Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’Assemblea Generale di Confindustria

 

Il Presidente Sergio Mattarella con il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi e il Presidente della Camera dei Deputati Lorenzo Fontana, all’Assemblea Generale di Confindustria

Il Presidente Sergio Mattarella all’Assemblea Generale di Confindustria

 

Il Presidente Sergio Mattarella all’Assemblea Generale di Confindustria

 

Il Presidente Sergio Mattarella all’Assemblea Generale di Confindustria

 

Il Presidente Sergio Mattarella all’Assemblea Generale di Confindustria

Il Presidente Sergio Mattarella con il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi

 Roma, 

Rivolgo un saluto di grande cordialità ai Presidenti del Senato, della Camera dei Deputati, del Consiglio dei Ministri, al Presidente e all’intero mondo di Confindustria, a tutti i presenti.

Ringrazio anch’io la Banda dei Vigili del Fuoco per la bella esecuzione dell’Inno nazionale.

E vorrei rivolgere i complimenti agli autori del filmato così coinvolgente.

Se vi è qualcosa che una democrazia non può permettersi è di ispirare i propri comportamenti, quelli delle autorità, quelli dei cittadini, a sentimenti puramente congiunturali. Con il prevalere di inerzia ovvero di impulsi di ansia, di paura.

Con due possibili errori: una reazione fatta di ripetizione ossessiva di argomenti secondo i quali, a fronte delle sfide che la vita ci presenta quotidianamente, basta denunziarle senza adeguata e coraggiosa ricerca di soluzioni. Quasi che i problemi possano risolversi da sé, senza l’impegno necessario ad affrontarli.

Oppure – ancor peggio – cedere alle paure, quando non alla tentazione di cavalcarle, incentivando – anche contro i fatti – l’esasperazione delle percezioni suscitate.

Sono questioni ben presenti alle persone raccolte qui questa mattina che, giorno dopo giorno, sono chiamate ad assumere decisioni, ad agire con razionalità e concretezza, a guardare e progettare il futuro delle imprese che si trovano a guidare.

In un’espressione: a evitare fatui irenismi e credere, invece, nella forza delle istituzioni, nella solidità delle proprie imprese, nel valore dell’iniziativa e dell’innovazione nel mondo che cambia velocemente.

È il senso del messaggio che Luigi Einaudi – primo Presidente della Repubblica eletto – consegnava il 31 marzo del 1947, nelle Considerazioni finali da Governatore della Banca d’Italia, a poche settimane dall’assumere le funzioni di vice Presidente del Consiglio e Ministro del Bilancio del Governo De Gasperi.

A proposito della situazione economica, Einaudi scriveva: “È necessario che gli italiani non credano di dover la salvezza a nessun altro fuorché se stessi”. Oggi diremmo: a noi stessi e agli altri popoli con i quali abbiamo deciso di raccoglierci nell’Unione Europea.

Ringrazio Confindustria di questa occasione di riflessione, e rinnovo un saluto cordiale a tutti voi qui riuniti.

Nel discorso con cui Franklin Delano Roosevelt inaugurò la sua presidenza degli Stati Uniti – giusto novant’anni fa – utilizzò una locuzione divenuta, giustamente, famosa, che calza a proposito: “la sola cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa, l’irragionevole e ingiustificato terrore senza nome che paralizza gli sforzi necessari a convertire la ritirata in progresso”.

Si era nell’ambito della Grande depressione economica del 1929 e si fu capaci di passare al New Deal, al “nuovo patto” che vide gli Stati Uniti affrontare i drammatici problemi economici e occupazionali che li avevano devastati, assumendo la leadership del mondo libero.

Oggi siamo in una condizione, fortunatamente, ben diversa, che ci conduce, tuttavia, a richiamare il legame, per quanto possa a molti apparire scontato, tra economia e democrazia. La crisi del capitalismo, in quegli anni, mise in discussione anche gli ordini politici esistenti, registrando un diffuso malcontento verso la democrazia, ritenuta noiosa e inefficace rispetto ai totalitarismi che si erano affacciati e che si stavano consolidando.

Gli argomenti non erano nuovi, qualche studioso li indicava nella ricerca di un sentimento di unità perduto, che fosse incentrato sulla autenticità culturale, sulla originalità delle proposte di comunismo e fascismo, sulla creazione di “uno spazio affrancato – così si diceva – dalle pressioni della mercificazione e dalle grigie logiche dei mercati”. Così testualmente ricorda Harry Harootunian, storico americano.

Le idee dovevano essere davvero confuse se una casa automobilistica americana, la Studebaker, sia pure con intenti diversi, denominava un suo prodotto di punta “Dictator”, dittatore. L’ascesa di Hitler in Germania avrebbe dato poi un colpo decisivo alla produzione di quel modello.

In alcune situazioni europee, com’è noto, la crisi dell’economia concorse alla crisi della democrazia ed ecco perché, al contrario, una economia in salute contribuisce al bene del sistema democratico e della libertà, alla coesione della nostra comunità.  Il Presidente Bonomi ha fatto riferimento a un panorama di democrazie in regresso a livello mondiale, affermando, opportunamente, che “senza democrazia non possono esserci né mercato, né impresa, né lavoro, né progresso economico e sociale”.

È rilevante raccogliere questi stimoli in un ambito così qualificato. È di grande valore che il mondo dell’industria italiana, così centrale nella vita del Paese e così prezioso nell’ambito dell’Unione Europea, sappia di contribuire, con il suo impegno e con il suo lavoro, al rafforzamento della Repubblica e delle sue istituzioni, secondo la significativa affermazione: “la Costituzione esprime anche l’anima delle imprese italiane”.

Nel dibattito pubblico del dopoguerra italiano si è, spesso, lamentato che la Costituzione non poteva fermarsi ai cancelli delle fabbriche, segnalando, con questo, una sofferenza del sindacato dei lavoratori per molti temi che hanno trovato poi riscontro nella contrattazione tra le parti sociali.

La definizione poc’anzi prospettata nella relazione, secondo cui “L’impresa è lo spazio democratico in cui i valori del bene comune e della responsabilità sociale devono manifestarsi nella loro concretezza, così come è accaduto nei mesi durissimi della pandemia”, unitamente all’intento di proporre un mercato del lavoro “inclusivo”, specialmente per giovani e donne – che renda quindi effettivo il diritto al lavoro – induce alla consapevolezza che i luoghi di vita, le persone, i cittadini che li animano, sono parte, irrinunciabile, del progetto di coesione sociale, di libertà, di diritti e di democrazia della Repubblica.

La democrazia si incarna nei mille luoghi di lavoro e di studio. Nel lavoro e nella riflessione dei corpi sociali intermedi della Repubblica. Nel riconoscimento dei diritti sociali. Nella libertà d’intraprendere dei cittadini.

Prima di ogni altro fattore, a muovere il progresso è, infatti, il “capitale sociale” di cui un Paese dispone.

Un capitale che non possiamo impoverire. È una responsabilità che interpella anche il mondo delle imprese: troppi giovani cercano lavoro all’estero, per la povertà delle offerte retributive disponibili.

Permettetemi di ricordare, per un momento, un gran lombardo, un patriota, fautore delle autonomie e portatore di una visione lungimirante, Carlo Cattaneo. Già nel 1864 ammoniva: “Prima di ogni lavoro, prima di ogni capitale, quando le cose sono ancora non curate e ignote in seno alla natura, è l’intelligenza che comincia l’opera e imprime in esse, per la prima volta il carattere della ricchezza”.

Le aziende sono al centro di un sistema di valori, non soltanto economici. Siete voi, a ricordare – anche a me – che l’impresa ha responsabilità che superano i confini delle sue donne e dei suoi uomini; e, aggiungo, dei suoi mercati.

Le imprese sono veicoli di crescita, di innovazione, di formazione, di cultura, di integrazione, di moltiplicazione di influenza, fattore di soft-power. E sono, anche, agenti di libertà. Generare ricchezza è una rilevante funzione sociale.

È una delle prime responsabilità sociali dell’impresa. Naturalmente, non a detrimento di altre ricchezze, individuali o collettive.

Non è il capitalismo di rapina quello a cui guarda la Costituzione nel momento in cui definisce le regole del gioco.

Il principio non è quello della concentrazione delle ricchezze ma della loro diffusione. Il modello lo conosciamo: è quello che ha fatto crescere l’Italia e l’Europa.

Il bilancio che ne va tratto non interpella i singoli stake-holder aziendali ma si rapporta all’intero sistema economico e sociale.

È quel concetto ampio di “economia civile” che trova nella lezione dell’illuminismo settecentesco napoletano e, puntualmente, in Antonio Genovesi, un solido riferimento. Qual è un principio fondamentale della democrazia?

Evitare la concentrazione del potere, a garanzia della libertà di tutti. Vale per le istituzioni.

Vale per le imprese, a proposito delle quali possiamo parlare di concorrenza all’interno di un mercato libero. E la lotta ai monopoli ne rappresenta capitolo importante.

L’impresa è una formazione intermedia nella nostra società, un corpo sociale di quelli richiamati dalla Costituzione che contribuiscono alle finalità da questa definite, concorrendo al soddisfacimento di bisogni.

Lo Stato coordina gli interessi e le necessità di ciascuno degli interlocutori, orientandoli al soddisfacimento delle istanze delle comunità.

Poc’anzi ho richiamato il tema sostanziale del rapporto sostanziale tra economia e istituzioni. L’impresa, non a caso – è stato ricordato – è normata nella Parte I della Costituzione: quella sui diritti e i doveri dei cittadini.

L’art. 41 scandisce che l’iniziativa economica privata è libera. Che non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

Cosa significa libera? Significa che non vi è più bisogno di “regie patenti”, come ai tempi medievali, per esercitare una professione, un’attività, un’impresa. Significa che la Repubblica ha spostato dal Sovrano al cittadino il potere di scegliere, di decidere. Significa evadere dal dirigismo economico e dal protezionismo tipico delle esperienze autoritarie.

Significa trasferire sul terreno dell’economia il principio di libertà. La Costituzione opta decisamente per un’economia di mercato in cui la libertà politica è il quadro entro cui si inserisce la libertà economica, le attività con le quali le imprese partecipano, come si è detto, a raggiungere le finalità delineate nella Prima parte della Costituzione.

Ma attenzione: in quali condizioni si attua il precetto costituzionale?

Quando i poteri pubblici assicurano qualità nei servizi; efficacia, efficienza e chiarezza del sistema normativo; quando viene garantita sicurezza contro le forme assunte dalla criminalità; quando l’efficacia sanzionatoria verso comportamenti scorretti è equa e incisiva.

Sono temi che conoscete bene e che richiedono ancora impegno per il loro pieno conseguimento. Si è discusso a lungo sull’esistenza di una “Costituzione economica” separabile dal resto della Costituzione.

Sarebbe davvero singolare immaginare percorsi separati per lo sviluppo dei rapporti economici, quelli politici, quelli sociali. Al centro della Costituzione vi sono, difatti, i diritti della persona umana non quelli del presunto “homo oeconomicus”.

Ecco, quindi, il riferimento all’utilità sociale. Era l’Abate Galiani a dirci – anche lui nel ‘700 – che “la tirannide è quel governo in cui pochi diventano felici a spese e col danno di tutto il rimanente, che diventa infelice”.

Il crescere delle disuguaglianze rischia di rendere attuale questo scenario.

Le imprese non sono estranee all’art.3 della Carta che ricorda come sia compito della Repubblica – in tutte le sue articolazioni pubbliche e di spontanea attività e iniziativa privata – “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

L’Italia progredisce e si sviluppa con il dialogo tra le parti sociali. Vanno tenuti ben presenti – sempre e da tutti, in ogni ambito – i doveri descritti all’articolo 2, dove si esige ” l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.

L’economia di mercato, cioè, non pone in discussione valori costituzionalmente rilevanti, quali il rispetto della dignità umana e il dovere di solidarietà. O l’art. 35, relativo alla tutela del lavoro, il 36, sulle condizioni di lavoro, o il 37 sulla donna lavoratrice.

È anzitutto il tema della sicurezza sul lavoro che interpella, prima di ogni altra cosa, la coscienza di ciascuno. Democrazia è rispetto delle regole, a partire da quelle sul lavoro. Indipendentemente dall’ovvio rispetto delle norme, sarebbero incomprensibili imprese che – contro il loro interesse – non si curassero, nel processo produttivo, della salute dei propri dipendenti.

Incomprensibili se non si curassero di eventuali danni provocati all’ambiente, in cui vivono e vivranno.

Incomprensibili – e di breve durata – se non sapessero guardare al futuro. Fuor di logica se pensassero di non dover rispondere ad alcuna autorità o alla pubblica opinione, in merito a eventuali conseguenze di proprie azioni.

Con eguale determinazione vanno rifiutate spinte di ingiustificate egemonie delle istituzioni nella gestione delle regole o, all’opposto, di pseudo-assolutismo imprenditoriale, magari veicolato dai nuovi giganti degli “Over the top” che si pretendono, spesso, “legibus soluti”.

Democrazia e mercato – scrive, nel suo ultimo libro, Martin Wolf – hanno in comune l’idea di uguaglianza e concorrono entrambi alla sua attuazione. Non c’è bisogno di particolare acume per osservare che gli imprenditori sono attori sociali essenziali nella nostra società.

Basta pensare anche soltanto alla crisi della pandemia che abbiamo attraversato quando, insieme ad altre categorie, avete evitato che l’Italia si fermasse. Non siamo un Paese senza memoria.

Ho più volte ringraziato quanti negli ospedali, nei servizi, nelle aziende, nelle catene della logistica, nella pubblica amministrazione, hanno fatto sì che fronteggiassimo quell’improvvisa, sconosciuta e drammatica insidia.

Grazie a voi. Che avete avuto coraggio, che avete anche fatto delle vostre fabbriche dei centri vaccinali in supporto a quelli pubblici! Grazie ai lavoratori delle vostre aziende che hanno assunto, con altrettanto coraggio, la propria quota di rischi!

Siete stati, poi, protagonisti di una ripresa prodigiosa e positivamente contagiosa, senza eguali nei G7. Adesso tante imprese sono state colpite da alluvioni. Le avversità si manifestano su più fronti.

L’interrogativo è: la nostra comunità è adeguatamente resiliente? È sufficientemente desiderosa di futuro, di voler guardare avanti? Abbiamo fiducia nel nostro Paese e nel suo futuro; e sapere di avere il mondo dell’impresa impegnato, con convinzione e con capacità, per il progresso dell’Italia, è motivo di conforto e di grande apprezzamento. Auguri!

Contatore manomesso con ponte abusivo per eludere i controlli sui consumi

Contatore Enel 3 kW: Costo, Tempi e Modalità per l'allaccio

Ragusa – Acate (RG)
I Carabinieri della Stazione di Acate, durante l’attività di controllo del territorio, sulla scorta di attività informativa, venivano insospettiti da un contatore di un’abitazione in quel Comune presumibilmente manomesso.
Immediatamente i militari dapprima individuavano l’abitazione segnalata per poi identificare l’occupante, trentaquattrenne italiano, già sottoposto a misura di prevenzione, procedendo in seguito ad una verifica del contatore segnalato. L’accertamento ha fatto emergere anomalie sull’impianto di allaccio al contatore dell’energia elettrica pertanto si è ritenuto necessario interessare anche personale tecnico dell’Enel che, con propri misuratori, ha operato approfonditi controlli tecnici comprovando l’esistenza di una manomissione ed alterazione dell’impianto di fornitura di energia elettrica mediante un illecito cablaggio di cavi che realizzava un “ponte” abusivo tale da bypassare il misuratore di energia.
Il danno economico causato dall’illecita fruizione alla rete elettrica veniva stimato dai tecnici dell’Enel nell’ordine di circa 7.000 euro. I militari hanno quindi sequestrato i cavi elettrici utilizzati per realizzare l’allaccio abusivo all’impianto elettrico, e proceduto nei suoi confronti all’arresto in flagranza di reato per furto aggravato di energia elettrica poiché commesso su cose destinate a pubblica utilità, ponendolo a disposizione dell’Autorità Giudiziaria in regime di arresti domiciliari.

Operazione “Aeternum:” sequestrata dai Carabinieri area cimiteriale 16 arresti e oltre 70 indagati

Cimitero e Cappella Borghi - UPEL Italia

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 Milano e Reggio Calabria

Questa mattina, nelle province di Milano e Reggio Calabria, i Carabinieri del Gruppo Carabinieri di Gioia Tauro hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal Tribunale di Palmi e richiesta dalla locale Procura della Repubblica, coordinata e diretta dal Procuratore E.C.. Il provvedimento veniva emesso nei confronti di 16 indagati ritenuti, a vario titolo, coinvolti in operazioni illecite celate dietro la regolare gestione del cimitero comunale.
L’operazione, convenzionalmente denominata “Aeternum”, ha preso le mosse da una denuncia presentata ai Carabinieri della Stazione di Cittanova nel dicembre del 2018, quando un cittadino di quel comune si era accorto che, all’interno del tumulo di un proprio caro estinto, era stata abusivamente inserita una seconda salma. La successiva attività d’indagine ha così permesso di ipotizzare l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata alla “gestione in esclusiva” degli affari cimiteriali del Comune di Cittanova (RC).
Ad essere ritenuti al vertice dell’associazione, 4 degli indagati, ossia l’ex custode del cimitero di Cittanova, oggi in pensione, e tre imprenditori locali, amministratori di due imprese di onoranze funebri. Secondo quanto sostenuto dagli inquirenti, i quattro, tutti sottoposti alla custodia cautelare in carcere, avrebbero creato e gestito un sistema di “gestione parallela” a quello dell’Ente locale. Sostituendosi a quest’ultimo, gli indagati avrebbero proceduto per anni ad estumulazioni non autorizzate, distruggendo o spostando in altri loculi le salme dei defunti, per far posto a nuove sepolture. Tutto questo al fine di accaparrarsi gli affari nel mercato funerario locale per conseguire e preservare la primazia delle imprese guidate dagli odierni arrestati.
Sempre in base alla ricostruzione compiuta dai Carabinieri, coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi, il pervasivo condizionamento del regolare funzionamento dei servizi cimiteriali sarebbe poi desumibile dalla capacità dei promotori del sodalizio delinquenziale di impossessarsi di quanto versato dai cittadini come imposte relative alla tumulazione dei defunti. Avendo in più occasioni ricevuto tali somme in ragione del servizio pubblico esercitato, l’ex custode se ne sarebbe appropriato, non versandole nelle casse pubbliche cui esse erano destinate, ossia quelle Comunali per i diritti cimiteriali, quelle dell’ASP di Reggio Calabria per i diritti sanitari e quelle Statali in relazione alla marca da bollo.
L’intero sistema criminale si reggerebbe poi su una serie di omessi controlli e falsi in atti pubblici commessi da professionisti pubblici che avrebbero, con la loro condotta, fatto in modo che il sodalizio individuato preservasse la primazia nel settore delle onoranze funebri, rendendo possibile l’arbitraria assegnazione dei loculi e l’abusiva appropriazione dell’importo che i familiari dei defunti pagavano per tasse e tributi cimiteriali.
In particolare, le illecite estumulazioni e le manipolazioni anzitempo delle salme venivano debitamente coperte con la predisposizione di documentazioni falsificate, con cui si dava veste legale alle operazioni. Ad essere coinvolti, insospettabili medici legali dell’ASP Reggio Calabria – Servizio Igiene e Sanità Pubblica, che, chiamati a vigilare sulle estumulazioni o ad eseguire visite necroscopiche, erano pronti a sottoscriverne i verbali delle operazioni per come veniva loro dettato dagli appartenenti all’associazione. Alle volte, come ampiamente documentato dagli accertamenti tecnici compiuti dai Carabinieri, i verbali erano compilati senza che il medico legale (o altri funzionari previsti) fossero presenti sul luogo. Ciò tuttavia non impediva ai camici bianchi di richiedere il rimborso chilometrico previsto dal servizio sanitario per le visite necroscopiche, in realtà mai effettuate. Per 5 di loro, il GIP di Palmi ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari.
Dalle indagini è emerso poi l’interessamento di alcuni appartenenti all’associazione per l’accaparramento delle cappelle una volta appartenenti a tre confraternite religiose, disciolte nel 2007. Con il concorso dell’allora parroco di una chiesa del posto, il quale avrebbe attestato falsamente di essere proprietario delle cappelle gentilizie, in realtà tornate al patrimonio del comune con lo scioglimento degli enti ecclesiastici, gli indagati avevano avviato lavori di ristrutturazione, procedendo alla soppressione di oltre un migliaio di salme, per poter ricavare un diretto guadagno dalla “vendita” dei loculi, pagati anche 3.000 euro dai privati cittadini che, così facendo, aggiravano il regolamento mortuario, accorciando i termini amministrativi e decidendo dove seppellire i propri cari estinti Il progetto criminale, già concretizzatosi per due delle strutture, veniva interrotto solo per il tempestivo intervento dei carabinieri, che sorprendevano gli indagati intenti a sgomberare i loculi della terza cappella.
Altresì coinvolti nelle indagini, il Comandante facente funzione della Polizia Municipale di Cittanova (RC), all’epoca dei fatti vice comandante responsabile del servizio di Polizia Mortuaria, e due vigili, uno ancora in servizio presso il comando locale e un altro nel frattempo diventato funzionario della Polizia Municipale di un comune del milanese. I tre dipendenti pubblici, deputati al servizio di Polizia Mortuaria e ai servizi cimiteriali, assieme all’allora responsabile dell’ufficio tecnico del Comune, risultano indagati per illeciti commessi in occasione dell’esumazioni straordinaria eseguita nell’anno 2020, a seguito di appalto bandito dal Comune di Cittanova ed aggiudicato da una terza impresa di Cittanova, il cui responsabile risulta anch’esso tra gli indagati. In quel frangente, gli operai della ditta, per massimizzare il numero dei loculi liberati e rendere più economici e rapidi i lavori, avevano eseguito le dissepolture con un uno scavatore, senza alcuna attenzione alla rottura dei feretri ed alla necessità di estrarre a mano i resti mortali. Il materiale di risulta, mischiato a resti umani, veniva poi risotterrato poco distante. Gli agenti della polizia locale e il tecnico comunale, pur essendo tutti stati pienamente consapevoli delle modalità d’azione degli operai perché presenti sul posto, non intervenivano per bloccare le operazioni o, quantomeno, per imporre agli operai una diversa prassi di esecuzione delle operazioni che fosse conforme alla normativa richiamata, lasciando l’impresa libera di proseguire i lavori come più gradito.
A fronte dei gravi indizi di reità e sulla base dell’ipotesi d’accusa avanzata dall’ufficio della Procura, il Tribunale di Palmi – Ufficio GIP ha emesso ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti dei quattro capi promotori dell’associazione mentre, nei riguardi di ulteriori 12 indagati, le esigenze cautelari sono state assicurate dall’applicazione degli arresti domiciliari.
Risultano poi sottoposte a sequestro preventivo, grazie agli accertamenti condotti dal Reparto Operativo del Comando provinciale di Reggio Calabria, le due imprese di onoranze funebri coinvolte nelle indagini dei carabinieri, nonché il sequestro finalizzato alla confisca diretta o per equivalente di quella parte del patrimonio degli arrestati frutto delle condotte illecite. Altresì, è stata sequestrata l’area del cimitero di Cittanova interessata dalle estumulazioni illegali. Il valore dei beni sottoposti a sequestro ammonterebbe a 4.500.000,00.
Da ultimo, al vaglio degli inquirenti restano le condotte di ulteriori 58 indagati i quali, a vario titolo, avrebbero preso parte alle condotte degli odierni arrestati, pur senza prendere parte all’associazione delittuosa contestata a quattro di questi ultimi.

 

 

LA DIA, “LA MAFIA CAMBIA MANTIENE IL CONTROLLO DEL TERRITORIO MA E’ DEPOTENZIATA DALL’OPERA DEI GIUDICI SICILIANI CHE COMBATTONO I CLAN CRIMINALI

Si rivela di estremo interesse il rapporto semestrale della Direzione Investigativa Antimafia in particolare  sulla Sicilia. La droga -il traffico stupefacenti il passaggio da uomo a uomo resta l’attività più fiorente per Cosa Nostra “L’andamento del fenomeno mafioso nella Regione Siciliana non ha subìto complessivi mutamenti sostanziali rispetto al semestre precedente, in cui Cosa Nostra manterrebbe ancora il controllo del territorio in un contesto socio-economico tuttora fortemente cedevole alla pressione mafiosa.

Le mafie cercano il consenso approfittando della sofferenza economica che caratterizza alcune aree. A rischio anche i fondi di Recovery e Pnrr

Con una  «coesa struttura»,  «capacità militari» e «forte radicamento nel territorio, la ‘ndrangheta si conferma oggi l’assoluta dominatrice della scena criminale anche al di fuori dei tradizionali territori d’influenza con mire che interessano quasi tutte le Regioni (Lazio, Piemonte e Valle D’Aosta, Liguria, Lombardia, Trentino Alto AdigeVenetoFriuli Venezia Giulia, Emilia RomagnaToscana, Marche, UmbriaAbruzzo e Sardegna)».

Parcellizzazione e dinamismo. Compenetrazione del tessuto economico-produttivo ma anche recrudescenza di fenomeni violenti quando si tratta di affermare la propria egemonia sul territorio.

Il mondo cambia e le mafie si adattano, si adeguano, si aggiornano. La Direzione Investigativa Antimafia, nella sua ultima relazione semestrale, descrive un contesto della criminalità organizzata di stampo mafioso meno violento e più affaristico, fatto di corruzione e intimidazione, capace di rivolgere il proprio sguardo anche alle nuovissime tecnologie.

Riflettori puntati sulla provincia di  Catania : famiglie mafiose riconducibili a Cosa nostra, che al suo modello fanno riferimento sotto gli aspetti organizzativo, funzionale e criminale. Dominanti i Clan Santapaola-Ercolano e i Mazzei (radicati nel quartiere storico di San Cristoforo e in quello periferico di Lineri, con articolazioni a Bronte, Maletto e Maniace).

Attivi anche i storici clan Cappello-Bonaccorsi (presente sia a San Cristoforo sia nelle province limitrofe e dedito soprattutto a spaccio e scommesse illegali); Laudani (alleato dei Santapaola con influenza su S. Giovanni La Punta, Acireale, Acicatena, Giarre, Riposto ed i Comuni di Gravina, Tremestieri Etneo, San Gregorio, Mascalucia, Belpasso, Paternò, Adrano, Piedimonte Etneo, Castiglione di Sicilia, Randazzo, Mascali e Fiumefreddo di Sicilia);

Clan Pillera-Di Mauro (alleata al gruppo del Borgo e al clan Puntina);   Clan  Sciuto-Tigna ( a Militello Val di Catania e Scordia);

Clan dei Cursoti (Antico Corso, luogo di origine degli affiliati. Gruppo violento  si afferma tramite estorsioni, rapine, gioco d’azzardo e droga. È suddiviso storicamente in due frange: Cursoti catanesi e Cursoti milanesi);

Clan Piacenti e Nicotra (la tipica aggregazione familiare, dedita a spaccio, estorsioni, usura, rapine, ma soprattutto alle corse clandestine di cavalli e alle correlate scommesse illegali, prevalentemente nel quartiere di Picanello, dove convive con l’egemone famiglia Santapaola).

“La famiglia Santapaola-Ercolano – -, sebbene ridimensionata dai ripetuti provvedimenti giudiziari e indebolita da una leadership spesso affidata a reggenti non autorevoli, continua a rappresentare l’espressione più pericolosa della forza e dell’aggregazione che ancora oggi il nome esercita sulla città e sui paesi della provincia. Nel centro città la cosca è organizzata in squadre che prendono il nome dal quartiere di riferimento e alle quali viene riconosciuta una certa autonomia organizzativa e decisionale; nel resto della provincia, in assenza di una gestione diretta, l’organizzazione è rappresentata da sodalizi stanziali che garantiscono una pluralità di interessi criminali e un sempre più capillare controllo del territorio”.

Anche il Clan  Mazzei, quella dei cosiddetti “Carcagnusi”, è radicata nel centro del capoluogo etneo, ma dispone di articolazioni attive a Bronte, Maletto, Maniace e a Scicli tramite il gruppo dei Mormina. “L’organizzazione appare allo stato depotenziata a causa delle molteplici operazioni di polizia e delle condanne. Oltre a essere inserita nel settore degli stupefacenti, delle estorsioni, delle scommesse illegali e dei rifiuti, sembrerebbe aver allargato i propri interessi anche a nuovi business quali il traffico di prodotti petroliferi”.

Naturalmente la Dia e il Tribunale di Catania sono in possesso di gran parte dei nominativi componenti dei Clan e la loro singola storia. Fascicolo per fascicolo.I Carabinieri e la Magistratura etnea tengono oggi sotto scacco-in ogni caso- i boss dei vari Clan.  Controlli periodici e perquisizioni a raffica. La vita dei boss è dunque durissima oggi.

Adesione di Catania alla “Settimana Europea della Mobilità sostenibile.. Eventi in programma dal 16 al 22 settembre

 

 

 

Catania

La Città di Catania aderisce alla 22ª “Settimana Europea della Mobilità Sostenibile” promossa dalla Commissione Europea e dal Ministero dell’Ambiente, con un calendario di eventi in programma dal 16 al 22 settembre.
L’edizione 2023 della manifestazione,-  spiega un Comunicato dell’Ufficio stampa etneo- incentrata sul tema del “Risparmio energetico”, propone l’assoluta novità della pedonalizzazione permanente di piazza Mazzini (compreso il tratto di via Garibaldi sino a piazza Duomo), che sarà inaugurata dal sindaco Enrico Trantino, dal vicesindaco e assessore alla Mobilità Paolo La Greca e da tutta la giunta alle ore 10.30 di domenica 17 settembre. La giornata clou della Settimana della mobilità sarà contrassegnata dal Car free day anche con  la consegna ai cittadini di un’ulteriore area del centro storico libera temporaneamente dal  traffico  per lo svolgimento in sicurezza di un ampio ventaglio di attività sostenibili.
Numerose le iniziative inserite in calendario, dalle tradizionali e attese passeggiate a piedi o in bicicletta, alle escursioni e visite guidate, dall’apertura straordinaria di musei e percorsi ad hoc delle linee urbane, sino alle proposte di educazione stradale  o promozione culturale e ambientale programmate in sinergia con enti e associazioni di settore.
L’obiettivo è quello di tracciare con sempre maggiore forza la strada della sostenibilità e del miglioramento della qualità della vita in città  trasmettendo un  messaggio di promozione del cambiamento e del rinnovamento degli stili di vita.
Il primo appuntamento è in calendario sabato, dalle ore 16 alle 20, con la “Passeggiata ciclo-turistica “Catania-Acitrezza”, che partirà da piazza Duomo, organizzata da Etnaviva e  Club Alpino Italiano sezione di Catania.
Questo il programma di domenica 17 :
“In città senza la mia Auto”, promossa dall’Amministrazione comunale, dalle ore 8 alle 14, con la chiusura al transito veicolare di un’ampia area del centro storico (dove potranno circolare, oltre ai mezzi autorizzati -residenti, mezzi di soccorso e delle forze dell’ordine – i mezzi del trasporto pubblico locale Amts, i mezzi ecosostenibili -bici e scooter elettrici).
Alle ore 10.30, inaugurazione della nuova Area Pedonale Mazzini, con la chiusura permanente del tratto di via Garibaldi che va da piazza Duomo a piazza Mazzini (l’area sarà “sorvegliata” da apposite telecamere).
All’interno degli spazi e delle strade chiusi al traffico stazioneranno, dalle 8 alle 14, mezzi ecosostenibili e stand espositivo-promozionali.
L’Autobooks “Librincircolo” sarà presente dalle ore 8.30 alle 13 in piazza Mazzini, con la libreria viaggiante.
Durante la settimana saranno aperti al pubblico con ticket ridotto i siti culturali del Comune: Museo Civico Castello Ursino, dalle ore 10 alle ore 19, ultimo ingresso entro le 18, visitabili le mostre “The City On The Water”, “Ti ricordo Sicilia”;
Museo Vincenzo Bellini dalle ore 9 alle ore 13 (ultimo ingresso entro le ore 12, il biglietto comprende anche la visita al Museo Emilio Greco – Cortile Platamone, Palazzo della Cultura);
Museo Emilio Greco (nel  Palazzo della Cultura), dalle ore 9 alle ore 13 (ultimo ingresso entro le ore 12, il biglietto comprende anche la visita al Museo Vincenzo Bellini);
Palazzo della Cultura dalle ore 10 alle  20 ( ultimo ingresso ore 19,30, visitabile la mostra “Ri -Evolution”).
Sempre domenica, dalle ore 11 alle 13, si terrà la passeggiata in bicicletta, a cura della Fiab Catania MontainBike Sicilia Asd, “Risparmiamo energia scoprendo la Natura”, con raduno in piazza Mazzini, sino al Boschetto della Plaja.

Dalle ore 8.30 alle 14 è prevista la manifestazione sportiva podistica “Corsa del Ricordo”  lungo alcune vie del centro storico.
Durante la giornata, a cura dell’Amts, saranno messe a disposizione: la linea “Librino Express”, dalle ore 8 alle 14  per consentire di raggiungere in maniera sostenibile l’ampia area chiusa al traffico veicolare;
un mini-bus elettrico, dalle ore 8 alle 14 per esporre tutte le iniziative di mobilità sostenibile avviate e portate avanti dall’Ufficio comunale del Mobility Manager di Area;
uno stand per attività espositivo-promozionali sul servizio di Bike e Car Sharing attivato nel territorio della città.
La Fce offrirà  il servizio gratuito ai viaggiatori della linea metropolitana di Catania compreso il metro shuttle che terminerà il servizio alle ore 2 del lunedì 18.
Il programma completo della Settimana sino al 22 è online sul sito del Comune, sezione avvisi.

Apocalisse in Libia: oltre 20 mila morti per l’inondazione quasi uguale al tsunami ma il bilancio è destinato a salire

Le immagini della Libia prima e dopo le inondazioni causate dalla tempesta Daniel sono arrivate a Terra dai satelliti.

Il deserto della Libia nelle immagini da satellite del 2 e del 12 settembre (fonte: European Union, Copernicus Sentinel-FloodsinLybia) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il colore del deserto, uniforme nell’immagine del 2 settembre, è costellato dal blu e dall’azzurro degli acquitrini nella foto del 12 settembre, dove anche il verde delle zone costiere si perde fra miriadi di macchie azzurre e biancastre.

I satelliti Sentinel 2, del programma Copernicus di Commissione Europea e Agenzia Spaziale Europea hanno scattato queste immagini che consentono un  controllo dettagliato e particolarieggiato  dei  gravissimi danni sia una risposta tempestiva

Un disastro colpa dell’uomo”. Mentre il bilancio delle vittime dell’apocalisse a Derna continua a salire – fino a 20mila morti – analisti libici puntano il dito contro l’incompetenza e i ritardi che avrebbero amplificato i numeri della tragedia causata dal passaggio della tempesta Daniel sulla Libia nordorientale. Diversamente che dal Marocco, devastato venerdì scorso da un potente terremoto, “questo disastro – secondo alcuni analisti sociali – è stato scritto dall’uomo, che ha le mani sporche di sangue”.

“La Libia, anche quando ci si avvicina dalle sue città più avanzate come Tripoli o Bengasi, non è attrezzata” dinanzi ai disastri naturali, ha dichiarato Jalel Harchaoui, ricercatore associato specializzato in Libia presso il Royal United Services Institute (Rusi) di Londra, aggiungendo che la situazione è aggravata dal fatto che le inondazioni hanno colpito la “municipalità più trascurata” (Derna) della Cirenaica. Anche dopo che il generale Khalifa Haftar ha ripreso nel 2018 il controllo della città, per quattro anni roccaforte dell’Isis, i piani per la ricostruzione non hanno mai avuto seguito e le infrastrutture sono rimaste

Scuola, il presidente Renato Schifani inaugura l’anno allo Sperone di Palermo

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Palermo

L’impegno nella lotta alla dispersione scolastica, la presenza attiva sul territorio, il contributo fattivo nel contrasto all’illegalità attraverso l’educazione delle fasce giovanili e il dialogo scuola-famiglia. Sono i temi affrontati questa mattina all’istituto comprensivo Sperone-Pertini di Palermo, durante l’inaugurazione del nuovo anno scolastico, alla presenza del presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, dell’assessore regionale all’Istruzione e alla formazione professionale Mimmo Turano, del direttore dell’Ufficio scolastico regionale Giuseppe Pierro e del dirigente dell’Ambito territoriale di Palermo, Luca Gatani, accolti dalla dirigente scolastica Antonella Di Bartolo.

Il presidente Schifani, seduto assieme ai bambini, ha voluto essere accanto al personale docente e non docente e agli studenti di questo istituto, che brilla per l’impegno nel contrasto alla dispersione scolastica, ridotta dal 27,3% all’1% negli ultimi dieci anni di lavoro.

«Quella contro la dispersione scolastica è una battaglia quotidiana fatta di buona volontà e collaborazione delle istituzioni. La scuola educa e crea – afferma il presidente Schifani – Io sono cresciuto in un rione popolare, ho studiato lì e so bene quanto l’ambiente, la completezza di un sistema possano educare. La Regione fa la propria parte e come governo ci siamo dati un obiettivo: abbiamo stanziato 1,3 milioni per il bonus palestre, che quest’anno raddoppieremo. Faremo in modo che molte famiglie possano mandare i ragazzi in palestra gratuitamente, per educarli non soltanto fisicamente e atleticamente ma anche eticamente e sottrarli anche alla dispersione, ai tentativi di certa delinquenza che cerca di reclutare giovani da “istruire” per tendere poi a delinquere».

Il presidente ha visitato alcuni locali della scuola, incontrato e dialogato coi bambini e con le mamme e ha invitato la comunità scolastica a visitare i giardini di Palazzo d’Orléans. A pochi giorni dal trentesimo anniversario dell’omicidio di don Pino Puglisi, avvenuto proprio in un quartiere vicino allo Sperone, Schifani aggiunge: «Il tema dell’educazione alla legalità deve essere il fulcro portante di una società nella quale crediamo. Dobbiamo occuparci di più di una questione culturale concreta e non parolaia. Io ho sempre creduto che la lotta alla criminalità organizzata si faccia sì con le parole e con i pensieri, ma anche con gli interventi legislativi, il sostegno alle forze dell’ordine – conclude – Dobbiamo fare sistema, anche nella pubblica amministrazione. Io sto inserendo delle regole sulla rotazione di molti dirigenti, per evitare incrostazioni».

Napoli, stop al traffico internazionale di stupefacenti

 

 

droga

 

 

Napoli

La sera del 12 settembre, personale di PG in servizio presso i Comandi Provinciali della Guardia di Finanza di Napoli e Salerno, nell’ambito di una complessa attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno – Direzione Distrettuale Antimafia, all’interno di un deposito commerciale in San Giorgio a Cremano, ha sottoposto a controllo un container, proveniente da Panama e contenete scarpe da lavoro, rinvenendo, al suo interno 122,8 chilogrammi di sostanza stupefacente tipo cocaina, suddivisa in 104 panetti, sottoposti a sequestro, ed arrestato, nella fragranza del reato di importazione detenzione al fine di spaccio di un ingente quantitativo di sostanza stupefacente, un 38enne, nel mentre il predetto era intento all’apertura del container.

L’indagine, scaturita da una segnalazione degli organi centrali in ordine ad importazioni di merci dal sud  America che presentano fattori di rischio, è consistita, dopo alla individuazione del container all’interno del porto di Salerno, in una costante osservazione dello stesso, anche mediante l’impiego di mezzi aeronavali della Guardia di Finanza, fino al suo arrivo a destinazione nella disponibilità del soggetto tratto in arresto.

Il narcotico sequestrato ha un valore commerciale al dettaglio di circa 30 milioni di euro. 

l Presidente Mattarella ha incontrato il Presidente del Montenegro

Il Presidente Sergio Mattarella con il Presidente del Montenegro, Jakov Milatović, in visita ufficiale

Il Presidente Sergio Mattarella con il Presidente del Montenegro, Jakov Milatović, in visita ufficiale

 

Il Presidente Sergio Mattarella con il Presidente del Montenegro, Jakov Milatović, in visita ufficiale

 

Il Presidente Sergio Mattarella con il Presidente del Montenegro, Jakov Milatović, in visita ufficiale

Il Presidente Sergio Mattarella con il Presidente del Montenegro, Jakov Milatović, in visita ufficiale

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto al Quirinale il Presidente del Montenegro, Jakov Milatović, in visita ufficiale, intrattenendolo successivamente a colazione.

Era presente il Vice Presidente del Consiglio dei Ministri – Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani.

Putin: “Aiuterò Pyongyang a costruire i satelliti”

Il presidente russo Vladimir Putin e il leader nordcoreano Kim Jong Un - (Afp)

 

Incontro tra Vladimir Putin e Kim Jong Un a Vladivostok, nell’Estremo Oriente della Russia oggi 13 settembre 2023. ”Sono felice di vederti”, ha detto il presidente russo accogliendo il leader nordcoreano al Cosmodromo con una lunga stretta di mano di 40 secondi. “Grazie per averci invitato e di averci inserito nella vostra fitta agenda”, ha detto Kim, arrivato in Russia dopo un lungo viaggio in treno. Il Cremlino ha condiviso un video dell’arrivo di Kim.

Putin :”Parleremo di tutte le questioni” che interessano la Russia e la Corea del Nord rispondendo a una domanda circa i colloqui sulla possibile fornitura di armi da Pyongyang a Mosca. “Parleremo di tutti i problemi, lentamente. C‘è tempo”, ha aggiunto Putin. Sul tavolo dovrebbe trovare ampio spazio il tema di fornitura di armi dalla Corea del Nord alla Russia, che da oltre 18 mesi combatte la guerra in Ucraina: Pyongyang potrebbe garantire munizioni e pezzi di artiglieria, in particolare.

Quando è stato chiesto a Putin se la Russia aiuterà  Pyongyang a costruire i satelliti, il presidente russo ha risposto: “Ecco perché siamo venuti qui al cosmodromo di Vostochny”. E ha aggiunto: ”Il leader della Corea del Nord mostra grande interesse per la tecnologia missilistica e sta cercando di sviluppare lo spazio”. “I nostri paesi collaborano in settori sensibili che non dovrebbero essere resi pubblici”, ha aggiunto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. ”La Russia ha dato i natali ai primi conquistatori dello spazio”, ha scritto dal canto suo Kim in un libro delle dediche dei visitatori presso il cosmodromo.