SOPRINTENDENZA DI CATANIA: LA SOPRINTENDENTE PAMVINI -COME LE PRECEDENTI -NON CONOSCE LA NORMATIVA URP-

   UNA   DISPOSIZIONE DI SERVIZIO DI NOMINA “REFERENTE URP” UN ISTRUTTORE PASSATA INOSSERVATA AI “SINDACATI DISTRATTI  E…… “

Rosalba Panvini nuovo Sovrintendente ai Beni Culturali di Siracusa. Si  insedierà mercoledì | Siracusa Times

Nella foto d’Archivio la Soprintendente di Catania Rosalba Pamvini

di Raffaele  Lanza

Si parla di corsie preferenziali e di binari morti alla Regione siciliana-Dipartimento ai beni culturali e Soprintendenze.  La nostra impressione di cronista rafforzata dalla lunga esperienza diretta sul campo di battaglia della pubblica amministrazione dei Beni culturali è che in lunghi anni di silenzio in un Ente culturale quale quello della Soprintendenza etnea dove in fatto di denunce giudiziarie le abbiamo vinte tutte e, in qualche caso solo per carità di patria, abbiamo voluto lasciar perdere , sia stata edificata una fortezza in cui tutti i poteri sono allineati e coperti. 

In una simile fortezza dove tutto passa, la timbratura una volta al giorno, eludendo l’orario contrattuale, per i dirigenti, la segretaria della Soprintendente che supera abbondantemente i limiti temporali di permanenza nel posto strategico  in divieto della normativa Anticorruzione e le disposizioni di servizio che passano sotto silenzio agli occhi dei sindacati improvvisati che , se non facessero probabilmente parte del sistema,dovrebbero vigilare e studiare di più la materia del diritto.      Sì, perchè disposizioni di servizio su un Ufficio così delicato ed importante per la collettività non possono passare nelle tenebre o senza un dialogo costruttivo con gli esperti del settore.    Ci riferiamo all’Ordine di servizio n. 9392 del 4 Ottobre scorso a firma della Soprintendente dott.ssa Rosalba Pamvini che nomina Referente URP della Soprintendenza un Istruttore direttivo, dottssa Margherita Corsini, incaricata pure di gare d’appalto.

Agli Uffici per le relazioni con il pubblico sappiamo che viene assegnato, nell’ambito delle dotazioni organiche, dell’amministrazione,personale con idonea qualificazione  e con elevata capacità di avere contatti con il pubblico assicurato da apposita formazione  Fin qui nulla di strano, se non per l’intervento dell’art. 11 del Decreto legge 165/2001 che al punto 6 dispone  che il “responsabile dell’Urp (“la Soprintendente la chiama “referente”) può promuovere iniziative volte, anche con il supporto delle procedure informatiche, al miglioramento dei servizi per il pubblico, alla semplificazione e all’accelerazione delle procedure e all’incremento delle modalità di accesso informale alle informazioni in possesso dell’amministrazione e ai documenti amministrativi”.

Quindi un Ufficio complesso di responsabilità dirigenziale. Ed è qui che la Soprintendente Pamvini, probabilmente esperta in arte e monumenti, pare rivelare  – ma non si preoccupi, le precedenti governanti (Branciforte, Vera Greco, Grazia Patanè) esclusa la Caffo- non erano neppure all’altezza della situazione, si può mormorare “mal comune quindi mezzo gaudio-” una carenza  amministrativa (non giustificabile) di gestire queste cose inerenti la funzionalità di uffici rivolti al pubblico. Dovrebbe sapere, gentile Signora, che queste disposizioni – che imitano purtroppo le precedenti -devono essere precedute da un Atto di interpello e assegnate -salvo l’impegno della “dipendente prescelta”-  nella responsabilità ad un dirigente di struttura. 

 Bastava studiare o leggere perlomeno la direttiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri dell’II Ottobre del 1994 “dal titolo “Sui principi per la Istituzione ed il funzionamento degli Uffici per le Relazioni con il Pubblico” per comprendere i principi e le modalità per la istituzione, l’organizzazione ed il funzionamento dell’Urp della Soprintendenza da guidare ancora per un bel pò di tempo…

 In tale direttiva al Capo VI  si potrà leggere:”Agli Uffici sono preposti responsabili in possesso di qualifica dirigenziale, al fine di assicurare un adeguato livello di rappresentatività ed una concreta capacità di dialogo e di collaborazione con le strutture delle amministrazioni di appartenenza”

Napoli,  alla Chiesa di San’Agostino alla Zecca: «Si sta sradicando il tetto» Omessa sicurezza Soprintendenza

 

Chiesa di Sant’Agostino alla Zecca, il vento forte di queste ore ha sradicato buona parte del tetto e messo a nudo le magagne di chi aveva le responsabilità di mettere in sicurezza l’intera opera.. I residenti degli edifici circostanti hanno  allertato i vigili del fuoco  per timore che possano cadere e provocare danni a cose e a persone.
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«Siamo spaventati – dice una residente – dai nostri balconi vediamo queste tegole sollevarsi sempre di più per il forte vento, abbiamo paura di scendere di casa». «I lavori di restauro della Chiesa sono stati ultimati di recente – reclamano alcuni esercenti – è davvero sconcertante verificare un pericolo così grande su nuove realizzazioni, restiamo chiusi dentro i nostri negozi per paura». La Soprintendenza dovrebbe dirci qualcosa a riguardo. Come sia stata messa in sicurezza. Altri nutrono dubbi e perplessità sui lavori a “regola d’arte” incontrollati o troppo deboli.Sant’Agostino alla Zecca ha riaperto al pubblico l’anno scorso, nel periodo di Natale a seguito della conclusione dei lavori strutturali. La Chiesa, nell’aprile 2011, necessitò di un restauro, perchè un blocco di piperno del campanile era crollato sulla strada circostante, mettendo in pericolo l’incolumità delle persone.

SOPRINTENDENZA SOTTO INCHIESTA PER REATO “DI CROLLO COLPOSO” PER IL CEDIMENTO DELLA VOLTA DELLA CHIESA S.GIUSEPPE DI ROMA

 

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E’ periodo di crolli. Stavolta senza vittime.Ha ceduto a Roma  la volta della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami in Clivo Argentario . Sul posto i carabinieri del Comando Piazza Venezia, che hanno chiamato anche Vigili del Fuoco e 118.        Non vi sono state vittime perchè la Chiesa era chiusa.Una prima informativa dei vigili del fuoco è attesa a piazzale Clodio. . Non si esclude che vi siano  delle responsabilità per il reato di  “crollo colposo”.

Il ministro per i Beni e le attività culturali, Alberto Bonisoli, “sta seguendo la vicenda del crollo del tetto della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami al Foro Romano, in Roma ed è costantemente in contatto con il Segretario Generale, Giovanni Panebianco, che sta coordinando le unità del Mibac per far fronte all’emergenza.  È infatti subito intervenuto personale della Soprintendenza speciale di Roma, del Parco archeologico del Colosseo e i Carabinieri del Nucleo Tutela”.

Sembrerebbe che la maggiore responsabilità  sia quella della Soprintendenza che ne ha a carico la manutenzione e quindi la sicurezza.   I Carabinieri dovranno dunque identificare il responsabile della Sicurezza della Soprintendenza e gli addetti alla sicurezza e manutenzione della Chiesa (l’Unità competente) e trasmettere successivamente il fascicolo alla Procura.   Adesso-come il ponte di Genova- tutte le Soprintendenze d’Italia sono in stato di fibrillazione. Non è escluso un monitoraggio anche in Sicilia ricchissima di Chiese e beni culturali dove i Carabinieri potranno controllare lo stato di sicurezza dei beni tramite” l’Unità alla Sicurezza ( qui è una invenzione siciliana per collocare il dirigente “amico del manager”) del Dipartimento ai beni culturali”..
Chiesa di San Giuseppe ai Falegnami

 

“La chiesa di San Giuseppe dei Falegnami è proprietà del Vicariato di Roma che ne ha la custodia. Al Mibac competono le funzioni di tutela. È stata inoltre tempestivamente attivata, tramite l’Istituto centrale per il catalogo, la raccolta di dati circa le opere d’arte contenute nella Chiesa. Dalle prime informazioni acquisite, sembrerebbe che la preziosa tela seicentesca di Carlo Maratta non avrebbe subito danni.

Si apprende da studiosi ed esperti di beni culturali che “la chiesa ha una valenza storica, archeologica e culturale importantissima: sorge proprio sopra il carcere Mamertino, in cui sarebbero stati rinchiusi anche San Pietro e San Paolo, e i romani la sentono particolarmente loro perché la vivono e vi si celebrano matrimoni tre giorni alla settimana. Un simile evento non sarebbe dovuto accadere perchè gli  enti chiamati a vigilare sulla sua integrità sono tre anche se  le responsabilità maggiori vertono sulla Soprintendenza: la confraternita di San Giuseppe dei Falegnami, che risulta proprietaria dell’edificio e che fa capo al Vicariato; la Soprintendenza -appunto- del ministero dei Beni Culturali, a cui è affidata la cura, sicurezza e manutenzione; il Parco archeologico del Colosseo, che cura lo stato di salute del carcere Mamertino”.