Truffe agli anziani: telefonare subito al 112

 

A seguito di alcune telefonate giunte al 112 dei Carabinieri da parte di anziani che segnalavano tentativi di truffe nei loro confronti, venivano inviate pattuglie in abiti civili sulle zone interessate. Una pattuglia del nucleo investigativo individuava un possibile truffatore in zona Voltri, seguendolo. L’uomo, italiano 30enne, si recava effettivamente presso un condominio dove una signora anziana 83enne gli consegnava un pacco.

I militari intervenivano bloccando l’uomo che si era fatto consegnare 1650 euro in contanti più monili in oro. L’anziana veniva chiamata da un fantomatico giudice che la avvisava che il figlio si era reso responsabile di un incidente stradale per cui doveva immediatamente pagare una cauzione.

Siracusa, baracca artigianale nascosta tra la vegetazione per lo spaccio di stupefacenti

 

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Siracusa,
Carabinieri della Sezione Radiomobile della Compagnia di Siracusa, costantemente impegnati nei servizi di contrasto alla droga, hanno arrestato un 25enne del luogo per detenzione e spaccio di stupefacenti.
L’uomo è stato sorpreso dai militari a spacciare nei pressi di una baracca artigianale situata nella periferia della città aretusea. L’attività fa seguito ad un rinvenimento di stupefacenti nella medesima zona degli scorsi giorni infatti, all’interno della baracca, nascosta tra la fitta vegetazione, sono state rinvenute oltre 100 grammi, tra cocaina, crack, hashish e marijuana, sottoposti a sequestro.
Al 25enne, in seguito alla convalida dell’arresto, è stato applicato l’obbligo di dimora nel comune di Siracusa con la prescrizione di non allontanarsi dalla propria abitazione durante l’orario notturno.

Catanzaro, I Carabinieri arrestano, con l’aiuto delle telecamere, l’autore di una tentata rapina ad un negozio

Sorpresa: 'boom' di furti e rapine in casa prima delle 21

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Catanzaro
I Carabinieri della Stazione di Catanzaro Santa Maria hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale degli arresti domiciliari emessa dal Gip presso il Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Procura, nei confronti di un soggetto che in data 15 aprile 2023 si è reso responsabile del reato di tentata rapina previsto dagli artt. 56 e 628 c.p. Il provvedimento dell’Autorità Giudiziaria scaturisce dalla denuncia presentata da una dipendente di un negozio di abbigliamento nella zona sud del capoluogo, che, nella serata del 15 aprile 2023, mentre si trovava all’interno del negozio, veniva avvicinata da un uomo che, mantenendo una mano nella tasca del giubbino e lasciando intendere che disponesse di un’arma, le intimava di consegnargli tutto l’incasso.
La rapina non veniva portata a termine per la veemente opposizione della vittima e l’arrivo di ulteriori avventori. La solerte attività info investigativa nonché l’analisi dei sistemi di videosorveglianza, consentiva ai militari della compagnia carabinieri di Catanzaro di ricostruire l’intera dinamica criminale, addivenendo all’individuazione dell’autore del reato, circoscrivendo specifiche responsabilità penali nei confronti dello stesso. Così come disposto, l’uomo è stato tratto in arresto e sottoposto a regime degli arresti domiciliari a disposizione dell’Autorità Giudiziaria mandante. Il procedimento pende nella fase delle indagini preliminari.

Rapina una tabaccheria: riconosciuto con la videosorveglianza ed arrestato

Telecamere di videosorveglianza e Smart City • Lumi

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 Catania – Ramacca 
I Carabinieri della Stazione di Ramacca hanno arrestato un pregiudicato 35enne del posto, ritenuto responsabile del reato di rapina aggravata. Nella serata i Carabinieri della locale Stazione hanno ricevuto la segnalazione telefonica del titolare di una tabaccheria, sita in pieno centro cittadino, il quale informava il comandante di una rapina appena commessa presso il proprio esercizio commerciale. L’immediato intervento dei militari ha consentito di assumere le informazioni necessarie all’accertamento dei fatti, nonché dell’identificazione dell’autore del reato che, invero, è risultato essere del posto e da loro conosciuto per sue pregresse vicende.
La disamina delle immagini dell’impianto di videosorveglianza dell’attività commerciale ha riscontrato l’allarmato racconto della dipendente della tabaccheria. Il rapinatore si è poi rapidamente dileguato ma è stato riconosciuto dai militari che hanno attivato subito le ricerche presso la sua abitazione sino a quando, previ anche alcuni contatti telefonici tra lui ed il comandante della Stazione, i militari lo hanno localizzato e fermato mentre si trovava a bordo della propria auto.
L’uomo è stato posto a disposizione dell’Autorità Giudiziaria che ne ha convalidato l’arresto, disponendo nei suoi confronti la misura cautelare restrittiva a seguito della quale è stato associato alla Casa Circondariale di Caltagirone.

Eseguita ordinanza cautelare per tentata estorsione Roma – Sequestrati 660 mila euro in contanti, 5 pistole, munizioni, reperti archeologici e 15 orologi di lusso

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Foto G. di Finanza (Meta)

 

 

Coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma, militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli hanno eseguito un’ordinanza applicativa della misura cautelare personale del divieto di avvicinamento alla persona offesa e ai luoghi da essa abitualmente frequentati, emessa dal G.I.P. del Tribunale Ordinario di Roma.

Il provvedimento è stato adottato all’esito di indagini, delegate dalla Procura capitolina ai Finanzieri del Comando Provinciale di Roma, che hanno consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza nei confronti di un soggetto di 59 anni, nato e residente a Portici (NA), per il reato di tentata estorsione.

Il predetto soggetto, già gravato da una condanna definitiva per associazione per delinquere finalizzata alla consumazione di più reati di truffa e falso, avrebbe posto in essere atti di violenza e minaccia nei confronti del direttore commerciale di un consorzio di Roma a seguito di un investimento di oltre 1,5 milioni di euro in un’operazione immobiliare nella provincia di Messina che prevedeva la costruzione di 5 villette.

A seguito dell’infruttuoso investimento, l’indagato avrebbe richiesto, in più occasioni, alla persona offesa, la restituzione di una somma (7 milioni di euro) di gran lunga superiore a quella investita, con minacce proferite in presenza di altre persone e anche con l’uso di una pistola all’interno di un bar della Capitale.

Contestualmente all’esecuzione della misura, militari del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Napoli hanno eseguito perquisizioni delegate dalla Procura della Repubblica di Roma in due abitazioni e in un’autovettura di proprietà dell’indagato, che non risulta aver presentato dichiarazioni dei redditi dal 2006.

Nel corso delle perquisizioni sono state sequestrate 2 pistole semiautomatiche modificate, comprensive di caricatore con cartucce, 3 pistole revolver comprensive di cartucce, di cui una con matricola abrasa e una modificata, e circa 200 munizioni di vario calibro per arma corta. Conseguentemente, l’indagato è stato tratto in arresto (poi convalidato) per detenzione abusiva di armi clandestine e ricettazione e tradotto nel carcere di Poggioreale.

Si è proceduto, altresì, a sequestrare 660.000 euro in contanti, assegni post-datati per 130.000 euro, 3 reperti archeologici, 15 orologi di lusso di note marche e 2 telefoni cellulari.

Sono in corso ulteriori approfondimenti e analisi di tipo balistico sulle armi sequestrate e sulla documentazione di interesse investigativo reperita nel corso delle perquisizioni.

Sequestrate 12 tonnellate di sigarette di contrabbando destinate al mercato palermitano –

 

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Palermo,

I Finanzieri del Comando Provinciale di Palermo hanno sequestrato 12 tonnellate di tabacchi lavorati esteri, rinvenuti all’interno di un autoarticolato con targa bulgara, sottoposto a controllo nei pressi del casello autostradale di Buonfornello, in direzione Palermo. In particolare, nel pomeriggio del 24 gennaio u.s., nel corso di controlli anticontrabbando e anticontraffazione, una pattuglia del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo sottoponeva a controllo il predetto mezzo di trasporto, procedendo all’identificazione del conduttore che si mostrava particolarmente agitato e insofferente. I militari operanti effettuavano, pertanto, un’accurata ispezione del mezzo, con l’ausilio del cane anticontrabbando “Arca” che segnalava la presenza di possibile materiale illecito.

La successiva accurata ispezione del mezzo operata dai finanzieri permetteva di rinvenire, occultate da un carico di copertura, 45.000 stecche di sigarette di contrabbando riportanti il marchio “Merit” che, nonostante riproducessero quasi fedelmente le caratteristiche delle confezioni originali, risultavano essere contraffatte. I tabacchi lavorati esteri, per un peso complessivo di 12.150 kg, venivano prontamente sottoposti a sequestro, impedendone l’immissione sul mercato nero della città che avrebbe fruttato, al dettaglio, ricavi per oltre 1,8 milioni di euro. Il corriere, di nazionalità bulgara, è stato tratto in arresto in flagranza di reato per i delitti di contrabbando e introduzione nello Stato di prodotti contraffatti e condotto presso la Casa Circondariale Pagliarelli, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria di Palermo.

L’arresto è stato convalidato dal Tribunale di Palermo sabato scorso, disponendo l’applicazione per l’indagato della misura cautelare della custodia in carcere. Continua senza sosta l’attività della Guardia di Finanza a contrasto dei traffici illeciti, per la tutela della sicurezza economico – finanziaria dei cittadini e della concorrenza, mantenendo costantemente alta la guardia rispetto ai fenomeni illeciti utilizzati anche per finanziare le associazioni criminali locali.

La costante azione di contrasto al fenomeno del contrabbando di sigarette, che ancora oggi rappresenta un crimine diffuso e ben organizzato, contribuisce altresì a difendere la salute dei consumatori rispetto ai rischi che derivano dalla totale mancanza di controlli sulla qualità dei prodotti. Si evidenzia che il provvedimento in parola è stato emesso sulla scorta degli elementi probatori acquisiti in fase di indagine preliminare, pertanto, in attesa di giudizio definitivo, sussiste la presunzione di innocenza.

Quel bambino ….Di Matteo…sciolto nell’acido e la cattura di Matteo Messina Denaro

 

Video Y.Tube- 2000

 

DI    RAFFAELE    LANZA

Matteo Messina Denaro arrestato dopo una vita da superlatitante.  Facciamo una sommaria ricostruzione sulla vicenda raccontata dalle Autorità ed  i  più elevati vertici dei Carabinieri in Conferenza stampa.

Trent’anni trascorsi sottotraccia prima della cattura di ieri da parte dei carabinieri del Ros in una clinica privata di Palermo, dove il boss – malato e in cura per un cancro al colon – si era recato per effettuare alcune terapie. E la cattura del boss mafioso è arrivata a 30 anni esatti dall’arresto di Toto Riina, preso il 15 gennaio 1993. L’ex Primula rossa, indicato dall’Europol nel 2016 tra i latitanti più pericolosi d’Europa, era ritenuto capo di Cosa nostra, ultimo grande latitante di mafia.    Dicono gli investigatori che il boss avrebbe una ventina di delitti a suo carico più la tremenda morte del bambino Di Matteo che ha suscitato orrore in tutto il mondo. 

Avere pietà di lui, un uomo simile?   Salvo il diritto delle famiglie di sputargli in faccia, quest’uomo meriterebbe almeno l’impiccagione o la camera a gas.  Ma siamo cattolici, crediamo in Dio, l’unico che può togliere la vita ad un uomo.  Di quest’uomo si occuperà la giustizia terrena

Una parte dell’impero economico del boss è stata accumulata con investimenti nelle rinnovabili,  l’eolico, complice il  l’imprenditore trapanese Vito Nicastri, l’ex elettricista di Alcamo e pioniere del green in Sicilia     Si interessò anche  dell’edilizia e la grande distribuzione, attraverso la “6 Gdo” di Giuseppe Grigoli, il salumiere diventato in poco tempo il re dei Despar  – di proprietà del boss  – per 700 milioni. 

L'arresto del boss Matteo Messina Denaro. Blitz dei Ros, seguito il metodo  Dalla Chiesa - Cronaca - ANSA

Nel settore turistico: l’ex Valtur,  di proprietà di Carmelo Patti, l’ex muratore di Castelvetrano.        Nello staff del superlatitante anche il commercialista Michele Alagna, padre di una delle amanti di Messina Denaro, Francesca, che al boss ha dato una figlia mai riconosciuta. Nel 2018 il tribunale di Trapani gli sequestrò beni per 1,5 miliardi, un delle misure patrimoniali più ingenti mai eseguite, disse la Dia. I sigilli vennero messi a resort, beni della vecchia Valtur, una barca di 21 metri, un campo da golf, terreni, 232 proprietà immobiliari e 25 società. 

 Messina Denaro sembra si sia spinto i anche in Venezuela, regno dei clan Cuntrera e Caruana che da Siculiana, paese dell’agrigentino, colonizzarono Canada e Sudamerica diventando monopolisti del narcotraffico. Un pentito «minore», Franco Safina, raccontò che Messina Denaro aveva un tesoro in Venezuela creato investendo 5 milioni di dollari in un’azienda di pollame usata come riciclaggio del denaro della droga. 

Dal momento della cattura di ieri mattina, i carabinieri del Ros hanno scoperto  del luogo in cui il latitante si trovava, tra Campobello di Mazara e Castelvetrano, il luogo di nascita.  In pieno centro abitato probabilmente coperto dall’omertà e/o indifferenza della gente Le ricerche sono state coordinate dal procuratore aggiunto Paolo Guido che ha partecipato personalmente alla perquisizione del covo durata tutta la notte.

La cattura del boss è stato il risultato di una indagine ordinaria, coordinata dalla Procura di Palermo, da pochi mesi guidata da Maurizio de Lucia. I Carabinieri del Ros e gli uomini del Gis si sono presentati ieri mattina poco prima delle otto alla clinica Maddalena di Palermo per aspettare un paziente oncologico di nome ‘Andrea Bonafede’. Lo hanno atteso e quando è arrivato, dopo il tampone, lo hanno fermato. “Scusi, lei è Matteo Messina Denaro?” gli hanno chiesto. “Sono io Matteo Messina Denaro” ha detto senza opporre resistenza al momento della cattura.
Per lui si profila ora una vita affiancata da Carabinieri di controllo per presenziare nelle udienze dei tanti processi di Mafia che lo vedono a Palermo coinvolto.  Una lunga ed infinita “Via Crucis” che stroncheranno inevitabilmente il boss ancor prima del cancro al colon.

Napoli: schiaffeggia un’agente della Polizia Locale per una multa alla sua auto: arrestato e condannato con rito direttissimo

 

Piazza del Plebiscito

Napoli-   Archivi Sud Libertà

 

 

Napoli

Nel corso delle attività di prevenzione e controllo – predisposte dalla Unità Operativa ‘Vomero’ della Polizia Locale in occasione della fiera natalizia allestita in piazza degli Artisti – è stato tratto in arresto un uomo di 67 anni che, dopo aver inveito contro una donna della Municipale, l’ha minacciata e poi aggredita colpendola con uno schiaffo. Tutto ha avuto inizio quando gli agenti hanno sanzionato le auto in sosta vietata nelle strade adiacenti al mercatino delle feste.

Le operazioni hanno scatenato la reazione di alcuni espositori che, lasciate le proprie casette-negozio, andavano a protestare con il personale della Polizia Locale. Il più attivo tra questi, a carico del quale era stata già elevata la contravvenzione, oltraggiava la donna che aveva sottoscritto l’accertamento e, dopo essersi opposto a fornire le proprie generalità, dalle minacce passava alle vie di fatto. Violento l’impatto al volto, che provocava per l’agente lesioni ed escoriazioni. L’uomo veniva immediatamente arrestato dal personale intervenuto a supporto degli operatori in difficoltà. A seguito del rito direttissimo, disposto dall’Autorità Giudiziaria, il responsabile dell’aggressione è stato condannato a 3 mesi di reclusione, beneficiando delle riduzioni connesse al patteggiamento della pena.

“La vile aggressione subita da una donna della nostra Polizia Municipale in Piazza degli Artisti è un atto intollerabile che va assolutamente stigmatizzato – ha detto l’Assessore alla Legalità Antonio De Iesu – Esprimo un sincero sentimento di vicinanza alla nostra agente impegnata insieme a tanti altri, tra mille difficoltà legate alla carenza di organico, nel difficile compito di garantire sostenibili condizioni di sicurezza urbana sul nostro territorio. A tutti loro va il mio affettuoso apprezzamento per il lavoro svolto quotidianamente al servizio e a tutela della cittadinanza”.

Fermato dai Carabinieri Giuseppe Sedita, l’uomo accusato di aver ucciso i genitori a Racalmuto

 

E’ in stato di fermo Giuseppe Sedita, l’uomo di 34 anni accusato di avere ucciso ieri sera i suoi genitori a Racalmuto (Agrigento).

Nella notte il pm di turno Gloria Andreoli e il Procuratore aggiunto di Agrigento Salvatore Vella hanno firmato il fermo di indiziato di delitto. La coppia di coniugi, Salvatore Sedita, 66 anni, e Rosa Sardo, 62, sono stati trovati morti nel pomeriggio,nell’appartamento al terzo piano di una delle palazzine di alloggi popolari di via Rosario Livatino, nel rione “Stazione”, a poche decine di metri dalla Fondazione Sciascia di Racalmuto, assassinata con una mannaia da macellaio. A trovare i corpi  è stata l’altra figlia della coppia.     Si indaga adesso sulle motivazioni (forse continue richieste di denaro ) che hanno provocato l’atroce delitto.

Napoli, violenza sessuale e/o attività sessuale “non consensuale” su 6 studentesse all’Università: custodia cautelare per un dipendente

Archivi -Sud Libertà

 

Violenza sessuale:un  tecnico di laboratorio in servizio presso l’Università Federico II di Napoli, Dipartimento di Biologia, è stato arrestato. I carabinieri hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti dell’uomo, accusato del reato di violenza sessuale continuata, aggravata per essere stata commessa all’interno di un luogo di istruzione frequentato dalla vittima, ai danni di 6 studentesse.

Le indagini sono partite dalla denuncia-querela sporta ai carabinieri da una studentessa, che ha raccontato di essere stata costretta a subire atti sessuali da parte del tecnico di laboratorio nel mese di novembre 2021, consistiti in carezze e palpeggiamenti nelle parti intime, all’interno di locali dell’Università.   Un’attività sessuale, come affermano le studentesse, non consensuale.

Come riferiscono i carabinieri del comando provinciale di Napoli, dalle ulteriori attività investigative, che si sono giovate della collaborazione istituzionale degli organismi universitari (che, tra l’altro, avevano tempestivamente e cautelativamente disposto la sospensione del dipendente per 30 giorni e il successivo trasferimento ad altra sede, non a contatto con studenti), sono emerse altre “condotte perpetrate negli anni da parte del tecnico in danno di altre 5 giovani studentesse, secondo le stesse modalità”.  Adesso la difesa agli avvocati del dipendente arrestato