Napoli: inchiesta giornalistica tra i boss della Camorra- Indagati i giornalisti-provocatori per induzione alla corruzione

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Non tutto sembra scontato nella vita. Anche quando si agisce nella legalità e si vuol collaborare con la Giustizia- Sono avvenute infatti perquisizioni a Napoli negli uffici della Sma Campania, società in house della Regione Campania impegnata nella prevenzione e nel contrasto degli incendi boschivi, e negli uffici del consigliere regionale campano di Fratelli d’Italia Luciano Passariello nella sede del Consiglio regionale al Centro direzionale di Napoli. Passariello è anche candidato alla Camera nel collegio plurinominale di Napoli in posizione di capolista per Fratelli d’Italia. L’attività è coordinata dalla Procura di Napoli e sarebbe stata svolta nell’ambito di un’inchiesta su presunti episodi di voto di scambio e corruzione.

Accordi corruttivi diretti al controllo illecito degli appalti pubblici nel settore del trasporto e dello smaltimento dei rifiuti in Campania è l’ipotesi attorno alla quale si articolano le indagini.

Le attività di indagine ancora in corso, spiega il procuratore di Napoli Giovanni Melillo, “sono state rese necessarie e indifferibili dalla rilevata gravità del rischio di dispersione probatoria collegato alla annunciata diffusione di notizie e immagini in grado di pregiudicare gravemente le investigazioni sulle gravi ipotesi delittuose fin qui individuate (corruzione aggravata dall’utilizzo del metodo mafioso, corruzione, finanziamento illecito di partiti politici)”. Melillo aggiunge che “la delicatezza e la complessità delle attività d’indagine in svolgimento impongono di conservare il più stretto riserbo”.

Voto di scambio e corruzione, perquisizioni a Napoli

Fotogramma-Com. d’Agenzia

Gli agenti dello Sco hanno effettuato una perquisizione nel mio ufficio in Consiglio regionale, prelevando documentazioni relative a un’inchiesta in atto della Procura di Napoli per fatti che sarebbero risalenti al mese di febbraio 2018 tuttora in corso”. Lo dichiara il consigliere regionale campano e candidato di Fi Luciano Passariello, spiegando che “non mi è stata contestata nessuna condotta diretta che si ipotizzi antigiuridica. Risulto coinvolto perché altre persone avrebbero fatto il mio nome”.

Tutto questo accade a soli 15 giorni dalle elezioni politiche che mi vedono impegnato in prima persona come candidato – continua -. Qualcuno può millantare credito ma essere nominato da altre persone in terze conversazioni è cosa ben differente dal commettere reati”. Passariello spiega di non aver “mai incontrato nessuno degli imprenditori di cui fa riferimento la Procura. Sono tranquillo, anzi -aggiunge- ho ribadito alle forze dell’ordine la totale disponibilità a collaborare ed a fornire loro tutto il materiale e le informazioni utili a fare piena luce su questa vicenda. L’auspicio è di essere ascoltato quanto prima dagli inquirenti. Invito gli organi di informazione a riportare i fatti così come sono evitando strumentalizzazioni politiche utili solo a gettare fango a pochi giorni dal voto”, conclude Passariello.

Indagati anche i giornalisti della testata online Fanpage. “Tutto questo è assurdo, abbiamo messo a repentaglio la nostra incolumità per questa inchiesta e ora ci ritroviamo indagati”, dice amareggiato  Francesco Piccinini, direttore di Fanpage.it, coinvolto nell’indagine.

Fanpage, racconta Piccinini, ha utilizzato giornalisti ‘provocatori’, che avrebbero avvicinato e fatto parlare diversi politici e imprenditori, proponendo affari sullo smaltimento dei rifiuti. “Io – spiega il direttore – ho recitato la parte di un industriale del Nord che doveva sversare dei rifiuti. Abbiamo incontrato dei camorristi che ci hanno spiegato dove sotterrare quei rifiuti, chiedendoci 30mila euro a camion”. Non solo: “Abbiamo messo una telecamera addosso a un ex boss dei rifiuti mandandolo in giro per l’Italia a incontrare industriali e politici per prendere accordi in cambio di tangenti”.

Piccinini, insieme al giornalista che ha realizzato l’inchiesta, Sacha Biazzo, e all’ex boss dei rifiuti impiegato nell’operazione, risultano indagati per induzione alla corruzione. “Noi – sottolinea il direttore di Fanpage – abbiamo fatto questo nell’ambito di un’inchiesta giornalistica. E’ chiaro che non abbiamo smaltito rifiuti né preso soldi”. Ovviamente, prosegue Piccinini, “ci è stato spiegato che si tratta di un atto dovuto, ma resta una cosa spiacevole”. Piccinini precisa di aver avuto sin dall’inizio “un rapporto di dialogo” con le forze dell’ordine. “Abbiamo anche consegnato tutto il girato, per non lasciare dubbi sulla nostra buona fede”. Stamattina la polizia ha perquisito la stessa redazione di Fanpage per acquisire nuovo materiale audiovisivo.

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