UNA SORPRENDENTE DEFISSIONE SINDACALE DELLA SOPRINTENDENTE MARIA GRAZIA PATANE' –

 

SIAD : CALPESTATO L’ART.25 DELLO STATUTO DEI LAVORATORI- COMPORTAMENTO ANTISINDACALE DELLA SOPRINTENDENTE

Ieri alla Sovrintendenza di Catania un’accesa polemica tra la Soprintendente Maria Grazia Patanè e il Siad-sindacato autonomo della Regione -ha riproposto il problema dei limiti e poteri connessi con il diritto di affissione sindacale.

La sovrintendente di Catania informata dell’affissione di materiale informativo del Siad -un’intervista -conversazione a Raffaele Lanza- su problematiche scottanti d’interesse della Soprintendenza e pregresse denunce del Siad, integra gli estremi della condotta antisindacale procedendo essa stessa, materialmente ed insieme al dirigente responsabile dell’Unità Personale (Giovanni Pulvirenti) ed al consegnatario (Giuseppe Olivieri) alla defissione dei documenti provenienti dall’esponente regionale del Siad Raffaele Lanza.

Il Lanza contestava alla dirigente del servizio che esorbitava dalla proprie attribuzioni, ricordandole l’art.25 dello Statuto Lav. e la Patanè riportava l’affermazione che “è a conoscenza delle norme sindacali e il documento era un comunicato stampa, non legittimato ad essere affisso perchè non era un documento sindacale”.

Il Siad  protestava e invitava la Patanè ad assumersi le proprie responsabilità sul tipico comportamento antisindacale precisando a questo punto che la tematica dei poteri datoriali rispetto alle affissioni in bacheca aveva rilevanza anche penale dal momento che la defissione di materiale proveniente da una O.S.- anche articoli di stampa – realizza “ il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza sulle cose ex art. 392 c.p.“. Fra l’altro la defissione da parte del capoufficio, per quanto stupore possa sollevare, appare – anche nell’ipotesi di affissione illegittima -, come una manifestazione di supremazia ed un potere di controllo datoriale sull’operato dell’organizzazione Siad – ledendo gravemente l’immagine del sindacato.

E’ vero anche che tale condotta configura  un chiaro intento di antidemocraticità e ricordo di metodi sovietici o fascisti.

Riteniamo ancora una volta che l’azione della soprintendente di Catania incida negativamente sulla comunità amministrata dove pure alcuni sciacalli  pilotati e incoraggiati dall’evento diffondono volantini anonimi dal falso contenuto e la popolazione dipendente, quella corretta, subisce le conseguenze di un’amministrazione disattenta ai bisogni generali.

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