LA DIA, “LA MAFIA CAMBIA MANTIENE IL CONTROLLO DEL TERRITORIO MA E’ DEPOTENZIATA DALL’OPERA DEI GIUDICI SICILIANI CHE COMBATTONO I CLAN CRIMINALI

Si rivela di estremo interesse il rapporto semestrale della Direzione Investigativa Antimafia in particolare  sulla Sicilia. La droga -il traffico stupefacenti il passaggio da uomo a uomo resta l’attività più fiorente per Cosa Nostra “L’andamento del fenomeno mafioso nella Regione Siciliana non ha subìto complessivi mutamenti sostanziali rispetto al semestre precedente, in cui Cosa Nostra manterrebbe ancora il controllo del territorio in un contesto socio-economico tuttora fortemente cedevole alla pressione mafiosa.

Le mafie cercano il consenso approfittando della sofferenza economica che caratterizza alcune aree. A rischio anche i fondi di Recovery e Pnrr

Con una  «coesa struttura»,  «capacità militari» e «forte radicamento nel territorio, la ‘ndrangheta si conferma oggi l’assoluta dominatrice della scena criminale anche al di fuori dei tradizionali territori d’influenza con mire che interessano quasi tutte le Regioni (Lazio, Piemonte e Valle D’Aosta, Liguria, Lombardia, Trentino Alto AdigeVenetoFriuli Venezia Giulia, Emilia RomagnaToscana, Marche, UmbriaAbruzzo e Sardegna)».

Parcellizzazione e dinamismo. Compenetrazione del tessuto economico-produttivo ma anche recrudescenza di fenomeni violenti quando si tratta di affermare la propria egemonia sul territorio.

Il mondo cambia e le mafie si adattano, si adeguano, si aggiornano. La Direzione Investigativa Antimafia, nella sua ultima relazione semestrale, descrive un contesto della criminalità organizzata di stampo mafioso meno violento e più affaristico, fatto di corruzione e intimidazione, capace di rivolgere il proprio sguardo anche alle nuovissime tecnologie.

Riflettori puntati sulla provincia di  Catania : famiglie mafiose riconducibili a Cosa nostra, che al suo modello fanno riferimento sotto gli aspetti organizzativo, funzionale e criminale. Dominanti i Clan Santapaola-Ercolano e i Mazzei (radicati nel quartiere storico di San Cristoforo e in quello periferico di Lineri, con articolazioni a Bronte, Maletto e Maniace).

Attivi anche i storici clan Cappello-Bonaccorsi (presente sia a San Cristoforo sia nelle province limitrofe e dedito soprattutto a spaccio e scommesse illegali); Laudani (alleato dei Santapaola con influenza su S. Giovanni La Punta, Acireale, Acicatena, Giarre, Riposto ed i Comuni di Gravina, Tremestieri Etneo, San Gregorio, Mascalucia, Belpasso, Paternò, Adrano, Piedimonte Etneo, Castiglione di Sicilia, Randazzo, Mascali e Fiumefreddo di Sicilia);

Clan Pillera-Di Mauro (alleata al gruppo del Borgo e al clan Puntina);   Clan  Sciuto-Tigna ( a Militello Val di Catania e Scordia);

Clan dei Cursoti (Antico Corso, luogo di origine degli affiliati. Gruppo violento  si afferma tramite estorsioni, rapine, gioco d’azzardo e droga. È suddiviso storicamente in due frange: Cursoti catanesi e Cursoti milanesi);

Clan Piacenti e Nicotra (la tipica aggregazione familiare, dedita a spaccio, estorsioni, usura, rapine, ma soprattutto alle corse clandestine di cavalli e alle correlate scommesse illegali, prevalentemente nel quartiere di Picanello, dove convive con l’egemone famiglia Santapaola).

“La famiglia Santapaola-Ercolano – -, sebbene ridimensionata dai ripetuti provvedimenti giudiziari e indebolita da una leadership spesso affidata a reggenti non autorevoli, continua a rappresentare l’espressione più pericolosa della forza e dell’aggregazione che ancora oggi il nome esercita sulla città e sui paesi della provincia. Nel centro città la cosca è organizzata in squadre che prendono il nome dal quartiere di riferimento e alle quali viene riconosciuta una certa autonomia organizzativa e decisionale; nel resto della provincia, in assenza di una gestione diretta, l’organizzazione è rappresentata da sodalizi stanziali che garantiscono una pluralità di interessi criminali e un sempre più capillare controllo del territorio”.

Anche il Clan  Mazzei, quella dei cosiddetti “Carcagnusi”, è radicata nel centro del capoluogo etneo, ma dispone di articolazioni attive a Bronte, Maletto, Maniace e a Scicli tramite il gruppo dei Mormina. “L’organizzazione appare allo stato depotenziata a causa delle molteplici operazioni di polizia e delle condanne. Oltre a essere inserita nel settore degli stupefacenti, delle estorsioni, delle scommesse illegali e dei rifiuti, sembrerebbe aver allargato i propri interessi anche a nuovi business quali il traffico di prodotti petroliferi”.

Naturalmente la Dia e il Tribunale di Catania sono in possesso di gran parte dei nominativi componenti dei Clan e la loro singola storia. Fascicolo per fascicolo.I Carabinieri e la Magistratura etnea tengono oggi sotto scacco-in ogni caso- i boss dei vari Clan.  Controlli periodici e perquisizioni a raffica. La vita dei boss è dunque durissima oggi.

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