I POLITICI PROMETTONO SGRAVI ( 3%) IN BUSTA PER I DIPENDENTI PUBBLICI E RIDUZIONI ALIQUOTE IRPEF IL 10 LUGLIO SI DISCUTERA’ IN AULA

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Per i lavoratori dipendenti  previste  modifiche economiche a partire dal 2024, sia sul fronte della riforma degli scaglioni a definizione delle aliquote Irpef sia su quello dello sgravio contributivo,  Tali cambiamenti sono volti a far percepire al lavoratore un netto in busta paga più alto e ridurre il noto cuneo fiscale.      Ma per saperne di più si rimane in attesa della discussione in aula, in programma il 10 luglio, circa il testo della riforma fiscale, dopo l’ok ricevuto dalla Commissione Finanze della Camera.

A partire dal 2024 sarebbe prevista , la riduzione da quattro a tre aliquote Irpef,  mediante un allargamento del primo scaglione. Ma altre novità sono in vista a tema busta paga, come l’ipotesi di una flat tax al 15% da applicare su straordinari, tredicesima e premi di produzione, a beneficio – dei redditi più bassi, fino a 20.000 euro. Le imposte dovrebbero poi crescere gradualmente al crescere del reddito del dipendente, fino ad assestarsi alle aliquote ordinarie oggi in vigore.

“Siamo bersagliati da oltre 100 tasse di ogni genere” denuncia dell’Osservatorio Cga-Il Sud più colpito

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La Cga denuncia:  troppe tasse vi sono in Italia. Pubblichiamo il Comunicato stampa che interessa probabilmente il Sud e la Sicilia dove lo sviluppo è maggiormente arretrato e dove i servizi sono ridottissimi.

“Oltre a essere bersagliati da oltre 100 tasse di tutti i generi, con un numero di scadenze fiscali da far rabbrividire anche il contribuente più zelante e con un prelievo tributario tra i più elevati d’Europa, il nostro fisco è sempre più ‘bulimico’“. . “Tenendo conto che dall’applicazione di una novantina di tasse, tributi e contributi l’erario incassa solo il 15% del gettito totale annuo – spiega il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – con una seria riforma fiscale basterebbero poco più di 10 imposte per consentire ai contribuenti italiani di beneficiare di una riscossione più contenuta, di lavorare con più serenità e con maggiori vantaggi anche per le casse dello Stato che, molto probabilmente, da questa sforbiciata vedrebbero ridursi l’evasione”.

Le imposte che pesano di più  e garantiscono più della metà (il 55,4%) del gettito totale: esse sono l’Irpef e l’Iva. Nel 2017 la prima ha garantito all’erario un gettito di 169,8 miliardi di euro (il 33,8%, un terzo del totale) mentre la seconda ha consentito di incassare 108,8 miliardi di euro (21,6%). Per le aziende l’imposta più pesante è l’Ires (Imposta sul reddito delle società), che l’anno scorso ha consentito all’erario di incassare 34,1 miliardi di euro.

Di particolare rilievo anche il gettito riconducibile all’imposta sugli oli minerali che è stato pari a 26 miliardi e quello ascrivibile all’Irap (Imposta regionale sulle attività produttive) che ha assicurato 22,4 miliardi di euro.

“Se si considera che il livello dei servizi presente nel nostro Paese è molto modesto – dichiara il segretario della Cgia Renato Mason – è necessario che il Governo inizi seriamente a ridurre il carico tributario. Con la manovra di bilancio presentata nei giorni scorsi è cominciato un percorso di riduzione delle tasse sulle partite Iva. Un fatto sicuramente positivo, ma ancora insufficiente”. Oltre ad avere un peso fiscale eccessivo, rimane altrettanto inaccettabile che il grado di complessità raggiunto dal fisco scoraggi la libera iniziativa e la voglia di fare impresa. Oltre a ciò, la Cgia tiene a ribadire ancora una volta che non è nemmeno più rinviabile una riflessione sull’assetto’ della Magistratura giudiziaria che coinvolga non solo gli addetti ai lavori.

“In alcun modo – afferma Zabeo – possiamo mettere in discussione l’indipendenza, l’autonomia e l’imparzialità dei giudici tributari, tuttavia il problema sussiste e nel contenzioso giuridico tra fisco e contribuente lo squilibrio c’è e, purtroppo, è a vantaggio dell’Amministrazione finanziaria”.

I tempi e i costi della burocrazia fiscale sono diventati una patologia che caratterizza negativamente tutto il nostro Paese. “Non è un caso – conclude Mason – che molti operatori stranieri non investano da noi proprio anche a causa dell’eccessiva ridondanza del nostro sistema burocratico. Incomunicabilità, mancanza di trasparenza, incertezza giuridica e adempimenti troppo onerosi hanno generato un velo di sfiducia tra imprese e Pubblica amministrazione che non sarà facile rimuovere in tempi ragionevolmente brevi”.