Dichiarazione del Presidente Mattarella per il 78° anniversario dell’eccidio di Sant’ Anna di Stazzema

Il Presidente Matterella ricorda l’eccidio da parte delle SS di S.Anna Stazzema

 

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«Sono trascorsi settantotto anni dai giorni dell’eccidio nazifascista compiuto nelle frazioni di Stazzema. L’orrore ha colpito le nostre terre, la nostra gente, a testimonianza degli effetti di ideologie perverse nemiche della dignità e della libertà delle persone.

Gli assassini, ufficiali e militari delle SS, che compirono la strage aiutati da fascisti della zona, manifestarono fino in fondo inconcepibile disumanità, colpendo centinaia di persone innocenti, trucidando anziani, donne, bambini, sterminati con ferocia, lasciando corpi martoriati e bruciati.

La memoria dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema è, per l’intera Europa, una spinta costante a mantenere al primo posto il tema del rispetto della vita delle persone, della pace come orizzonte storico necessario, della partecipazione a comuni prospettive di vita e di sviluppo.

Il segno profondo di un orrore così grande è inciso a caratteri indelebili nella coscienza della Repubblica. Dalla reazione a quell’abisso scaturì il riscatto morale e civile del nostro popolo, il secondo Risorgimento del nostro Paese. Da qui hanno preso le mosse le radici di una civile convivenza che ha trovato nella Costituzione i suoi architravi.

Gli italiani devono grande riconoscenza ai pochi testimoni sopravvissuti, ai familiari delle vittime, a quanti si sono impegnati negli anni a ricostruire circostanze ed eventi, a ricomporre le storie individuali. La loro testimonianza è stata preziosa, contribuendo a costruire un memoriale vivente, intimamente connesso ai valori e ai principi che regolano la vita della nostra comunità: monito permanente alle generazioni che si succedono».

 

 

I TESTIMONI DELL’INCIDENTE ALLA PARISI E GIOELE SONO ARRIVATI- IL PICCOLO ERA ANCORA VIVO MA IL MISTERO RESTA ANCORA

Il mistero di Viviana e quei messaggi in rete: “La mia vita in una ...

Aggiornamento

Finalmente si muovono i testimoni. L’appello del Procuratore capo di Patti Angelo Vittorio Cavallo (nella foto sotto) è stato raccolto dal testimone presente dopo l’incidente.   E’ la conferma sostanzialmente che Il piccolo Gioele era vivo dopo l’incidente stradale avvenuto lo scorso 3 agosto con la madre Viviana Parisi.

 

Il piccolo era in braccio alla madre, in posizione verticale e senza alcuna ferita”questa la ricostruzione.        Si è mossa anche la coppia del Nord testimone oculare dell’incidente che si è presentata a un posto di polizia del Nord Italia, dove vivono per raccontare quanto visto. Sembra che non abbiano capito subito l’appello del magistrato di Patti.

I due hanno raccontato che il bambino dopo l’incidente “aveva gli occhi aperti”. Per il pm il teste “è attendibile”. “Sono testimoni che erano in vacanza in Sicilia e poi sono rientrati al Nord“, afferma la Procura.

“Sul corpo di Viviana Parisi sono in atto ancora degli accertamenti per comprendere come sia morta” ha detto il medico legale Elvira Ventura Spagnolo che ha eseguito l’autopsia e che oggi ha incontrato il procuratore Angelo Vittorio Cavallo. “Ci sono diverse fratture e, probabilmente, quelli che sembrano morsi non è chiaro se siano di cani o di animali selvatici”

IPOTESI INVESTIGATIVE – E PROPOSTE DI SUD LIBERTA’ – SUL MISTERO DEL PICCOLO SCOMPARSO GIOELE

Dal giallo del calzino ai testimoni spariti, il caso di Viviana e Gioele sempre più un rompicapo

 

di R.LANZA

 

Caronia,

Dov’è finito il piccolo Gioele? Rapito da qualcuno in strada subito dopo l’incidente? Che la Parisi sia salita sul traliccio per sviare i cani aggressivi dal proprio bambino in autovettura?  Perchè fuggire nelle campagne e non chiedere aiuto od assistenza agli automobilisti in transito?  Perchè non ha usato il Cellulare per avvertire la famiglia dopo l’incidente?  Che alcuni nomadi/zingari di campagna abbiano prelevato il bambino di quattro anni,nell’ambito dell’orrendo mercato “dei pezzi umani di ricambio” dall’autovettura dopo l’incidente?  Che la Parisi si sia messa all’inseguimento di queste persone?   Poi c’è anche il rebus del calzino di Viviana Parisi. La sparizione del calzino. La donna, nel momento del ritrovamento del corpo, indossava solo un calzino. L’altro è sparito e non è mai stato trovato. Che fine ha fatto? Qualcuno lo ha preso? Un animale selvatico l’ha strappato alla Parisi?  Indossava una scarpa sportiva,” non molto sporca”, mentre l’altra è stata trovata a poca distanza. Ma del calzino non si sa più nulla.Ed i testimoni presenti o chi ha visto la scena dall’autovettura con quale coraggio stanno  ancora in silenzio e non riferiscono qualcosa alla Procura ed investigatori? 

 Possibile che viviamo in questa società dell’indifferenza  e dell’egoismo dove nessuno vuole esporsi per non perdere probabilmente dieci minuti di tempo con gli inquirenti?    Il paradosso esiste ed è forte. Muoiono in Italia in tempi di coronavirus medici ed infermieri professionali per aver prestato coraggiosamente assistenza agli ammalati senza speranza di Covid. Perchè non dobbiamo distinguerci nel fornire informazioni preziose tanto attese dalla famiglia affranta dal dolore e dal dramma improvviso?

Che i cani -ipotesi orroica ma da non escludere- abbiano fatto a pezzi il piccolo Gioele e seppelliti i resti nel terreno di Caronia?             Come è possibile poi che cani notoriamente aggressivi come i Rottweiler siano liberamente in giro in campagna?  Le ferite della Parisi sembra- hanno affermano gli inquirenti -siano compatibili con i morsi di cani selvatici o di grossa taglia.

Visto che il mistero è così fitto forse sarebbe opportuno- suggeriamo agli investigatori- la ricostruzione della scena-piazzando per alcuni giorni numerose microtelecamere mobili- collocando prima nella zona del traliccio  grandi quantità di carne per attirare i cani randagi o cani molossi  usciti da qualche casa-masseria al fine di studiare il loro comportamento dopo la consumazione del pasto .Cioè l’eventuale  seppellimento dei resti di carne ed ossa lasciate . Non è escluso che l’azione possa coincidere con la scena originaria dell’aggressione al piccolo Gioele.         Anche se gli investigatori   hanno controllato attentamente ogni angolo sia con persone altamente specializzate per raggiungere i luoghi più impervi sia con Unità cinofile.   

Gioele, il legale della famiglia: «Il bimbo non è morto nell'incidente» Ricerche ancora senza esito

 

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Gli investigatori controllano e ricontrollano  le immagini delle telecamere di diverse attività commerciali ed edifici privati. E che potrebbero aiutare a ricostruire ulteriormente il tragitto fatto dalla donna. La donna si è reimmessa in autostrada in direzione Messina-Palermo alle 10.52 di lunedì, 3 agosto. Dove era diretta? Poi l’incidente in galleria Pizzo Turda a Caronia. Dopo avere guidato “zigzagando”, come dicono gli inquirenti, è finita contro un furgone. Il bambino si è ferito? O è morto, come ipotizzano ancora gli investigatori, anche se non è l’ipotesi principale.

I familiari non ci credono. «Non è credibile la tesi del bambino morto ad esito dell’incidente iniziale – dice il cugino del padre di Gioele e legale della famiglia Claudio Mondello –  l’incidente occorso è di lieve entità; se fossero emerse tracce ematiche, dall’analisi della vettura sottoposta a sequestro, stante il clamore suscitato dalla vicenda lo avremmo già saputo; Viviana era morbosamente legata al proprio figlio –  Secondo una ricostruzione siffatta avrebbe preferito guadagnare la fuga piuttosto che (quantomeno) tentare di soccorrerlo».

«La tempistica dei fatti pare sia stata fulminea: Viviana, pertanto, avrebbe, in via immediata, deciso che fosse più utile tutelare se stessa piuttosto che Gioele e, quindi, guadagnato la fuga – scrive ancora – Alcuni dei presenti sulla scena dei fatti non si limitano ad un rapido transito ma cercano di prestare soccorso: possiamo ritenere probabile che non si fossero accorti degli esiti di un incidente in danno del bambino? Mi esprimo a titolo strettamente individuale ma questa ricostruzione (quantomeno allo stato delle emergenze) non mi convince affatto».

Si scava dappertutto vicino al traliccio ed stato  anche svuotato un abbeveratoio di animali usando una pompa speciale, altro tentativo andato a vuoto. Intanto sono trascorse due settimane dalla scomparsa del bambino.

Papa Francesco: “In questo mondo, segnato dall’egoismo e dall’avidità, la luce di Dio è offuscata dalle preoccupazioni del quotidiano.

 

Risultato immagini per immagine del papa francesco

Sono le 12, l’ora della recita della preghiera mariana, per la prima volta nella storia vaticana i il Papa parla e benedice da un maxchermo di una telecamera che, in diretta streaming, lo inquadra in piedi nella Biblioteca del Palazzo Apostolico.     Una misura resa necessaria  per contrastare il  Covid 19 che anche le autorità italiane e quindi il Vaticano, hanno aderito al fine di evitare folle o raggruppamenti che favoriscono la diffusione del coronavirus.

Papa  Francesco prima di iniziare la sua riflessione, chiama in causa proprio la piazza che non è quella rituale e  rivolgendosi in particolare ad un gruppo di fedeli che saluterà anche al termine della preghiera e che sono impegnati per la tutela della popolazione siriana :

È un po’ strana questa preghiera dell’Angelus di oggi, con il Papa “ingabbiato” nella biblioteca, ma io vi vedo, vi sono vicino. E anche vorrei incominciare ringraziando quel gruppo che manifesta e lotta “Per i dimenticati di Idlib”: grazie! Grazie per quello che fate. Ma questo modo di oggi di pregare l’Angelus lo facciamo per compiere le disposizioni preventive, così da evitare piccoli affollamenti di gente, che possono favorire la trasmissione del virus.

Subito dopo quindi il Papa  presenta il racconto della Trasfigurazione di Gesù e riporta ciascuno nei panni dei tre discepoli che Egli sceglie per mostrarsi nella sua dimensione ultraterrena e per chiamarli a stargli accanto come testimoni, nonostante i loro limiti e le loro incapacità.

Morte e Resurrezione: Gesù si “trasfigura” per far capire il mistero divino

Pietro, Giacomo e Giovanni, a cui Gesù aveva iniziato a parlare delle sofferenze, della morte e della resurrezione che lo attendevano, “non potevano accettare” questa prospettiva, per questo – spiega il Papa – Gesù li apre ad una “comprensione più piena del mistero della sua persona” e si trasfigura davanti ai loro occhi:

Attraverso l’evento meraviglioso della Trasfigurazione, i tre discepoli sono chiamati a riconoscere in Gesù il Figlio di Dio splendente di gloria. Essi avanzano così nella conoscenza del loro Maestro, rendendosi conto che l’aspetto umano non esprime tutta la sua realtà; ai loro occhi è rivelata la dimensione ultraterrena e divina di Gesù.

Essere testimoni di Gesù è un dono: lui sceglie secondo il suo disegno di amore

“Il suo volto brillò”, le “sue vesti divennero candide” e una “nube li coprì con la sua ombra”, narra il Vangelo, e la voce che risuonò dall’alto confermò ai discepoli “l’investitura” del Padre sul Figlio e il Suo invito ad ascoltarlo e seguirlo. Ma perchè “riservare” questo “privilegio” proprio a Pietro, Giacomo e Giovanni? Nel momento della prova il primo avrebbe rinnegato Gesù e gli altri due – avrebbero chiesto di avere i primi posti nel suo regno (cfr Mt 20,20-23):

Gesù però non sceglie secondo i nostri criteri, ma secondo il suo disegno di amorel’amore di Gesù non ha misura: è amore e Lui sceglie con quel disegno di amore. Si tratta di una scelta gratuita, incondizionata, un’iniziativa libera, un’amicizia divina che non chiede nulla in cambio. E come chiamò quei tre discepoli, così anche oggi chiama alcuni a stargli vicino, per poter testimoniare. Essere testimoni di Gesù è un dono che non abbiamo meritato: ci sentiamo inadeguati, ma non possiamo tirarci indietro con la scusa della nostra incapacità.

Non si ha il tempo di pregare, di pensare agli altri……

Noi tutti dunque come i tre discepoli prescelti, ma non perchè anche noi “siamo stati sul monte Tabor e abbiamo visto con i nostri occhi il volto di Gesù brillare”, bensì perchè – spiega Francesco –  “a noi pure è stata consegnata la Parola di salvezza, è stata donata la fede e abbiamo sperimentato, la gioia dell’incontro con Gesù.” E nel momento del timore anche a noi Gesù dice “Alzatevi e non temete”:

In questo mondo, segnato dall’egoismo e dall’avidità, la luce di Dio è offuscata dalle preoccupazioni del quotidiano. Diciamo spesso: non ho tempo per pregare, non sono capace di svolgere un servizio in parrocchia, di rispondere alle richieste degli altri… Ma non dobbiamo dimenticare che il Battesimo che abbiamo ricevuto ci ha fatto testimoni, non per nostra capacità, ma per il dono dello Spirito.

A Maria, in questo tempo di Quaresima, infine, l’affidamento del Papa perchè “ci ottenga quella docilità allo Spirito, che è indispensabile per incamminarci risolutamente sulla via della conversione”.

Al termine della recita dell’Angelus, il Papa rivolge il suo saluto in particolare al gruppo di associazioni, tra cui Caritas Italiana, Comunità di Sant’Egidio e Ucoii, che con uno striscione manifestano il loro ringraziamento per aver pensato al dramma della Siria e in particolare dei civili di Idlib.

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