Ad un anno dall’espiazione della condanna per favoreggiamento aggravato alla mafia, Salvatore Cuffaro, ex governatore della Sicilia, si è appena laureato con 110 e lode in Giurisprudenza con Giorgio Spangher, cattedra di Diritto penale, alla Sapienza di Roma. Una tesi sul sovraffollamento carcerario, con due dediche: al padre morto lontano dal figlio detenuto e agli ergastolani che hanno preferito il suicidio a una morte ‘quotidiana’, dietro le sbarre.
L’ex presidente ha ribadito la propria volontà di non tornare a occuparsi istituzionalmente di politica, ma di volerlo fare attivamente, impegnandosi in difesa dei diritti dei detenuti e con lo scopo di migliorarne le condizioni carcerarie. “Più del corpo – ha detto Cuffaro – a essere detenuta nelle carceri italiane è la mente di chi sconta la pena. Gli istituti penitenziari non riabilitano, né rieducano, ma sono luoghi di sofferenza dove è impressionante e paradossale il numero dei suicidi per un Paese come il nostro dove non c’è la pena di morte”.