Truffa delle polizze vita, 9 arresti con l’operazione “Insider”

 

 

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Riscuotevano i premi di polizze assicurative del ramo vita di Poste Italiane Spa, sottraendo di fatto ai legittimi titolari, i risparmi accumulati in anni di versamenti. Gli appartenenti al gruppo criminale che aveva organizzato la frode assicurativa sono stati individuati dagli investigatori del Centro operativo per la sicurezza cibernetica della Polizia postale Lazio, coordinati dal Servizio polizia postale e delle comunicazioni, al termine di un’indagine diretta dalla Procura della Repubblica di Napoli.

I poliziotti della Polizia postale hanno eseguito sei ordinanze di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari mentre nel corso delle indagini erano state arrestate in flagranza di reato altre tre persone, sorprese mentre tentavano di riscuotere illecitamente alcuni premi assicurativi. In totale sono state 48 le perquisizioni eseguite nei confronti delle 39 persone indagate.

L’attività investigativa, denominata “Insider”, ha preso il via dopo le denunce sporte dai titolari di alcune polizze assicurative. Molto importante è stata la collaborazione dell’ufficio Fraud management di Poste Italiane Spa, per la parte relativa alle indagini ispettive interne all’azienda.

Gli investigatori hanno accertato che l’organizzazione criminale, operativa prevalentemente in Campania e nel Lazio, aveva riscosso fraudolentemente polizze per un totale di 1,5 milioni di euro, mentre la collaborazione con l’ufficio prevenzioni frodi di Poste Italiane ha permesso di sventare numerosi tentativi di riscossione fraudolenta per un importo di 3,5 milioni di euro, che l’organizzazione criminale stava pianificando e attuando.

L’indagine ha evidenziato come, per la buona riuscita delle frodi, fosse fondamentale la collaborazione di quattro dipendenti infedeli di Poste Italiane, i cosiddetti “insider”, particolare da cui trae origine il nome l’operazione. Questi avevano accesso agli archivi aziendali e fornivano informazioni sui clienti destinatari delle polizze, sulle somme disponibili e sulle modalità più idonee per riscuotere i premi.

L’attività della Postale si è svolta nell’arco di circa sette mesi con pedinamenti, appostamenti, intercettazioni telefoniche e utilizzo di strumenti tecnologici per l’analisi dei dispositivi informatici sequestrati agli indagati nel corso delle indagini.

Individuato il capo dell’organizzazione e gli altri componenti, ognuno dei quali aveva un ruolo e un compito ben stabilito.

All’operazione hanno partecipato i Centri operativi per la sicurezza cibernetica di Roma, Bologna, Napoli, Reggio di Calabria e Torino, coordinati dal Servizio polizia postale e delle comunicazioni, che hanno dato esecuzione alle ordinanze di custodia cautelare.

Addio a Sandra Milo, una delle attrici più popolari del cinema italiano e musa di Federico Fellini

 

Sandra Milo, 90 anni: 4 matrimoni, 3 figli, il grande amore ...

Addio a  Sandra Milo, aveva compiuto 90 anni nel 2023.    Quattro matrimoni, tre figli.Lo ha reso noto la famiglia

Si è spenta nella sua abitazione e tra l’affetto dei suo cari come aveva richiesto.

 

Sandrocchia, come l’aveva soprannominata Federico Fellini per il quale è stata una musa, è stata una delle attrici più popolari del cinema italiano.

Sandra Milo assume  totalmente nel ruolo di donna manipolatrice e amante borghese. Una donna che ha bruciato la vita, ma non l’ha mai interrotta. Una vera e propria sopravvissuta in un’Italia che ha dimenticato i fasti del suo cinema.
Si sposa giovanissima, a soli 15 anni, con il Marchese Cesare Rodighiero. Il matrimonio sfortunatamente dura un paio di mesi, ma quanto le basta per avvicinarsi a un’elite molto ricercata.
Nel 1953 decide di cominciare a recitare e lo fa nella pellicola di Giorgio Bianchi   Via Padova 46 accanto a Peppino De Filippo, Alberto Sordi, Giulietta Masina, Memmo Carotenuto, Massimo Dapporto, Ernesto Almirante, Vittorio Duse, Lamberto Maggiorani e Virna Lisi…..
Il primo sodalizio artistico con Antonio Pietrangeli. Il regista la sceglierà infatti per affiancare Alberto Sordi ne Lo scapolo (1955), e proprio grazie alle sue forme particolarmente rotonde e vistose e per quella sua strana voce, ancora da bambina, si impone come una maggiorata del grande schermo, prendendo parte a numerose commedie. Pietrangeli la imporrà poi come prostituta in Adua e le compagne 1960) accanto a Claudio Gora e Marcello Mastroiammi, poi la trasformerà in un fantasma ne Fantasmi a Roma (1961) inserendola fra i desideri soprannaturali di Vittorio Gassman e Mastroianni, e ancora una volta accanto a Gora. Infine, nel 1964, diventa protagonista de La visita

La commedia è il ruolo in cui dà il meglio di se stessa, Dino Risi la vuole ne L‘ombrellone (1965), poi è ancora con Caprioli Come imparai ad amare le donne ne (1967). Chiusa il burrascoso matrimonio con Ergas, dal quale nascerà Deborah, attualmente giornalista televisiva, troverà un nuovo amore con Ottavio De Lollis, che la renderà madre di Ciro e Azzurra. È l’addio definitivo alle scene, ma non per un insuccesso cinematografico o per le critiche dei recensori: la Milo sceglie la famiglia, tenendosi a lungo tempo lontana dai grandi schermi. La si rivedrà solo nel 1973 con la miniserie Sabato sera dalle nove alle dieci (1973), mentre il ritorno al cinema sarà in qualche modo fissato da F.F.S.S.  cioè .. che mi portato a fare sopra Posillipo se non mi vuoi più bene?(1983) con Roberto Benigni e dal film con Caprioli Cenerentola 1983).

Nel 1987, recita con Jeanne Moreau in Remake, poi spinta dall’amicizia con Bettino Craxi, si improvvisa conduttrice televisiva su Rai Due con il programma “Piccoli fans”, programma per bambini che la riporterà nuovamente in auge. Ma è durante la trasmissione “L’amore è una cosa meravigliosa” (1990), che la Milo entrerà al top. Il tutto però è dovuto a un brutto scherzo telefonico fattole in diritta dove la sia avvertiva di un incidente – peraltro mai accaduto – del figlio Ciro. La Milo scappa in lacrime dallo studio, ma le urla della Milo diventano un tormentone per programmi come “Blob” e “Target”, ispirando perfino un varietà “Ciro, il figlio di Target”, su Italia 1.
Le sue apparizioni sul grande schermo si fanno sporadiche: da  Camerieri (1995) con Ciccio Ingrassia  a  Il cuore altrove (2003) di Pupi Avati, entrando timidamente nel tubo catodico con la serie tv ma il portiere non c’è mai? (2002) e il reality show “Ritorno al presente”.

Nel 2006, comincia a recitare sul palcoscenico, prendendo parte a “8 donne e un mistero” con Nadia Rinaldi e Corinne Clery poi nel 2008 è ne “Il letto ovale” accanto a Gino Landi, con Barbara D’Urso e Maurizio Michelii. Nel 2021 viene premiata con un David di Donatello alla carriera.
Dotata  di quella voce inconfondibile , Sandra Milo rappresentò il volto ironico, forse ribelle volto della settima arte italiana.

 

Missile balistico contro nave Usa nel Mar Rosso

Perché l'Italia non ha partecipato all'attacco anti Houthi in Yemen a difesa del Mar Rosso: il ruolo di Roma

 

Medio Oriente:  sale la tensione per    l’attacco di droni su una base Usa in Giordania, al confine con la Siria che ha causato l’uccisione di tre soldati americani. Non sono ancora chiare le circostanze e l’origine del blitz, ma l’Iran ha negato di essere coinvolto nell’attacco o di aver sostenuto le milizie responsabili.

Afferma il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani  : ”Queste accuse sono fatte con obiettivi politici specifici di invertire la realtà nella regione”…

A scagliarsi contro  Teheran è  il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. “Mentre stiamo ancora raccogliendo i fatti di questo attacco, sappiamo che è stato effettuato da gruppi militanti radicali sostenuti dall’Iran che operano in Siria e Iraq”, ha detto. “Non abbiate dubbi – ha aggiunto – chiederemo conto ai responsabili di questi fatti con le nostre modalità….”

Nave Usa nel Mar Rosso

Si apprende pure che miliziani yemeniti Houthi  abbiano lanciato un razzo contro la nave da guerra americana Lewis B. Puller mentre attraversava il Golfo di Aden, nel Mar Rosso. L’attacco, confermato dal comando centrale americano, non è stato rivendicato ma i sospetti puntano sugli Houthi, il gruppo sciita filo-iraniano dello Yemen che da settimane lancia missili balistici contro le navi commerciali  che transitano nel Mar Rosso.

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della celebrazione del Giorno della Memoria

 

 Palazzo del Quirinale, 

Rivolgo un saluto di benvenuto ai Presidenti del Senato, della Camera dei deputati, del Consiglio dei ministri, della Corte costituzionale.

Ringrazio per i loro interventi il Ministro Valditara, la Presidente Di Segni, la Dottoressa della Seta. E Sami Modiano che è stato abbracciato da tutti i presenti.

Un ringraziamento a Sara Zambotti, ad Alessandro Albertin, a Gabriele Coen e al suo gruppo, a Rai Storia per il filmato e, a nome di tutti, vorrei inviare un augurio per la sua salute a Tatiana Bucci.

A tutti i presenti un saluto, sapendo che sono fortemente coinvolti in questo momento di memoria.

“La storia della deportazione e dei campi di concentramento non può essere separata dalla storia delle tirannidi fasciste in Europa: ne rappresenta il fondamento condotto all’estremo, oltre ogni limite della legge morale che è incisa nella coscienza umana”. Con queste parole, un sopravvissuto all’inferno di Auschwitz, Primo Levi, scolpiva, nel 1973, il giudizio sulle radici e sulle responsabilità prime dello sterminio organizzato e programmato ai danni di donne e uomini definiti di razze inferiori, il più grave compiuto nella storia dell’umanità.

Il più abominevole dei crimini, per gravità e per dimensione –  il genocidio di milioni di persone innocenti –  commesso a metà dello scorso secolo nel cuore della civile Europa, dove già da molto tempo gli ideali di libertà, di rispetto dei diritti dell’uomo, di tolleranza, di fratellanza, di democrazia si erano diffusi, e venivano proclamati e largamente praticati.

Il senso di incredulità registrato di fronte a quanto accaduto in quegli anni sventurati, accanto al pudore dei sopravvissuti, rinchiusisi, in un primo momento, nel silenzio, traeva la sua origine anche da una concezione ottimistica della Storia e della natura dell’uomo.

L’uomo del Novecento – immerso nel tempo della ragione, della fiducia incondizionata nell’avanzamento della scienza, della cultura, della tecnica – mai avrebbe pensato di trovarsi di fronte a un tornante così tragico; mai avrebbe concepito la possibilità di una simile regressione: mentre si confidava – come veniva conclamato – in un’alba radiosa per l’umanità, si trovò improvvisamente precipitato nelle tenebre più fitte.

Auschwitz spalancava – e spalanca tuttora – i suoi cancelli su un abisso oltre ogni immaginazione. Un orrore assoluto, senza precedenti – cui null’altro può essere parificato – ideato e realizzato in nome di ideologie fondate sul mito della razza, dell’odio, del fanatismo, della prevaricazione. Un orrore che sembrava inconcepibile tanto era lontano dai sentimenti che normalmente si attribuiscono al genere umano.

Eppure Auschwitz e tutto il meccanismo di sterminio –  che ha inghiottito milioni di ebrei, e anche appartenenti al popolo Romanì, omosessuali, dissidenti, disabili, testimoni di Geova –   sono stati concepiti e realizzati da menti umane. Menti che, per quanto perverse, hanno sedotto, attratto e spinto alla complicità centinaia di migliaia di persone, trasformate in “volenterosi carnefici” secondo la lucida definizione di Daniel Goldhagen.

Eppure le ideologie di superiorità razziale, la religione della morte e della guerra, il nazionalismo predatorio, la supremazia dello Stato, del partito, sul diritto inviolabile di ogni persona, il culto della personalità e del capo, sono stati virus micidiali, prodotti dall’uomo, virus che si sono diffusi rapidamente, contagiando gran parte d’Europa, scatenando istinti barbari e precipitando il mondo intero dentro una guerra funesta e rovinosa.

Siamo uomini – ammoniva ancora Primo Levi – apparteniamo alla stessa famiglia umana a cui appartennero i nostri carnefici”, dimostrando “per tutti i secoli a venire quali insospettate riserve di ferocia e di pazzia giacciano latenti nell’uomo dopo millenni di vita civile.”

Nel buio più fitto, nella lunga e oscura notte dell’umanità, prendendo a prestito un’immagine di Elie Wiesel, tante piccole fiammelle hanno indicato una strada diversa dall’odio e dalla oppressione.

Sono stati i “Giusti”, secondo una terminologia cara al popolo ebraico perseguitato. Persone che, per motivazioni diverse, hanno rischiato la propria vita e talvolta l’hanno perduta per mettere in salvo cittadini ebrei dalla furia omicida nazifascista. Un lungo elenco di nomi, quasi ottocento – come abbiamo ascoltato – quelli finora accertati in Italia, una costellazione di luci e di speranza che continua a rassicurare sul destino dell’umanità.

Persone tra le più disparate: donne e uomini, laici e religiosi, partigiani, appartenenti alle forze dell’ordine, funzionari dello Stato, intellettuali, contadini. Accomunati dal coraggio, dalla rivolta contro la crudeltà, dal senso di umanità.

C’è chi ha nascosto e protetto, chi ha falsificato documenti e liste, chi ha aiutato a espatriare. Migliaia di gesti, grandi e piccoli, di ribellione contro il conformismo e contro l’ideologia imperante.

Abbiamo ricordato quest’oggi qualche nome: da Giorgio Perlasca a Gino Bartali e gli altri che, nel video e nelle letture, sono stati riproposti alla nostra riconoscenza.

Desidero citarne alcuni altri che hanno condiviso il tragico destino della deportazione delle persone che hanno tentato di salvare.

Odoardo Focherini, amministratore del giornale cattolico Avvenire d’Italia; Torquato Fraccon, partigiano, morto a Dachau insieme al figlio; il domenicano, padre Giuseppe Girotti; Calogero Marrone, capo ufficio anagrafe del comune di Varese, Giovanni Palatucci, reggente della questura di Fiume; Andrea Schivo, agente di custodia nel carcere San Vittore di Milano. Scoperti e arrestati dai nazifascisti hanno concluso la vita nei lager tedeschi.

Di fronte alla barbarie, di fronte all’ingiustizia, tutte queste persone non hanno girato la testa, non hanno volto lo sguardo altrove.

Hanno sconfitto, innanzitutto dentro loro stessi, la paura, l’inerzia complice, l’indifferenza che, come ci ricorda spesso Liliana Segre – cui rivolgo un pensiero affettuoso a ottant’anni della sua deportazione –  è la più perniciosa delle colpe.

I “Giusti” hanno dimostrato, a rischio della propria vita e di quella delle loro famiglie, che il senso di umanità, se rettamente coltivato, resiste in ogni condizione e supera persino i confini del tempo e della morte. Ci hanno insegnato, anche di fronte a tragedie immani, il valore salvifico dei gesti di coraggiosa solidarietà. Perché, per ripetere anch’io questa mattina il celebre detto del Talmud, “chi salva una vita salva il mondo intero.”

L’esempio dei Giusti rischiara la nostra via e il nostro percorso. E consente di ritessere quella trama di fiducia nel genere umano che con la costruzione dei campi di sterminio sembrava per sempre distrutta.

Tuttavia, di fronte a questi esempi di altruismo, di coraggio, di abnegazione, risaltano ancor di più i crimini commessi da altri uomini e altre donne, in nome di regimi dittatoriali e brutali.

Celebrare doverosamente i Giusti non deve far dimenticare i tanti, troppi ingiusti: i pavidi, i delatori per denaro, per invidia o per conformismo; i cacciatori di ebrei; gli assassini; gli ideologi del razzismo.

Non c’è torto maggiore che si possa commettere nei confronti della memoria delle vittime che annegare in un calderone indistinto le responsabilità o compiere superficiali operazioni di negazione o di riduzione delle colpe, personali o collettive.

Non si deve mai dimenticare che il nostro Paese, l’Italia, adottò durante il fascismo – in un clima di complessiva indifferenza –  le ignobili leggi razziste: il capitolo iniziale del terribile libro dello sterminio; e che gli appartenenti alla Repubblica di Salò collaborarono attivamente alla cattura, alla deportazione e persino alle stragi degli ebrei.

Un portato inestinguibile di dolore, di sangue, di morte sul quale mai dovremo far calare il velo del silenzio. I morti di Auschwitz, dispersi nel vento, ci ammoniscono continuamente: il cammino dell’uomo procede su strade accidentate e rischiose.

Lo manifesta anche il ritorno, nel mondo, di pericolose fattispecie di antisemitismo: del pregiudizio che ricalca antichi stereotipi antiebraici, potenziato da social media senza controllo e senza pudore.

La nostra Costituzione dispone con chiarezza: tutti i cittadini sono portatori degli stessi diritti.

La presenza ebraica è stata fondamentale per lo sviluppo dell’Italia moderna e nella formazione della Repubblica.

Le comunità ebraiche italiane sanno che l’Italia è la loro casa e che la Repubblica, di cui sono parte integrante, non tollererà, in alcun modo, minacce, intimidazioni e prepotenze nei loro confronti.

Anche ai nostri giorni, la ruota della storia sembra talvolta smarrire la sua strada, portando l’umanità indietro, a tempi e stagioni che mai avremmo pensato di dover rivivere.

Le conquiste della pace e delle libertà democratiche sono esaltanti e vanno salvaguardate di fronte a risorgenti tentazioni di risolvere le controversie attraverso il ricorso alla guerra, alla violenza, alla sopraffazione.

Parole d’ordine, gesti di odio e di terrore sembrano di nuovo affascinare e attrarre, nel nostro Continente ma anche altrove.

Su questo occorrerebbe compiere un’approfondita riflessione: indagando le motivazioni che spingono numerose persone a coltivare in modo inaccettabile simboli e tradizioni di ideologie nefaste e minacciose, che hanno portato all’umanità soltanto dolore, distruzione, morte.

Va richiamata, a questo riguardo, l’importanza decisiva della cultura, dell’istruzione. Di quanto – ad esempio – sono preziose le collaborazioni di studio e ricerca tra le Università, sempre positive; sempre fonte di avanzamento di civiltà, al di sopra di ogni frontiera. Sempre affermazione del carattere della cultura, che unisce e non può separare.

Il fanatismo, religioso o nazionalista, che, mosso da antistoriche e disumane motivazioni, non tollera non soltanto il diritto ma neppure la presenza dell’altro, del diverso, ritiene di poter imporre la sua visione con la forza, la guerra e la violenza, violando i principi fondamentali del diritto internazionale e della civiltà umana.

Siamo di fronte a un nuovo “crinale apocalittico” per usare un’espressione cara a Giorgio La Pira.

In alcune zone del mondo, in un’epoca così travagliata come la nostra, sembra divenuta impossibile non soltanto la convivenza, ma persino la vicinanza.

Assistiamo, nel mondo –ripeto -, a un ritorno di antisemitismo che ha assunto, recentemente, la forma della indicibile, feroce strage antisemita di innocenti nell’aggressione di terrorismo che, in quella pagina di vergogna per l’umanità, avvenuta il 7 ottobre, non ha risparmiato nemmeno ragazzi, bambini, persino neonati. Immagine di una raccapricciante replica degli orrori della Shoah.

Siamo convinti che i giacimenti di odio siano stati ingigantiti da parole e atti spietati, persino blasfemi. Il sogno di una pace, sancita dal reciproco riconoscimento e rispetto delle tre religioni monoteiste figlie di Abramo, appare lontano – forse come non è mai stato in tempi recenti – ma rimane l’orizzonte di un riscatto di questa parte del mondo, e non soltanto di questa.

Guardiamo a Israele come Paese a noi vicino e pienamente amico, oggi e in futuro, per condivisione di storia e di valori. Siamo e saremo sempre impegnati per la sua sicurezza.

Sentiamo crescere in noi, di giorno in giorno, l’angoscia per gli ostaggi nelle mani crudeli di Hamas.

L’angoscia sorge anche per le numerose vittime tra la popolazione civile palestinese nella striscia di Gaza.

Anzitutto per l’irrinunziabile rispetto dei diritti umani di ciascuno, ovunque. E anche perché una reazione con così drammatiche conseguenze sui civili, rischia di far sorgere nuove leve di risentimenti e di odio.

Può accrescere gli ostacoli per il raggiungimento di una soluzione capace di assicurare pace e prosperità in quella regione, così centrale nella storia dell’umanità e così martoriata.

Coloro che hanno sofferto il turpe tentativo di cancellare il proprio popolo dalla terra sanno che non si può negare a un altro popolo il diritto a uno Stato.

Ci ostiniamo a rimanere fiduciosi nel futuro dell’umanità. Nella convinzione profonda che un futuro intriso di intolleranza, di guerra e di violenza, non sia il desiderio iscritto nelle coscienze delle donne e degli uomini.

I Giusti, con il loro coraggio, con la loro speranza e il loro sacrificio ci indicano la direzione e ci esortano ad agire, con determinazione e a tutti i livelli, contro i predicatori di odio e contro i portatori di morte.

I Giusti italiani sono tra le radici migliori della nostra Repubblica. Per questo li celebriamo e li onoriamo, tutti insieme, come popolo italiano e come comunità, oggi, nel Giorno della Memoria.

 

 

 

 

 

Papa Francesco nel ricordo della ricorrenza dell’orribile sterminio

Voi siete miei amici» (Gv 15,14): il messaggio di papa ...

 

“Papa Francesco nella ricorrenza del Giorno del Ricordo  :  “Il ricordo e la condanna dell’orribile sterminio di milioni di persone ebree e di altre fedi, avvenuto nel secolo scorso, aiuti tutti a non dimenticare che la logica dell’odio e della violenza non si può mai giustificare, perchè nega la nostra stessa umanità”. 

Oggi anche a Messina ricorrenza internazionale del “Giorno della memoria” per non dimenticare l’orrore dei campi nazisti e l’inferno vissuto dal popolo ebraico….”

 

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Foto sopra dell’Ufficio stampa del Comune di Messina

Messina,

La ricorrenza internazionale è celebrata il 27 gennaio- oggi dunque  sabato – di ogni anno ed è stata istituita dalla legge 211 del 20 luglio 2000.

In occasione del Giorno della Memoria,  la Fidapa Messina Capo Peloro e la Fidapa Messina hanno consegnato ieri  a Palazzo Zanca al sindaco Federico Basile una targa per commemorare le vittime dell’Olocausto.   Oggi, 27 gennaio, le bandiere di palazzo Zanca sventoleranno a mezz’asta.

E’ un dovere morale delle Istituzioni e della collettività – ha affermato il sindaco Basile – non dimenticare mai quanto accaduto nei campi nazisti al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani. Il ricordo deve essere sempre vivo nelle nostre menti, affinchè una simile violenza non colpisca più l’umanità, ed oggi, più che mai, deve indurre ad un’attenta riflessione“.

All’incontro con il primo cittadino Basile e l’assessore alle Politiche Culturali Enzo Caruso hanno partecipato le due presidenti Annamaria Argento ed Emanuela De Pasquale e la seconda classe del liceo scientifico paritario Empedocle di Messina, accompagnati dalla prof.ssa Manuela Trimarchi. La targa riporta la seguente frase: “L’Olocausto è una pagina del libro dell’umanità da cui non dovremmo mai togliere il segna libro della memoria”.

Bollo auto in Sicilia, l’assessore Marco Falcone: «Scadenze slittano a fine febbraio per dare accesso a sconti Regione Sicilia»

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Palermo,

«Le scadenze connesse alla tassa automobilistica in Sicilia da pagare entro il 31 gennaio verranno prorogate, attraverso un nostro decreto in fase di stesura, al prossimo 29 febbraio. Ciò al fine di consentire ai contribuenti siciliani di avere accesso alle agevolazioni della norma “Straccia bollo” e alle nuove scontistiche volute dal Governo regionale.

Le novità normative delle riduzioni del 10 per cento sul bollo per la domiciliazione bancaria e del 10 per cento per chi è in regola con i pagamenti richiedono, infatti, degli adeguamenti gestionali su cui sta lavorando il dipartimento Finanze assieme all’Aci e al sistema bancario. Attraverso la proroga, consentiremo anche agli utenti interessati dalle imminenti scadenze di fruire delle agevolazioni varate dalla Sicilia». Lo ha dichiarato l’assessore regionale all’Economia Marco Falcone, a margine di un tavolo tecnico convocato negli uffici di via Notarbartolo con il dirigente generale Fiscalità automobilistica dell’Automobile club d’Italia Salvatore Moretto, a proposito delle agevolazioni regionali sulle tasse automobilistiche in fase di implementazione. Presente il direttore del dipartimento regionale Finanze, Silvio Cuffaro.

Emergenza crack, la Regione Sicilia promuove un progetto pilota ed inaugura a Palermo Centro di accoglienza contro disagio..

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Palermo,

Una nuova struttura ed un nuovo servizio in grado di offrire assistenza diretta, immediato e tempestivo trattamento, supporto medico-sanitario e sociale alle persone con dipendenza da sostanze, in particolare crack e cocaina. E’ il “Centro di pronta accoglienza” realizzato da Regione siciliana e Asp di Palermo all’interno dell’edificio 13 del presidio Pisani di via La Loggia.

Il progetto pilota (è il primo in Sicilia e tra i primi in Italia a gestione diretta di un’Azienda sanitaria) è stato finanziato con poco più di 2 milioni di euro per 2 anni (per metà dell’area Salute mentale del Piano sanitario nazionale 2022), messe a disposizione dall’assessorato regionale della Salute e per la restante parte dall’Asp di Palermo.

La struttura, che si estende su una superficie di 800 mq., è stata inaugurata dal presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, alla presenza, tra gli altri, del sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, del prefetto Massimo Mariani, del questore Vito Calvino, del comandante provinciale dei Carabinieri, Luciano Magrini, del comandante provinciale della Guardia di finanza, Domenico Napolitano, del presidente del Tribunale di sorveglianza, Nicola Mazzamuto, del procuratore regionale della Corte dei conti, Pino Zingale, del vicepresidente della Commissione regionale Antimafia, Ismaele La Vardera, e del commissario straordinario dell’Asp di Palermo, Daniela Faraoni.

«Questo è un primo passo molto importante – afferma il presidente della Regione, Renato Schifani – frutto della collaborazione di numerose istituzioni. In casi come questi occorre fare squadra. La dipendenza dalle droghe, quelle pesanti in particolare, è un’emergenza sociale che colpisce le famiglie e tutta la comunità. Siamo contenti di aver realizzato in breve tempo questa struttura di accoglienza, alla quale abbiamo dato un contributo istituzionale ed economico. Mi auguro che il disegno di legge per la prevenzione e la cura delle dipendenze patologiche abbia un iter veloce all’Ars, colmando un vuoto normativo. Sono convinto che ci sarà il contributo di tutte le forze politiche. Come governo regionale daremo il nostro sostegno istituzionale e finanziario».

Il presidente Schifani si è fermato a parlare a lungo con Francesco Zavatteri, farmacista che ha perso il figlio diciannovenne, Giulio, proprio a causa di un’overdose di crack.

Il “Centro di pronta accoglienza” di via La Loggia, nel quale lavorerà una equipe multi-professionale di 23 operatori, si pone come una struttura “intermedia” tra la strada, le aree di emergenza e le strutture terapeutiche maggiormente specializzate, con una proposta che non si limita alla gestione dell’urgenza, ma prevede un accompagnamento “motivazionale” verso il prendersi cura di se stessi.

«Questo centro – spiega il commissario straordinario dell’Asp di Palermo, Daniela Faraoni – offre la possibilità di un accesso immediato e di permanenza residenziale fino alla riduzione dello stato di crisi o del trasferimento in un’altra struttura. Il personale coinvolto e, già reclutato, comprende professionisti dell’aerea medica, infermieristica, piscologica, educativa e riabilitativa».

In 2 mesi di lavori, realizzati nel rispetto delle indicazioni della soprintendenza ai Beni culturali, sono state realizzate stanze di degenza, spazi ricreativi e per le attività riabilitative, stanza medici, infermeria, sala mensa, servizi igienici e spazi per colloqui con i familiari.

 

Vaccino anticancro: nel futuro – e speriamo presto- “una nuova opzione terapeutica per molti pazienti”

 

 Alfredo, di 71 anni  è il primo paziente italiano a ricevere il vaccino anticancro sperimentale a mRna per la cura del melanoma. La dose gli è stata somministrata questa mattina all’Istituto dei tumori Pascale di Napoli, dove l’uomo è seguito dallo scorso settembre dall’oncologo Paolo Ascierto. Alfredo, un medico di base molisano, partecipa allo studio di fase 3 sul vaccino di Moderna, l’ultimo step prima che il prodotto possa essere approvato dalle autorità regolatorie.

Sposato con due figli, due anni fa scopre che dietro a una neoformazione cutanea si nasconde un melanoma. Dopo le prime cure ad Isernia arriva poi a Napoli, nel reparto del Pascale di Paolo Ascierto.

A settembre dello scorso anno ha una comparsa di metastasi linfonodali inguinali. Operato a novembre da Alfonso Amore dell’equipe di Corrado Caracò, inizia il 15 dicembre il trattamento con Pembrolizumab nell’ambito dello studio V904. Quasi in contemporanea con l’inizio dell’immunoterapia arriva la proposta di aderire alla fase III del primo vaccino a mRNA di Moderna…

La comunicazione di un vaccino anticancro  supera i confini nazionali. Tutti gli ambienti scientifici attendono risposte dalla sperimentazione in atto. Poi ,in un futuro che si prevede veloce, si vedrà se il vaccino rappresenta la soluzione idonea per i pazienti attaccati dal tumore.
Vaccino contro il melanoma, al Pascale la prima dose italiana   RIPRODUZIONE RISERVATA
La sperimentazione contro il cancro avrà presto una risposta

“Oggi è un grande giorno”, dichiara Ascierto (nella foto d’ag,sopra).  “la nostra speranza è quella di poter dare una nuova e più efficace opzione terapeutica a quanti più pazienti possibili”.

Il vaccino anti-melanoma dell’americana Moderna, ricorda Ascierto, “si basa sulla stessa tecnologia adottata per quelli contro il Covid. Utilizza cioè mRna sintetici progettati per ‘istruire’ il sistema immunitario a riconoscere specifiche proteine, chiamati neoantigeni, che sono espressione di mutazioni genetiche avvenute nelle cellule malate. Il suo scopo non è quello di prevenire la malattia, ma di aiutare e supportare il sistema immunitario dei pazienti a riconoscere e ad attaccare più efficacemente il tumore. Certo, essendo una sperimentazione in doppio cieco – puntualizza lo specialista – potremmo trovarci di fronte a una dose di placebo. Secondo protocollo, infatti, né il paziente né l’oncologo sanno cosa è stato iniettato. Lo sapremo alla fine della sperimentazione”.