Gomorra come la Mafia siciliana: i boss del SUD riaffermano così il potere con tanto di sberleffo allo Stato

 

La festa in piazza della camorra: show e fuochi d’artificio

Fuochi  d’artificio, musica neomelodica, folla in strada. La scena nella zona popolare dei «600 alloggi» a Monterusciello, sembra ripetere quella di un film sulla Mafia e sulla Camorra.  Nella sostanza poco cambia qui. . Affiliati e boss di camorra tornano a casa dopo la detenzione e il clan fa festa nel quartiere. Rito e messaggio, che esclude il sapore folcloristico.”Come a dire: siamo tornati, le cose sono come prima, vediamo chi c’è e chi ci è rimasto «amico». Fidelizzazione del quartiere, che si fa acquiescente per paura e, a volte, anche per interesse.”

Per un errore procedurale sulle intercettazioni, furono scarcerati a Ponticelli 13 affiliati del clan Casella arrestati qualche giorno prima. I fuochi d’artificio li accolsero al ritorno a casa. Un segnale di  sberleffo agli inquirenti.      «Sono saluti dei clan a chi torna a casa dopo una scarcerazione, ma anche festeggiamenti per consegne o vendite redditizie di partite di droga. Sono manifestazioni di camorra».

Non è fenomeno nuovo, semmai di diverso ci sono i video e le riproduzioni postate su Facebook o Youtube, come dimostrazione ulteriore di onnipotenza. Ciro Niglio, oggi 29enne, affiliato del clan Cuccaro nell’area occidentale di Napoli, descrisse l’importanza delle feste pubbliche per il controllo del territorio, come quella dei Gigli di Barra. Dichiarò: «Nella festa del 2010, Ciro Abrunzo, detto ‘o cinese, ammazzato nel 2012, regalò il cantante Alessio al giglio Insuperabile. Il cantante corrispondeva solitamente una quota del suo cachet al clan degli scissionisti. Ricordo che nel 2010 Alessio e Babà cantarono una canzone dedicata alla madre e alla sorella di Angelo Cuccaro».

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Il porsi al centro dell’attenzione , L’ostentazione pubblica, è una prerogative e caratteristica insieme dei Clan    Così quelli della Camorra così quelli della Mafia a Catania in occasione persino delle celebrazioni e feste religiose come quella di S.Agata Martire.   In Sicilia e nei paesi del Catanese la sfida alla legge avviene con il dondolio delle Candelore davanti le case dei boss.   Chi si rifiuta di attuare questo rituale -tanto osteggiato dai prefetti- viene iscritto nei libri neri dei mafiosi. Un rimarcare potere economico e controllo delle città Nel 1992, ai Quartieri spagnoli fu montato un palco in legno per l’esibizione dei cantanti che avrebbero dovuto salutare Carmine Petrillo e Tommaso Esposito, due imputati per l’agguato mortale al night club San Francisco di piazza Municipio, oggi chiuso, nella faida tra i clan Mariano e Di Biasi. Brindisi e champagne a fiotti tra Largo Baracca, vico Lungo San Matteo e Trinità degli Spagnoli.

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Anche i funerali dei Capi boss sono diventati la vetrina del potere di un Capo Mafioso o Camorristico

Una dimostrazione, come una resa dei conti con lo Stato,  sia del controllo del consenso sia della propria forza, che fu ben descritto – ricordano i napoletani-nel 1986 dal giudice Corrado Guglielmucci, magistrato che si occupò dei quartieri-Stato cittadini influenzati da famiglie camorristiche: «I governati, oltre al benessere economico chiedono una direzione ideologica. Questa loro ulteriore domanda è soddisfatta da rituali collettivi, posti in circolazione dalla famiglia-governatorato: feste collettive per le assoluzioni e le scarcerazioni, organizzazione della tifoseria per le squadre di calcio, celebrazioni di funerali per i notabili, presepe di quartiere, e altro».

È l’imposizione di una «omogeneità culturale» e di controllo territoriale anche attraverso manifestazioni che diventano occasioni per verificare chi sta dalla propria parte, chi è in sintonia con l’influenza del clan pur non essendone affiliato. Quando i fratelli Giuliano, diventati poi tutti collaboratori di giustizia, erano egemoni a Forcella, divennero maestri in questo particolare «controllo ideologico».

 

IL GUP LUPARELLO: “MAFIA TRASPARENTE, ACCESSI ABUSIVI INFORMATICI,POTERE,IL TEATRO DELL’ASSURDO DI MONTANTE

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CALTANISSETTA –

Fine della storia per l’ex presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante ed i suoi seguaci.   Il Gup di Graziella Luparello, nelle motivazioni della sentenza che lo ha condannato a 14 anni di carcere. lo definisce quale autore di “.. un progetto di occupazione egemonica dei posti di potere».

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Si tratta di un progetto, spiega il Gup, che «era stato condiviso da tutti coloro che traevano beneficio dalla progressiva attuazione di esso», i quali, «del resto, non avevano alcun motivo per rifiutare le varie proposte di carriera, politica, amministrativa o industriale-associativa che via via, grazie alla innegabile abilità relazionale di Montante, si presentavano. Un progetto – condiviso anche da chi sapeva che Montante era la chiave di accesso a ministeri, enti pubblici e imprese private per ottenere posti di lavoro, trasferimento o incarichi di prestigio: Montante non gestiva potere, ma lo creava».

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Nella foto d’Archivio- il Gup di Caltanissetta dottssa Graziella Luparello

Ora, «se associarsi è una pratica legittima, che gode anche di copertura costituzionale, senza scadere nella illiceità in ragione della sola finalità egemonica nelle istituzioni politiche – precisa il Gup -, associarsi per commettere reati, necessari per l’occupazione di posti di potere, integra il delitto di cui all’art. 416 c.p. Orbene, nel caso che ci occupa, gli imputati hanno commesso, in forma concorsuale, diversi delitti: gli accessi abusivi ai sistemi informatici della polizia».

 

Ma il Gup scopre altro su Montante : «è stato il motore immobile- sottolinea il giudice – di un meccanismo perverso di conquista e gestione occulta del potere, che, sotto le insegne di un’antimafia iconografica, ha sostanzialmente occupato, mediante la corruzione sistematica e le raffinate operazioni di “dossieraggio”, molte delle istituzioni pubbliche, sia regionali che nazionali, dando vita ad un fenomeno che può definirsi plasticamente non già quale mafia bianca, ma mafia trasparente, apparentemente priva di consistenza tattile e visiva e, perciò, in grado di infiltrarsi eludendo la resistenza delle comuni misure anticorpali».

 

«Si era in presenza di una catena di montaggio -afferma il Gup –  con ruoli prestabiliti, assolutamente collaudata e che ha funzionato per diversi anni, per l’esecuzione di un numero elevato di accessi abusivi». Secondo il gup «ciascuno degli anelli della catena di trasmissione era perfettamente consapevole di partecipare ad un’alleanza stabile, finalizzata alla commissione di un numero indeterminato di accessi abusivi al sistema informatico, e perseguiva l’obiettivo di assicurare la longevità operativa del sodalizio, in quanto ciò appariva funzionale al mantenimento di un sistema di potere da cui tutti i federati traevano vantaggio».

 

«La sistemazione lavorativa o il trasferimento del pubblico ufficiale di turno, o di parenti o amici di questi – spiega il gup – era la valuta spesa da Montante per remunerare i sodali: una sorta di ripartizione degli utili prodotti da un’impresa che, con modalità illecite, creava e gestiva il potere».

 

Viene citato in una pagina della corposa sentenza anche ll’ex responsabile del Viminale, Angelino Alfano. Il gup nel descrivere il ruolo di Montante osserva: «Neppure l’allora ministro dell’interno Angelino Alfano, come da lui affermato, poteva permettersi di contraddirlo, e, nell’anno 2013, a sostegno della presunta “primavera degli industriali”, era stato persino “delocalizzato” il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, che, senza alcun precedente nella storia della Repubblica Italiana, si era riunito a Caltanissetta: un’autentica genuflessione istituzionale innanzi a colui che nel 2015, nel pieno della bufera mediatica per il suo coinvolgimento nell’indagine per mafia, riusciva persino a farsi rafforzare il servizio di scorta».

 

Il gup di Caltanissetta, nelle motivazioni si dilunga molto su quella che, a suo avviso, era un’antimafia di facciata. Ed era senza riscontri in merito a presunti episodi intimidatori quale il rinvenimento di un proiettile innanzi all’abitazione, «di cui, come si è visto, nessuno dei collaboratori di giustizia ha saputo riferire e che, comunque, non pare potersi configurare come un’azione “trasversale” tale da lasciare presagire l’opposizione di “istituzioni” e “poteri”, non meglio precisati, alla rivoluzione legalitaria».

 

Per la Giustizia: «Montante dunque, parlava di “cappa”, di “azioni trasversali”, di possibili ostruzionismi da parte di “istituzioni” e “poteri” deviati, senza alcun dato oggettivo a suffragio delle sue elucubrazioni, nonostante le ripetute sollecitazioni, da parte dei componenti della commissione, ad inverare il suo discorso con elementi concreti tali da emanciparlo dalla libera esposizione di semplici impressioni».

 

«Orbene, – chiosa il gup – le invocazioni di aiuto di Montante contro vaghi spettri, ora collocati all’interno delle istituzioni, non altrimenti identificate, ora dentro presunte organizzazioni criminali, presentano spiccati profili di affinità tematico-stilistica rispetto al teatro dell’assurdo, ove i personaggi beckettiani attendono Godot senza sapere chi sia Godot e perché lo attendono. E quando la scena si chiude, Godot non è ancora arrivato».

I RISCHI DEL POTERE

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di Raffaele Lanza

 

Il pubblico finora è stato  troppo tenero con la politica e con alcuni suoi leader, mentre invece esclusivamente da essa dipendono le scelte su dove e come effettuare i tagli e su quali riforme portare avanti e quali bloccare. Oggi  in Italia i rapporti di forza si sono ormai rovesciati e  nessuna vera riforma è possibile se la politica non è in grado di  far capire i benefici e il benessere al popolo.   Abbiamo ascoltatoprogrammi politici che non sappiano siano realizzabili e quali coperture finanziarie abbiano davvero.

I governi che finora hanno cercato di cambiare il Paese e la pubblica amministrazione, indipendentemente dal loro colore politico, lo hanno  fatto con la triade “più leggi, più Stato, più regole e repressione”.    Molti i dubbi degli osservatori politici
Ricordiamo l’opposizione della burocrazia con le proposte riformatrici  di Matteo Renzi con l’esito del referendum che ha portato alla caduta del suo governo. Già da sindaco di Firenze, Renzi aveva capito la minaccia che una burocrazia forte può rappresentare per la politica e, arrivato a Palazzo Chigi, individuò i primi nemici da combattere proprio nei magistrati del Tar e del Consiglio di Stato alla guida di gabinetti ministeriali e uffici legislativi.    Sappiamo com’è finita:  a ridosso della consultazione referendaria, la giustizia amministrativa gli ha presentato il conto smontandogli prima la riforma Madia sulla pubblica amministrazione e poi quella, attesa da anni, che imponeva alle banche popolari di trasformarsi in società per azioni.

 

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Matteo Renzi, “Il Lancillotto” delle banche

Già perchè Matteo Renzi-è noto a tutti – è sempre stato il paladino -Lancilotto delle banche italiane Oggi l’ex  fonda il nuovo partito “Italia viva” perchè  nel Pd non aveva trovato i posti e le prerogative che cercava.

  Salvini insegna: solo che il leader del Carroccio è davvero libero nei suoi movimenti, nelle sue azioni, non deve neppure organizzare riunioni interne per mandare avanti le sue idee,libero anche di fare errori non consigliato dai vertici. Matteo Renzi nel Pd doveva fare le  capriole per avere i consensi della maggioranza di quelli che contano. Ma le critiche erano 

sempre presenti.

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Ipotesi di dare la carica di Capogruppo alla Camera a Maria Elena Boschi

Il risultato è che oggi nessuno più pensa all’ideologia, alla storia , alle tradizioni di una comunità partitica. Si cercano solo poltrone, meglio se governative, incarichi importanti, distribuzione di  poltrone anche per enti di sottosottogoverno e periferici purchè mantengano vivo e vibrante il protagonismo e l’esistenza politica.   La scelta di Renzi fa riflettere, è la scelta del potere, una scorciatoia altro che la sottomissione al segretario Zingaretti.   

Perché Matteo Renzi aveva  perso la battaglia politica? Innanzitutto perché ne ha sottovalutato il potere: non si può varare una nuova norma contro il Consiglio di Stato ed evidentemente contro la Corte costituzionale. E se si cerca di farlo,  si finisce sotto graticola..
Renzi si porta un bel drappello, afferma di fare l’antiSalvini,in realtà la stoffa è identica. Corsa al potere assoluto..Sono ndividui e istituzioni che fanno i loro interessi e, quando si sceglie di fondare un partito autonomo si sceglie il più delle volte la difesa  a ogni costo dei  privilegi della casta. Finoggi se ne contano 41.

Sono questi i rischi del potere. Non parliamo più di coerenza, di programmi per il popolo, oggi è di moda la scissione, levati tu dalla poltrona che mi siedo io. Ciò spiega perchè vediamo parlamentari di destra correre e cambiare subito casacca nel neonato movimento di sinistra. Gli incarichi fanno gola e sono sempre più appetibili.
Detto questo, bisogna quindi fare attenzione perchè in tempi in cui ci si illude di poter risolvere i mali dell’Italia mettendosi in proprio, non ci si rende conto di quali rischi si corrano. Esiste infatti un potere frammentario, quello dei singoli,che brucia le idee della giustizia e del benessere ed è alla ricerca dei privilegi .  Non trascuriamo poi che la nascita di nuovi partiti o movimenti determinerà l’erogazione per legge di finanziamenti pubblici in un momento in cui i tribunali, in particolare il Collegio di giudici milanese, ha inchiodato parlamentari ancora con la “mani sporche” dei contributi ai partiti.   L’erogazione pubblica delle risorse avrà come intestatari i capi dei nuovi partiti. E i controlli si rivelano assai difficili per non dire improbabili.  Nuovi partiti, ma questa-Signori – è la nostra Italia.  “Viva” l’Italia . Ma …povera Italia.

 

 

I SACRAMENTI DEL POTERE

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Mozione di sfiducia al governo presentata stamane dalla Lega

 

di  Raffaele Lanza

 

La Lega presenta una mozione di sfiducia al governo Conte Si assume così la responsabilità politica di una operazione avventurosa che trascina il Paese a nuove elezioni e a far credere alla favola che il Paese sotto la guida di Salvini avrà una migliore vivibilità.  Non comprendiamo perchè il leader del Carroccio non abbia preventivato all’inizio quel che era prevedibile, cioè non proporre l’alleanza al M5S. 

L’interrogativo che queste azioni politiche  pongono è questo : può esistere una forma di potere politico orientato al perseguimento del bene comune, che non conduca alla corruzione chi lo detiene, che non si basi sulla forza e sulla mistificazione, che non si limiti a eternare se stesso? Matteo Salvini ha appena dichiarato che si candida premier, Zingaretti leader del Pd si dichiara pronto e certo che la sfida stavolta la vincerà proprio il partito democratico che non ha partecipato al grande subbuglio. Altri partiti sognano di allearsi con i futuri potenti.

Ma  il potere in Italia sembra  per sua natura contaminato e perverso amorale, interessato solo alla propria autoconservazione, sordo infatti agli insegnamenti della morale, finalizzato a soddisfare unicamente i bisogni e i desideri di chi lo detiene Perchè dunque firmare quel Contratto tra i due leader quando ci accorgiamo che non c’è rispetto l’uno dell’altro? 

Possibile che tutti i morti nel Mediterraneo e i disperati sul barconi che invocavano aiuto, soccorso immediato sollevano adesso solo indifferenza agli italiani’ ?      Possibile che gli appelli di Papa Francesco di aprire le porte ai più bisognosi siano caduti nel vuoto?

Ma che popolo siamo?       Un gregge che cura solo gli interessi economici, fiscali, circoscritti al proprio nucleo familiare e nulla più?

 Ricoprire un ruolo di responsabilità al vertice della piramide sociale, significa soddisfare i bisogni primari della società e non il dominio sulle persone e sulle cose. Quest’ultimo, invece, sembra essere il modo di intendere il potere da parte della nostra  classe politica.

C’è  un pessimo uso del potere sino a farsene accecare. Il suo abuso-un ministro che chiacchera nelle piazze e non apre un solo foglio, a Palazzo Chigi,  dell’analisi negativa del Ministero competente sulla Tav, è un fatto gravissimo perché distrugge una comunità trasformando i cittadini in sudditi,  oggetto di inganno, mettendoli nella condizione di narcotizzare la gente , e quindi di non poter giudicare con cognizione di causa.

La gente applaude ma apprezza in realtà  solo una dialettica- come quella del Ministro dell’Interno -tipicamente “familiare” e popolare       Il marciume doveva ancora essere eliminato del tutto. Il Ministro dell’interno lo sapeva benissimo così come si sa che il nostro Paese corre ora il rischio dell’aumento Iva e una spesa ancor più elevata per ogni famiglia. Le macchie restano . Esempi clamorosi: quella dei i Benetton e Atlantia la cui “concessione è stata rinnovata per anni da Governi di destra e di sinistra come se fosse un atto dovuto. Ora arriva-coro unanime di chi aveva manifestato l’impegno di smantellare un sistema corrotto ( manutenzione del Ponte Morandi mai attuata per oltre 25 anni, ha avvertito la Procura di Genova) l’ultimo soccorso chirurgico e tempestivo per i soliti poteri,…. Un sabotaggio alla procedura di revoca- inequivocabile un comunicato del Movimento di replica alla Lega – degno della  politica ammuffita che, in questi anni, ha regalato con i milioni delle tasse dei cittadini concessioni imbarazzanti a chi doveva fare manutenzioni e investimenti, ma ha lasciato in uno stato vergognoso le nostre Autostrade.  Un’assicurazione per una lunga vita a chi doveva fare il proprio dovere, garantendo le manutenzioni sul Ponte Morandi, che invece è crollato il 14 agosto 2018 spezzando 43 vite e 43 famiglie”

     Anche l’abuso dell’informazione pressante , faziosa contro chi si ha l’intenzione di far cadere in ogni caso,mina alla radice la fiducia dei cittadini senza la quale non si possono avere   relazioni politiche in una società fondata sul diritto. Ciò spiega l’astensionismo e il perchè la popolazione non si reca più alle urne.   

 Il potere che opera d’arbitrio non è più potere politico ma é dominio e dunque “violenza pura” che fa di chi lo subisce un oppresso a tutti gli effetti. 

Con tali peculiarità il potere diventa arbitrio, discrezione nella mani dei protagonisti e detentori di poltrone ministeriali, strumento di privilegio.  In Italia il potere politico è sempre più oscuro e ora ancor più meschino .. Forse anche infame non è esagerato dirlo.  Diceva Pasolini: nulla è più anarchico del potere, il potere fa praticamente ciò che vuole. Questo è un rischio enorme che la società contemporanea sta correndo

 Ecco il testo depositato stamane dai leghisti : “Visto l’articolo 94 della Costituzione e visto l’articolo 161 del Regolamento del Senato della Repubblica”   -Visto che  “L’esame in aula delle mozioni riguardanti la Tav ha suggellato una situazione di forti differenze di vedute, tra le due forze di maggioranza, su un tema fondamentale per la crescita del paese come lo sviluppo delle infrastrutture”. La Lega ricorda come sul tema dell’alta velocità “si è verificata la situazione paradossale che ha visto due membri del governo presenti esprimere due pareri contrastanti”.

 

“il presidente del Consiglio non era presente in aula, nel momento delle votazioni sulle citate mozioni, per ribadire l’indirizzo favorevole alla realizzazione dell’opera che egli stesso aveva dichiarato pochi giorni prima nell’altro ramo del Parlamento”, sottolinea il testo a prima firma di Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato del Carroccio. “Le stesse divergenze si sono registrate su altri temi prioritari dell’agenda di governo quali la giustizia, l’autonomia e le misure della prossima manovra economica“.

 

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Mattarella: “Il potere può fare inebriare, occorre il senso del limite, e io sono il garante imparziale”

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(Immag.concessione)

Sergio Mattarella, saggio ed arbitro imparziale,  mette i panni del vecchio nonno che spiega ai nipoti i significati della vita :”La storia insegna che l’esercizio del potere può provocare il rischio di fare inebriare” e di fronte a questo pericolo occorre far ricorso agli “antidoti” previsti dalla Costituzione, come ad esempio il “senso del limite” e la presenza di “autorità indipendenti dagli organi politici”, che “dovendo governare aspetti tecnici” prescindono dalle “scelte politiche”. Il riferimento    è alla vicenda della manovra politica, al diniego governativo di una retromarcia di fronte al rialzo dello spread e , insomma la battuta c’è, è elegante e chi vuol intendere intenda.

L’occasione è l’incontro al Quirinale con alcuni studenti delle scuole secondarie di secondo grado e la risposta alla domanda di uno di loro che gli chiede: “In qualità di garante della Costituzione, quanto ritiene sia difficile il suo lavoro?” “La nostra Costituzione – risponde il Capo dello Stato – consente di superare difficoltà e di garantire l’unità della società anche perché ha creato un sistema in cui nessuno, da solo, può avere troppo potere. C’è un sistema che si articola nella divisione dei poteri, nella previsione di autorità indipendenti, autorità che non sono dipendenti dagli organi politici ma che, dovendo governare aspetti tecnici, li governano prescindendo dalle scelte politiche, a garanzia di tutti”.

“C’è un sistema complesso di pesi e contrappesi, come insegna la nostra Costituzione – spiega Mattarella – perché la storia insegna che l’esercizio del potere può provocare il rischio di fare inebriare, di perderne il senso del servizio e di fare invece acquisire il senso del dominio nell’esercizio del potere”.

“Ci sono, rispetto a questo pericolo, due antidoti. Il primo è personale: una capacità di autodisciplina, di senso del limite, del proprio limite come persona e come ruolo che si esercita, un senso di autocontrollo – e, ragazzi, anche, perché no – di autoironia che è sempre molto utile a tutti. C’è poi un altro antidoto che è quello di meccanismi di equilibri che distribuiscono le funzioni e i compiti del potere tra più soggetti, in maniera che nessuno, da solo, ne abbia troppo”.

“La nostra Costituzione conta molto sul primo aspetto, quello dell’autodisciplina e dell’autocontrollo, ma ha messo in campo una serie di meccanismi di articolazione del potere che garantiscono quell’obiettivo. Questo – conclude Mattarella – consente anche al Capo dello Stato, al Presidente della Repubblica, di svolgere la funzione di garante del buon funzionamento del sistema in maniera adeguata, ma il merito è della Costituzione”.

Insomma Mattarella fa capire che la sua pazienza ha un limite.  Se le cose continuano a peggiorare in Europa, non esclude in un modo o nell’altro, un diretto intervento presidenziale. E siamo certi che finirà proprio così…