Sequestrati dalla Finanza 90.515 farmaci dopanti estremamente pericolosi per la salute (come l’ipertrofia muscolare)

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Napoli

Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli hanno proceduto al sequestro, nei confronti di due soggetti italiani residenti tra Casoria e Afragola, di un ingente quantitativo di farmaci dopanti provenienti dall’estero, sprovvisti di autorizzazione all’immissione in commercio in Italia e contenenti sostanze nocive alla salute.

Le operazioni sono state condotte dalle Fiamme Gialle del Gruppo di Frattamaggiore che, a seguito di attività info-investigativa, hanno intercettato due pacchi provenienti dall’est Europa, in transito nell’hinterland partenopeo, al cui interno erano contenuti i medicinali illegali.

Dopo aver identificato i destinatari della merce, due personal trainer gestori di una palestra, nei loro confronti è stata effettuata una perquisizione domiciliare che ha consentito di rinvenire e sottoporre a sequestro 90.515 prodotti confezionati.

Tra i dopanti cautelati, sono state individuate anche numerose dosi di anabolizzanti e androgeni, sovente utilizzati in occasione di gare di bodybuilding e inseriti nella lista dei farmaci vietati stilata dalla World Anti-Doping Agency (WADA), in quanto estremamente pericolosi per la salute. Tali sostanze, infatti, contribuendo ad accelerare l’ipertrofia muscolare, alterano i normali processi ormonali degli assuntori, favorendo l’insorgenza di gravi effetti collaterali.

Il quantitativo sequestrato, una volta immesso sul mercato nero, avrebbero fruttato ricavi illeciti per circa 1 milione di euro.

Per farmaci come il GH “Growth Hormone”, presenti tra le sostanze sottoposte a sequestro ed estremamente vietati, infatti, i bodybuilder sono disposti a spendere fino a 500 euro per singola confezione, pur di ottenere risultati visibili in occasione di gare ed eventi sportivi.

Palermo, la Finanza sequestra, con numerosi mezzi aerei e navali, oltre 5,3 tonnellate di cocaina

 

 

Palermo

I Finanzieri del Comando Provinciale di Palermo e della componente aeronavale del Corpo, nell’ambito di un articolato dispositivo di contrasto ai traffici illeciti via mare, hanno portato a termine un’eccezionale operazione di servizio che ha portato, al momento, al fermo, disposto dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, di 5 soggetti – un italiano, 2 tunisini, un francese ed un albanese – e il sequestro di 1 imbarcazione e di oltre 5,3 tonnellate di sostanza stupefacente del tipo cocaina.

Si tratta del più importante sequestro di cocaina mai eseguito sull’intero territorio nazionale e uno dei più rilevanti a livello mondiale.

L’intervento, condotto con l’impiego di numerosi mezzi aerei e navali – costieri e alturieri – del Comando Operativo Aeronavale di Pratica di Mare (RM) e del Reparto Operativo Aeronavale di Palermo, in coordinamento con gli investigatori del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Palermo e sotto la costante direzione della Procura della Repubblica – DDA Palermo, ha interessato il tratto di mare prospiciente le coste dell’agrigentino.

In particolare, nella serata di martedì scorso – su segnalazione del II Reparto del Comando Generale della Guardia di Finanza – un ATR 72 del Comando Operativo Aeronavale, in servizio di ricognizione nel canale di Sicilia, impiegato da alcuni giorni nel monitoraggio di una nave mercantile di interesse investigativo battente bandiera di Palau, rilevava l’avvicinamento alla stessa da parte di un motopeschereccio partito dalle coste calabresi, emerso nell’ambito delle indagini condotte dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Palermo.

Veniva quindi predisposto uno strutturato dispositivo di polizia, con l’impiego di ulteriori mezzi aerei e navali in forza al Gruppo Aeronavale di Messina, al Gruppo Esplorazione Aeromarittima e al Reparto Operativo Aeronavale di Palermo e con il supporto investigativo degli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di polizia economico-finanziario di Palermo.

Lo sviluppo dello scenario operativo portava ad accertare, di notte, che la “nave madre” stazionava ai limiti delle acque territoriali ove aspettava il peschereccio, verosimilmente per un trasbordo illecito.

In particolare, nelle prime ore di mercoledì 19 luglio, si rilevavano anomale operazioni di accumulo di numerosi pacchi sul ponte della nave “madre”, che venivano successivamente scaricati in mare con il repentino avvicinarsi del peschereccio italiano, che nel frattempo aveva disattivato il sistema di localizzazione AIS, per le operazioni di recupero del carico gettato nel canale di Sicilia.

Il dispositivo di intervento si attivava immediatamente sottoponendo a fermo il peschereccio che stava facendo rientro verso le acque territoriali, a bordo del quale, abilmente occultato dietro una pannellatura che celava un ampio locale, veniva rinvenuto un enorme quantitativo di stupefacente.

Immediatamente dopo le unità navali del Corpo si lanciavano all’inseguimento della nave mercantile che nel frattempo stava cercando, senza successo, di riprendere il largo in direzione della Turchia.

Il peschereccio è stato condotto presso il porto di Porto Empedocle (AG) mentre la “nave madre”, con equipaggio composto da 15 soggetti di nazionalità ucraina, turca e azera, è, al momento, scortata da mezzi navali del Corpo in navigazione verso il porto di Palermo.

Le oltre 5,3 tonnellate di cocaina sottoposte a sequestro, destinate a rifornire l’intero mercato nazionale, avrebbero fruttato introiti per oltre 850 milioni di euro.

I soggetti sottoposti a fermo sono stati condotti presso la Casa Circondariale “Pagliarelli” di Palermo a disposizione dell’Autorità giudiziaria.Il Mar Mediterraneo si conferma, ancora una volta, uno dei bacini mondiali maggiormente interessati dai traffici illeciti.

In questo scenario, la Guardia di Finanza svolge il suo ruolo esclusivo di “polizia del mare”, potendo sfruttare le potenzialità di un dispositivo integrato tra la componente investigativa territoriale e quella aeronavale, costiera e di proiezione, tanto per il controllo delle frontiere esterne, quanto per la difesa degli interessi economicofinanziari del Paese e dell’Unione Europea.

 

 

Roma – Controlli della Finanza sull’operato delle imprese (1600 ) in vista della fine graduale del mercato tutelato

 

 

 

Roma

Con la graduale fine del mercato tutelato di luce e gas per famiglie e imprese resta alta l’attenzione-informa un Comunicato stampa della Finanza–  sui comportamenti dei venditori. Nel 2022, anno di transizione verso il mercato libero, si sono concentrate sui venditori di elettricità e gas molte delle attività di controllo documentale e di ispezione svolte congiuntamente dalla Guardia di Finanza e ARERA nell’ambito del Protocollo di Intesa tra le due istituzioni, avviato nel 2001, che in particolare ha visto coinvolto il Nucleo Speciale Beni e Servizi, unità del Comando dei Reparti Speciali del Corpo.

Grazie agli accertamenti effettuati su oltre 1600 imprese, sono stati recuperati 1,2 milioni di euro nell’ambito dei controlli sulla qualità e la sicurezza dei servizi, sulla sostenibilità del sistema tariffario e sulla tutela dei clienti finali; a questi si aggiungono recuperi per 1,6 milioni di euro degli oneri di contribuzione al funzionamento dell’Autorità evasi dagli operatori e 2 milioni di euro di sanzioni irrogate nel 2022. Inoltre, è stata formulata un’istanza di insinuazione al passivo per indebita percezione dei contributi Cip/6 per altri 2 milioni di euro e l’importo recuperato sarà versato a Csea per ridurre il fabbisogno degli oneri generali di sistema a riduzione delle bollette.

Dai controlli sulla correttezza delle pratiche commerciali e delle condizioni di erogazione del servizio di vendita nel mercato libero, sono emerse criticità riguardo alle procedure di switching, sulla regolazione in materia di trasparenza dei documenti di fatturazione e in materia di fuel mix. Su quest’ultimo tema e sulle offerte di energia prodotta da fonti rinnovabili, sulle quali sono state riscontrate numerose violazioni, grazie all’avvalimento del Gse (deliberato nel corso del 2022) sarà possibile allargare i controlli futuri a tutti i venditori elettrici.

Nel dettaglio, per il settore elettrico le attività si sono concentrate sulla continuità del servizio e sul meccanismo di reintegro degli oneri generali, versati dalle imprese di distribuzione ma non incassati, che era stato introdotto dall’Autorità come garanzia a beneficio degli utenti e della tenuta del sistema.

Per il settore gas, invece, le verifiche si sono focalizzate sul funzionamento dei servizi di pronto intervento delle imprese di distribuzione e sull’applicazione delle regole poste anche a salvaguardia delle persone e delle cose dal rischio di esplosioni, scoppi e incendi. E nel 2022 si è registrato il numero più basso di incidenti da gas sugli impianti degli utenti finali dall’inizio della serie storica.

Le attività volte a garantire la tutela del consumatore e il corretto funzionamento del mercato sono al centro anche del programma di attività 2023 durante il quale, tramite controlli documentali e sopralluoghi, saranno verificati sia il rispetto dei costi dichiarati dalle imprese a fini del riconoscimento tariffario, sia le richieste presentate dai venditori di riconoscimento degli oneri generali di sistema non riscossi dai clienti finali e già versati ai distributori.

Infine, a tutela delle famiglie e delle piccole imprese sarà verificato, tra l’altro, il rispetto delle condizioni inderogabili stabilite dall’Autorità per le offerte standard di fornitura PLACET e, per i clienti in condizioni disagiate, la corretta erogazione dei bonus sociali luce e gas.

 

V I D E O  –

 

Blitz della Finanza per contrastare il traffico internazionale di droga

 

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E’ in corso un’operazione del comando provinciale della Guardia di Finanza di Bologna, dello Scico e di altri reparti del Corpo, che stanno eseguendo 41 ordinanze di custodia cautelare, adottate dal Gip del Tribunale felsineo, in Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata e Calabria, nei confronti di appartenenti a un’associazione a delinquere, composta da italiani affiliati o contigui alla ‘ndrangheta reggina e crotonese e dedita al traffico internazionale di stupefacenti. Nel blitz sono impegnati oltre 160 militari.

Le complesse indagini, durate oltre due anni dirette dalla Dda di Bologna e coordinate dalla procura nazionale antimafia e antiterrorismo alla luce di convergenze emerse con altri filoni investigativi delle procure di Firenze, Potenza e Trento, hanno anche permesso di riscontrare il coinvolgimento di una fitta rete di cinesi dediti, professionalmente e con carattere di sistematicità, al riciclaggio degli ingenti proventi illeciti accumulati dall’organizzazione criminale.

In ginocchio il crimine organizzato a Reggio Calabria – Sequestrati 20 compendi aziendali, 60 immobili, 86 autoveicoli e 1 milione di euro

 

Reggio Calabria

La Finanza comunica quanto segue :

Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, con il supporto operativo dello S.C.I.C.O., sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, diretta dal Dott. Giovanni Bombardieri, stanno dando esecuzione – in Piemonte, Lombardia, Trentino Alto-Adige, Emilia Romagna, Lazio, Campania, Calabria e Germania – ad un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del locale Tribunale che dispone l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro di beni – per un valore complessivamente stimato in oltre 80 milioni di euro – riconducibili a tre imprenditori reggini operanti prevalentemente nel settore del commercio dei prodotti petroliferi.

La figura criminale degli imprenditori era emersa nell’ambito dell’operazione “Andrea Doria”, condotta dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria, unitamente allo S.C.I.C.O., a contrasto dell’infiltrazione della ‘ndrangheta nell’economia legale e conclusasi nell’aprile del 2021 con l’esecuzione di provvedimenti cautelari personali nei confronti di 23 soggetti, tra cui i citati imprenditori, e reali per oltre 620 milioni di euro.

L’operazione – allo stato del procedimento e fatte salve successive valutazioni in merito all’effettivo e definitivo accertamento della responsabilità – avrebbe disvelato un articolato sistema di frode fiscale, realizzata nel settore del commercio di prodotti petroliferi, imperniata su fittizie triangolazioni societarie, finalizzate ad evadere l’IVA e le accise, nonché sull’impiego di false dichiarazioni di intento, istituto che consente di acquistare in regime di non imponibilità.

In particolare, l’associazione avrebbe gestito l’intera filiera della distribuzione del prodotto petrolifero dal deposito fiscale fino ai distributori stradali finali, interponendo tra queste due estremità della catena una serie di operatori economici – imprese “cartiera” di commercio di carburante, depositi commerciali e brokers locali – con lo scopo di evadere le imposte in modo fraudolento e sistematico, attraverso l’emissione e l’utilizzo delle citate dichiarazioni di intento. Le società “cartiere” avrebbero asserito fraudolentemente di possedere tutti i requisiti richiesti al fine di poter beneficiare delle agevolazioni previste dalla normativa di settore, acquistando il prodotto petrolifero senza l’applicazione dell’I.V.A.. Tale prodotto, a seguito di meri passaggi “cartolari” tra le società coinvolte, sarebbe stato ceduto a prezzi concorrenziali ad individuati clienti, in danno, peraltro, degli onesti imprenditori del settore. Da ultimo, il sistema di ripulitura degli incassi sarebbe avvenuto anche per il tramite di famiglie di ‘ndrangheta portatrici di interessi nel settore della distribuzione dei prodotti petroliferi.

Alla luce delle richiamate evidenze, la locale Direzione Distrettuale Antimafia – sempre più interessata agli aspetti economico-imprenditoriali legati alla criminalità organizzata – ha delegato il G.I.C.O. del Nucleo Polizia Economica Finanziaria di Reggio Calabria a svolgere apposita indagine a carattere economico/patrimoniale finalizzata all’applicazione, nei confronti dei citati imprenditori, di misure di prevenzione personali e patrimoniali.

L’attività in rassegna, anche valorizzando le risultanze delle pregresse indagini, ha consentito di rilevare, attraverso una complessa e articolata attività di riscontro, il patrimonio direttamente e indirettamente nella disponibilità dei proposti, il cui valore sarebbe risultato sproporzionato rispetto alla capacità reddituale manifestata.

Su queste basi, con il provvedimento in esecuzione, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria – allo stato del procedimento ed impregiudicata ogni diversa successiva valutazione nel merito – ha disposto l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro dell’intero compendio aziendale di 20 imprese – 3 delle quali con sede in Germania – attive prevalentemente nei settori del trasporto merci su strada, del commercio di prodotti petroliferi e del trattamento e smaltimento di rifiuti non pericolosi, comprensivi, altresì, di 50 terreni e 10 fabbricati, 86 tra automezzi ed autoveicoli, anche di lusso, oltre 1 milione di euro in denaro contante, nonché ulteriori disponibilità finanziarie, per un valore complessivamente stimato in oltre 80 milioni di euro.

L’attività di servizio in rassegna testimonia ancora una volta l’elevata attenzione della Guardia di Finanza che – nel solco delle puntuali indicazioni dell’Autorità Giudiziaria reggina – continua a essere rivolta all’individuazione e alla conseguente aggressione dei patrimoni e delle disponibilità finanziarie illecitamente accumulati dalle consorterie criminali di stampo mafioso, allo scopo di arginare l’inquinamento del mercato e favorire la libera concorrenza, con l’intento di ripristinare adeguati livelli di legalità e tutelare la sana imprenditoria assicurando la trasparenza e la sicurezza pubblica”.

Palermo, indebita percezione di erogazioni pubbliche- Sequestri della Finanza per 20 milioni di euro

 

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Palermo,

Esecutivo da parte della Finanza di sequestro preventivo emesso dal Gip del locale Tribunale su richiesta della Procura Europea  (EPPO- European Pubblic Prosecentetr ‘ s office )-Ufficio di Palermo, nei confronti di una società a capitale interamente pubblico e di tre persone fisiche , per un importo complessivo di circa 20 milioni di euro. quale profitto delle condotte delittuose ipotizzate.

La contestazione verte sul reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche, con l’aggravante della qualifica di ” incaricato di pubblico servizio” rivestita dagli indagati nonchè la circostanza che la condotta penalmente rilevante avrebbe causato un danno superiore a 100 mila euro agli interessi finanziari dell’Unione Europea.     E’ stata ipotizzata ai danni della società partecipata anche la correlata responsabilità amministrativa derivante da reato.

Gli elementi acquisiti allo stato delle indagini – comunica la Finanza- hanno consentito di ipotizzare che, al fine di impedire a BEI ( Banca Europea per gli investimenti) di procedere alla valutazioni  di competenza in merito al rispetto delle condizioni per l’ottenimento e/o revoca del finanziamento erogato, il giudizio consapevole della società partecipata avrebbe consapevolmente omesso di comunicare alla BEI la commissione tra il 2017 ed il 2020, di gravi e reiterate violazioni, anche di rilevanza penale, in materia ambientale, sfociate in una ordinanza di commissariamento giudiziale emessa nel 2021 dal Gip del Tribunale di Palermo e alla successiva richiesta di rinvio a giudizio dei responsabili

 

La Finanza confisca beni per oltre 180 milioni di euro a due imprenditori attivi nel settore edile che ottenevano finanziamenti

Istituto di credito assume 11 operatori di sportello a Roma: la retribuzione è di 2.349,51 euro lordi al mese

Roma

Il Tribunale di Roma – Sezione Specializzata Misure di Prevenzione, ha disposto la misura della confisca di beni nella disponibilità di due fratelli, imprenditori attivi del settore delle costruzioni edili, per un valore complessivo di oltre 180 milioni di euro, nonché la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per la durata di anni due. Gli approfondimenti investigativi, eseguiti dagli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria della Guardia di Finanza di Roma, svolti su delega della locale Procura della Repubblica, traggono origine da una richiesta di ammissione al concordato preventivo di una società edile gravata da oltre 112 milioni di euro di debiti.

Dagli stessi è emerso che i due imprenditori avrebbero pianificato operazioni contabili e finanziarie (in gran parte fittizie), volte a rappresentare all’esterno una situazione patrimoniale florida e redditizia, idonea – in prima istanza – a ottenere agevolmente finanziamenti dagli istituti bancari e, successivamente, a persuadere i creditori della bontà dei piani concordatari adottati, in modo così da eludere la procedura concorsuale.

La misura di prevenzione patrimoniale, anche frutto delle evidenze di procedimenti penali nei quali i due costruttori venivano sottoposti agli arresti domiciliari per bancarotta fraudolenta in concorso, pone in luce una significativa sproporzione tra fonti di reddito lecite, attività economiche esercitate e complesso patrimoniale posseduto, direttamente ovvero indirettamente. Gli accertamenti economico-patrimoniali svolti dalle fiamme gialle di Roma hanno inoltre consentito di tracciare, in capo ai nuclei familiari dei proposti, la disponibilità di ingenti fonti reddituali di derivazione illecita frutto di condotte distrattive in danno delle società fallite.

Tali proventi sono confluiti, attraverso molteplici operazioni economiche, nelle società destinatarie del provvedimento in argomento. Le innumerevoli aziende facenti capo ai soggetti destinatari della misura ablativa sono risultate tra loro interconnesse attraverso l’utilizzo di prestanome e di complessi stratagemmi contabili. Il patrimonio così individuato, nel dicembre 2021 già oggetto di sequestro di prevenzione ai sensi del Codice Antimafia, è costituito da partecipazioni societarie (nei settori dell’edilizia e dell’immobiliare in genere), 40 immobili (anche di pregio e adibite a uso ufficio) ubicati a Roma, Anzio, Fiuggi, Fiumicino e Bassano Romano, disponibilità finanziarie e 20 autovetture di lusso (tra cui, Lamborghini, Mercedes e BMW), ed è stato stimato in oltre 180 milioni di euro.

 

Infiltrazione ‘ndrangheta nel settore giochi e scommesse a Reggio Calabria –

Comando Provinciale Reggio Calabria

Comando Guardia di Finanza (nella foto della Finanza) di Reggio Calabria 

         Confiscati 4 compendi aziendali, 11 fabbricati, 3 terreni e oltre 3 milioni di euro di disponibilità finanziarie   

Reggio Calabria,

Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, unitamente a personale dello S.C.I.C.O., con il coordinamento della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Dott. Giovanni Bombardieri, stanno dando esecuzione – in Toscana, Lazio e Calabria – ad un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria che dispone l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale della confisca di beni – per un valore complessivamente stimato in oltre 3 milioni di euro – riconducibili a due imprenditori reggini, operanti prevalentemente nel settore dei giochi e delle scommesse.

La figura criminale degli imprenditori era emersa nell’ambito dell’operazione “Galassia”, condotta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria, con il supporto dello S.C.I.C.O., nei confronti di un sofisticato ed altamente remunerativo sistema criminale, finalizzato all’illecita raccolta di scommesse on-line, avente la base decisionale ed operativa a Reggio Calabria e ramificazioni anche all’estero tramite società con sedi a Malta, in Romania, in Austria e in Spagna.

Tali società avrebbero agito mediante un sistema di guadagno a “cascata”, dal master, vertice della piramide e promotore dell’organizzazione, all’end user, il giocatore finale. L’associazione in parola avrebbe avuto collegamenti con la ‘ndrangheta, alla quale garantiva una parte dei proventi in cambio di protezione e diffusione dei brand on line e in esercizi commerciali locali. Infine, i punti affiliati trasferivano le somme incassate alla direzione amministrativa dell’associazione allocata all’estero, sottraendole all’imposizione fiscale italiana.

Quanto alle società con sede legale in Austria e Malta, esse, di fatto, avrebbero operato in Italia attraverso una stabile organizzazione, costituita da plurimi punti commerciali distribuiti sul territorio e dediti alla raccolta di puntate su giochi e scommesse, attraverso siti non autorizzati, tra i quali quelli gestiti dai proposti. Nello specifico, questi ultimi, avrebbero svolto – allo stato del procedimento e fatte salve successive valutazioni in merito all’effettivo e definitivo accertamento della responsabilità – il ruolo di capi, promotori e gestori di un sito internet attraverso il quale esercitavano sul territorio nazionale la raccolta di puntate nell’ambito del descritto sistema illecito.

Alla luce delle richiamate evidenze, la locale Direzione Distrettuale Antimafia – sempre più interessata agli aspetti economico-imprenditoriali legati alla criminalità organizzata – ha delegato il G.I.C.O. del Nucleo Polizia Economica Finanziaria della Guardia di Finanza ed il Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata a svolgere apposita indagine a carattere economico/patrimoniale finalizzata all’applicazione, nei confronti dei citati imprenditori, di misure di prevenzione personali e patrimoniali.

L’attività in rassegna, anche valorizzando le risultanze delle pregresse indagini, ha consentito di rilevare, attraverso una complessa e articolata attività di riscontro, anche documentale, il patrimonio direttamente e indirettamente nella disponibilità dei proposti, il cui valore sarebbe risultato sproporzionato rispetto alla capacità reddituale manifestata.

Nel mese di giugno 2021 la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto, di conseguenza, il sequestro del patrimonio riconducibile ai medesimi imprenditori e, successivamente, riconoscendo la validità dell’impianto indiziario, con il provvedimento in esecuzione ha decretato – allo stato del procedimento ed impregiudicata ogni diversa successiva valutazione nel merito – l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale della confisca dell’intero compendio aziendale di 4 società operanti nei settori ludico ed immobiliare, 11 fabbricati, 3 terreni e disponibilità finanziarie, per un valore complessivamente stimato in oltre 3 milioni di euro.

L’attività di servizio in rassegna testimonia ancora una volta l’elevata attenzione della Guardia di Finanza e della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia che continua a essere rivolta all’individuazione e alla conseguente aggressione dei patrimoni e delle disponibilità finanziarie illecitamente accumulati dalle consorterie criminali di stampo mafioso, allo scopo di arginare l’inquinamento del mercato e della sana imprenditoria, con l’intento di ripristinare adeguati livelli di legalità, trasparenza e sicurezza pubblica

Traffico di droga sintetica: Guardia di Finanza e Procura decretano lo stop al giro di pacchi con dentro “statuette ed orsetti”

 

Droghe sintetiche: 95 nuove sostanze scoperte nel 2018, sequestri aumentati del 101%. Ma i comuni test non le rintracciano

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Finanzieri del Comando Provinciale di Varese hanno dato esecuzione a un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dal Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Busto Arsizio al termine di un’indagine per traffico internazionale di MDMA (ossia, ecstasy) diretta in Australia e Stati Uniti e hanno arrestato un insospettabile orafo milanese, custode della sostanza stupefacente.

L’attività ha tratto origine dal sequestro di un pacco, da parte della dogana tedesca, destinato al mercato australiano, sequestrato e contenente sostanza stupefacente del tipo MDMA, spedito da un soggetto albanese residente nella provincia di Varese.

Successivamente, tramite l’elaborazione dei molteplici dati desunti dalle banche dati in uso al Corpo e sulla scorta dell’attività investigativa svolta, veniva individuato il reale mittente del pacco e venivano altresì censite tutte le spedizioni dallo stesso effettuate dal dicembre 2022 al maggio 2023 individuando un totale di 61 Kg di cui circa 9 Kg sequestrati dai Finanzieri sul territorio nazionale e statunitense, quest’ultima mediante la collaborazione della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga.

La peculiarità del servizio ha riguardato le modalità di occultamento della sostanza stupefacente che veniva pressata al fine di creare statuette di varie forme come: orsetti, statue del buddha e colonnine raffiguranti vari animali, totalmente composti da MDMA e in grado dunque di trarre in inganno eventuali controlli. Inoltre, venivano utilizzati di volta in volta diversi nominativi e uffici postali sparsi nelle province di Milano, Novara e Varese. Inoltre, il denaro provento dell’attività delittuosa veniva accreditata su conti aperti presso money transfer o tramite cripto valute. Tale traffico è stato interrotto dai Finanzieri che hanno arrestato, e condotto presso il carcere di Busto Arsizio, il soggetto in procinto di imbarcarsi, tramite l’aeroporto di Malpensa, su un volo con destinazione Bangkok (Thailandia) trovato altresì in possesso di circa 1.000 euro, sequestrati.

Assieme al narcotrafficante è stato anche arrestato un insospettabile orafo milanese che custodiva tutta la sostanza invenduta, occultata assieme alle altre polveri utilizzate in laboratorio per la fusione dei metalli preziosi. Nonostante ciò, grazie al fiuto dell’unità cinofila “detective Jack”, la sostanza veniva individuata e sottoposta a sequestro e il soggetto tradotto presso la casa circondariale di San Vittore a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

La merce complessivamente ricostruita e sequestrata riguarda un giro d’affari, al minuto mercato, di un importo di circa 10 milioni euro. Infatti, il complesso della sostanza permette la creazione di complessive 500.608 pastiglie di ecstasy al costo di 20 euro l’una.

Il traffico di droghe sintetiche ha assunto negli ultimi anni un’importanza sempre crescente. In tale definizione sono ricompresi gruppi molto ampi di molecole, in grado di provocare effetti allucinogeni, stimolanti e depressori sul Sistema Nervoso Centrale. L’Italia è raggiunta dai flussi di queste sostanze che arrivano dal Belgio e dai Paesi Bassi. In tutto il mondo è in forte aumento il fenomeno della vendita per corrispondenza, soprattutto mediante il web. Tra le principali aree di produzione di queste sostanze, troviamo quella asiatica (la Cina e l’India in primis), quella americana (Messico) e quella europea (principalmente Belgio, Olanda e Polonia).

L’operazione delle Fiamme Gialle si svilupperà adesso secondo il dispositivo operativo del Corpo nell’ambito del contrasto ai traffici illegali e alla ricchezza indebita che ne deriva e sarà condotta trasversalmente tanto sotto il profilo amministrativo-tributario sul provento illecito quanto quello penale con la conseguente proposta di sequestro preventivo del profitto illecito per equivalente finalizzato alla confisca, che è obbligatoria nel caso in cui il procedimento penale si concluda con la condanna dell’indagato. Bloccare il traffico illecito e le fonti di approvvigionamento del denaro nei confronti delle organizzazioni criminali è il metodo più efficace per impedire il loro proliferare e per disarticolarle, eliminando il “movente” spiccatamente economico-finanziario del loro agire criminale.

Palermo, operazione della Finanza “Capodanno sicuro”

 

Nei giorni scorsi,-comunica il Comando della Finanza – i Finanzieri del Comando Provinciale di Palermo nell’ambito dei servizi di controllo economico del territorio volti alla repressione e al contrasto dei traffici illeciti in occasione delle festività di fine anno, hanno sequestrato, in diversi interventi operati su tutto il territorio provinciale, oltre 1,5 milioni di artifizi pirotecnici del peso complessivo pari a oltre 4,3 tonnellate. In particolare, l’attività delle Fiamme Gialle è stata orientata, da un lato, al riscontro dei requisiti di sicurezza (mediante la verifica delle corrette modalità di stoccaggio) e delle autorizzazioni alla detenzione e commercializzazione dei citati articoli, dall’altro all’individuazione delle fonti di approvvigionamento, tramite controllo ai corrieri postali e presso i depositi di smistamento.

Nel primo caso, i militari del 2° Nucleo Operativo Metropolitano Palermo, anche a seguito di mirata attività di ricerca informativa, hanno eseguito diversi accessi presso punti vendita o mega store dove hanno sottoposto a sequestro innumerevoli articoli della specie detenuti in assenza di regolare autorizzazione rilasciata dal Prefetto. Inoltre i militari hanno accertato che congiuntamente al materiale esplodente, erano presenti, negli stessi spazi di vendita o di stoccaggio, articoli altamente infiammabili (tovaglioli di carta, fiori artificiali, piatti e bicchieri di plastica, accendigas da cucina, accendini contenenti gas liquido, bombolette spray ecc.). Sono stati, pertanto, segnalati alla locale Procura della Repubblica 5 soggetti extracomunitari per commercio illegale di materiale esplodente, ricettazione, e anche per violazioni alla normativa antincendio e alla normativa sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, mentre la merce illegalmente detenuta o posta in vendita, circa 1,5 milioni di artifizi pirotecnici, del peso corrispondente di oltre 2,5 tonnellate, è stata sottoposta a sequestro penale.

Per analoga condotta ulteriori 4 soggetti (di cui 3 residenti in città e uno a Corleone) sono stati denunciati dai Baschi Verdi del Gruppo Pronto Impiego nel corso di controlli posti in essere presso centri di spedizione presenti in città, duranti i quali i militari, con l’ausilio di personale delle società di spedizione, hanno individuato e sequestrato oltre 220 “batterie” di artifizi pirotecnici per un peso complessivo pari a oltre 880 Kg. Infine, in prossimità del Capodanno, sono stati eseguiti analoghi controlli dai Finanzieri della Compagnia di Bagheria, presso depositi di corrieri postali presenti in provincia che hanno consentito di riscontrare la presenza di spedizioni, prive di indicazioni sull’origine, la destinazione e la natura del contenuto, all’interno delle quali è stata accertata la presenza di 1.356 artifizi pirotecnici per un peso complessivo di circa 950 Kg. Nei confronti dei presunti destinatari, 9 soggetti allo stato tuttora ignoti, sono in corso indagini per risalire alla loro identità. L’attività eseguita testimonia l’impegno profuso dalla Guardia di Finanza quale polizia economico – finanziaria e di sicurezza a forte vocazione sociale a contrasto dell’economia illegale e a tutela dei cittadini.