Operazione “Charon “- Ordinanza di applicazione di misure restrittive della libertà nei confronti di 10 persone

 

Operazione Charon - Eseguita ordinanza di applicazione di misure restrittive della libertà nei confronti di 10 persone

Agrigento,

 

Immigrazione clandestina – operazione “Charon” : eseguita un’ordinanza di applicazione di misure restrittive della libertà nei confronti di dieci persone gravemente indiziate dei reati di associazione per delinquere e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

I militari dei Comandi Provinciali di Agrigento, Trapani, Caltanissetta, Messina, Ragusa e Siena hanno proceduto all’individuazione sul territorio regionale e nazionale e all’arresto dei componenti di una pericolosa compagine criminale transazionale, composta da cittadini italiani ed extracomunitari, dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con collegamenti, almeno di alcuni degli indagati, con ambienti del terrorismo internazionale.

Il provvedimento cautelare è stato emesso dall’Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Palermo, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica del capoluogo siciliano.

A tutti gli arrestati vengono contestati il delitto previsto dall’art. 416 commi 1,2,3,5 e 6 del codice penale (associazione per delinquere), nonché l’art. 4, comma 1 della legge 146/2006 e reiterate ipotesi di reato di cui art. 12, commi 3, 3 bis e 3 ter del D.lgs. 286/1998 (favoreggiamento dell’immigrazione clandestina).

Le indagini hanno dimostrato la capacità delle organizzazioni criminali a carattere transnazionale di offrire, nel settore dei traffici di esseri umani, nuovi “servizi” volti a rendere le traversate più sicure, ovviamente in cambio di retribuzioni maggiorate con lauti guadagni, ma anche e soprattutto a garantire la non identificazione dei soggetti sbarcati da parte delle autorità nazionali; ciò sia per assicurare una loro maggiore libertà di movimento una volta giunti a destinazione sia per consentire ai ricercati di sfuggire alle forze di polizia o per assicurare l’anonimato a quei soggetti che si recano in Europa con finalità illecite.

Nel corso delle attività investigative è stato raccolto un corposo compendio indiziario utile a dimostrare come la disvelata associazione criminale fosse particolarmente attiva nell’organizzare sistematicamente trasporti marittimi tra la Tunisia e le coste trapanesi e/o agrigentine della Sicilia di gruppi di soggetti nord africani in grado di sostenere l’elevato costo dell’esclusivo transito a bordo di veloci e funzionali gommoni, spesso, intenzionati a sottrarsi alle ricerche delle autorità di polizia tunisina.

Si è, altresì, accertato che il servizio offerto dall’organizzazione criminale non si concludeva con lo sbarco, ma ricomprendeva anche successive forme di assistenza volte a garantire la permanenza illegale dei migranti nel territorio dello Stato, quali la sottrazione ai controlli delle forze di polizia, l’avvio verso le località di destinazione, il trasporto e l’accoglienza presso abitazioni sicure, fino al farli scappare dai centri di accoglienza.

In una circostanza, è stato anche accertato che il principale responsabile dell’organizzazione ed alcuni suoi accoliti hanno ospitato in provincia di Trapani e poi aiutato a fuggire in Tunisia, un soggetto, con collegamenti con ambienti terroristici, destinatario di mandato di cattura europeo, spiccato dall’Autorità Giudiziaria della Repubblica Federale di Germania, perché responsabile del delitto di tentato omicidio, commesso in Lipsia nel 2020, consentendogli di sottrarsi alle ricerche delle competenti autorità tedesche ed italiane.

Le attività d’indagine condotte dai militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Agrigento si sono articolate in servizi di ascolto di intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, concreta osservazione dei soggetti d’interesse investigativo anche tramite riprese video, monitoraggio degli spostamenti degli indagati, oltreché tutta una serie di attività finalizzate a reperire elementi di riscontro e suffragio alle ipotesi investigative, quali controlli in mare, con l’ausilio di unità navali del Corpo, sequestri ed acquisizione di documenti.

Tutto ciò ha consentito di documentare il continuo contatto telefonico tra gli indagati, l’acquisto reiterato di schede telefoniche, la messa a disposizione di natanti, autovetture, dispositivi telefonici (spesso intestati a terzi), abitazioni per ospitare i migranti e capanni per occultare i gommoni, l’uso di un consolidato linguaggio criptico volto a eludere le investigazioni, la disponibilità di mezzi navali di elevata rilevanza economica, un circuito di stabili contatti con organizzazioni tunisine che procurano soggetti che vivono in condizione di clandestinità in Tunisia e che hanno la necessità di allontanarsi.

 

 

v i d e o –

 

 

Agrigento, beni non giustificati, di “natura mafiosa”: sequestrati per un valore di oltre un milione di euro

 

Sequestrati beni per un valore di oltre un milione di euro

 

Agrigento,

La Finanza informa che, nei giorni scorsi, i militari  di Agrigento hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro di beni nei confronti dell’imprenditore edile, sottoposto a procedimento di prevenzione perché ritenuto contiguo all’organizzazione mafiosa “Cosa nostra”.

Il provvedimento cautelare è stato emesso, ai sensi dell’art. 24 del D. L.vo n. 159/2011 (c.d. codice antimafia) dalla Sezione Iª Penale – Misure di Prevenzione del Tribunale del capoluogo siciliano, su proposta della Procura della Repubblica di Palermo – Direzione Distrettuale Antimafia.

L’imprenditore è stato arrestato nel 2018 ed è imputato (con sentenza di condanna in primo e secondo grado) per il reato di favoreggiamento personale aggravato per aver aiutato un noto pregiudicato mafioso della provincia di Agrigento, ad eludere le investigazioni a suo carico.

Le attività investigative, delegate al Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Agrigento, che hanno condotto all’emissione del provvedimento ablativo sono consistite nella messa a sistema del compendio indiziario raccolto nei confronti del proposto al fine di tracciarne il profilo soggettivo e nel contestuale monitoraggio degli investimenti e delle correlate variazioni finanziarie e patrimoniali sue e del suo nucleo familiare, effettuati nel periodo in cui si relazionava con gli ambienti di “cosa nostra”, raffrontati con la capacità reddituale dichiarata dal medesimo e dai suoi congiunti nello stesso periodo.

Tale indagine ha consentito di ricostruire gli asset patrimoniali e le disponibilità finanziarie riconducibili al prevenuto anche indirettamente, poiché formalmente intestati a propri familiari, nonché individuare – tra questi – quelli acquisiti in un periodo in cui la redditività manifestata non giustificava la disponibilità delle risorse necessarie per tali investimenti, consentendo di attivare la presunzione che si trattasse di fondi di provenienza illecita ai sensi del citato Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione – D. L.vo 159/2011.

Il patrimonio sequestrato dalla Guardia di Finanza è costituito dal compendio aziendale di una ditta agrituristica e di un’impresa commerciale, appezzamenti di terreno, polizze assicurative e depositi bancari per un valore complessivo stimato in euro 1.100.000, circa.

 

–  v i d e o

 

 

Operazione “Piramide”: Agrigento e Caltanissetta, piazze di droga “liberate” dai Carabinieri che procedono a 26 misure cautelari

Agrigento: carabinieri liberano la piazza della droga – SUD LIBERTA’

AGRIGENTO

Operazione antidroga dei Carabinieri  in corso tra le province di Agrigento e Caltanissetta. I l Comando provinciale di Agrigento sta  notificando 26 ordinanze cautelari nei confronti di persone ritenute responsabili, a vario titolo, di detenzione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, cocaina e hashish in maniera particolare.

IL coordinamento è svolto dal   Procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio e del sostituto Gloria Andreoli. Le misure sono state firmate dal gip Stefano Zammuto. 

Sette indagati, in esecuzione del provvedimento del gip del tribunale di Agrigento, sono stati posti agli arresti domiciliari, due dei quali con l’applicazione del “braccialetto elettronico”. Ad altri 19 è stata applicata un’ordinanza di divieto di dimora. L’operazione antidroga, denominata «Piramide», dei carabinieri del nucleo Operativo e Radiomobile è stata realizzata fra Agrigento, Canicattì, Racalmuto, Grotte, Favara, e i comuni di Gela e San Cataldo nel nisseno. 

Si apprende pure dagli investigatori che sono  sette gli arrestati dell’operazione «Piramide», messa a segno dai carabinieri, fra le province di Agrigento e Caltanissetta: C.S di 31 anni di Canicattì; A.I. di 63 anni di Racalmuto; R.M.S. di 40 anni di Gela; V.S. di 45 anni di Favara; P.S.B. una donna di 38 anni di Favara; B.C. di 50 anni di Grotte e T.G. di 42 anni di Racalmuto. Gli altri 19 soggetti, residenti ad Agrigento, Racalmuto, San Cataldo, Grotte e Canicattì, sono stati invece sottoposti al divieto di dimora nella provincia di Agrigento. 

Definita «Piramide» per via della struttura verticistica creatasi tra i vari pusher, collaboratori di questi ultimi e gli acquirenti. L’attività investigativa, coordinata dal maggiore Marco La Rovere che è a capo della compagnia dell’Arma di Agrigento, è stata avviata per contrastare il massiccio flusso di cocaina che dalla provincia giungeva sulle piazze di spaccio di Agrigento.

La piazza   della droga si svolgeva con quantitativi che si aggiravano tra i 50 ed i 100 grammi, sia al dettaglio con la vendita di singole dosi. Nel corso dell’attività sono stati sequestrati consistenti quantitativi di droga: circa 2 chili di cocaina e 4 di hashish. Infine si registrano  anche 5 arresti in flagranza e 2 denunce, oltre a numerose segnalazioni amministrative. Il valore dello stupefacente sequestrato ammonta a circa 100 mila euro. I fermati sono stati condotti in carcere…

Fuga di gas a Ravanusa: Tre morti (quelli accertati e identificati finora), 6 dispersi, due sopravvissuti, quattro palazzine distrutte .

 

AGRIGENTO

Tre morti (quelli accertati e identificati finora), 6 dispersi, due sopravvissuti, quattro palazzine distrutte e altre 3 seriamente danneggiata, 100 sfollati, decine e decine di vigili del fuoco arrivati da tutta la Sicilia per prestare i soccorsi. La terribile esplosione di ieri sera a Ravanusa (Agrigento) causata da una grossa fuga di gas dalla tubatura del metanodotto. La forza della deflagrazione, forse causata da un ascensore, è stata devastante. Il boato è stato avvertito anche nei paesi vicini. E l’onda d’urto è stata così violenta che ha investito in maniera circolare un’area di 10mila metri quadrati.

Il “cratere” dell’esplosione però è stato in via Galilei dove quattro palazzine sono crollate e tre sono state sventrate. A farne le spese soprattutto i componenti di una intera famiglia che si trovava in una delle palazzine crollate Le vittime riconosciute  sono Pietro Carmina, Enza Zagarro e Liliana Minacori. Mnon è stata ancora individuata una quarta vittima. Delle 11 persone rimaste coinvolte nel crollo a Ravanusa in provincia di Agrigento, due donne sono state estratte vive nella notte, Rosa Carmina e Giuseppina Montana. Mentre tre sono i morti accertati e sono in corso le ricerche di altre sei persone: quattro abitavano nella palazzina collassata a seguito dell’esplosione e due – compresa una donna incinta al nono mese – erano andate a trovare alcuni familiari. I numeri, in costante aggiornamento, sono stati resi noti dalla Prefettura di Agrigento durante il vertice in Municipio convocato per fare il punto sui soccorsi. 

 

 

Arrestato ad Agrigento un cittadino di 51 anni che deve scontare 15 anni di carcere per traffico di droga

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Immagine di repertorio
Agrigento
I Carabinieri della Stazione di Santa Elisabetta, su segnalazione del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia –Divisione Si.Re.Ne.- hanno arrestato un cittadino di 51 anni, imprenditore, che da qualche giorno era ritornato nel proprio paese di origine dopo un periodo trascorso in Germania.
L’uomo era destinatario di un provvedimento di arresto europeo emesso dalle autorità tedesche poiché ritenuto responsabile di traffico di sostanze stupefacenti. Fatti commessi in Germania lo scorso anno. L’uomo, che è stato rintracciato dopo rapide ricerche sul territorio dai Militari dell’Arma dovrà scontare 15 anni di reclusione. Al termine delle formalità di rito lo stesso è stato associato presso la Casa Circondariale di Agrigento a disposizione della competente A.Giudiziaria.

 

Agrigento, campagna olearia.I Carabinieri controllano oltre 40 frantoi, 5 denunce per illecita gestione rifiuti

 

Campagna olearia 2020: viaggio nell'Italia dell'olio estravergine d'oliva

Agrigento,
Con l’avvio della campagna olearia, le Compagnie del Comando Provinciale di Agrigento, supportate dal Centro Carabinieri Anticrimine Natura e dal personale dell’Agenzia Regionale Protezione Ambiente, hanno condotto un’incisiva attività di monitoraggio eseguita nei confronti di oltre 40 frantoi ubicati nell’intera provincia. L’attività di controllo ha determinato la denuncia in stato di libertà a carico di 5 titolari di impianti, ubicati nei Comuni di Favara, Sciacca, Menfi, Caltabellotta e Ribera, ritenuti responsabili, all’esito degli accertamenti eseguiti, di attività di gestione di rifiuti non autorizzata. Nel corso dell’attività sono state verificate sia le certificazioni autorizzative, necessarie per svolgere l’attività di molitura delle olive, sia la corretta assunzione di manodopera da destinare a tale attività.
Particolare attenzione è stata rivolta inoltre al giusto stoccaggio e successivo smaltimento delle acque di vegetazione, quale scarto della lavorazione delle olive, considerato rifiuto speciale in quanto altamente inquinante.
Nella circostanza, è stato accertato che le attività perseguite hanno sversato tali rifiuti nel corpo idrico superficiale, quali fiumi e corsi d’acqua circostanti, con alto rischio di inquinamento delle falde e del mare. Sono state inoltre ispezionate 8 autocisterne dedicate al trasporto delle acque di molitura ed inflitte sanzioni per oltre 45 mila euro per illecito utilizzo in campo agricolo delle acque di vegetazione. I soggetti deferiti inoltre hanno l’obbligo di ripristinare e bonificare i siti contaminati

Appello del Prefetto di Agrigento: “Il maltempo, vortice Mediterraneo, è diffuso in Sicilia. Non uscite di casa….”

 

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Allerta lanciato dal prefetto agrigentino. Il maltempo è diffuso  in Sicilia. Afferma nel suo appello alla comunità Maria Rita Cocciufa: “Non uscite di casa. La condizione è di gran rischio”…

“Il vortice Mediterraneo, al momento, sta scaricando a mare, ma è molto vicino all’area Nord dell’Agrigentino – afferma – L’ondata di forte maltempo sta interessando la zona Nord della provincia. Ci sono importanti criticità a Sciacca, Menfi, Ribera e nei Comuni più piccoli del circondario.
Ci sono situazioni emergenziali e si sta profilando l’evacuazione dei cittadini che hanno avuto dei danni o che sono a rischio. Più torrenti sono straripati e siamo veramente in allerta. Dalle informazioni in mio possesso, con buona probabilità, seppur stiamo parlando di condizioni meteo imprevedibili, questa ondata di maltempo si sta ulteriormente avvicinando all’Agrigentino. Lancio un accorato appello a tutti gli agrigentini, tutti in maniera indistinta, residenti in ogni paese: non mettetevi in macchina e non uscite di casa. Assolutamente non uscite di casa, la condizione è di grande, grandissimo, rischio”.

Evade dai domiciliari. Rintracciato a bordo di un monopattino per le vie del centro cittadino

 

Rimini, in autostrada per 10 chilometri sul monopattino elettrico: "Sono in  ritardo, ho un colloquio a Cesena" - Il Fatto Quotidiano

Archivi- Sud Libertà
Agrigento
Nella serata di ieri, 25 agosto i Carabinieri della Tenenza di Ribera hanno arrestato un 42 enne del posto, celibe, disoccupato che, nonostante fosse sottoposto alla misura alternativa della detenzione domiciliare, presso la propria abitazione di Ribera, è stato rintracciato per le vie del centro a bordo di un monopattino. I militari verso le ore 17.00 dopo aver effettuato il controllo presso l’abitazione dell’uomo hanno accertato che non era presente in casa per cui sono scattate immediatamente le ricerche.
Successivamente l’uomo è stato rintracciato per le vie del centro mentre circolava a bordo di un monopattino. Non avendo fornito alcuna giustificazione valida, per cui si era assentato dalla propria residenza, il soggetto è stato arrestato per il reato di evasione. Su disposizione della Procura della Repubblica di Sciacca è stato ricollocato agli arresti domiciliari in attesa dell’udienza di convalida. L’uomo era stato sottoposto alla detenzione domiciliare in esecuzione dell’Ordinanza emessa dal Tribunale di Torino per reati contro il patrimonio commessi nel capoluogo piemontese tra il 2019 ed il 2020.

Agrigento, contrasto alla droga. Arrestati coniugi che detenevano e coltivavano canapa indiana (11 piante)

 

La canapa light: cosa c'è da sapere
Archivi Sud Libertà
Agrigento,
I Carabinieri della Tenenza di Favara ,nel corso dei servizi finalizzati al contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti, coordinati dalla Compagnia di Agrigento, hanno arrestato ieri sera ,due giovani coniugi ritenuti responsabili di detenzione e coltivazione illecita di sostanza stupefacente.
I Carabinieri di Favara da diverso tempo tenevano d’occhio la coppia fino a quando nella serata di ieri, nel corso di una perquisizione domiciliare, hanno rinvenuto nella soffitta della propria abitazione una vera e propria serra artigianale indoor ove coltivavano 11 piante di canapa indiana di circa 80 cm di altezza in piena vegetazione.
La serra era stata attrezzata con impianti di irrigazione e di illuminazione. Nel corso della perquisizione è stato rinvenuto anche oltre mezzo chilo di marijuana già essiccata e verosimilmente destinata alle piazze di spaccio locali.  Marito e moglie, lui disoccupato di 30 anni, lei una casalinga di 35 anni, su disposizione della Procura della Repubblica di Agrigento, sono stati collocati agli arresti domiciliari presso la loro residenza in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto. La sostanza stupefacente, le piante di canapa, il materiale e l’attrezzatura utilizzata per la coltivazione sono stati  posti sotto sequestro.

Catturati i “Torturatori licatesi”

 

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Foto Archivi- Sud Libertà-   La dea della giustizia

Agrigento

Quattro misure cautelari, di cui tre in carcere, sono state eseguite stanotte  dai Carabinieri di Licata ,a carico dei componenti dell’ormai noto gruppo di “torturatori licatesi”.
Le misure, richieste dalla Procura di Agrigento che ha coordinato le indagini ed emesse dall’Ufficio del Gip del Tribunale, si sono rese necessarie perchè lo svolgimento dell’attività investigativa ha permesso di scoprire grazie ad un’attenta analisi dei telefoni cellulari in uso ai responsabili, nuovi episodi di violenza contro un’ulteriore vittima, ma soprattutto come emerso in più circostanze, i protagonisti di questa vicenda abbiano minacciato,  malmenato e tentato di pagare una delle vittime al fine di far ritrattare le sue dichiarazioni difronte ai giudici. Inoltre, in una circostanza, uno degli indagati, che si trovava agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, dopo essersi fatto autorizzare dall’Autorità’ Giudiziaria per una visita medica,  si è’ recato dalla vittima per minacciarla e costringerla a ritrattare le denunce dinanzi al Giudice. 
L’Arma della gente continua ad essere quotidianamente vicina alle persone più deboli che necessitano di essere rassicurate.
Gli arrestati sono stati tradotti presso la Casa Circondariale di Agrigento dove rimarranno a disposizione dell’Autorità giudiziaria.