Risanamento delle aree da bonificare in Sicilia, specie a Gela, Priolo,Biancavilla e Milazzo-Focus a Catania

 

OLTRE 500 GLI SPAZI INTERESSATI: «PIANI DI INTERVENTO PER MILIONI DI EURO, OPPORTUNITÀ DA NON SPRECARE»

CATANIA –

Risanamento e riqualificazione delle aree da bonificare: interventi in tempi brevi attraverso innovative soluzioni tecnico-operative. In Sicilia sono 550 i siti contaminati, con una particolare attenzione da rivolgere ai 4 Siti di Interesse Nazionale (Gela, Priolo, Biancavilla e Milazzo). Sono questi i temi al centro della dodicesima edizione del workshop Sicon, che quest’anno, seppur virtualmente a causa della pandemia, si è tenuto a Catania.

Presente all’evento anche il direttore generale per il Risanamento Ambientale del ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Giuseppe Lo Presti: «Negli ultimi anni è stata rafforzata la collaborazione tra Ministero, Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e agenzie regionali. Stiamo lavorando nella direzione di una crescita del Paese, puntando a una nuova gestione del settore per rispondere tempestivamente alle sfide di rilancio europeo, in ottica di riuso delle aree attraverso una transizione green. In quest’ambito, rientrano alcune modifiche apportate con il decreto Semplificazioni e con gli interventi dell’ultimo documento firmato il 30 gennaio, attraverso il quale sono stati stanziati 100 milioni di euro per la bonifica e definiti i criteri per l’individuazione delle aree e delle relative modalità d’intervento. A questi si aggiunge anche la creazione di un tavolo tecnico permanente di condivisione con gli organismi regionali, al fine di dare una nuova veste normativa alla materia. Si può sempre fare di più e meglio».

Tra i promotori dell’iniziativa anche l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Catania (presidente Giuseppe Platania) e la Fondazione (Mauro Scaccianoce). «Non possono passare inosservati i numeri che riguardano i siti contaminati e le superfici interessate a terra e a mare, che costituiscono un’emergenza da affrontare senza remore. Bisogna bonificare i territori, restituendoli ai cittadini e realizzando servizi, infrastrutture verdi, insediamenti industriali sostenibili, impianti per il trattamento dei rifiuti e di depurazione dell’acqua. Senza dimenticare gli interventi di messa in sicurezza per contenere il rischio idrogeologico. Oggi si presenta una grande opportunità: il PPR (Piano Ripresa e Resilienza) prevede un programma di investimenti che l’Italia deve presentare alla Commissione Europea nell’ambito del Recovery Fund, con almeno il 37% della spesa da destinare alla sostenibilità ambientale, cioè circa 77 miliardi di euro». Considerazioni a cui si aggiungono quelle del presidente dei Geologi di Sicilia Giuseppe Collura: «La pianificazione territoriale e il recupero delle aree mitiga i rischi per la salute e per l’ambiente, limitando il consumo del suolo. La bonifica consentirà di dare nuova vita a zone considerate inaccessibili e inservibili, rendendole attrattive per la società».

«Il workshop – ha commentato il rettore dell’Università di Catania Francesco Priolo – è interdisciplinare, poiché il risanamento dei siti contaminati riguarda tutti, dagli Enti agli Ordini professionali. Rappresenta una grande opportunità di confronto per sviscerare le problematiche attraverso casi studio e presentare e studiare soluzioni tecnico-operative. Un’ulteriore dimostrazione di come non si possa lasciare spazio all’improvvisazione: occorrono competenze e conoscenze». Confronto e interdisciplinarità sono le basi solide del Sicon, come espresso anche in altri interventi: «Il confronto tra aspetto scientifico e giuridico-amministrativo è la chiave di successo del workshop. Quello di oggi è un tema attuale e complesso, che richiede attenzione non solo per i risvolti ambientali, ma anche per quelli legati all’economia circolare che può derivare dal recupero delle aree. Il risanamento e la rigenerazione sono il punto di partenza per modelli di sviluppo sostenibile e di ripresa del Paese. Un passo in avanti per cicatrizzare e guarire le ferite provocate dall’uomo. Basti pensare all’amianto che confligge con le bellezze naturali o ai mari massacrati dal rilascio di materiali che hanno distrutto i fondali. Serve ricostruire un sano rapporto tra uomo e natura», hanno dichiarato Calogero Foti (responsabile Dipartimento Acqua e Rifiuti dell’assessorato dell’Energia e dei Servizi di Pubblica Utilità della Regione Siciliana), Gaspare Viviani (presidente GITISA), Vincenzo Belgiorno, (presidente ANDIS) e Silvia Paparella (general manager del partner dell’evento RemTech).

Le ultime riflessioni sono state affidate a Enrico Foti (direttore del DICAR UniCT), Maria Boni (rettore dell’Università “Sapienza” di Roma) e Carlo Collivignanelli (rettore dell’Università di Brescia): «È importante riversare i risultati di questi studi all’interno del mondo universitario, per offrire esperienze significative agli studenti e crescere culturalmente nella direzione della sensibilizzazione. Senza ricerca, non c’è tecnologia da applicare. Il confronto interdisciplinare del Sicon consente di raggiungere grandi risultati, analizzando i fattori di rischio e proponendo nuove soluzioni».

Il Commissario Scalia del “Terremoto S.Stefano”: ” la ricostruzione può partire veloce con risparmio di risorse”

 

 

Anteprima allegato

«TERREMOTO S. STEFANO, LA RICOSTRUZIONE PUÒ FINALMENTE PARTIRE»

Il commissario straordinario Salvatore Scalia: “Una grande opportunità per tutti”

 

 

CATANIA –

 Ricostruire e ripartire: questo l’obiettivo comune annunciato da Architetti, Ingegneri e Geometri catanesi. Frutto dell’analisi dell’ordinanza “Danni lievi” nel corso dell’incontro “Ricostruzione Terremoto Santo Stefano”.

«Un progetto che ha preso vita lo scorso gennaio grazie all’importante coinvolgimento del commissario straordinario Salvatore Scalia  incaricato per la ricostruzione dell’area etnea dopo il terremoto che il 26 dicembre 2018 ha colpito le aree dei comuni alle pendici del Vulcano – e che consentirebbe una ricostruzione veloce e un risparmio considerevole di risorse destinate al patrimonio edilizio privato», hanno commentato Alessandro Amaro (Architetti), Giuseppe Platania (Ingegneri), Mauro Scaccianoce (Fondazione Ingegneri) e Agatino Spoto (Geometri).

 Il provvedimento offre infatti l’opportunità di procedere prioritariamente all’esecuzione di interventi di riparazione in immobili destinati ad abitazione principale, che hanno subito danni lievi, al fine di consentire nei tempi più brevi e nel maggior numero di casi possibile il rapido rientro dei residenti nelle proprie abitazioni, ricostituendo così il tessuto sociale della zona terremotata e riducendo la spesa relativa ai contributi per l’autonoma sistemazione.

I lavori sono stati aperti dal  rappresentante degli Architetti: «L’ordinanza rappresenta un’occasione importante per consentire ai cittadini di tornare nelle proprie case – ha spiegato Amaro -snellendo gli iter burocratici. A patto che tutti abbiano chiari i passaggi da seguire, anche e soprattutto nella presentazione dei progetti, per evitare inutili rallentamenti derivanti dalle eventuali integrazioni alla documentazione».

 «Abbiamo raggiunto un ottimo risultato – ha proseguito il presidente degli Ingegneri Giuseppe Platania – Un ringraziamento particolare va al commissario straordinario Scalia. È in virtù della  sua tenacia e interessamento che finalmente possiamo iniziare questo percorso, seppur limitato nel numero di interventi. Il nostro Ordine e quello degli Architetti subito dopo il sisma si sono mobilitati recandosi all’Unità di crisi, dove è scattata una gara di solidarietà che ha visto attivi i professionisti dell’area etnea e della Sicilia. Abbiamo effettuato continui sopralluoghi e mappato ogni edificio, tentando di avviare quel procedimento che oggi trova terreno fertile grazie all’Ordinanza».