Nel corso della benedizione al mondo di Papa Francesco, una luce nel Cielo, forse l’immagine della Madonna che accende la speranza

Signore dona salute ai corpi e conforto ai cuori”

Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori”, sappiamo “che Tu hai cura di noi”, ha detto Papa Francesco prima dell’adorazione del Santissimo Sacramento e della Benedizione Urbi et Orbi, alla quale è stata annessa la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria

Cammino faticoso e voce emozionata del Santo Padre solo nella piazza San Pietro ma virtualmente con il mondo intero , al quale si è unito il respiro affannoso della terra, in ansia per la pandemia che in questo tempo di Quaresima sembra adombrare e sospendere il futuro dell’uomo  .Papa Francesco ha il grande compito -e lui ne è consapevole, non lo abbiamo mai visto così emozionato-. di fare ” da ponte tra la Terra e il Cielo”

Nel passo scelto in questa giornata, tratto dal Vangelo secondo Marco, Gesù dice ai suoi discepoli di passare sull’altra riva. Dopo una grande tempesta, Cristo è svegliato dai discepoli che temono di essere perduti. Nonostante il trambusto, Gesù dorme sereno, fiducioso nel Padre. Poi il vento cessa e le acque si calmano. Gesù rivolge quindi queste parole ai discepoli: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”. Anche oggi, ha detto il Papa, viviamo un tempo sferzato dalla tempesta:

Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti.

 

Coronavirus, Papa Francesco e la benedizione urbi et orbi con l'indulgenza plenaria
Un momento della benedizione del Papa

Durante la tempesta “Gesù sta a poppa, nella parte della barca che per prima va a fondo”, e dorme sereno. I discepoli – ha ricordato il Papa – pensano che si disinteressi di loro. Ma una volta invocato, salva i suoi discepoli sfiduciati. Anche nelle nostre famiglie, ha spiegato il Pontefice, “una delle cose che fa più male è quando ci sentiamo dire: Non t’importa di me?”:

La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità. La tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di ‘imballare’ e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentativi di anestetizzare con abitudini apparentemente ‘salvatrici’, incapaci di fare appello alle nostre radici e di evocare la memoria dei nostri anziani, privandoci così dell’immunità necessaria per far fronte all’avversità. Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri ‘ego’ sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli.

L’indifferenza del mondo scatena il male  – “Perchè tanta paura? Non avete fede?”

Sono molteplici le ferite inferte dall’uomo alla terra che più volte, nell’indifferrenza di molti, ha mostrato il proprio grido di dolore. In questo mondo che il Signore ama più di noi, ha detto il Papa, “siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto”:

Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato. Ora, mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: “Svegliati Signore!”. ‘Perché avete paura? Non avete ancora fede?’. Signore, ci rivolgi un appello, un appello alla fede. Che non è tanto credere che Tu esista, ma venire a Te e fidarsi di Te. In questa Quaresima risuona il tuo appello urgente: “Convertitevi”, «ritornate a me con tutto il cuore» (Gl 2,12). Ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. È la forza operante dello Spirito riversata e plasmata in coraggiose e generose dedizioni. 

Nell’immagine sopra  si vede una nuvola e una luce che aleggia su San Pietro proprio durante la benedizione del Papa «Perchè avete paura? Non avete fede?», dice il pontefice. Una luce immobile che man mano sembra prendere una forma umana e che accende la speranza di chi crede, nel video sembra apparire  l’immagine della Vergine Maria. Non è nitida ma come tutte le cose sacre non c’è mai l’evidenza assoluta. Forse suggestione,  spazio alla nostra immaginazione :  è un messaggio di speranza

In questo mondo provato dalla pandemia, la strada da seguire è quella della corresponsabilità perché “nessuno si salva da solo”. “È la vita dello Spirito – ha detto il Papa – capace di riscattare, di valorizzare e di mostrare come le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia”:

Medici, infermieri e infermiere, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo. Davanti alla sofferenza, dove si misura il vero sviluppo dei nostri popoli, scopriamo e sperimentiamo la preghiera sacerdotale di Gesù: «che tutti siano una cosa sola» 

 

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