L’Europa non ascolta l’Italia ma approva “un pacchetto orientato al sostegno dell’economia e ad investimenti futuri”

 

 

Ue. Ridistribuzione dei seggi del Parlamento europeo dopo la ...

Ancora fibrillazioni tra le parti politiche sulla decisione europarlamentare nella plenaria di  Bruxelles, una risoluzione comune- si sa-  sulle misure necessarie a contrastare le conseguenze della pandemia di Covid-19, che prevede tra l’altro l’utilizzo di Recovery Bond legati al bilancio Ue.

La risoluzione  passata con 395 voti a favore, 171 contrari e 128 astenuti, con 694 voti espressi ha registrato il parere contrario di  Lega e Fi all’emendamento sugli eurobond. 

Nessuna intesa a riguardo tra  M5s e Pd perchè le posizioni erano già diverse all’epoca della creazione del Mes.     Riportiamo spunti di un comunicato stampa della delegazione del Movimento al Parlamento europeo : “Ribadiamo la nostra contrarietà al Mes con il voto negativo sul paragrafo che lo menziona. Purtroppo molti emendamenti migliorativi non sono stati approvati e di questo ci rammarichiamo: senza gli Eurobond si è rivelata una occasione mancata”. Questa mattina il Il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza il paragrafo in cui chiede di “attivare” il Mes per far fronte alla crisi. I 5Stelle hanno detto no come la Lega e Fratelli d’Italia. A favore il Pd. Nella risoluzione, votata ad ampia maggioranza, il Parlamento europeo invita la Commissione europea “a proporre un massiccio pacchetto di investimenti per la ripresa e la ricostruzione a sostegno dell’economia europea dopo la crisi, che vada al di là di ciò che stanno già facendo il meccanismo europeo di stabilità, la Banca europea per gli investimenti e la Banca centrale europea e che si inserisca nel nuovo quadro finanziario pluriennale”.

Gli investimenti necessari, secondo l’Eurocamera, “potrebbero essere finanziati attraverso un bilancio pluriennale ampliato, i fondi e gli strumenti finanziari dell’Ue esistenti e obbligazioni a sostegno della ripresa garantite dal bilancio dell’Ue: tale pacchetto  aggira  l’ipotesi della  mutualizzazione del debito esistente e dovrebbe essere orientato a investimenti futuri”. Il Parlamento inoltre, invita gli Stati membri della zona euro ad attivare i 410 miliardi di euro del Mes, con una linea di credito specifica; “ricorda che questa crisi non è responsabilità di un determinato Stato membro e che l’obiettivo principale dovrebbe essere quello di combattere le conseguenze della pandemia.

Come misura a breve termine, il meccanismo europeo di stabilità dovrebbe immediatamente estendere le linee di credito precauzionali ai Paesi che chiedono di accedervi per far fronte alle esigenze di finanziamento a breve termine per affrontare le conseguenze immediate della Covid-19, con scadenze a lungo termine, tassi competitivi e condizioni di rimborso connesse alla ripresa delle economie degli Stati membri”.  

Disco verde dell’Europa al rilancio dell’ “economia italiana e alle spese sanitarie”

 

In videoconferenza i ministri delle Finanze “hanno discusso dei possibili strumenti economici per risollevare i Paesi colpiti dalla pandemia Covid e sui  prossimi passi” . “Una componente chiave sarà il fondo per la ripresa, cestinata l’ipotesi di utilizzo del Mes -prima maniera -anche a condizioni, ritenendolo-come sosteneva vibratamente Giuseppe Conte, inadeguato nella circostanza – si pensa già di rilanciare l’economia italiana, con nuove valutazioni Ue, rendendola più digitale”   Parole del il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno, al termine della riunione

. Il fondo sarà “temporaneo, mirato e commisurato ai costi straordinari della crisi attuale, che aiuterà a spalmare nel tempo, con appropriati finanziamenti. Alcuni Stati membri hanno espresso l’opinione che sia necessaria l’emissione di debito comune, secondo altri dovrebbero essere trovate vie alternative”.    I finanziamenti serviranno a sostenere spese sanitarie e di prevenzione, dirette e indirette”. I soldi, continua, “potranno andare a coprire i costi connessi alla sanità diretti e indiretti, definizione che non è poi così ristretta. Mi aspetto che tutti i Paesi possano accedere a queste linee di credito, pari al 2% del Pil. Sono delle polizze di assicurazione”

 

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L’intesa è stata raggiunta: 500 miliardi di euro disponibili subito“, più “un fondo per la ripresa a venire. Parole del ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire, affidate ai social. 

 – I ministri delle Finanze dell’area euro “propongono di creare un aiuto per la crisi da pandemia, basato sulle Eccl (Enhanced Conditions Credit Lines)” del Meccanismo Europeo di Stabilità, “adattato tuttavia  alla sfida attuale, come salvaguardia per gli Stati dell’area euro”. Lo si legge nel documento diffuso al termine dell’Eurogruppo. Lo strumento sarebbe “a disposizione di tutti gli Stati membri dell’area euro, a condizioni standardizzate, concordate in anticipo dagli organi di governo del Mes, in modo da riflettere le sfide attuali, sulla base delle valutazioni delle istituzioni Ue.

L’unico requisito per accedere alla linea di credito sarà che gli Stati dell’area euro che la richiedono si impegnino ad usarla per sostenere il finanziamento della sanità, diretto o indiretto, i costi di cura e di prevenzione dovuti dalla crisi della Covid 19″. L’Eurogruppo specifica che “verranno seguite le disposizioni del trattato del Mes. L’accesso garantito sarà per una somma pari al 2% del Pil dello Stato membro a fine 2019, come parametro. La linea sarà disponibile fino alla fine della crisi. In seguito, gli Stati membri rimarranno impegnati a rafforzare i fondamentali economici e finanziari, in coerenza con il quadro di vigilanza economica e di bilancio, inclusa qualsiasi flessibilità applicata dalle istituzioni Ue”.

Conte all’Ue: occorrono strumenti innovativi quali titoli di Stato europei per assicurare un futuro alle famiglie e ai nostri figli

 

Cara Ursula,
ho apprezzato il sentimento di vicinanza e condivisione che ha ispirato le parole con cui ieri,  ti sei rivolta alla nostra comunità nazionale e, in particolare, al nostro personale sanitario, che, con grande sacrificio e responsabilità, è severamente impegnato nel fronteggiare questa emergenza. Le tue parole sono la prova che la determinazione degli italiani ha scosso le coscienze di tutti, travalicando i confini nazionali e ponendo la riflessione oggi più urgente: cosa è disposta a fare l’Europa non per l’Italia, ma per se stessa.

In questi giorni ho ricordato spesso come l’emergenza che stiamo vivendo richieda una risposta straordinaria, poiché la natura e le caratteristiche della crisi in corso sono tali da mettere a repentaglio l’esistenza stessa della casa comune europea. Non abbiamo scelta, la sfida è questa: siamo chiamati a compiere un salto di qualità che ci qualifichi come “unione” da un punto di vista politico e sociale, prima ancora che economico.

 

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L’Italia sa che la ricetta per reggere questa sfida epocale non può essere affidata ai soli manuali di economia. Deve essere la solidarietà l’inchiostro con cui scrivere questa pagina di storia: la storia di Paesi che stanno contraendo debiti per difendersi da un male di cui non hanno colpa, pur di proteggere le proprie comunità, salvaguardando le vite dei suoi membri, soprattutto dei più fragili, e pur di preservare il proprio tessuto economico-sociale.
La solidarietà europea, come hai tu stessa ricordato, nei primi giorni di questa crisi non si è avvertita e ora non c’è altro tempo da perdere.

Accogliamo con favore la proposta della Commissione europea di sostenere, attraverso il piano “Sure” da 100 miliardi di euro, i costi che i governi nazionali affronteranno per finanziare il reddito di quanti si trovano temporaneamente senza lavoro in questa fase difficile. È una iniziativa positiva, poiché consentirebbe di emettere obbligazioni europee per un importo massimo di 100 miliardi di euro, a fronte di garanzie statali intorno ai 25 miliardi di euro.

Ma le risorse necessarie per sostenere i nostri sistemi sanitari, per garantire liquidità in tempi brevi a centinaia di migliaia di piccole e medie imprese, per mettere in sicurezza occupazione e redditi dei lavoratori autonomi, sono molte di più. E questo non vale certo solo per l’Italia. Per questo occorre andare oltre.
Altri player internazionali, come gli Stati Uniti, stanno mettendo in campo uno sforzo fiscale senza precedenti e non possiamo permetterci, come italiani e come europei, di perdere non soltanto la sfida della ricostruzione delle nostre economie, ma anche quella della competizione globale.

Quando si combatte una guerra, è obbligatorio sostenere tutti gli sforzi necessari per vincere e dotarsi di tutti gli strumenti che servono per avviare la ricostruzione.
A questo proposito, nei giorni scorsi ho lanciato la proposta di un European Recovery and Reinvestment Plan. Si tratta di un progetto coraggioso e ambizioso che richiede un supporto finanziario condiviso e, pertanto, ha bisogno di strumenti innovativi come gli European Recovery Bond: dei titoli di Stato europei che siano utili a finanziare gli sforzi straordinari che l’Europa dovrà mettere in campo per ricostruire il suo tessuto sociale ed economico. Come ho già chiarito, questi titoli non sono in alcun modo volti a condividere il debito che ognuno dei nostri Paesi ha ereditato dal passato, e nemmeno a far sì che i cittadini di alcuni Paesi abbiano a pagare anche un solo euro per il debito futuro di altri.

Si tratta – piuttosto – di sfruttare a pieno la vera “potenza di fuoco” della famiglia europea, di cui tutti noi siamo parte, per dare vita a un grande programma comune e condiviso di sostegno e di rilancio della nostra economia, e per assicurare un futuro degno alle famiglie, alle imprese, ai lavoratori, e a tutti i nostri figli.
Al termine dell’ultimo Consiglio europeo dello scorso 26 marzo, ci siamo dati due settimane di tempo per raccogliere questa sfida. Purtroppo, alcune anticipazioni dei lavori tecnici che ho potuto visionare non sembrano affatto all’altezza del compito che la storia ci ha assegnato.

Si continua a insistere nel ricorso a strumenti come il Mes che appaiono totalmente inadeguati rispetto agli scopi da perseguire, considerato che siamo di fronte a uno shock epocale a carattere simmetrico, che non dipende dai comportamenti di singoli Stati.
È il momento di mostrare più ambizione, più unità e più coraggio. Di fronte a una tempesta come quella del Covid-19 che riguarda tutti, non serve un salvagente per l’Italia: serve una scialuppa di salvataggio solida, europea, che conduca i nostri Paesi uniti al riparo. Non chiediamo a nessuno di remare per noi, perché abbiamo braccia forti.

“Le decisioni che prendiamo oggi verranno ricordate per anni. Daranno forma all’Europa di domani”, hai scritto ieri nel tuo intervento. Sono pienamente d’accordo. Il 2020 sarà uno spartiacque nella storia della Ue. Ciascun attore istituzionale sarà chiamato a rispondere, anche ai posteri, delle proprie posizioni e del proprio operato. Solo se avremo coraggio, solo se guarderemo davvero il futuro con gli occhi della solidarietà e non col filtro degli egoismi, potremo ricordare il 2020 non come l’anno del fallimento del sogno europeo ma della sua rinascita.

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La Ue alla ricerca di una intesa per uscire dalla crisi del coronavirus

Un ruolo determinante investe la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, di equilibrare il dibattito contrastante sul debito comune fra gli Stati membri per far uscire dalla crisi Paesi creatori dell’Ue come l’Italia.     Non dovrà esserci  una spaccatura tra gli Stati membri perchè hannola  capacità di affrontare gli effetti della crisi. Questa è la base sulla quale sta lavorando”.

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E’ per questo – avverte l’Ue  – che l’Mff (il bilancio pluriennale dell’Ue, ndr) è un elemento così centrale del piano di ripresa che presenteremo”. A parte questo, prosegue, “quello che diciamo è che tutte le opzioni sono sul tavolo: servono opzioni che siano veloci, efficaci e basate sul consenso tra tutti gli attori, e in particolare tra gli Stati membri. Questa è la chiave – sottolinea – per avere una risposta all’altezza delle sfide che la crisi provocata dal coronavirus ci pone di fronte“.

 

“Ciascuno ha la sua visione su qual è il mezzo migliore per uscire dalla crisi e per ritrovare il cammino verso un’economia sana”.

Bisogna trovare un consenso – prosegue – perché senza consenso non avremo un’uscita dell’Ue dalla crisi che sia coerente e solidale. E’ normale che ci sia un dibattito: dobbiamo prendere il tempo per dibattere. Abbiamo agito immediatamente per dare agli Stati membri il modo per uscire dalla crisi”. 

Siamo democrazie – è normale e sano che ci siano dei dibattiti. Non capisco perché dubitiamo sempre di noi stessi: l’Ue ha superato crisi enormi nella sua storia, recente e più lontana. Siamo sempre usciti con successo da queste crisi e lavoriamo per superare anche questa crisi“.

Il discorso di Giuseppe Conte sul coronavirus - Il Post

L’Ue  discute “sulla base di questi valori, che sono i valori delle democrazie, che hanno l’abitudine di discutere, di mettere i problemi sul tavolo e di confrontare i vari problemi e, in ultima analisi, per trovare il modo di agire insieme. E’ su questo -è l’opinione dell’Ue – che lavoriamo“.

 

 

Disinformazione, economia e “falsi” su Facebook: Zuckerberg convocato a Bruxelles

 

 Mark Zuckerberg fondatore di Facebook  è stato convocato  a Bruxelles lunedì per incontrare tre commissari europei sulla problematica della disinformazione e falsi sul massimo social: la vicepresidente esecutiva Margrethe Vestager, che ha la delega alla Concorrenza, il commissario al Mercato Interno Thierry Breton e la vicepresidente Vera Jourova (Valori e Trasparenza).

“I tre membri del collegio che incontreranno Mark Zuckerberg (nella foto sotto) la settimana prossima a Bruxelles – affronteranno  questioni generali legate ai loro portafogli, in relazione all’agenda digitale,  mentre la vicepresidente Jourova discuterà su  temi importanti come la disinformazione“.

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Facebook è stata criticata e denunciata da tanti, istituzioni e privati,  il suo comportamento – come dicono le cronache italiane in partic olare- spesso è arbitrario, non obiettivo e piovono quindi le contestazioni e denunce , soprattutto da avvocati che chiedono -ed ottengono (vedasi sentenze del Tribunale di Roma ed altri in Italia) il legittimo risarcimento di danni per la chiusura illecita di post e pagine di giornali on line. 

  La denuncia parte anche , a più riprese da esponenti delle istituzioni Ue. L’ex commissario Julian King, per esempio, ha accusato lo scorso autunno Facebook di non fare abbastanza per contrastare la disinformazione politica on line

. Secondo lo studio della George Washington University citato da King, durante le ultime elezioni europee Alternative Fuer Deutschland, che ha preso l’11% dei voti, ha ricevuto l’86% delle condivisioni totali e il 75% dei commenti su contenuti politici in Germania postati su Facebook, quattro-sei volte tanti quelli di tutti gli altri partiti tedeschi, complessivamente considerati. La grande maggioranza dei commenti e delle condivisioni veniva da un gruppo di 80mila account che avevano “molte delle caratteristiche dei falsi account”, ha notato King. In particolare, i 20mila più attivi avevano nomi e cognomi di due lettere.

Una certezza: occorre regolamentare Facebook e limitare il suo potere di chiusura di informazione – quella che dà tanto fastidio- di giornali e giornalisti coraggiosi con la schiena dritta.

MATTARELLA: IL NEMICO DA SCONFIGGERE E’ LA MANCANZA DI LAVORO E L’EMIGRAZIONE FORZATA

 

“Il bene comune è bene di tutti nessuno escluso” e “l’essenza della democrazia richiede rispetto reciproco, il più efficace antidoto all’intolleranza, foriera di conseguenze negative”. Parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dell’incontro di fine anno al Quirinale con i rappresentanti delle Istituzioni, delle forze politiche e della società civile.

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 – “Sappiamo – sottolinea il capo dello Stato – che la politica comporta anche scontri. Vorrei a questo riguardo ricordare alcune parole di Aldo Moro. ‘Anche se talvolta profondamente divisi sappiamo di avere in comune, ciascuno per la propria strada, la possibilità e il dovere di andare più lontano e più in alto. Non è importante che pensiamo le stesse cose’ invece è di straordinaria importanza – scriveva – la ‘comune accettazione di essenziali ragioni di libertà, di rispetto e di dialogo‘”.

Chi riveste ruoli istituzionali – avverte quindi Mattarella riprendendo le parole dello statista Dc – deve avvertire la responsabilità di farlo in nome e per conto di tutti i cittadini. Aveva ben presente, Moro, il grave pericolo – purtroppo confermato dagli eventi successivi – che corre una società attraversata da lacerazioni profonde”. “Il bene comune è, appunto, bene di tutti, nessuno escluso – rimarca – E chi amministra la cosa pubblica, chi è chiamato al compito di governare esprime, certo, gli orientamenti della maggioranza ma con il dovere di rispettare e garantire la libertà e i diritti degli altri, delle minoranze. Questa è l’essenza della democrazia, che richiede rispetto reciproco”.

“Preparare il futuro, cominciando a viverlo, significa non ignorare quel che si trasforma attorno a noi. Alzare lo sguardo dalle emergenze del presente non significa in alcun modo parlar d’altro. Significa, al contrario, indicare la cornice e un metodo in base ai quali adoperarsi per risolvere i tanti problemi, anche gravi, che ancora attendono soluzioni, guardando oltre il contingente e la mera ricerca di consenso” sottolinea ancora il presidente della Repubblica.

Ricollegandosi alle parole citate di Aldo Moro, Mattarella evidenzia la necessità “di confrontarsi, con lungimiranza, sulle prospettive, sull’ampio orizzonte del futuro. A volte parliamo del futuro come di un domani lontano, cui non dedicare grande attenzione, oppure un domani che giungerà all’improvviso. Invece il futuro è già cominciato: scrive sulle pagine del nostro presente. Il futuro ci riguarda già oggi perché sta cambiando le nostre vite. Questa consapevolezza deve interpellare anche chi assume responsabilità politiche, istituzionali, di governo e chi, dall’opposizione, vi si confronta”.

“Siamo pienamente – insiste il capo dello Stato – dentro un cambiamento vorticoso e inedito. Il mondo in cui ci troviamo è diverso da quello che abbiamo conosciuto. Il modo in cui viviamo è differente”, e “cambiamenti e potenzialità nuove, di cui abbiamo via via preso coscienza in questi anni, avanzano molto più velocemente e incessantemente di quanto i nostri modelli tradizionali riescano a recepire. Mutamenti climatici e realtà digitale sono paradigmi di un tempo davvero inedito”.

– “Serve il lavoro, remunerato e tutelato, anche nella sicurezza, come rimedio alla frammentazione sociale e come elemento centrale della ripresa economica – scandisce il capo dello Stato parlando della disoccupazione – La fase prolungata di debolezza dell’economia ha inciso fortemente sull’apparato produttivo del nostro Paese, con pesanti conseguenze occupazionali e gravi fenomeni di disgregazione sociale. Ecco la missione per cui combattere e il nemico da sconfiggere insieme: la mancanza di lavoro, quel lavoro indicato come fondamento della nostra Repubblica. Il lavoro che, quando c’è, è sovente precario o sottopagato”.

La ferita dell’emigrazione forzata di tanti nostri giovani è frutto di questa situazione di stallo – ammonisce – al cui superamento vanno indirizzati tutti gli sforzi delle Amministrazioni della Repubblica, delle forze economiche e sociali, delle energie dinamiche della società civile, dei suoi corpi intermedi, del mondo della scienza e della cultura. Una grande alleanza tra le qualità, spesso sottoutilizzate della straordinaria rete di competenze e capacità imprenditoriali del nostro Paese, dei suoi territori, dei suoi sindaci. Delle sue Regioni“.

Riguardo alle pari opportunità, Mattarella rimarca che “la presenza delle donne ai vertici delle istituzioni e nei ruoli di responsabilità delle imprese e della società civile è uno straordinario fattore di crescita e di equilibrio. Stiamo compiendo passi in avanti, anche se ancora non siamo vicini al traguardo. Resistono divari, e dobbiamo affrontarli con determinazione per superarli al più presto“. “Penso, in particolare, al dato dell’occupazione femminile, troppo carente – aggiunge – rispetto al resto dell’Europa. Il lavoro delle donne è oggi, per il nostro Paese, la principale opportunità di crescita e sviluppo”.

– Quanto all’autonomia delle Regioni, questa “rappresenta un valore costituzionale e apporta un contributo di grande rilievo che qualifica l’unità nazionale” afferma Mattarella.

– Poi l’Ue. “L’Europa è casa nostra e il nostro contributo sarà tanto più significativo quanto più la nostra presenza ai tavoli negoziali saprà essere qualificata nelle proposte e ferma nel sostegno di una visione che valorizzi gli interessi comuni” evidenzia il presidente della Repubblica.

– Infine Mattarella rinnova “la riconoscenza della Repubblica alla Polizia di Stato, all’Arma dei Carabinieri, alla Guardia di Finanza, agli Organismi di informazione per la sicurezza, a tutte le Forze impegnate, insieme alla Magistratura, per debellare la criminalità, per contrastare l’illegalità, per prevenire minacce alla convivenza civile. Nei loro confronti va espressa, insieme agli auguri, l’assicurazione della alta considerazione dell’impegno profuso”. “Di Forze Armate, Forze dell’Ordine, di Corpi dello Stato – aggiunge – ricordiamo, con commozione e riconoscenza, quanti sono caduti nell’espletamento del dovere”.

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 – “Il tradizionale e frequente augurio ‘felice anno nuovo’ – dice il presidente della Repubblica – esprime il fascino e la suggestione del futuro. E’ paradossale – proiettati, come già siamo, nel domani – che venga contraddetto da spinte e aspirazioni di ritorno a condizioni del passato; a un passato impossibile perché rimosso dalla realtà. Una scelta siffatta condurrebbe inevitabilmente a un rapido e malinconico declino”.

“Non ci si può limitare a subire gli eventi, lasciando a dinamiche incontrollate il compito di decidere come sarà il mondo nuovo. Tanto più è necessario questo impegno in quanto assistiamo all’emergere di energie nuove, di domande di tanti giovani che, in ogni parte del mondo, chiedono di far valere il loro diritto al futuro. Perché il loro futuro – conclude Mattarella – è oggi, qui, adesso“.

Commissione europea: Italia lumaca,”affetta da depressione di bassa crescita”.

                          MA L’UE ESPRIME  GIUDIZI TECNICI O POLITICI?

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Nel 2019 l’Italia non è cresciuta secondo le valutazioni della Commissione economica europea.. Con l’economia in rallentamento, aumenta di conseguenza il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno loro

Secondo le previsioni economiche d’autunno, diffuse oggi dalla Commissione Europea, il nostro Paese quest’anno dovrebbe crescere dello 0,1%, ben un punto percentuale al di sotto della media dell’Eurozona, che dovrebbe crescere dell’1,1%; l’anno  prossimo la crescita dell’Italia è prevista allo 0,4%, contro una media dell’area euro stimata all’1,2%; nel 2021, il differenziale è atteso in riduzione a mezzo punto percentuale (+0,7% contro +1,2%). In tutti e tre gli anni l’economia italiana resta la peggiore: quest’anno la seconda ‘lumaca’ dovrebbe essere la Germania, a +0,4%.

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Il debito pubblico, che cresce inerzialmente, aumenta in rapporto a un Pil più fiacco del previsto: dal 134,8% del 2018, dovrebbe salire, secondo la Commissione, al 136,2% quest’anno, al 136,8% nel 2020 e al 137,4% nel 2021. L’Italia “fatica a sfuggire alla depressione da bassa crescita”,afferma la Commissione dell’UE.   L’economia italiana, osserva la Commissione, “si è fermata all’inizio del 2018 e non mostra ancora alcun segno di ripresa significativa”. Nel 2020 “la crescita dovrebbe riprendere in maniera modesta, sulla scorta di una domanda estera in ascesa e una moderata spesa delle famiglie, anche se la seconda dovrebbe essere in parte frenata da un mercato del lavoro che si andrà indebolendo”.

– Dovrebbe restare stabile al 10% la disoccupazione in Italia nel 2019-21, mentre nell’area euro dovrebbe calare dal 7,6% del 2019 al 7,3% del 2021. Secondo le previsioni economiche d’autunno della Commissione Europea, il tasso di disoccupazione nel nostro Paese dovrebbe calare dal 10,6% del 2018 al 10% quest’anno, per poi rimanere fisso al 10% nei due anni successivi. Finora, osserva la Commissione, “il mercato del lavoro è rimasto resiliente davanti al rallentamento dell’economia; tuttavia, gli ultimi dati indicano un deterioramento”, che “probabilmente spingerà i datori di lavoro a tagliare posti o a ricorrere a forme di lavoro temporaneo, come indica il crescente numero di lavoratori coperti dalla Cassa Integrazione Guadagni”.

Posta dall’Ue per Conte e il ministro dell’Economia Gualtieri

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Flessibilità. E’ la richiesta, a più riprese . del governo italiano all’Ue.La Commissione Europea “prende nota della richiesta dell’Italia nel documento programmatico di bilancio di fare uso della flessibilità prevista dal braccio preventivo del patto di stabilità per tenere conto dell’impatto sul bilancio di eventi eccezionali. La Commissione Europea, e più avanti il Consiglio, condurranno una valutazione accurata dell’applicazione” della flessibilità, “considerando i criteri di eligibilità”.

Sono parole del  vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis e del  commissario agli Affari Economici Pierre Moscovici, contenute nella missiva  inviata al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri per avere maggiori chiarimenti sul “Draft Budgetary Plan”, il documento programmatico di bilancio, per il 2020.  Adesso il premier Conte si dichiara pronto a fornire i ragguagli richiesti dall’Ue

Rinvio della Brexit, ma ” il Regno Unito uscirà dall’UE il 31 Ottobre”

Ulteriore ritardo sulla Brexit. Con 322 voti favorevoli e 306 contrari, la Camera dei Comuni ha approvato l’emendamento Letwin L’emendamento, presentato stamattina, rinvia l’approvazione dell’accordo sulla Brexit negoziato dal premier Boris Johnson, fino a quando non sarà approvata tutta la relativa legislazione per l’uscita dalla Ue.

Insieme con il  Benn Act (la legge anti no deal approvata nelle scorse settimane), costringe il premier Johnson a chiedere un rinvio della Brexit oltre il 31 ottobre.

Il premier,  ha ancora una volta ribadito che  il Regno Unito uscirà  dall’Unione europea il 31 ottobre: “Non negozierò un rinvio con la Ue”.

Per il primo ministro “la cosa migliore per il Regno Unito e la Ue” è l’uscita in base ai termini dell’accordo negoziato tra Londra e Bruxelles. “La prossima settimana”, ha annunciato Johnson, il governo presenterà ai Comuni la legislazione per l’uscita dalla Ue il 31 ottobre.

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Secondo il leader laburista Jeremy Corbyn, Johnson “deve ora adeguarsi alla legge” e a chiedere un rinvio della Brexit.  Richiesto anche un referendum sulla brexit per sapere cosa ne pensano i cittadini ..  Vedremo.

 

Mattarella: coesione e crescita per un nuovo progetto europeo

 

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Forum Ambrosetti a Cernobbio  sulla necessità di una “Coesione e crescita quali  obiettivi ai quali guardare e il necessario riesame delle regole del Patto di Stabilità  per contribuire a una nuova fase, rilanciando gli investimenti in infrastrutture, reti, innovazione, educazione e ricerca”.

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All’Unione europea ha auspicato Mattarella rivolgendosi alla Stampa  “serve, in particolare, una stretta cooperazione tra istituzioni e paesi per rilanciare l’integrazione, completare il mercato unico e rafforzare il pilastro sociale”, ha detto ancora il capo dello Stato aggiungendo: nella riaffermazione di un “multilateralismo” europeo fondato su regole condivise, l’Italia “è chiamata a svolgere un ruolo di primo piano, partecipando con convinzione è responsabilità a un progetto europeo lungimirante, sostenibile ed equilibrato, dal punto di vista ambientale, sociale e territoriale”. E ha auspicato che “il sistema economico-finanziario colga l’occasione di fornire il suo contributo a questa fase di rinnovamento del progetto europeo”.

Unitamente al rafforzamento del coordinamento delle politiche economiche, utili ad accompagnare le trasformazioni produttive e del lavoro, vanno fatti passi avanti- ha detto in conclusione il Capo dello Stato-  per una fiscalità europea che elimini forme di distorsione concorrenziale e affronti, invece, il tema della tassazione delle grandi imprese multinazionali, per un sistema equo e corretto“.

Placet al messaggio europeo di Mattarella proviene dal ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire,  presente al forum Ambrosetti. e attrarre più investimenti”.