, PROTAGONISTI DIRIGENTI DI DIVERSI COMUNI SICILIANI -APPALTI TRUCCATI, POSTI LAVORO PROMESSI ALLA COOPERATIVA- ORO E GIOIELLI CON SMERALDI AGLI “AIUTANTI”

 

 

Il  nuovo scandalo corruzione in Sicilia vede protagonisti al centro della vicenda  funzionari pubblici di diversi Comuni siciliani che avrebbero accettato regalie di ogni tipo per far vincere gare, ottenere rimborsi, accelerare pratiche. L’ennesimo giro di tangenti scoperto dai carabinieri di Palermo ha al centro il responsabile e alcuni dipendenti di una cooperativa sociale di Partinico che gestisce servizi per anziani, disabili e minori e una serie di pubblici ufficiali «infedeli».

L’indagine, coordinata dalla Procura di Palermo, dal magistrato capo dr. Maurizio de Lucia, ha condotto  a 3 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 6 misure di arresti domiciliari e 3 sospensioni.

L’inchiesta dei carabinieri di Palermo su un giro di mazzette a pubblici ufficiali in cambio di appalti ha condotto a 12 misure cautelari. Le manette sono scattate per Giuseppe Gaglio, legale rappresentante e presidente del cda della cooperativa Nido d’ArgentoMassimiliano Terzo, dipendente della coop e Gaetano Di Giovanni dirigente del distretto socio sanitario di Agrigento e capo dei vigili urbani della Città dei Templi.

I domiciliari sono stati disposti per Giuseppe Chiaramonte e Francesco Chiavello, dipendente ed ex dipendente della Nido D’Argento, per l’ex sindaco di Partinico Salvatore Lo Biundo, per Maria Pia Falco, istruttore direttivo al Comune di Marsala e Aldo Raimondi, responsabile del settore Politiche Sociali e Culturali del Comune di S. Cataldo (Caltanissetta). Un sesto destinatario degli arresti domiciliari è ancora ricercato.

Sospesi da pubblici incarichi

La sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio è stata invece notificata a Maria Rita Milazzo, dirigente del Comune di Balestrate, Michela Sclafani, funzionaria dell’ufficio direzione Politiche sociali della Città Metropolitana di Palermo e Antonino Geraci, presidente della commissione aggiudicatrice nella gara per l’affidamento della gestione e realizzazione “Azione A Rafforzamento dei Servizi Sociali».

Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione finalizzata alla corruzione, corruzione, turbata libertà degli incanti e istigazione alla corruzione.

E’ Giuseppe Gaglio, presidente del cda della cooperativa sociale Nido D’Argento, il personaggio protagonista assoluto dell’inchiesta. Gaglio, con la complicità di dipendenti fidati come Massimiliano Terzo, Francesco Chiavello e Giuseppe Chiaramonte, aveva escogitato un piano accurato per vincere il maggior numero di appalti e assicurarsi puntualità dei pagamenti dei servizi sociali commissionati.

 

Reggio Calabria: Operazione “Case Popolari” 2 arresti e 7 indagati fra cui un dipendente comunale ed un vigile urbano “che predisponevano documenti falsi..”

 

 

Il monitoraggio del piano anticorruzione

Archivi-Sud Libertà  (corruzione)

 

 

 
Reggio Calabria,

Questa mattina, alle prime luci dell’alba, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, nell’ambito dell’operazione denominata “CASE POPOLARI”, hanno dato esecuzione ad ordinanza cautelare personale, emessa dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di 9 persone, di cui, due destinatarie della misura della custodia cautelare in carcere e sette della misura degli arresti domiciliari, in quanto ritenute responsabili di aver preso parte, con vari ruoli, ad una associazione per delinquere finalizzata all’illecita gestione di immobili di edilizia popolare ed alla commissione di condotte estorsive. Inoltre, il Gip, in accoglimento della richiesta cautelare, ha disposto il sequestro preventivo di 11 appartamenti di edilizia popolare illecitamente assegnati e occupati anche da alcuni degli odierni indagati.

Il provvedimento costituisce l’esito di una complessa attività investigativa condotta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Reggio Calabria e dalla Compagnia Carabinieri di Villa San Giovanni, che ha visto i suoi albori nell’anno 2016, per poi proseguire fino ad epoca recente, anche con il contributo della Squadra Mobile di Reggio Calabria, diretta dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, e che ha riguardato complessivamente, a vario titolo, 37 indagati.

L’attività investigativa ha fatto luce su una situazione di malaffare che aveva come settore preferenziale quello della gestione degli alloggi di edilizia popolare di proprietà del Comune di Reggio Calabria e dell’A.T.E.R.P. (Azienda territoriale edilizia residenziale pubblica), consentendo di acclarare come il sodalizio criminale fosse capeggiato da due pregiudicati reggini, uno dei quali già riconosciuto quale appartenente alla ‘ndrangheta, all’esito di pronunce giurisdizionali definitive.

Le indagini, condotte sia con le classiche tecniche investigative che con le più moderne attività d’intercettazione, hanno offerto uno spaccato di rara chiarezza in ordine alla particolare operatività degli odierni indagati nella gestione ed assegnazione illecita di immobili di edilizia popolare, soprattutto nel quartiere “Santa Caterina” di Reggio Calabria.

L’associazione poteva, anche, contare sull’apporto fornito da alcune figure interne alla Pubblica Amministrazione, tra le quali, spiccava quella di ex una dirigente dell’A.T.E.R.P., all’epoca in servizio presso la sede di Reggio Calabria, a disposizione della consorteria, che si dimostrava in grado di “pilotare” la concessione degli immobili, ideando e suggerendo le modalità migliori per realizzare le finalità illecite dell’associazione.

Tale mercificazione della funzione pubblica garantiva un forte appeal al sodalizio, potendo contare sulla cd. “regolarizzazione” della posizione dell’acquirente, che, dapprima, occupava abusivamente l’immobile e, in un secondo momento, grazie ai rapporti con i pubblici dipendenti, ne diveniva legittimo assegnatario. Attraverso questo sistema i “clienti” potevano così acquistare un’abitazione non commerciabile ad un prezzo certamente più competitivo rispetto a quello di mercato, nondimeno privandone della disponibilità cittadini e famiglie bisognosi.

A disposizione dell’associazione criminale vi era, inoltre, un dipendente del Comune di Reggio Calabria, il quale individuava gli immobili popolari, li segnalava ad uno dei promotori del sodalizio e ne cedeva le chiavi, dietro versamento di denaro, nonché si adoperava nella procedura amministrativa di regolarizzazione, predisponendo anche la falsa documentazione attestante la residenza dei futuri acquirenti ed interloquendo con altri soggetti interni all’amministrazione per incidere illecitamente sul procedimento di assegnazione.

Nel corso del procedimento penale emergevano elementi indiziari anche nei confronti di un appartenente alla Polizia Municipale del Comune di Reggio Calabria, non destinatario di misura cautelare bensì di perquisizione personale e locale, che, in più di una occasione, dietro il versamento di somma di denaro, avrebbe falsificato documentazione afferente al suo Ufficio, al fine di venire incontro ai desiderata di uno dei capi promotori.

Inoltre, è stata riscontrata la responsabilità dei promotori del sodalizio anche in relazione al reato di estorsione poiché, con minacce e violenze perpetrate nei confronti di un cittadino, lo costringevano a liberare un appartamento che aveva occupato abusivamente e che era d’interesse dell’associazione.

Si segnala, altresì, come, nel corso dell’attività di indagine, siano emersi plurimi elementi relativi alla commissione di reati in materia di sostanze stupefacenti, sia del tipo cocaina che marijuana.

All’esito dell’attività di esecuzione della ordinanza del Gip, accompagnata dall’esecuzione di perquisizioni personali e locali, i due destinatari della misura della custodia cautelare in carcere sono stati associati presso la Casa Circondariale di Reggio Calabria, mentre i restanti 7 indagati sono stati collocati presso i rispettivi domicili a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Inoltre, così come disposto dal Gip, sono stati sottoposti a sequestro preventivo 11 appartamenti di edilizia popolare illecitamente assegnati.

Contestualmente, si è proceduto a dare esecuzione a 20 decreti di perquisizione personale e domiciliare nei confronti di soggetti indagati, a vario titolo, nel presente procedimento penale.

Il procedimento è attualmente pendente nella fase delle indagini preliminari e l’effettiva responsabilità delle persone deferite sarà vagliata nel corso del successivo processo. Non si escludono ulteriori sviluppi investigativi e probatori, anche in favore delle persone sottoposte ad indagini.

 

 

 

Che vergogna per la classe dei dirigenti generali in Sicilia: dovrebbero camminare negli uffici con una maschera, il concorso di 46 posti di agenti forestali è stato annullato per la corruzione della commissione del dirigente Salerno

Nel Mito la Giustizia è femmina | Meer

 

di     E. Lanza

Dopo la sospensione arriva il naturale annullamento del concorso.      Il bando di  46 agenti forestali, emesso recentemente dalla Regione siciliana,  all’attenzione giudiziaria dopo che è stata diffusa la graduatoria provvisoria. L’elenco degli idonei era stato stilato dopo la prima prova a quiz e vedeva al primo posto Alessio Maria Salerno, il figlio dell’ex dirigente generale  della forestale Giovanni Salerno, il quale, prima di andare in pensione, aveva nominato il presidente della commissione esaminatrice del concorso. Già si chiaccherava in sede di  esame, sul nome del  figlio del dirigente, che in base alla graduatoria,  sarebbe stato l’unico a rispondere a tutte le domande, ottenendo il massimo punteggio, cioè 30.

L’ispezione ha confermato il conflitto di interesse  e di abuso d’ufficio per motivi privati. La classe dirigenziale siciliana ha mostrato ancora una volta il suo vero volto: quello della corruzione e della capacità di corrompere chiunque per arrivare a  soddisfare i propri interessi personali

Il concorso era già stato sospeso , si sa,  e la Procura della Corte dei Conti aveva anche aperto un’inchiesta. Perchè la responsabilità dirigenziale prevede anche un’altro tipo di responsabilità, quella contabile. Chi paga tutta l’organizzazione per preparare il maxconcorso?   La Regione siciliana?    E cosa ne pensa a riguardo il   governatore della Sicilia?   E tutti i candidati che hanno fatto sacrifici per parteciparvi?

Adesso arriva “la parola fine”, la Regione vuol chiudere presto questa vicenda vergognosa che non fa onore nè alla classe dirigenziale  nè alla politica che sostiene questa razza,attraverso la «comunicazione di avvio del procedimento finalizzato all’annullamento in autotutela» della nomina della commissione esaminatrice del concorso pubblico per esami per l’assunzione di 46 agenti del corpo forestale della Regione. Il provvedimento è firmato dalla dirigente generale del Dipartimento Funzione pubblica, Carmen Madonia.

Abrogazione dell’abuso d’ufficio e intercettazioni, Nordio favorisce “i fenomeni corruttivi”

I luoghi della giustizia - Cittadinanzattiva una ...

Roma,

I magistrati non ci stanno.In un documento approvato a maggioranza dal Comitato direttivo centrale dell’Anm, le toghe pongono in luce come il disegno di legge in discussione al Senato sulla cancellazione della fattispecie di reato rischi di «rendere priva di sanzione la violazione degli obblighi di astensione, la dolosa alterazione di concorsi pubblici, l’assegnazione di appalti, lavori o servizi pubblici: una fascia di impunità che non appare in linea con le esigenze, riconosciute dallo stesso Guardasigilli, di serio ed effettivo contrasto ai fenomeni corruttivi».

Anche la relazione del Guardasigilli alle Camere, non è esente da vibrate contestazioni ,l’Anm si sofferma poi sulla legge sulle intercettazioni e parla di una «nuova manifestazione del timore per il preteso eccessivo potere degli uffici di procura e per i pretesi abusi delle intercettazioni o di altri strumenti di ricerca della prova, essenziali nel contrasto delle forme di criminalità organizzata o di gravi delitti contro l’economia e la pubblica amministrazione.

Nel doveroso rispetto delle decisioni delle corti nazionali e sovranazionali in materia di utilizzazione delle conversazioni acquisite tramite i telefoni cellulari — continuano — e nel parimenti dovuto rispetto dei principi costituzionali di tutela della riservatezza delle conversazioni private, va quindi riaffermata la necessaria difesa e salvaguardia dello strumento delle intercettazioni».

Futuro non roseo per il SUD e per la Sicilia dove domina una classe dirigente animata da interessi personali

 

Tarantola rosa-salmone brasiliana - Almanacco

Il morso della tarantola 

 

 

di    RAFFAELE   LANZA

 

E’ difficile giudicare il SUD di questi anni.   Sono anni bui e di false promesse come mai il Sud ne attraversò nel passato vicino e remoto       Notiamo intorno a noi l’arrivismo, la spregiudicatezza, la grettezza dei ricchi, l’ingiustizia sociale creata dalla politica, le proposte  e decreti  ad hoc creati per oscurare la parte avversa Non si costruisce ma in  realtà si distrugge.

Le vicende nazionali annullano i provvedimenti sociali fin qui adottati, tra una contestazione e l’altra,  ma altre se ne inseriscono con altre paternità politiche..

I partiti che amministrano la maggioranza non hanno bandiera dal momento che ne hanno troppe spezzettati come sono ed impegnati nel protagonismo personale.    Poltrone a tutti.   Questo sprona alla discordia. Le alleanze cambiano. L’ideologia?  La coerenza politica?  

Tutto cambia in poco tempo in  Italia, nel nord  come nell’insoddisfatto  Sud       Le basi elettorali personali si ampliano erodendo quelle degli amici  Ognuno vuol prevalere sull’altro partito amico. E’ il motivo fondamentale per il quale presto la premier Giorgia Meloni non potrà contare più sulla maggioranza che le consente di stare finora in sella.

E’arbitrario cercare attenuanti nel fatto che vi sono nel mondo conflitti di guerra tra l’Ucraina e la Russia da un lato e Israele e parte terroristica di Hamas dall’altro, che mostra al mondo le più efferate atrocità e torture sugli ostaggi:Immagini da svenimento.    Ci uniamo qui all’appello del Papa di “Cessate il fuoco”

Anche nel Sud Italia- altre problematiche dell’ingiustizia sociale – i rappresentanti del popolo hanno tradito le altrui aspettative   Qui vi sono i dirigenti regionali e  generali che dicono e suggeriscono ai politici in carica, con i loro eserciti (dipendenti di ogni qualifica) le battaglie personali da condurre    In gioco vi sono tanti soldi, progetti europei aperti ai favoriti, investimenti che si vogliono lanciare a Catania,  promesse di assunzioni e tanto tanto servilismo. Contributi pure a pioggia dai partiti e segreterie politiche.  Cose d’altro mondo?         Quando mai se i politici regionali, hanno avuta la faccia tosta, di proporre ed aumentarsi  persino in Sicilia la già cospicua indennità parlamentare   ?

Tutto passa col tempo e passa probabilmente  inosservato Abbiamo lo stomaco forte per digerire questi ingredienti.    Le assunzioni  nel Sud?      Il concorso –ricordate- per tanti agenti forestali in Sicilia dove un direttore dipartimentale aveva corrotto o, meglio, nominato -per poteri concessigli- una commissione di suo gradimento per l’assunzione di suo figlio?        Scoperto il caso, ma le cose sociali  ancora rivelano  l’intoccabile matrice mafiosa.     Ricordiamoci pure dei paradossali passi indietro di un Ente che in Sicilia – l’istituto di incremento ippico-  ha trattato come schiavi per tanti anni  i dipendenti “istruttori” dal 2000. Ribellarsi?   Uno o forse tre  Ma si paga un prezzo   …! E una Magistratura ancora non specializzata verosimilmente soffre di miopia della giustizia amministrativa.

 

E il giudizio della Corte dei conti sulla Regione siciliana dove lo mettiamo?

Il raffronto degli anni scorsi tra il quadro previsionale iniziale e quello definitivo come ad esempio nell’esercizio del 2021 mette in evidenza come, sia dal lato delle entrate che dal lato delle spese, vi è  una progressiva tendenza al rialzo.

Afferma l’Organo di controllo contabile Infatti: – relativamente alle entrate, il valore totale delle previsioni iniziali di competenza ha registrato un incremento, in termini percentuali, del 43,77% (da circa 18,5 miliardi di euro a circa 26,5 miliardi euro); – relativamente alle spese, il valore totale delle previsioni iniziali di competenza ha registrato un incremento, in termini percentuali, del 12,29% (da circa 27 miliardi di euro a circa 30,5 miliardi di euro)

Ma al di là di questi numeri, che potranno forse dire poco al lettore, c  è la certezza che la nostra classe dirigente siciliana sta là seduta comoda soltanto ad enunciare “ buoni propositi” ai politici con carica e poltrona.  Serviranno ad avere ulteriori incarichi di comando negli enti di sottogoverno, consulenze speciali, agevolazioni di lavoro , tesserini mensa gratuiti all’ERSU di Catania dove la Regione Sicilia insieme a ll’Ersu di Palermo  hanno un “Ufficio stampa” -nel silenzio degli Organi competenti – con i responsabili  di  “Caporedattore”.E Tutti zitti, il dirigente regionale deve lavorare insieme con il politico        Auguri al Mondo, all’Italia, al SUD, ai lettori che ci amano di SUD LIBERTA’.

Scoperto il carabiniere infedele che dava informazioni alla malavita in cambio di denaro

Giustizia: presidente tribunale Palermo revoca vicario - Notizie - Ansa.it

Archivi -Sud Libertà  – La Procura di Palermo

 

Palermo,

Paga un caro prezzo il  carabiniere che si è scoperto dare informazioni riservate a cinque indagati per spaccio di droga. Il militare, insieme agli indagati, è stato tratto in arresto dai militari del comando provinciale di Palermo che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dalGip, accusati a vario titolo di corruzione.

L’attività d’indagine, condotta da gennaio a ottobre scorso dal personale della compagnia di Palermo-San Lorenzo e coordinata dalla Procura, ha prospettato ed accertato il dominio della  corruzione, tra il militare dell’Arma e gli indagati tutti già noti per spaccio di sostanze stupefacenti. Il carabiniere rivelava informazioni su indagini in corso, in cambio riceveva  somme di denaro. Per tutti gli indagati, due dei quali già agli arresti domiciliari per altri reati, il Gip ha disposto la custodia cautelare in carcere.

In carcere in base all’ordinanza cautelare firmata dal Gip dott.  Rosario Gioia  sono stati collocati: Giuseppe Roccamatisi, 47 anni, appuntato in servizio presso la stazione carabinieri Resuttana Colli di Palermo, Francesco Daniel Salute, di 24 anni, Massimo Ferrazzano di 45 anni, Pietro Castrofilippo di 30 anni, Vincenzo Castrofilippo di 51 anni e Angelo Bondì di 30 anni.

Palermo, corruzione e falso di dirigente Asp che rilasciava certificati di invalidità in cambio di “mazzette”

Palermo,

Finanzieri del Comando provinciale di Palermo hanno eseguito un’ordinanza cautelare di arresti domiciliari emessa dal Gip di Palermo su richiesta della Procura diretta da Maurizio de Lucia a carico di sei persone indagate a vario titolo per corruzione e falso.

Disposto anche il sequestro di circa 900 mila euro che sarebbe il guadagno derivato dei delitti contestati agli indagati. Le indagini sono state condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo in collaborazione con la direzione provinciale dell’Inps e hanno svelato un giro di mazzette che coinvolgono  Agostino Genova, un dirigente dell’Asp di Palermo, presidente di alcune commissioni provinciali per l’invalidità civile; un medico certificatore, abilitato dall’Inps all’inserimento dei certificati necessari all’avvio delle pratiche di richiesta delle invalidità e diversi intermediari che mettevano in contatto chi era interessato ai benefici assistenziali e i pubblici ufficiali corrotti.

Secondo gli inquirenti, Agostino Genova (nella foto )in cambio di denaro e regali avrebbe redatto, anche usando documenti falsi, verbali di riconoscimento di invalidità senza verificare che i richiedenti ne avessero i requisiti.

In alcuni casi gli attestati sarebbero stati rilasciati a chi non ne aveva diritto, in altri le tangenti avrebbero contribuito a velocizzare le pratiche. Gli investigatori hanno scoperto una sorta di tariffario con le cifre imposte dal dirigente medico per l’istruttoria delle pratiche.

Il pubblico ufficiale, inoltre, provvedeva senza il visto collegiale delle commissioni, violando così il regolamento del procedimento. Sono al vaglio centinaia di istanze di invalidità rilasciate dalla commissione. Gli indagati come compenso avrebbero preteso le prime mensilità dei benefici o parte degli arretrati riconosciuti.

«Mi devi dare di più perchè io ho spese», diceva il dirigente dell’Asp Agostino Genova a Piera Di Fiore, la donna che faceva da intermediaria tra il pubblico ufficiale e chi chiedeva benefici assistenziali come assegni di invalidità. Genova, secondo gli investigatori, in cambio di soldi e regali, avrebbe accelerato l’iter delle pratiche e in alcuni casi fatto risultare che i richiedenti avevano i requisiti per chiedere i benefici pur non avendo fatto alcun controllo.Nel chiedere più soldi il medico fa riferimento alle spese che deve affrontare. Secondo la Finanza il cenno è ai soldi pagati per la campagna elettorale delle ultime comunali dove l’uomo è stato candidato, senza essere eletto, sia a Palermo che a Partinico. Sia Genova che la Di Fiore sono ai domiciliari.

Gli indagati sono:

Agostino Genova, 70 anni di Partinico residente a Palermo, coordinatore ufficio invalidi civili dell’Asp Palermo e presidente della prima commissione invalidi civili e della commissione ciechi civili, assessore ai servizi demografici del Comune di Partinico dal dicembre 2022. E’ indagato per corruzione e falso in atto pubblico. Rosario Cammalleri, 74 anni di Cattolica Eraclea (Ag) residente a Palermo, medico, indagato per corruzione, Pietra Di Fiore 70 anni di Palermo, indagata per corruzione, Carlos Battaglia, 58 anni, venezuelano, residente a San Giuseppe Jato (Pa), indagato per corruzione. Calogero Randazzo, 48 anni, rappresentante di un Caf a San Giuseppe Jato (Pa), indagato per corruzione e Tiziana Guadalupi, 52 anni di Palermo, indagata per corruzione.

Regione Sicilia: indagato un funzionario per corruzione

 

Cattedrale di Palermo - Wikipedia

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Palermo.

Scattono le indagini su alcuni settori della Regione siciliana. La Guardia di Finanza ha avviato indagini sull’assessorato regionale dell’Energia della Regione Siciliana. Dopo l’inchiesta sulla corruzione scattata le scorse settimane al dipartimento regionale di protezione civile si è scoperto adesso che un altro funzionario regionale avrebbe aiutato un noto imprenditore del settore dei rifiuti ad avere in tempi rapidi le autorizzazioni ambientali

 Un’ordinanza è  stata notificata dal nucleo di Polizia economico finanziaria di Palermo a  due indagati: Marcello Asciutto, 60 anni di Monreale, all’epoca funzionario nel dipartimento Acqua e rifiuti e attualmente all’assessorato Agricoltura, e l’imprenditore Sergio Vella, 53 anni di Agrigento.

Per il dipendente pubblico il Gip ha disposto l’obbligo di dimora mentre per l’imprenditore il divieto di esercitare attività d’impresa per un anno.

Secondo l’accusa, sostenuta dalla Procura di Palermo, in cambio delle autorizzazioni ambientali avute in tempi celeri l’imprenditore “avrebbe investito, direttamente o tramite familiari e imprese a lui riconducibili, circa un milione di euro in due società di Milano impegnate in attività di trading finanziario, amministrate dal figlio del pubblico funzionario.

Si apprende anche che l’imprenditore avrebbe cercato altri investitori con grosse disponibilità finanziarie per ampliare il portafoglio clienti delle società di investimento e garantire alle stesse una maggiore visibilità e una crescita significativa dei capitali investiti, consentendo al figlio del pubblico funzionario di ottenere rilevanti compensi dalla sua attività di amministratore.
 

CORRUZIONE PRIMARIO CARDIOCHIRURGO C. MIGNOSA ED IMPRENDITORE VALERIO FABIANO-VIDEO

 

Il primario di Cardiochirurgia del Policlinico di Catania Carmelo Mignosa nei guai giudiziari, sottoposto a fermo con l’accusa di corruzione e turbativa d’asta.      Il medico si è rovinata la carriera e la credibilità per la somma di  circa 24 mila euro  La misura cautelare degli arresti domiciliari, richiesta dal pm dr Fabio Regolo a conclusione di una indagine coordinata dal procuratore Carmelo Zuccaro,..  La notifica eseguita  dalla Guardia di finanza.

L’inchiesta  verte sulla  gara d’appalto per la fornitura di ‘materiale specialistico per cardiochirurgia’ bandita lo scorso 25 marzo dall’Azienda ospedaliero-universitaria Policlinico “G. Rodolico-San Marco” di Catania.

Insieme con Mignosa è stato arrestato Valerio Fabiano, rappresentante legale di una società di prodotti medicali nel Catanese. Gli arresti, con l’ipotesi di corruzione per l’esercizio delle funzioni o dei poteri conferiti, sono scattati dopo che gli investigatori hanno documentato il passaggio di una busta contenente denaro contante tra l’imprenditore ed il primario durante un incontro nell’ufficio dell’imprenditore.

Fabiano, «utilizzando particolari accorgimenti e cautele, aveva lasciato una busta contenente denaro contante che poco dopo era stata riposta dal dirigente sanitario nel proprio zaino» comunica la Gdf. 

Le Fiamme Gialle hanno effettuato perquisizioni nel Policlinico e nell’abitazione del primario, trovando 2 mila euro dentro la busta che era stata riposta nello zaino ed altri 21.400 nell’appartamento del primario. Gli indagati durante gli interrogatori hanno confessato e fornito ulteriori conferme a quanto era emerso dalle indagini anche in relazione al coinvolgimento di altri imprenditori. La somma di denaro – in tutto 23.400 euro – è stata sequestrata. Il Gip di Catania ha convalidato gli arresti.