Famiglia “positiva al Covid” in giro per la città di Messina: controllati e denunciati alla Procura dai Carabinieri

Trasmissibilità del Covid-19, Liguria nel gruppo di regioni dove non c'è  ancora una stima | Liguria Business Journal

Nel corso dei controlli condotti dai Carabinieri del Comando Provinciale di Messina per assicurare il rispetto della normativa per il contenimento del contagio da Covid-19, sono stati intensificati i posti di controllo lungo le arterie principali e nei quartieri cittadini più popolosi. 
Nella serata di ieri, in via Pietro Castelli, i Carabinieri della Stazione di Messina Principale -informa il Comando -hanno controllato un nucleo familiare composto da tre persone, il padre 46enne, la madre 38enne ed il figlio 20enne, tutti gravati da precedenti di polizia, che a bordo della propria monovolume, circolavano per il capoluogo sebbene fossero sottoposti al regime di quarantena poiché risultati positivi al virus covid-19.
I militari hanno fermato l’auto durante un controllo stradale ed hanno verificato le generalità degli occupanti consultando la Banca Dati delle persone in isolamento, appurando che i tre erano risultati positivi Covid-19 qualche giorno prima a seguito di un tampone “molecolare” eseguito dall’ASP, e pertanto avevano l’obbligo disposto dall’Autorità Sanitaria di restare in isolamento all’interno della loro abitazione. L’uomo provava a giustificare la loro uscita di casa asserendo di dover provvedere alla necessità di fare aver portato la famiglia a fare la spesa.
I tre sono stati denunciati in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Messina per la “violazione della quarantena” che prevede una pena fino a 18 mesi di arresto. La misura di contenimento, infatti, impone in divieto assoluto di mobilità dalla propria abitazione o dimora per soggetti posti in isolamento per i soggetti dichiarati positivi al Covid-19.

Deteneva mezzo chilo di marijuana. Arrestato

 

PERQUISIZIONE DOMICILIARE CON I CANI ANTIDROGA DEL NUCLEO CINOFILI CARABINIERI DI NICOLOSI

Spaccio di droga e furti in appartamenti, 3 arresti e 10 denunce dei  carabinieri nella provincia di Torino - Torino Oggi
TAORMINA-
Nel primo pomeriggio di venerdì, i Carabinieri della Compagnia di Taormina (ME)-informano – hanno arrestato, in flagranza di reato, D.B.S. 45enne, domiciliato in Giardini Naxos (ME), già noto alle forze dell’ordine, ritenuto responsabile del reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
Nel corso dei servizi di controllo del territorio i militari della Stazione di Giardini Naxos avevano notato dei movimenti sospetti nei pressi dell’abitazione di D.B. S., pertanto sono stati avviati specifici servizi di osservazione del luogo da parte dei Carabinieri dell’Aliquota Operativa di Taormina che hanno notato un manufatto anomalo, una sorta di ripostiglio, realizzato sul balcone dell’abitazione dell’uomo. 
Il servizio di osservazione effettuato ha fatto ritenere che all’interno dell’appartamento potesse essere detenuta della sostanza stupefacente, i Carabinieri della Compagnia di Taormina hanno effettuato pertanto una perquisizione domiciliare con l’ausilio dei cani antidroga del Nucleo Carabinieri Cinofili di Nicolosi (CT).
L’ipotesi investigativa dei Carabinieri si è dimostrata fondata e nel corso della perquisizione sono stati rinvenuti proprio all’interno del ripostiglio ubicato sul balcone dell’abitazione circa 150 grammi di marijuana ancora verde, constatando che il manufatto sospetto era un essiccatoio per la marijuana, in cui erano state installate sei lampade termiche per riscaldare l’ambiente, dei ventilatori per diffondere uniformemente il calore ed un termometro elettrico per misurare la temperatura e mantenerla costante. Inoltre, nel corso della perquisizione, estesa anche alle pertinenze dell’abitazione i Carabinieri hanno rinvenuto, nel garage in uso all’uomo, ulteriori 300 grammi di marijuana già essiccata, un bilancino elettronico di precisione ed il materiale per il confezionamento dello stupefacente in dosi ed una pistola a salve, riproduzione di un revolver.
Tutto il materiale rinvenuto è stato sequestrato, la sostanza stupefacente è stata sottoposta ad accertamenti di laboratorio e D.B.S. è stato arrestato in flagranza per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. 
L’uomo, su disposizione della Procura della Repubblica di Messina, è stato sottoposto agli arresti domiciliari e, nella mattinata di ieri, all’esito dell’udienza davanti al Giudice del Tribunale di Messina l’arresto operato dai Carabinieri è stato convalidato ed a D.B.S. è stata applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.

CORRUZIONE AL CAS: ARRESTATI FUNZIONARI PUBBLICI, PROMETTEVANO ASSUNZIONI IN CAMBIO DI APPALTI.

OPERAZIONE  “FUORI DAL TUNNEL”

 

 

 Una indagine della Dia peloritana su illeciti nell’aggiudicazione di appalti per opere relative alla sicurezza della rete viaria gestita dal Consorzio per le Autostrade Siciliane ha messo in  luce corruzione, falsità ideologiche, turbativa d’asta, truffe,induzione indebita a dare o promettere utilità. Nell’inchiesta sono coinvolti anche altri 5 imprenditori..

Il Procuratore di Messina Maurizio De Lucia ha contestato questi reati a due funzionari ed a un imprenditore milanese 

L’inchiesta, denominata “Fuori dal Tunnel”, ha portato alla notifica di tre misure cautelari  All”ingegnere Angelo Puccia, 60enne (nella foto) funzionario del Consorzio Autostrade Siciliane, attualmente anche consigliere comunale di Castelbuono (PA). La sospensione dai pubblici uffici è stata notificata all’ingegnere Alfonso Edoardo Schepisi, 68enne, anche lui funzionario del Cas, mentre all’imprenditore milanese Fabrizio Notari, 62enne, rappresentante legale della Notari Luigi S.p.A., è stato notificato il divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione.

 

Sotto i riflettori della Procura  alcuni appalti per i lavori effettuati negli ultimi anni lungo il tratto autostradale di competenza del CAS (A/20 Messina-Palermo e A/18 Messina-Catania), asse viario, che, nell’ordinanza cautelare il Gip descrive già sofferente, è «già drammaticamente e notoriamente afflitto da gravi carenze strutturali» e lungo il quale frequenti sono stati gli incidenti, anche mortali. Emblematico il caso degli appalti per i «lavori di messa in sicurezza» delle gallerie «Tindari» e «Capo d’Orlando», lungo la A/20 Messina-Palermo.

Informano gli investigatori:  sono  lavori – dall’importo complessivo a base d’asta, di circa 25 milioni di euro – aggiudicati nell’anno 2015 all’ATI Luigi Notari S.p.a. – Costruzioni Bruno Teodoro S.p.a, ditta in cui lavoravano familiari e persone vicine ai due funzionari indagati. Per gli inquirenti le assunzioni sarebbero state funzionali all’aggiudicazione dell’appalto.

Dall’inchiesta è emerso che, per quanto l’offerta dell’ATI NOTARI- BRUNO fosse stata considerata dalla commissione di gara «anormalmente bassa», Puccia, sulla base di una relazione presentata da Schepisi, attestò che «l’offerta presentata dall’ATI Notari-Bruno» fosse «attendibile ed affidabile» e che «le giustificazioni documentate» fossero «sufficienti ad escludere l’incongruità dell’offerta».

Gravi irregolarità sono venute in luce anche  riguardo la realizzazione di un importante sistema di sicurezza delle gallerie, ritenuto dalla legge indispensabile per garantire l’incolumità degli utenti. Schepisi, con l’avallo di Puccia, avrebbe preparato la documentazione finalizzata a percepire indebitamente gli incentivi previsti dal Consorzio per i progettisti. La somma, che ammontava a 47mila euro, non sarebbe stata intascata solo per alcune irregolarità formali. Gli altri episodi contestati si sarebbero verificati in tempi più recenti, nell’ambito dei lavori «di ripristino» dell’asfalto drenante» del viadotto Calamo, lungo la A/20.

Gli inquirenti, infine, hanno individuato illeciti ed an,omalie  anche nei lavori fatti per la riapertura della galleria Sant’Alessio, sull’autostrada A/18 ME-CT, opera in cui Puccia aveva fatto il direttore dei lavori. Piuttosto che preoccuparsi della corretta realizzazione delle opere l’ingegnere avrebbe utilizzato il proprio ruolo per – informa la Procura – «propiziare l’assunzione di un suo uomo di fiducia» nei cantieri del subappaltatore. Staremo a sentire appresso la difesa dei personaggi coinvolti nell’operazione “Fuori dal Tunnel”

Sequestrate tre navi traghetto per frode,truffa e contributi indebitamente percepiti

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MESSINA –

La Procura di Messina, dopo un’approfondita indagine, ha disposto il sequestro con l’ausilio dei  finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo e quelli di Messina, di 3 navi traghetto della Caronte & Tourist (la Pace, la Caronte e l’Ulisse), denaro, beni mobili  ed immobili e quote societarie, per oltre 3,5 milioni.     L’accusa è pesante , esprime i reati di truffa per il conseguimento di pubbliche erogazioni, falsità ideologica e frode nelle pubbliche forniture. Le navi sequestrate sono attualmente impiegate nei collegamenti La Maddalena/Palau, Trapani/Isole Egadi e Palermo/Ustica.

Il provvedimento giudiziario è stato notificato a  Sergio La Cava, 56 anni, consigliere e amministratore delegato della “Ngi Spa” (incorporata nel 2017 dalla Caronte & Tourist Isole Minori Spa) e legale rappresentante della “Maddalena Lines Srl” (società partecipata nel 70% dalla Ngi Spa ed armatrice della «Pace»), Luigi Genchi, 55 anni, consigliere e amministratore delegato della Ngi Spa, Edoardo Bonanno, 48 anni, amministratore delegato della Caronte & Tourist Isole Minori Spa e Vincenzo Franza, 55 anni, presidente della Caronte & Tourist Isole Minori Spa e già consigliere delegato della Ngi Spa. La società Caronte & Tourist Isole Minori Spa è stata segnalata per la responsabilità amministrativa derivante da reato.

L’inchiesta ruota attorno alla gara con cui la Navigazione Generale Italiana (Ngi Spa), società poi fusa per incorporazione nella Caronte & Tourist Isole Minori Spa nel 2017, si era aggiudicata nel 2015 il lotto II (Trapani-Isole Egadi) del bando disposto dall’assessorato Regionale delle Infrastrutture e della Mobilità per il servizio di collegamento marittimo per cinque anni tra la Sicilia e le isole minori. Il valore del lotto era di circa 15,9 milioni, con aggiudicazione, attraverso un significativo ribasso, a 5,3 milioni.

Per partecipare e aggiudicarsi la gara ciascuno dei concorrenti aveva individuato una nave-traghetto (la Ngi aveva designato la «Pace») da dedicare esclusivamente alla tratta oggetto del singolo lotto, dotata di caratteristiche strutturali che avrebbero consentito la navigazione in piena sicurezza anche alle persone a “mobilità ridotta”. Una formula in cui rientra chiunque abbia una particolare difficoltà nell’uso dei trasporti pubblici, compresi gli anziani, i disabili, le persone con disturbi sensoriali e quanti usano sedie a rotelle, le gestanti e chi accompagna bambini piccoli.

La nave «Pace», per l’accusa, presenta invece gravi carenze tecniche e strutturali che la rendono inidonea a trasportare in sicurezza persone a mobilità ridotta. Le difformità (rispetto a quanto previsto sia dalla normativa che dal bando), nascoste attraverso false attestazioni di conformità, accertate anche da organi tecnici nel corso delle attività ispettive, non sono mai state sanate e, conseguentemente, non avrebbero consentito la partecipazione né, soprattutto, l’aggiudicazione della gara alla Ngi Spa (ora Caronte & Tourist Isole Minori Spa).

Le indagini avrebbero inoltre consentito di riscontrare l’avvenuto ricorso a sostituzioni irregolari del traghetto designato per la tratta Trapani/Isole Egadi, non autorizzate preventivamente dalla stazione appaltante, ma, soprattutto, avvenute con ulteriori traghetti («Caronte» e «Ulisse») anche questi privi dei requisiti previsti per il trasporto delle persona a ridotta mobilità. Ulteriori ispezioni delle navi con l’intervento di ingegneri navali, nominati consulenti tecnici dalla Procura, hanno confermato l’ipotesi investigativa, – circa l’inidoneità di tutti e tre i traghetti e sul conseguente concreto rischio (in caso di naufragio, incendio ecc.) per l’incolumità delle persone a mobilità ridotta.

Ma c’è pure un’altra storia, non meno grave. Quello dei contributi indebitamente percepiti.La società di navigazione Caronteamp; Tourist avrebbe  percepito indebitamente contribuzioni pubbliche nel periodo 2016-2019 per oltre 3,5 milioni.

La normativa nazionale e il diritto dell’Unione Europea in tema di aiuti di Stato, per rendere economicamente conveniente il servizio di collegamento di linea, prevede contributi a beneficio degli aggiudicatari del servizio, in base a una stima del costo di gestione della tratta, al netto dei ricavi derivanti dalla vendita dei biglietti. I mezzi navali sequestrati sono stati affidati ad amministratori giudiziari nominati dal Gip, mentre la società armatrice è stata designata dal magistrato, custode.