#Beppe Grillo pubblica un post dove propone di istituire una “giuria popolare” che passi al setaccio le notizie pubblicate dai #mass media per scovare eventuali menzogne. Una provocazione quella di Grillo, che propone di sorteggiare dei cittadini a cui sottoporre al vaglio articoli di giornale e trasmissioni televisive, costringendo chi viene colto in fallo a rettificare e scusarsi. Ma Enrico Mentana l’ha presa male, e ha annunciato che sporgerà querela per tutelare i giornalisti che compongono la sua redazione.
La classifica di RSF si commenta da sola
La reazione del direttore del Tg di La7 mi ha lasciato sorpreso. Non me la sarei aspettata, sopratutto da lui che nel panorama giornalistico nazionale è uno dei più stimabili. Avrei potuto capirlo nel caso che gli fossero state rivolte delle accuse personali, a lui oppure a qualche suo collaboratore, ma quelle di Grillo erano esternazioni generiche, che pur con toni provocatori sollevano una questione seria: quella dell’attendibilità delle notizie propinateci da giornali e televisioni.
Forse qualcuno può negare che giornali e televisioni talvolta facciano passare notizie errate? Certamente non tutti e non sempre, ma capita piuttosto di frequente. Se non fosse così probabilmente non ci saremmo ritrovati al 77° posto della classifica della Libertà di stampa nel mondo stilata annualmente da Reporter Senza Frontiere. Siamo riusciti a farci superare anche da Burkina Faso e Botswana.
Alcuni casi di bufale sdoganate dai mass media
Per fare passare un messaggio falso ci sono tanti modi. Se ancora oggi molti italiani sono convinti che i migranti che sbarcano a Lampedusa ricevano un sussidio di 35 euro al giorno, è anche grazie ai media, che in passato per mesi hanno dato ampio spazio a persone ed esponenti politici che con toni indignati sostenevano questa menzogna. Negli ultimi mesi c’è da dire che in molti hanno corretto il tiro, specificando che i 35 euro sono il budget che ricevono le cooperative che offrono vitto, alloggio e assistenza ai migranti, e non i richiedenti asilo. I migranti in realtà ricevono un paio d’euro al giorno, il cosiddetto “pocket money” per consentire loro di acquistare carte telefoniche o concedersi piccole spese. Alcune decine di euro mensili e non una cifra corrispondente allo stipendio di un lavoratore. Eppure quante volte abbiamo letto o ascoltato persone che sostenevano che i migranti ricevono 30-35 euro al giorno, “mentre i nostri pensionati e disoccupati fanno la fame?”.
In televisione spesso a dire bugie non sono i giornalisti oppure i conduttori, bensì ospiti, magari appartenenti ad una determinata fazione politica, che hanno interesse nel fare passare una notizia distorta in base alle loro esigenze di propaganda. Ma la professionalità del giornalista dovrebbe imporre di rettificare eventuali bugie, mentre invece spesso vengono lasciate correre. Sarebbe sufficiente che un giornalista della redazione verificasse in tempo reale le affermazioni degli ospiti, evitando di far passare menzogne dinnanzi a milioni di telespettatori. Questa sarebbe grande professionalità.
Le “veline” istituzionali sono considerate oro colato
Le veline inviate alla stampa dalle istituzioni spesso vengono pubblicate e proposte come se fossero verità acclarate, mentre invece non sempre è così. Compito del giornalista dovrebbe essere quello di investigare, informarsi, cercare riscontri e testimonianze e poi fare un resoconto, riportando le eventuali varie versioni. Invece il giornalista è sempre più relegato a fare il copywriter che rielabora le notizie aggiungendo un punto di vista allineato a quella che è la linea editoriale di riferimento. La principale preoccupazione delle redazioni sembra quella di “battere la notizia” velocemente. La provocazione di Beppe Grillo dovrebbe accendere un necessario dibattito, e non scatenare denunce e rabbia. Anche il crollo degli ascolti di molte trasmissioni rispetto al passato dovrebbe fare riflettere