MAFIA: SEQUESTRO BENI DI 7,2 MILIONI AD IMPRENDITORE VICINO AL CLAN

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COLPIRE  I PATRIMONI DEI MAFIOSI E DI CHI E’ VICINO AI CLAN: IL METODO DELLA DIA PER CONTRASTARE LA MAFIA SICILIANA

 

Su disposizione della sezione misure di prevenzione del Tribunale,La Dia di Messina ha notificato all’imprenditore Domenico Giuseppe Molino(nella foto sopra ) un decreto di sequestro del patrimonio, quantificato in 7 milioni e 200mila euro, i un imprenditore edile della zona tirrenica della provincia messinese ritenuto affiliato alla Mafia barcellonese di Messina.. Sequestrati oltre che 21 immobili anc he diversi rapporti finanziari detenuti dall’imprenditore-boss.

L’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale è stata chiesta dal direttore della Dia, generale Giuseppe Governale, in collaborazione con la Dia di Messina guidata dal procuratore Maurizio De Lucia

L’imprenditore messinese  di Barcellona Pozzo di Gotto, già coinvolto nell’indagine denominata Gotha VII,  condannato già in primo grado a 11 anni per estorsione e trasferimento fraudolento di valori.

 Molino ha anche partecipato al matrimonio del boss barcellonese, Giuseppe Gulotti.

I pentiti Carmelo D’Amico, Santo Gullo e Carmelo Bisognano parlarono del Molino come un pezzo da novanta del “Gruppo di Gala”, appartenente alla famiglia barcellonese, poi confluito nel clan D’Amico.  Le indagini hanno accertato una totale sproporzione tra i redditi leciti e il patrimonio accumulato dall’imprenditore Adesso la parola spetta alla difesa legale del Molino…

Il Tribunale di Palermo sequestra beni ai boss Bacchi e Nania

 

Sequestro di  beni per sei milioni di euro agli imprenditori palermitani Benedetto Bacchi, 46 anni e Francesco Nania, 49 anni  (nelle foto della Polizia) finiti nell’inchiesta Game Over che ha portato in carcere 31 persone  accusate a vario titolo dei reati di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori, concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti,riciclaggio e associazione per delinquere finalizzata alla produzione..

Il provvedimento di sequestro è stato emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo su proposta del questore di Palermo Renato Cortese.

 

Operazione Antimafia a Trapani della Guardia di Finanza: sequestrati ingenti beni a “Padrini” di Cosa Nostra

 

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(Nella foto d’Archivio, il Tribunale di Trapani)

 

Operazione antimafia della Guardia di Finanza di Trapani. Il Nucleo di Polizia Tributaria  sta completando, nella  provincia trapanese, l’esecuzione di un provvedimento di misure di prevenzione patrimoniali nei confronti di un esponente di Cosa Nostra, Leo Rosario Tommaso di Vita (TP), già condannato nel 2013 per reati di mafia. La misura patrimoniale disposta dalla Procura di Trapani scaturisce dalle indagini della Guardia di Finanza e  ha consentito il sequestro di beni e disponibilità finanziarie per un valore complessivo stimato – allo stato – in euro 1.100.000,00.    

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Messina: sequestro beni alla Società Tirreno Ambiente per fatturazioni false ed operazioni inesistenti

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(Nella foto il Palazzo di Giustizia di Messina)

Sequestro di beni del valore di oltre 4 milioni di euro nei confronti degli ex vertici della TIRRENOAMBIENTE S.p.a. : coinvolti dalla Guardia di Finanza l’ex presidente del Consiglio di amministrazione, l’ex amministratore delegato e un ex membro del Consiglio di amministrazione.

Il provvedimento, che nasce da un’ indagine della Procura di Messina coordinata dal procuratore Maurizio De Lucia, è stato emesso dal G.I.P. Simona Finocchiaro e poggia interamente su un sistema di fatturazioni false  per operazioni inesistenti e a ipotesi di peculato. L’inchiesta prende le mosse da una verifica fiscale eseguita dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Messina nei confronti della società per azioni a partecipazione pubblica con capitale misto TIRRENOAMBIENTE S.p.A., incaricata della gestione della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea.

Le indagini hanno messo a fuoco il  periodo 2011 – 2013,nel corso del quale  le casse della società sono state svuotate mediante un complesso sistema di false fatturazioni e di un meccanismo che consentiva il rientro del denaro illecitamente fuoriuscito  nelle tasche degli ex vertici dell’azienda in virtù  società in cui gli stessi rivestivano- guarda caso-  importanti cariche sociali.

 

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