Cuffaro, Regione siciliana, dirigenti ai Beni culturali, soggetti corruttori, appalti, funzionari pubblici degli uffici,assunzioni facili, il sistema siciliano consentiva di svolgere un ruolo di vertice

 

Salvatore  Cuffaro, un uomo potente , di vertice, con numerose conoscenze in Sicilia:  la Procura con nuovi elementi di accusa lo mette alla sbarra e, francamente, fa anche un pò di pietà

Salvatore Cuffaro - (Fotogramma/Ipa)

 

DI    RAFFAELE  LANZA

 

Cuffaro arriva al capolinea della  sua vita.  I  giudici hanno scoperto nuovi elementi di giudizio  che tolgono ossigeno all’ex Presidente della Regione siciliana . L’uomo che voleva favorire tutti gli amici perchè voleva creare un piccolo  potentato in Sicilia.   Cuffaro è un ex salesiano, uomo che crede e ha fiducia nella gente . Voleva il consenso di tutti, gli amici che gli giravano intorno a tal punto che i suoi amici più forti – era il caso dell’ufficio stampa della Regione siciliana –  dicevano a tutto il mondo di rappresentare il Presidente della Regione siciliana.

Io, personalmente, dissi a quel  giornalista-politico messo a capo del gruppo stampa- che la Giustizia avrebbe messo fuori uso sia Cuffaro -per i favoritismi all’epoca troppo sfacciati – sia il personale dell’Ufficio stampa utilizzato secondo la formula allora ben collaudata “amici degli amici”     Telefonicamente mi dicevano in coro : “Lanza fatti da parte e non denunciare se non vuoi guai…..”

Poi, le cronache, la Corte dei conti e la Procura mi diedero ragione. Quei  giornalisti favoriti e tanti dirigenti della Regione siciliana – compresi Soprintendenti- che riuscirono ad avere i favori del personale subordinato-  temevano gli scritti dello scrivente a tal punto da oscurare, con la complicità dei dirigenti del dipartimento ai beni culturali  il protocollo informatico . Fui forse il primo in Sicilia a fare la denuncia su questa vicenda.   Ora Cuffaro mi fa un pò di pietà. Perchè è un uomo che non credo abbia animo cattivo verso gli altri – quelli non favoriti – ma vuol dire sì a tutti i suoi amici.  Paga  un prezzo alto  tanto che la sua immagine viene distrutta e fatta a pezzi anche se si prospetta una vicenda giudiziaria molto amara.    

Gli arresti domiciliari per l’ex presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro, si apprende anche  il deputato di Noi moderati Saverio Romano e altre 16 persone sono stati chiesti dalla Procura di Palermo. Le accuse sono, a vario titolo, di associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione.

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Cuffaro e Romano sono coinvolti in un’inchiesta della Procura su appalti pilotati. Coinvolti anche diversi funzionari pubblici. A Cuffaro è stato inoltre notificato un decreto di perquisizione.

In particolare le indagini della Procura riguardano la turbativa del regolare andamento della “gara ausiliariato”, bandita dall’Asp di Siracusa, quella per il concorso pubblico, per titoli ed esami, indetto dall’Azienda sanitaria Villa Sofia-Cervello di Palermo per la copertura di 15 posti a tempo indeterminato e a tempo pieno di operatore socio-sanitari, ma anche il Consorzio di bonifica per la Sicilia occidentale.

Secondo la Procura, Cuffaro avrebbe svolto un “ruolo di vertice dell’associazione”. 

Cuffaro dopo “aver costituito il sodalizio”, aveva messo “a disposizione le proprie entrature e la sua rete di conoscenze al fine di commettere un numero indeterminato di reati, incidendo sugli esiti di concorsi, gare di appalto e procedure amministrative in modo da favorire gli imprenditori, e comunque i soggetti corruttori, e procurare loro indebiti vantaggi, o comunque in modo da conseguirli in prima persona al fine di rafforzare il proprio consenso politico, anche talvolta impartendo disposizioni ai sodali o a pubblici ufficiali, mediando con i rappresentanti di enti e imprese, con cui erano in corso di perfezionamento o in esecuzione le intese corruttive, ovvero stabilendo l’entità delle indebite utilità richieste, anche per il tramite degli altri sodali”.

La Procura di Palermo ha chiesto gli arresti domiciliari anche per Vito Raso, lo storico segretario di Cuffaro, Carmelo Pace, deputato regionale della Dc, Roberto Colletti, ex manager di Villa Sofia, Antonio Abbonato, Ferdinando Aiello. E ancora, Paolo Bordonaro, Alessandro Mario Caltagirone, Marco Dammone, Giuseppa Di Mauro, Vito Fazzino, Antonio Iacono, Mauro Marchese, Sergio Mazzola, Paolo Emilio Russo, Giovani Tomasino e Alessandro Vetro.

“Le perquisizioni – rileva il Procuratore Maurizio de Lucia – sono state disposte al fine di evitare la dispersione delle prove a seguito della discovery delle indagini imposta dalla notifica dell’invito a rendere interrogatorio cosiddetto preventivo a seguito della richiesta di applicazione di misura cautelare avanzata nei confronti degli indagati”.

La Corte dei conti impone l’alt all’opera del Ponte sullo stretto, per la regolarità della spesa pubblica ma il governo non ci sta e si scaglia contro l’operato dei magistrati

 

 

 

 

 

 Palazzo Chigi , stamane un incontro tra il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i vicepresidenti Matteo Salvini e Antonio Tajani e i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, dedicato al progetto del ponte sullo Stretto.

All’esito della riunione – comunica  Palazzo Chigi -, si è convenuto di attendere la pubblicazione delle motivazioni della delibera adottata ieri dalla Corte dei conti. Solo dopo averne esaminato nel dettaglio i contenuti, il Governo provvederà a replicare puntualmente a ciascun rilievo, utilizzando tutti gli strumenti previsti dall’ordinamento. Rimane fermo l’obiettivo – conclude la nota -, pienamente condiviso dall’intero Esecutivo, di procedere con la realizzazione dell’opera.

CORTE CONTI, valutazioni di legittimità   necessarie per la regolarità della spesa pubblica  La critica attuale turba la serenità di giudizio dei giudici

La Corte dei conti tramite la Sezione di controllo di legittimità si è espressa su profili strettamente giuridici della delibera CIPESS, relativa al Piano economico finanziario afferente alla realizzazione del “Ponte sullo stretto”, senza alcun tipo di valutazione sull’opportunità e sul merito dell’opera. Il rispetto della legittimità è presupposto imprescindibile per la regolarità della spesa pubblica, la cui tutela è demandata dalla Costituzione alla Corte dei conti.

Le sentenze e le deliberazioni della Corte dei conti – afferma  l’Organo contabile -non sono certamente sottratte alla critica che, tuttavia, deve svolgersi in un contesto di rispetto per l’operato dei magistrati.

SALVINI “Se la Corte insiste approveremo di nuovo il progetto del Ponte sullo stretto in Consiglio dei ministri E poi lo approverà il Parlamento”..

Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini esprime un giudizio sprezzante sulla Corte dei conti: “Questa è la casta giudiziaria che vede il crollo del suo potere e del suo impero. E queste sono le sue ultime, disperate invasioni di campo”.

“La scelta sul Ponte non è uno sgarbo alla Lega ma a tutti gli italiani. Lo fanno contro tutti. È un progetto a cui hanno lavorato 21 università italiane. Ventuno. Studi di progettazione di mezzo mondo, i migliori, dalla Danimarca al Giappone. Un progetto che desta una curiosità enorme a livello globale. È un progetto sostenuto dall’Europa: il commissario di oggi e il suo predecessore sono entrambi assolutamente favorevoli a quest’opera. E ora, vediamo una scelta dal sapore politico e pochissimo tecnico. 

“La mia proposta è quella di tornare in Consiglio dei ministri e approvare di nuovo il progetto. E poi lo approverà il Parlamento. Ripeto, qui c’è dentro l’università italiana, c’è dentro l’Italia. Dovrebbero tutti farsi dire di no da un mini sistema di potere?”….

Alessandro Di Battista: “Il M5S nelle mani dell'”accoltellatore” di professione di Italia viva” -Io non ci sto perchè il “numero delle coltellate di Renzi aumenterà”

 

Ritratto di Alessandro Di Battista, piacione che si orgasma appena parla in  pubblico - Il Riformista

 

Pubblichiamo il pensiero espresso pubblicamente da Alessandro Di Battista, simbolo del M5S”Ora il Movimento 5 Stelle apre a Renzi e Italia Viva? Ci ripensi “altrimenti arrivederci e grazie”. Così Alessandro Di Battista riscontra le dichiarazioni rilasciate dalla delegazione pentastellata al termine delle consultazioni al Quirinale.

Il 12 gennaio scorso – afferma Di Battista – condivisi la linea presa dai principali esponenti del Movimento 5 Stelle e scrissi queste parole: ‘Non so quel che farà o meno nelle prossime ore il manipolo di anti-italiani. Mi interessa quel che farà il Movimento. Ebbene io credo che se i renziani dovessero aprire una crisi di governo reale in piena pandemia, nessun esponente del Movimento dovrebbe mai più sedersi a un tavolo, scambiare una parola, o prendere un caffè con questi meschini politicanti’. Prendo atto che oggi la linea è cambiata. Io non ho cambiato opinione“.

Tornare a sedersi con Renzi – prosegue Di Battista – significa commettere un grande errore politico e direi storico. Significa rimettersi nelle mani di un ‘accoltellatore’ professionista che, sentendosi addirittura più potente di prima, aumenterà il numero di coltellate. Ed ogni coltellata sarà un veto, un ostacolo al programma del Movimento e un tentativo di indirizzare i fondi del recovery verso le lobbies che da sempre rappresenta. L’ho sempre pensato e lo penso anche adesso. Se il Movimento dovesse tornare alla linea precedente io ci sono. Altrimenti arrivederci e grazie

BIGA DI MORGANTINA: TRAFUGATA NEL 2017 MA L’EX SOPRINTENDENTE AVEVA IL DOVERE DELLA VIGILANZA.ECCO PERCHE’

                  OMISSIONE DI VIGILANZA ED ISPEZIONE DELL’EX SOPRINTENDENTE PATANE’ AL CIMITERO ETNEO IN VIOLAZIONE DELL’ART19 DEL CODICE DEI BENI CULTURALI E PAESAGGIO?

Video sulla Vicenda della Biga di Morgantina -Y.T. (Tv.2000)

di Raffaele Lanza

Sul ritrovamento della celebre -oggi ancor di più-  biga di Morgantina, reperto archeologico trafugato nel 2017 e la cui inchiesta dei Carabinieri  ha «consentito- comè noto – di sgominare un gruppo criminale a elevata pericolosità sociale, dedito alla commissione di reati contro il patrimonio nelle province di Catania, Enna e Siracusa sia concesso spendere due parole.

Anzitutto il recupero – abbiamo appreso dai Carabinieri- è avvenuto prima che potesse essere venduta al mercato nero delle opere d’arte

Secondo quanto si è appreso, sarebbero stati gli indagati, intercettati, a ricostruire la dinamica dell’operazione illegale, realizzata con un complice interno al cimitero.

Il gruppo criminale dalla vendita dell’opera bronzea sperava di potere realizzare due milioni di euro.Abbiamo saputo tutti che una volta imbragata la biga , essa è stata sollevata con elicottero – proprio come se si girasse la scena di un film -e poi poggiata su un camion. Successivamente è stata divisa: la carrozza è stata nascosta in un garage nel Catanese, i due cavalli appunto occultati in una stanza «segreta» realizzata in una villetta privata dell’Ennese.  Fin qui la cronaca.

L’appendice riguarda l’epoca del bene  che pare   non proviene dall’area archeologica situata nel territorio di Aidone (Enna). Secondo l’archeologa Rosalba Panvini, soprintendente-protempore ai Beni culturali di Catania, il manufatto individuato dai militari non risalirebbe infatti al 450 a.C, bensì a poco più di un secolo fa. “È un’opera di fine Ottocento o dei primi del Novecento. Una riproduzione ben fatta, ma non risale certo all’età classica”,

La “Biga di Morgantina”, in bronzo e del peso di una tonnellata, era stata posizionata nel cimitero di Catania sul tetto di una cappella monumentale dalla famiglia Sollima 

 

Risultato immagini per foto di monumenti antichi cimiteriali di catania

Apprendiamo che i Carabinieri hanno programmato la consegna alla Soprintendenza ai Beni culturali e all’Identità siciliana di Catania.  Ed è qui il punto. O meglio l’appunto.    Anche qui viene da sorridere: la comicità prosegue proprio come in un film a puntate. La  scoperta del furto della biga è avvenuta con oltre un anno di ritardo, i Carabinieri la ritrovano e la consegnano alla Soprintendente.. Ma viene trascurata finora la responsabilità (indiretta) pure della Soprintendenza di Catania nell’arco di tempo 2017-2018. La riportiamo perchè la Magistratura etnea abbia  elementi ulteriori idonei per individuare tutte le responsabilità ipotizzate sulla clamorosa vicenda

Si trascura infatti che la Soprintendenza  sia incorsa – l’esperienza ai Beni culturali insegna –  nella fattispecie in una chiara violazione del Codice ai Beni culturali e del Paesaggio in vigenza  dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137, per aver omesso o trascurato la vigilanza del bene bronzeo del Cinquecento e/o fine Ottocento (sarà accertato successivamente) nel periodo di tempo di oltre un anno dalla scoperta del furto e dalla denuncia   Sissignore: la vigilanza. Come si applica?

 1). La vigilanza sui beni culturali sulle cose di cui all’articolo 12, comma 1, nonché sulle aree interessate da prescrizioni di tutela indiretta, ai sensi dell’articolo 45 compete al Ministero (e alle Soprintendenze n.d.r.). 2. Sulle cose di cui all’articolo 12, comma 1, che appartengano alle Regioni e agli altri enti pubblici territoriali il Ministero provvede alla vigilanza anche mediante forme di intesa e di coordinamento con le Regioni medesime.
Ma riveste pure interesse la lettura dell’ Articolo 19 che prevede l”Ispezione”
E cioè: spieghiamo papale papale:
1. I soprintendenti possono procedere in ogni tempo, con preavviso non inferiore a cinque giorni, fatti salvi i casi di estrema urgenza, ad ispezioni volte ad accertare l’esistenza e lo stato di conservazione o di custodia dei beni culturali.
2.” Con le modalità di cui al comma 1 i soprintendenti possono altresì accertare l’ottemperanza alle prescrizioni di tutela indiretta date ai sensi dell’articolo 45 “..

Non trascuriamo neppure che sulle tombe monumentali del Cimitero di Catania la Soprintendenza di Catania ha realizzato una specifica pubblicazione scientifica (una sorta di censimento)  Era a conoscenza dunque l’Ente regionale dell’esistenza del bene bronzeo.   E non dimentichiamo che per esercitare vigilanza ed ispezioni i Soprintendenti possono –  ricordiamo che la penultima Soprintendente  era, prima della messa in pensione,_la   dirigente M.Grazia Patanè-  anzi hanno il dovere di esercitare un controllo periodico sui monumenti del Cimitero etneo.    Non sembra affatto che ciò sia stato fatto. Comprendiamo la complessità dei loro compiti  dirigenziali,ma in caso positivo la Soprintendente , anche se la Biga di Morgantina non risalga all’epoca classica-non sappiamo- e, quindi priva di elevata preziosità, avrebbe certamente presentato una denuncia -in primis- al Dipartimento ai beni culturali-Sezione del direttore generale- dal quale essa dipende -di Palermo.

Le indagini dei Carabinieri, durate dal 2018 al 2019 e coordinate dalla Procura di Catania, hanno preso spunto da un assalto, il 16 aprile 2018,degli autori del furto  a un centro scommesse di San Giovanni la Punta, che fruttò oltre 17.000 euro. Quindi la scoperta del “mediatore tedesco” 

 E’ passato oltre un anno- secondo i Carabinieri- la scoperta del furto(nel 2018) in virtù delle particolari indagini ed intercettazioni..

Come non sembra pure che sia stato utilizzato il personale Catalogatore degli Uffici di Via Luigi Sturzo a Catania addetto proprio per legge al censimento delle opere d’arte. E la scomparsa della Biga di Morgantina non riguarda un oggetto artistico o piccolo bene ma addirittura- come nelle foto sopra-un bene visibilissimo, importante e prezioso nonostante tutto anche per tipo di materiale impiegato  -per gli addetti ai lavori- collocato sopra una tomba monumentale con tanto di foto pubblicata all’epoca dalla Soprintendenza.     Non esiste la responsabilità della Soprintendenza? O la Vigilanza sui monumenti è uscita dalla magia di un prestigiatore anzichè del Codice ai Beni culturali che espressamente lo prevede ed è rimasto nell’occasione inapplicato?