Una originale mostra a Napoli: giù il cappello al ricordo del giornalista Mario Francese

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Una mostra a Napoli racconta il giornalismo d’inchiesta dell’epoca. Un appassionato, un coraggioso giornalista  cronista di giudiziaria per il Giornale di Sicilia, a Palermo, non esitò a rivelare i segreti di Cosa Nostra. Quel tipo di Mafia “sanguinaria” che nulla aveva a che vedere con gli uomini d’onore di Palermo di cui successivamente parlerà il principe dei pentiti Tommaso Buscetta.. Per “Mario Francese, 40 anni dopo: una vita in cronaca”, è il titolo dell’esposizione che si terrà nell’ambito di Napoli Teatro Festival da domani a Palazzo Fondi.

Fotografie,appunti, testi, quotidiani, servizi antimafia. . E quanti morti…Il dolore inconsolabile delle famiglie e l’eroismo dei loro cari..       Se c’è una giustizia anche in Cielo – e noi siamo credenti- immaginiamo che le anime degli assassini di Mario Francese e della lunga lista di persone – nella immagine preriferita solo sintetica- stiano bruciando nel tempo tra le fiamme per aver violato gravemente  la legge di Dio.. Sono questi peccati che non danno mai più il passaporto per il Purgatorio e il Paradiso finale.

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Giornalismo d'inchiesta, una mostra su Mario Francese: il coraggio di denunciare la mafia

Giulio Francese, giornalista anche lui,primogenito di Mario ha affermato pubblicamente “:. Mio padre raccontava quello che vedeva e la cosa incredibile è che, anche nel suo ambiente, passava per un visionario: gli contestavano di occuparsi troppo di questa mafia campagnola, di esagerare. Il tempo dirà che aveva ragione”. Sono passati 40 anni, ma l’esempio di Mario Francese è più che mai attuale e le foto lo testimoniano: taccuino in mano, sguardo attento e l’inesauribile volontà di denunciare la mafia. Costi quel che costi.

Giornalista ed impegno politico: mostra a Milano su Rosa Genoni, la pioniera superstar della Moda italiana e per i diritti sul femminismo

 

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  Si chiude la mostra a Milano :   Impegno civile  , giornalismo ,diritti delle donne  e fotomodelle : quando la moda diventa cioè una cosa molto seria

La mostra,attrae visitatori di tutta Italia e anche turisti, aperta a Milano dal mese di gennaio, dedicata a Rosa Genoni, la prima grande stilista di moda italiana e pioniera di quello che oggi noi conosciamo come Made in Italy. La mostra, intitolata Una donna alla conquista del ‘900, si conclude tra tre giorni (il 17 Marzo) presso l’Archivio di Stato Palazzo del Senato  – Documenti, fotografie, abiti per ricostruire un’esistenza davvero straordinaria, capace di rivoluzionare il modo di intendere e di fare moda in Italia.     Un impegno, un grande lavoro  . Ma si scopre , come descritto dagli autori della mostra, che  Rosa Genoni andava  oltre alla moda, i suoi interessi riguardavano il pacifismo, il femminismo, i diritti delle minoranze, e ben presto si fece conoscere anche per le sue doti da giornalista e il suo impegno politico.


Già nella mostra, alcune informazioni . Rosa Genoni nasce nel 1867 a Tirano, tra le montagne dell’Alta Valtellina, da una famiglia semplice. Prima di diciotto figli, nonostante le umili origini, decise sin da piccola di voler evadere da quella realtà così piccola quale era il suo paese d’origine. A dieci anni si trasferisce a Milano per cercare lavoro e viene assunta come piscinina (l’apprendistato poco pagato dell’epoca per le ragazze di famiglie poco abbienti che sarebbero diventate sartine a servizio di sarte in negozi più esperti). Decide, inoltre, di iscriversi alle scuole serali per studiare il francese.

All’età di diciotto anni era già sarta di prima o première. Aveva a lungo lavorato in una delle più note case di moda milanesi H.Haardt et Fils, dove (conformemente all’uso dell’epoca) venivano riprodotti esclusivamente modelli francesi, fedele riproduzione di bozzetti “rubati” o acquistati a caro prezzo nei più famosi atelier parigini del tempo quali Paquin, Chéruit, Charles Frederick Worth, Doucet, Callot…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

. Per le sue creazioni Rosa Genoni impiegò esclusivamente tessuti italiani e dichiarò:

«IL NOSTRO PATRIMONIO ARTISTICO POTREBBE SERVIRE DA MODELLO ALLE NUOVE FORME DI VESTI E DI ACCONCIATURE, CHE COSÌ ASSUMEREBBERO UN CERTO SAPORE DI RICORDO CLASSICO ED UNA VAGA NOBILTÀ DI STILE […] COME MAI NEL NOSTRO PAESE DA PIÙ DI TRENT’ANNI ASSURTO A REGIME DI LIBERTÀ, IN QUESTO RINNOVELLARSI DI VITA INDUSTRIALE ED ARTISTICA, COME MAI UNA MODA ITALIANA NON ESISTE ANCORA?»

Si apprende altro di questa nota stilista. Fu la delegata italiana dell’International Congress of Women e del Women’s International League for Peace and Freedome fece parte del gruppo di donne capeggiate da Jane Addams e Aletta Jacobs che nel 1915 incontrò i ministri degli esteri di Austria-Ungheria, Belgio, Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia e Svizzera per proporre la realizzazione di una commissione di esperti per la cessazione della Grande Guerra.

Contrastò  il  regime, collaborò come aspirante giornalista inviata per L’Avanti! e si impegnò per il miglioramento delle condizioni di lavoro femminili. Ancora, durante la Seconda Guerra Mondiale, promosse una politica di neutralità e pace tra le nazioni.

Conobbe da vicino le condizioni di lavoro di tante ragazze come lei, costrette a lavorare per pochi soldi per ore e ore, con una paga da fame. A Milano i dirigenti politici  capiscono che è la giovane Rosa la persona giusta da inviare a Parigi, per discutere in un Convegno internazionale sulle condizioni dei lavoratori. Arriva la svolta: Rosa, donna giovane di grande gusto, intelligenza e umanità, giornalista ,entra a far parte della Lega Promotrice degli Interessi femminili e poi si avvicina alle posizioni di Anna Kuliscioff, di cui sosterrà le battaglie per l’emancipazione delle donne lavoratrici e per la tutela dei minori.

Mostra sui “Triangoli della legalità” a Napoli, Stazione di Montesanto

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Un’originale mostra sui triangoli della legalità  definita Nat’Arte, è stata inaugurata ieri   alla stazione di Montesanto, dove resterà aperta fino al 26 maggio, giorno in cui ricorre il decennale dell’omicidio di Petru Birladeanu, il musicista rumeno vittima di camorra al quale la stessa stazione è intitolata.

Un progetto di Aldo Capasso e dell’Accademia di Belle Arti di Napoli (disegni coordinati da Ivana Gaeta e Daniela Pergreffi, opere degli artisti Giuseppe Desiato, Giuseppe Pirozzi, Anna Trapani), è sostenuta dalla Fondazione Polis della Regione Campania, da Eav e dalla Federazione delle Associazioni Antiracket e Antiusura Vomero-Arenella intitolata a Maurizio Estate, come Petru vittima innocente della criminalità.

All’incontro inaugurale sono intervenuti, tra gli altri, insieme ad Aldo Capasso, il segretario della Fai Vittorio Ciccarelli con il presidente della sede del Vomero Davide Estate, il presidente dell’Eav Umberto De Gregorio, il presidente e il vicepresidente della Fondazione Polis, rispettivamente don Tonino Palmese e Rosaria Manzo, e il parlamentare Paolo Siani.

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Nel corso dell’incontro, Don Palmese si è soffermato sul  sacrificio di Petru, la cui fisarmonica sarà oggetto di un’installazione artistica che si inserirà nella mostra Nat’Arte: «A Petru tutti noi dobbiamo le nostre scuse e la nostra riconoscenza. Lui stava nel posto giusto quando è rimasto vittima della subcultura dei suoi killer, la stessa che oggi nutre il razzismo e il disprezzo verso chi viene considerato diverso. Il ricordo di Petru e di tutte le vittime deve essere un imperativo categorico per la Fondazione Polis e per tutti noi»..

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La mostra Nat’Arte, dopo Montesanto, proseguirà- si apprende – nella stazione di San Giorgio a Cremano, dove si è verificato, recentemente, lo stupro ai danni di una ragazza, per accrescere la cultura della legalità.

Stupore del pubblico per la bellezza e l’arte dei carri di cartapesta di Acireale

 

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(Foto Archivio)

 

CARNEVALE DI ACIREALE 2018: GRANDE FESTA PER IL DEBUTTO DEI CARRI ALLEGORICI

Annunciato dalla Regione Siciliana un grosso sostegno alla manifestazione

ACIREALE – Quando i carri allegorici escono per la prima volta dai cantieri della Cittadella del Carnevale per sfilare tra le vie del centro di Acireale, l’immenso stupore che sorprende gli sguardi del pubblico ripaga la lunga fatica dei maestri artigiani, protagonisti insieme alle loro opere di cartapesta, della storica tradizione. È proprio questo stupore a rendere quello di Acireale «il Più Bel Carnevale di Sicilia».

L’edizione 2018 è ufficialmente iniziata: ieri pomeriggio (3 febbraio) il sindaco Roberto Barbagallo ha consegnato a Re Burlone le chiavi della città, e così il corteo della Regina del Carnevale ha popolato festosamente Piazza Duomo e il centro storico, sulle note di “The Big Friends Guggen Band” e di altre bande folcloristiche. Su le maschere, il morale e l’energia: coriandoli e stelle filanti hanno decorato le strade trasformandosi in un tappeto pronto ad accogliere la parata d’apertura dei sei giganti di cartapesta.

L’associazione culturale Messina ha presentato il carro “Dillo in Italy”, mentre il cantiere Principato-Cavallaro è sceso in pista con “Essere o non Essere”. “Giustizia all’italiana” è invece il nome dell’opera realizzata dall’associazione culturale Ardizzone, mentre il cantiere Mario Scan fa un omaggio al mondo degli animali circensi con “Loro non si divertono”. Il carro dell’associazione Leotta-Raciti punta i riflettori sul tema “Ma… La voglia d’Europa?”, invece il cantiere Alberto Amico esprime la propria creatività con l’opera “Noi Bimbi”.

«Quest’edizione del nostro Carnevale – ha affermato il sindaco di Acireale Barbagallo – debutta con un grosso sostegno della Regione Siciliana. Fin da questo primo giorno sono numerosissime le persone che stanno partecipando, soprattutto i bambini, nonostante le condizioni meteorologiche non siano delle migliori. Ottima partenza anche dal punto di vista della sicurezza pubblica, grazie alla collaborazione di tutta la cittadinanza».

«È un Carnevale all’altezza della sua storia – ha aggiunto l’assessore comunale al Turismo Antonio Coniglio – il bilancio del primo weekend è già positivo le opere sono straordinarie, la partecipazione è sentita, e anche le iniziative collaterali stanno dando il meglio».

Grande esordio anche per le iniziative collaterali: hanno debuttato i “Carri in miniatura”, il cui concorso è un vero e proprio laboratorio in cui si formano i maestri carristi del futuro. Giunta alla XXII edizione, la competizione è organizzata – insieme alla Bottega della Cartapesta – dall’associazione culturale “Gruppo Libero Artisti” e ospitata in Corso Umberto nei locali dell’Ipab Santonoceto.

Al Palazzo di Città, sempre fino  al 13 febbraio, è invece possibile la “Mostra Bozzetti, Cartoline, storia del Carnevale”, curata dall’Associazione Filatelica Numismatica Acese e dedicata alla memoria del cav. Rosario Lizio.

 

 

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