Arresti domiciliari
Individuati i rapinatori della gioielleria di Menfi (Agrigento) -Agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico
Taormina, Carabinieri controllano il territorio, scattano numerose denunce, ordini di carcerazione, violazioni di un commerciante
Nel corso dei servizi, i Carabinieri hanno dato esecuzione a due distinti ordini di carcerazione nei confronti di un 38enne condannato in via definitiva ad espiare la pena residua di 8 mesi di reclusione in regime degli arresti domiciliari e di un 60enne colpito da un ordine di carcerazione, poiché condannato espiare la pena definitiva di quasi 4 anni per il reato di rapina commesso nel 2014, motivo per il quale, al termine delle formalità di rito, è stato ristretto presso la Casa Circondariale di Messina Gazzi.
Durante l’attività di controllo a largo raggio, che ha interessato contemporaneamente il territorio dei comuni della fascia ionica e dell’Alcantara, i Carabinieri della Compagnia di Taormina e della Compagnia d’Intervento Operativo del 12° Regimento Sicilia hanno anche denunciato un 42enne per il reato di evasione, due giovani per porto abusivo di armi ed oggetti atti ad offendere, un 30enne della provincia di Catania per inosservanza del divieto di ritorno nel comune di Giardini Naxos, un 34enne alla guida di un motociclo per non essersi fermato all’alt poiché sprovvisto di copertura assicurativa, una 30enne catanese per falsa dichiarazione a pubblico ufficiale sull’identità durante la stesura del verbale ed una 27enne catanese per guida sotto l’influenza di alcol.
Inoltre, nell’ambito del medesimo servizio, i Carabinieri della Compagnia di Taormina, con il supporto specialistico dei militari del Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Catania, hanno controllato un esercizio commerciale di Giardini Naxos. All’esito dell’attività ispettiva i militari dell’Arma hanno accertato che il titolare dell’attività commerciale aveva apportato delle modifiche nell’ambito del processo di produzione e somministrazione degli alimenti omettendo di inoltrare la prevista comunicazione alla competente Azienda Sanitaria Provinciale motivo per il quale a carico del responsabile è stata contestata una violazione amministrativa per l’ammontare di 9.000 euro. Inoltre, il titolare, diffidato a regolarizzare nei termini prescritti la posizione, è stato anche deferito, in stato di libertà, per occupazione abusiva di circa 30 mq di area demaniale marittima sottoposta a sequestro dai militari dell’Arma.
Infine, nel corso dell’attività finalizzata al contrasto all’uso e al traffico di sostanze stupefacenti, i Carabinieri hanno segnalato 3 persone alla locale Prefettura perché trovate in possesso di modica quantità di sostanza stupefacente del tipo marijuana. Nel corso del servizio sono stati controllati 50 veicoli ed oltre 80 persone e e sono state elevate 7 contestazioni al codice della strada.
Comando Carabinieri: identificate 685 persone, controllate 422 veicoli e 32 persone sottoposte ai domiciliari, eseguite 6 perquisizioni
Vasta operazione di controllo nel fine settimana di Pasqua dei carabinieri della Compagnia di Soverato, tesa a prevenire i reati connessi durante la movida e a vigilare sulla corretta attuazione della normativa sul Green pass e sulle misure di contenimento del Covid-19. Alle attività hanno preso parte pattuglie delle Sezioni Radiomobile ed Operativa, integrata dei comandi Stazioni, che hanno rivolto massima attenzione alle principali arterie stradali ed ai locali pubblici di tutto il litorale jonico di competenza, da Copanello a Guardavalle, passando per Soverato, con il centro affollato da centinaia di giovani del luogo e dei paesi limitrofi.
Nel corso di una fitta rete di predisposti posti di controllo stradali, i Carabinieri hanno poi sanzionato 26 conducenti per infrazioni varie al Codice della Strada, tra cui guida senza far uso delle cinture di sicurezza e con telefono cellulare senza far uso di auricolari, per un importo complessivo di quasi tremila mila euro – decurtando un totale di 50 punti dalle patenti.
I controlli hanno consentito di identificare 685 persone, controllare 422 veicoli e 32 persone sottoposte agli arresti domiciliari, eseguire 6 perquisizioni, ritirare una patente di guida, 20 esercizi pubblici ispezionati al fine di verificare anche il rispetto delle norme di contenimento del Covid-19.
Nell’ambito di tali attività:
- la Sezione Radiomobile del NOR a Montepaone (CZ) ha controllato alla guida un 25enne che è stato trovato in possesso di 2 grammi di sostanza stupefacente del tipo marijuana; in altra circostanza, la Sezione Operativa del NOR a Soverato (CZ) ha controllato a piedi un 17enne trovato in possesso di 1,5 grammi di sostanza stupefacente del tipo hashish; ad entrambi i giovani è stato contestato l’illecito amministrativo previsto dall’art. 75 DPR 309/90;
- in Satriano marina, località Ravaschiera, militari della locale Stazione Carabinieri hanno controllato alla guida un 24enne risultato positivo alla verifica con etilometro in dotazione alla pattuglia. Nello specifico l’automobilista è stato accertato con un tasso alcolico pari a 1,47 g/l, quindi è stato sanzionato ai sensi dell’art. 186 del Codice della Strada (guida sotto l’influenza dell’alcool) per cui è prevista l’ammenda da euro 800 a euro 3.200 e l’arresto fino a sei mesi, nonché la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida da sei mesi ad un anno;
- in Montauro (Cz), i Carabinieri di Chiaravalle Centrale hanno dato esecuzione ad un provvedimento cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, emessa dal Gip presso il Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Procura, nei confronti di un 45enne indagato per il reato di atti persecutori. Il procedimento penale pende nella fase delle indagini preliminari;
- militari del dipendente N.O.R. hanno controllato un 20enne della zona alla guida di un veicolo e sottoposto a perquisizione personale e veicolare è stato trovato in possesso di 1,58 grammi di sostanza stupefacente del tipo hashish, celati negli slip indossati, nonché di due involucri in cellophane contenenti sostanza stupefacente del tipo marijuana per un peso complessivo di 645 grammi, occultati in un doppiofondo ricavato sotto il sedile anteriore lato passeggero ed al di sotto del supporto in plastica copri tergicristallo. Nell’ambito dei controlli, i suddetti militari, anche con il supporto dei Carabinieri di Serra San Bruno, hanno effettuato una perquisizione locale di un fabbricato, ove sono stati rinvenuti nella disponibilità di due giovani 21enni, sostanza stupefacente del tipo marijuana per un peso lordo complessivo di 143 chilogrammi, oltre a 2,8 chilogrammi di polvere di hashish, una pressa meccanica per il confezionamento dello stupefacente, vario materiale per il confezionamento, tutto sequestrato.
Su disposizione della Procura della Repubblica, i giovani sono stati tradotti rispettivamente in carcere ed agli arresti domiciliari, in attesa del giudizio di convalida, come disposto dall’Autorità Giudiziaria.
Evade dai domiciliari. Rintracciato a bordo di un monopattino per le vie del centro cittadino
Archivi- Sud Libertà
Condannato per tentata rapina aggravata, arrestato 46enne
I Carabinieri della Stazione di Gioiosa Marea hanno arrestato il 46enne messinese P.A., già noto alle forze dell’ordine, destinatario di un ordine per la carcerazione, emesso dal Tribunale di Sorveglianza di Messina, in quanto condannato a 2 anni e 2 mesi di reclusione per il reato di tentata rapina aggravata in concorso, commessa in Brolo (ME) nell’anno 2006.
Il provvedimento cautelare scaturisce dagli esiti dell’attività d’indagine sviluppata dai Carabinieri della Compagnia di Patti che hanno consentito di risalire al 46enne P.A. quale responsabile della tentata rapina in concorso commessa a Brolo nell’anno 2006, quando l’uomo, unitamente ad altri due complici, durante la notte, si era introdotto all’interno di un’abitazione minacciando il proprietario con un coltello al fine di farsi consegnare del denaro, ma a seguito dell’improvvisa reazione della vittima, dopo una colluttazione, i rapinatori si diedero alla fuga.
Dagli approfonditi accertamenti effettuati nell’immediatezza dei fatti, i Carabinieri il giorno successivo hanno rintracciato il 46enne P.A. e lo arrestavano, poiché gravemente indiziato del reato di tentata rapina aggravata in concorso.
Ultimate le formalità di rito, l’arrestato è stato condotto presso la propria abitazione in regime degli arresti domiciliari.
Il “Capo dei capi “siciliano, Raffaele Bevilacqua, si saluta con il “bacio d’onore”, segno di rispetto. Emessi 46 provvedimenti cautelari
I carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Enna hanno notificato tra Barrafranca, Pietraperzia, Catania, Palermo e Wolfsburg 46 provvedimenti cautelari emessi dal gip del Tribunale di Caltanissetta su richiesta della Dda Nissena: si tratta di persone affiliate o vicine al clan di cosa nostra di di Barrafranca e Pietraperzia.
Tutti sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsioni, corruzione aggravata dall’aver favorito l’associazione mafiosa, detenzioni di armi e assistenza agli associati. Sono stati anche sequestrati beni per un valore di oltre un milione di euro.
Tutto ruota attorno al superboss,Raffaele Bevilacqua ,avvocato, già condannato per associazione mafiosa nel processo Leopardo, che tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ‘90 era stato non solo componente del direttivo della Democrazia Cristiana ed in strettissimi rapporti con Salvo Lima, ma anche al vertice di cosa nostra ennese per intervento di Bernardo Provenzano. Raffaele Bevilacqua è stato, inoltre, condannato all’ergastolo per essere stato riconosciuto quale mandante – insieme a Francesco “Ciccio” La Rocca – dell’omicidio di Domenico Calcagno avvenuto a Valguarnera Caropepe nel maggio del 2003.
Bevilacqua era ai domiciliari a maggio del 2018 per motivi di salute, Appena uscito il superboss ha ripreso immediatamente il comando operativo del clan con il fondamentale apporto dei suoi familiari. E comandava dall’ appartamento di Catania dove scontava i domiciliari e divenuto il crocevia di incontri con altri storici affiliati, primi fra tutti gli uomini d’onore Alessandro Salvaggio e Salvatore Privitelli, nel corso dei quali – dicono gli investigatori – venivano decise strategie e progettate le azioni da compiere, alcune anche molto gravi.
Dalle indagini è emerso che il carisma ed il rispetto di cui godeva Raffaele Bevilacqua siano rimasti intatti nonostante il tempo trascorso in carcere; significativo il bacio d’onore dall’anziano Alessandro Salvaggio che, rivedendo il suo capo famiglia dopo più di 15 anni, gli baciava le mani in segno di immutato rispetto.
Nel progetto di riorganizzazione della famiglia mafiosa hanno assunto un posizione dominante i suoi figli, Flavio Alberto e Maria Concetta, quest’ultima avvocato del foro di Enna. Flavio Alberto era “l’interfaccia” del padre con il territorio e teneva dunque i contatti con gli altri affiliati e di concordare le azioni da intraprendere. Maria Concetta Bevilacqua, invece, “dimostrando fierezza del ruolo ricoperto dal padre all’interno dell’organizzazione mafiosa e piena adesione alla stessa”, non solo era solita compiacersi per il “rispetto” che le veniva tributato, ma, , incontrava presso il suo studio legale di Barrafranca gli affiliati ai quali consegnava- secondo gli investigatori – i “pizzini” scritti dal genitore con gli ordini da eseguire. La stessa al pari del fratello, partecipava alla scelte strategiche del gruppo criminale, organizzava gli incontri di Catania e, ancora una volta sfruttando il suo ruolo di legale, attuava una serie di manovre volte ad evitare il ritorno in carcere del padre.
A conferma che il tempo e la detenzione non abbiano rescisso il legame con l’organizzazione è stato anche documentato come Filippo Milano, anch’egli storico affiliato alla consorteria barrese, nel tempo avesse consegnato ai famigliari del suo capo cospicue somme di denaro con le quali, come la moglie del boss Giuseppa ammetteva, aveva provveduto a soddisfare i “piaceri” dei figli, tra cui la festa di laurea di Maria Concetta pagata proprio con il denaro provento di attività illecite.
Raffaele Bevilacqua assumeva il pieno controllo del territorio ed assicurarsi lauti ritorni economici, individuando nell’appalto del valore di 7.5 milioni di euro per la gestione dei Rsu del comune di Barrafranca una scelta prioritaria.
La famiglia – Raffaele, Flavio Alberto e Maria Concetta – agiva con l’ausilio di Alessandro Salvaggio e del figlio di questi, Salvatore, di Salvatore Privitelli e di Luigi Fabio La Mattina, imponendo all’Ati agrigentina vincitrice dell’appalto l’affitto degli spazi per il ricovero dei mezzi per un importo annuo di 27 mila euro e facendosi pagare il “pizzo” attraverso bonifici così da giustificare i pagamenti come “regolare” canone di locazione.
Secondo gli inquirenti vi sono anche attentati incendiari come quello commesso ai danni del ”Supermercato Decò” di Barrafranca del “Gruppo Arena” nella notte del 15 settembre del 2018. l Il boss Raffaele Bevilacqua stabiliva con autorità mafiosa che il traffico e lo spaccio di droga dovevano essere gestiti in toto dalla famiglia dalla quale erano costrette a rifornirsi tutte le piazze di spaccio presenti su Barrafranca.
TRAFFICO DI DROGA. I fornitori del clan erano catanesi. A loro si rivolgevano Salvatore Privitelli e Fabio Luigi La Mattina con l’intermediazione del catanese Marco Vaccari. La gestione delle piazze di spaccio riconducibili alla famiglia mafiosa era demandata a Salvatore Strazzanti e Andrea Ferreri; Filippo Bonelli, Davide e Valentino La Mattina erano deputati al controllo e alla raccolta del denaro provento dello spaccio da consegnare ai vertici della famiglia. E’ in questa fase che l’indagine del Ros è andata ad intersecarsi con quella condotta dal Comando Provinciale di Enna, che su delega della Dda nissena stava svolgendo indagini sul traffico di droga – cocaina e marijuana – a Barrafranca. .
Nel corso delle perquisizioni a casa di Salvatore Strazzanti e Valentino La Mattina sono state sequestrate armi da fuoco e un libro mastro con la rendicontazione dell’attività di spaccio. . E’ stata accertata infatti la diretta e fondamentale partecipazione di Giuseppe Zuccalà, responsabile del IV Settore – Gestione del Territorio Infrastrutture e Servizi Manutentivi del Comune, nell’assegnazione di un appalto, con il metodo dell’affidamento diretto all’imprenditore Salvatore Blasco, risultato essere in stretti rapporti con la famiglia Bevilacqua.
Gli inquirenti forniscono i nomi dei destinatari dell’ordinanza di custodia in carcere: Raffaele Bevilacqua, Flavio Alberto Bevilacqua, Giuseppe Emilio Bevilacqua, Luigia Bellomo, Adriano Giuseppe Bevilacqua, Andrea Blasco, Filippo Bonelli, Davide Cardinale, Domenico Cardinale, Fabio Cardinale, Angelo Cutaia, Andrea Ferreri, Calogero Ferreri, Agatino Maxmiliam Fiorenza, Davide La Mattina, Giuseppe La Mattina, Luigi Fabio La Mattina, Valentino La Mattina, Dario La Rosa, Filippo Milano, Giovanni Monachino, Vincenzo Monachino, Salvatore Paternò, Salvatore Privitelli, Massimo Riggi, Vincenzo Russo, Alessandro Salvaggio, Salvatore Salvaggio, Giovanni Strazzanti, Salvatore Strazzanti, Sebastiano Tasco, Mirko Filippo Tomasello, Giuseppe Trubia, Angelo Tummino, Salvatore Marco Vaccari e il minorenne S.S.
Ai domiciliari sono finiti: Maria Concetta Bevilacqua, Abigail Bellomo, Rosetta Bellomo, Salvatore Blasco, Rosario Corvo, Stella Crapanzano, Davide Pagliaro, Cateno Sansone, Giuseppina Strazzanti, Giuseppe Zuccalà.
LA CORTE DI CASSAZIONE RESPINGE IL RICORSO DI “ARRESTI DOMICILIARI” DI ZAMPARINI, EX PATRON DEL PALERMO
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso contro il provvedimento di arresti domiciliari disposto dai giudici di Palermo per Maurizio Zamparini, (nella foto) ex patron del Palermo calcio accusato tra l’altro di falso in bilancio e autoriciclaggio.
Il provvedimento giudiziario reca la firma dei Pm Dario Scaletta e Francesca Dessì, dell’aggiunto Salvo de Luca e del Procuratore di Palermo Francesco Lo Voi.
La richiesta di domiciliari fatta dai pm venne respinta dal gip che sostenne non necessario procedere con gli arresti domiciliari. Una decisione condizionata dalla scelta di Zamparini di lasciare le cariche ricoperte nella società rosanero.
La Procura di Palermo
Il Tribunale della Libertà e Riesame ribaltò la decisione giudiziaria.. Le indagini, avviate quasi due anni fa coinvolgono anche il figlio di Zamparini, la segretaria Alessandra Bonometti, cinque professionisti e l’ex presidente della società calcistica Giovanni Giammarva accusati, a vario titolo, di false comunicazioni sociali, ostacolo alle funzioni di vigilanza della Co.Vi.So.C., sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
Secondo gli inquirenti il Palermo..”fino al 2018 avrebbe ottenuto le certificazioni sui bilanci grazie a comunicazioni inesatte. Di questo risponderebbe Giammarva, che, per la Procura, avrebbe ostacolato l’esercizio delle funzioni dell’autorità pubblica di vigilanza.
Alla U.s. città di Palermo S.p.a., persona giuridica, è stato contestato l’illecito amministrativo che deriva dal reato di autoriciclaggio che sarebbe stato commesso da Zamparini che utilizzò la Mepal S.r.l., società nata per la commercializzazione dei prodotti rosanero di cui era l’ amministratore di fatto, come di una sorte di ‘cassaforte’, per mettere al riparo le disponibilità correnti della società dalle procedure esecutive dell’Erario..”
(Ag.)
Maurizio Zamparini, accusato di riciclaggio e vari reati, parla che “fino alla pronuncia della Cassazione è un uomo libero”
Il patron del Palermo Maurizio Zamparini,(nella foto ) in una nota, parla della decisione del tribunale del Riesame di Palermo, di accogliere la richiesta della Procura della Repubblica di Palermo degli arresti domiciliari per l’imprenditore friulano che e’ indagato per riciclaggio e autoriciclaggio, appropriazione indebita, falso in bilancio e per una serie di violazioni fiscali. Un provvedimento che non e’ esecutivo fino alla pronuncia della Cassazione, come ribadisce lo stesso Zamparini .Pertanto lo stesso è persona libera ed è stufo delle notizie -dichiara- che lo ritraggono come persona scorretta..”.
“Il Tribunale del Riesame- si apprende dal comunicato stampa(It) -ha concesso i domiciliari su richiesta della Procura, sapendo che sono non esecutivi per via del nostro ricorso che faremo in Cassazione, in cui verra’ dimostrata da prove lampanti l’inconsistenza di tutte le accuse indiziarie” afferma il patron rosanero.
“Ho incaricato i miei legali di Londra di portare il mio caso, per quanto sta accadendo con la Procura di Palermo, davanti al Tribunale Internazionale dei Diritti dell’Uomo” annuncia. “Non richiedero’ danni ma la tutela della mia immagine di uomo profondamente onesto e lontano mille miglia dai reati che vengono ipotizzati” conclude Maurizio Zamparini.
Titoli illeciti scoperti dalla Guardia di Finanza di Palermo
Letto: 12345
Il Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo ha eseguito il provvedimento degli arresti domiciliari per nove persone e notificato un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, in esecuzione di un’ordinanza emessa dal GIP del Tribunale di Palermo.
Questi biglietti risultavano essere intestati sistematicamente a soggetti inesistenti e titolari di agevolazioni e sconti (under 14, over 65, riduzione donna), sfruttando illecitamente l’agevolazione prevista per determinate categorie.
Le associazioni per delinquere erano composte da titolari di ricevitorie autorizzate, da rivenditori abusivi (i noti “bagarini”), da capi ultras e da esponenti di spicco del tifo organizzato “rosanero” che, con la loro remunerativa attività criminale, hanno aggirato le norme poste a tutela della sicurezza degli stadi
Denunciati alla Magistratura anche 23 individui, e segnalate alla Prefettura 65 persone per diverse violazioni amministrative.
La Finanza comunica che sono stati pure posti sotto sequestro 123 titoli falsi, con intestazioni fittizie.