‘Ndrangheta, maxi blitz in diverse città italiane : oltre 100 arresti per associazione mafiosa….

Nella Giornata per le vittime di mafia, il messaggio del cardinale Bassetti  a Libera - Vatican News

Archivio -Sud Libertà

La ‘Ndrangheta in ginocchio  in diverse città italiane. Oltre cento misure cautelari emesse dalle Procure distrettuali antimafia di Reggio Calabria, Milano e Firenze, sono state notificate dalla Polizia di  Reggio Calabria con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine  a conclusione di articolate indagini nei confronti di boss di spicco  della   Ndrangheta operanti in stretto accordo tra loro…..

Le investigazioni,, nell’ambito delle quali è stata sequestrata oltre una tonnellata di cocaina importata dal Sudamerica, hanno posto in luce l’attività criminosa di  persone di origine calabrese provenienti dalla Piana di Gioia Tauro, presunti appartenenti alla cosca Molè, attivi anche in Lombardia e in Toscana, e con ramificazioni internazionali.

I reati contestati sono associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, autoriciclaggio, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, produzione, traffico e cessione di sostanze stupefacenti, usura, bancarotta fraudolenta, frode fiscale e corruzione.

Il filone milanese delle indagini è stato condotto dalla Polizia e dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Como.

Operazione “Basso profilo”:”ndrangheta”, arrestati Boss ed imprenditori- I timori del Procuratore Gratteri

 

L‘operazione coordinata dalla Dda di Catanzaro. Tra gli indagati anche il segretario nazionale dell’Udc, Lorenzo Cesa, che ha annunciato le dimissioni dichiarandosi estraneo ai fatti  Cesa si è dimesso da segretario del partito.

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(Fotogramma)

Maxi operazione contro la ‘ndrangheta su tutto il territorio nazionale, denominata ‘Basso profilo’, coordinata dalla Dda di Catanzaro. Impegnati duecento donne e uomini della Direzione Investigativa Antimafia e centosettanta unità tra Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza con il supporto di quattro unità cinofile e un elicottero.

Eseguite numerose misure di custodia cautelare nei confronti dei maggiori esponenti delle ‘ndrine tra le più importanti di Crotone, Isola Capo Rizzuto e Cutro come ‘Bonaventura’ ‘Aracri’, ‘Arena’ e ‘Grande Aracri’, nonché di imprenditori di spessore ed esponenti della pubblica amministrazione collusi con le organizzazioni criminali.

L’operazione ha  condotto all’arresto di 48 persone (oltre a un obbligo di divieto nel comune di Catanzaro e a un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria). Delle 48 persone arrestate, 13 sono finite in carcere e 35 ai domiciliari. Fra queste ultime anche il segretario regionale dell’Udc, nonché assessore al Bilancio della regione Calabria, Franco Talarico.

Oltre alle misure cautelari, la Procura della Repubblica di Catanzaro ha disposto l’esecuzione di numerosi sequestri di beni costituiti da compendi aziendali, immobili, autoveicoli, conti correnti bancari e postali.

Fra gli indagati anche il segretario nazionale dell’Udc, Lorenzo Cesa, che ha annunciato le dimissioni dichiarandosi estraneo ai fatti. Il blitz ha portato alla perquisizione della casa romana del segretario dell’Udc.

Il comunicato della Dda – L’operazione ‘Basso profilo’ “ha consentito di assestare un duro colpo”, afferma in una nota la Dda del capoluogo calabrese, all’insieme “di ‘locali’ e ‘ndrine distaccate e operanti nelle diverse Province calabresi”. “Le intercettazioni telefoniche e ambientali, nel numero complessivo di ben 266.500 dialoghi ascoltati e trascritti, sostenuti da contestuali indagini bancarie e accertamenti patrimoniali nel numero di 1.800 conti correnti esaminati e 388.000 operazioni bancarie ricostruite, per un giro d’affari di circa 250.000.000 di euro, hanno confermato la mole di dati riferiti dai collaboratori di giustizia e hanno permesso di confermare l’esistenza di un insieme di ‘locali’ e ‘ndrine distaccate e operanti nelle diverse Province calabresi nei territori di riferimento che corrispondono a Cirò Marina, Cutro, San Leonardo di Cutro, Isola di Capo Rizzuto, Roccabernarda, Mesoraca, Botricello, Sellia, Cropani, Catanzaro e Roccelletta di Borgia”.

Le indagini hanno inoltre “fatto emergere un complesso ed articolato sistema di interazioni tra imprenditori e consulenti fiscali della zona. Nell’indagine figurano infatti due commercialisti, entrambi originari di Roccabernarda (Crotone), con studio fiscale a Catanzaro lido dedicato ai bisogni dell’organizzazione”.

“E’ stato possibile appurare come la consorteria ’ndranghetista, nelle persone di Gallo Antonio, Brutto Tommaso, Brutto Saverio, Pirrello Antonino e Errigo Natale – si legge nella nota della Dda di Catanzaro – abbia manifestato la propria ingerenza anche in occasione delle elezioni politiche del marzo 2018, per il rinnovo della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, nel corso delle quali ha stipulato un ‘patto di scambio’ con il candidato Francesco Talarico, consistente nella promessa di ‘entrature’ per l’ottenimento di appalti per la fornitura di prodotti antinfortunistici erogati dalla sua impresa e banditi da enti pubblici economici e società in house, attraverso la mediazione dell’europarlamentare Lorenzo Cesa in cambio della promessa di un ‘pacchetto’ di voti”.

“Tra gli indagati per associazione a delinquere c’è anche il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa – ha detto il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri al Gr1 – In sostanza il segretario regionale Talarico organizza un pranzo a Roma nell’estate 2017 dove era presente anche Cesa per discutere l’aiuto da dare all’imprenditore Gallo per aggiudicarsi appalti, anche relativi alle imprese di pulizia”.

 I TIMORI DELL’ORGANIZZAZIONE – La Dda di Catanzaro ricostruisce che “sono stati registrati timori dai componenti dell’organizzazione sia verso le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, dalla cui scelta di collaborare venivano prese le distanze, sia nei confronti della Dda di Catanzaro e della persona del Procuratore Gratteri definito dagli stessi componenti dell’organizzazione persona seria che stava scoperchiando ‘il pentolone’ anche se in modo, a loro dire, esagerato”. “Il timore verso le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia – evidenzia la Dda – si è rivelato più che mai giustificato perché proprio quelle dichiarazioni hanno consentito non tanto di scoprire, quanto di ‘verificare’ risultanze di indagine già supportate da prove e riscontri”.

SEQUESTRATE 59 SOCIETÀ, 2 PORSCHE E 1 LINGOTTO D’ORO – “La forza di intimidazione del vincolo associativo, condizione di assoggettamento e condizione di omertà sono tutti parametri che sono stati documentati nella presente indagine chiamata ‘Profilo basso’, denominazione che prende origine proprio dalle regole che i componenti si erano imposti: quello ‘di mantenere un profilo basso’…” ricostruisce la Dda.

“Le investigazioni – evidenzia la Dda – hanno consentito di accertare che gli appartenenti al sodalizio hanno costituito un patrimonio societario e immobiliare grazie ai proventi delle attività illecite, tramite l’appoggio delle famiglie mafiose. Per questo motivo si sono creati i presupposti per l’emissione da parte della Procura distrettuale di Catanzaro di un decreto di sequestro penale ex art. 321 cpp nei confronti di nr. 47 soggetti. Tra i beni sequestrati figurano 59 società, 45 immobili, 29 autoveicoli di cui 2 Porsche (911 Carrera 4 e Boxter), 77 conti correnti, 24 carte di credito ricaricabili, 1 imbarcazione del tipo Invictus 370, 1 lingotto d’oro e 01 orologio Rolex”.

Tratto in arresto dalle Fiamme gialle boss estortore che minacciava la ” gambizzazione” dei debitori

Palermo, la Guardia di Finanza arresta i fratelli Tuttolomondo, ex  proprietari della squadra rosanero - AMnotizie.it - Quotidiano di  informazione

 

Nell’ambito di attività d’indagine a contrasto della criminalità organizzata, delegate dalla Procura della Repubblica di Catania – Direzione Distrettuale Antimafia, i finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno tratto in arresto, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP presso il locale Tribunale, un noto pregiudicato, appartenente ad un clan di Calatabiano, articolazione territoriale di un altro noto clan .

L’attività investigativa, condotta dai militari del G.I.C.O. del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Catania, ha consentito di accertare che, a fronte del mancato pagamento di una somma di denaro, l’esponente del clan ha compiuto gravissimi atti di intimidazione e violenza a danni di un suo debitore.

In particolare, in un primo momento, il soggetto tratto in arresto unitamente ad altri due sodali, ha più volte minacciato ritorsioni nei confronti del debitore, fino a prospettargli la “gambizzazione” nel caso in cui non avesse onorato il pagamento.

In un secondo episodio di aggressione, avvenuto a luglio del 2019, l’appartenente al clan ha prima investito con l’auto e ha poi violentemente percosso il debitore, causando significative lesioni personali, tra cui un trauma cranico-facciale e un altro trauma al torace e all’addome.

Nel terzo episodio, avvenuto a luglio di quest’anno, sempre il soggetto tratto in arresto ha compiuto, con altri due sodali, un’aggressione con spranga di ferro a danni del debitore, inseguito fino a casa per minacciarlo.

In esito alla complessa attività d’indagine, che ha coinvolto esponenti del clan di Calatabiano, su richiesta di questo Ufficio, il GIP presso il Tribunale di Catania ha emesso nei confronti dell’appartenente al clan un’ordinanza di custodia cautelare.

Giardini Naxos : arrestato dai Ros boss ricercato per traffico di droga

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Foto Archivio Sud Libertà

Blitz dei Carabinieri del Ros, assieme ai Gruppi  di Catanzaro e Messina, in un appartamento a Giardini Naxos (Messina,dove ieri sera hanno arrestato Francesco Riitano, di 39 anni, esponente ‘ndranghetista del clan Gallace di Guardavalle (Catanzaro).

Il boss appena accortisi dell’arrivo dei militari dell’Arma- stava cenando in compagnia di familiari -ha tentato di improvvisare una fuga, praticamente seminudo,  ma è stato prontamente fermato ed arrestato dai Carabinieri che avevano circondato l’edificio

. L’uomo era ricercato per traffico internazionale di stupefacenti ed altro, ed a suo carico vi è  un provvedimento cautelare emesso dalla Procura distrettuale antimafia di Milano.

Ucciso per errore dalla camorra,udienza a Luglio per il boss Marco Di Lauro

           (Archivi Sud Libertà)
Udienza fissata al  primo luglio prossimo a Napoli il processo d’appello bis nei confronti del superboss Marco Di Lauro, arrestato a inizio marzo dopo una latitanza di 14 anni, per l’omicidio di Attilio Romanò, vittima innocente di camorra, ucciso il 24 gennaio 2005, in un negozio di telefonia di Capodimonte, a Napoli…
Era il periodo della  cosiddetta prima faida di Scampia. Lo afferma la sorella di Romanò, Maria, che ha partecipato a una iniziativa di Libera nel giorno della Memoria per le vittime innocenti di mafia.

Di Lauro, accusato di essere il mandante della spedizione in cui poi venne uccisa  la persona sbagliata, era stato condannato all’ergastolo in primo e secondo grado ma, nel 2015, la Cassazione aveva annullato la sentenza d’appello, rinviando a un nuovo collegio della Corte di Napoli per rifare il processo. Contestualmente la Suprema Corte aveva confermato invece l’ergastolo all’esecutore materiale del delitto Mario Buono. «Noi come familiari – ha osservato Maria Romanò, che ha dato l’annuncio davanti a circa tremila persone – approfittiamo di questo abbraccio che ci dà la carica per continuare a impegnarci a dire di no alle mafie, per fare sempre meglio la nostra parte…….”

 

Il Tribunale di Catania confisca i beni del boss Andrea Luca Nizza del Clan “Nizza” su proposta della DIA

 

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Confiscati i beni stimati  in 800 mila euro dal parte della Dia di Catania del boss Andrea Luca Nizza, 33 anni, esponente di spicco del clan catanese ‘Nizza’.

Si apprende che il boss  trentatreenne figura già come condannato per estorsione, omicidio, associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti e violazioni alla normativa in materia di armi.

 

Un Capo dei capi ,il boss Leo Sutera,fedelissimo di Matteo Messina Denaro e di Cosa Nostra nell’Agrigentino fermato dalla Polizia

Gli investigatori dicono che sia un Uomo d’onore e anche lui “Capo dei capi”

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La Polizia di Stato ha eseguito stamani un fermo a carico di Leo Sutera, anziano boss di Sambuca di Sicilia, indagato per associazione a delinquere di stampo mafioso.

Il provvedimento, eseguito dagli investigatori dello Sco e della Squadra Mobile di Palermo ed Agrigento, è stato emesso dalla Dda di Palermo perchè individuato il  Sutera come il capo di “Cosa Nostra” in provincia di Agrigento.

Gli investigatori affermano che il  Sutera è senza dubbio un umo fidatissimo  del  superlatitante Matteo Messina Denaro al quale è legato da un’antica amicizia e ha intrattenuto, fino a pochi anni fa, contatti documentati -alla maniera di Provenzano -con  il sistema dei pizzini. Il provvedimento di fermo è stato emesso perchè gli investigatori avevavano elementi per affermare che vi era  il rischio di fuga del  capomafia sambucese ..

SUD LIBERTA’ : LA MAFIA NEI MERCATI SICILIANI (QUASI TUTTE LE CITTA’) HA CREATO “UNA DISTORSIONE DELLA LIBERA CONCORRENZA “

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Il mercato ortofrutticolo di Palermo sotto la lente di ingrandimento della Direzione Antimafia-   Questo centro controllava e monopolizzava tutta la merce, dal prezzo dei beni in vendita ai centri di approvvigionamento. E’ dunque scattata la confisca di beni per 150 milioni di euro ad A.I. e G.I., 61enni, ritenuti dagli investigatori “vicini e contigui” alla Mafia. Dopo l’altro successo della  Direzione investigativa antimafia di Palermo lo scorso venerdì con la maxi-confisca di 400 milioni di euro a carico dell’ex deputato regionale Giuseppe Acanto, stamani il Centro operativo Dia ha reso esecutivo il provvedimento giudiziario  di confisca beni, emesso dalla sezione Misure di prevenzione del  Tribunale di Palermo.

“I soggetti colpiti, titolari di vari stand e profondi conoscitori del metodo di funzionamento del mercato ortofrutticolo – spiegano la Dia – ne monopolizzavano l’attività attraverso l’utilizzo dei servizi forniti dalla cooperativa ‘Carovana Santa Rosalia‘ (compravendita di merce, facchinaggio, parcheggio, trasporto e vendita di cassette di legno e materiale di imballaggio)”.

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“Ci siamo avvalsi pure delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che ci hanno consentito – spiega la Dia – di scoprire  una vera e propria ‘regia occulta’ in grado di prestabilire il prezzo dei beni in vendita nel mercato, controllare il trasporto su gomma da e per la Sicilia occidentale e i principali centri di approvvigionamento e gestire le ulteriori attività connesse al commercio interno”.

Gli investigatori affermano ancora : “Un monopolio che ha determinato “una grave distorsione della libera concorrenza, che ha garantito all’organizzazione criminale ingenti guadagni attraverso attività solo apparentemente lecite”. “Hanno rafforzato l’ipotesi investigativa di infiltrazione mafiosa all’interno del mercato ortofrutticolo palermitano –  – alcune ordinanze applicative di misura cautelare, emesse dal gip di Napoli, quando viene contestato agli indagati (tra i quali anche Gaetano Riina,  fratello dell’ex “capo dei capi” corleonese Salvatore), di controllare il trasporto su gomma da e per i mercati ortofrutticoli di Fondi, Aversa, Parete, Trentola Ducenta e Giugliano e da questi  verso quelli del Sud Italia, interessando, in particolare, i mercati siciliani di Palermo, Catania, Vittoria (Ragusa), Gela (Caltanissetta) e Marsala (Trapani)”. Insomma la Mafia della frutta, degli ortaggi, dei mercati  La Sicilia è sempre avvolta da questa spirale.

MAFIA A CATANIA: IL CLAN SANTAPAOLA PERDE UN PEZZO “DA NOVANTA”

 

Fermato  49enne boss “Gruppo di Picanello” di Catania

  

Un boss del Clan Santapaola-Ercolano , M.B. di anni 49 è stato arrestato dalla polizia di Catania , a seguito della condanna a 30 anni decisa dalla terza sezione Terza del Tribunale etneo, per associazione per delinquere finalizzata al “traffico illecito di sostanze stupefacenti, con l’aggravante- come comunicato dalla Procura – del “ruolo direttivo nell’organizzazione”, nonche’ quella della finalità mafiosa”.                Si apprende che il boss, già nel novembre 2010 era stato arrestato dalla Squadra  mobile di Catania, in esecuzione di misura cautelare in carcere per  spaccio di droga e sostanze stupefacenti

Riguardo la difesa dell’imputato siamo in attesa delle eventuali osservazioni delll’avvocato difensore 

 

Matteo Messina Denaro: una vita bruciata dal desiderio della vendetta- Arrestati 22 affiliati

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Si restringe la latitanza e la fitta rete di amicizie del superboss  Matteo Messina Denaro. Dalle prime ore dell’alba è in corso una imponente operazione di carabinieri, polizia e Dia, che stanno eseguendo nel trapanese un provvedimento di fermo nei confronti di 22 persone emesso dalla Dda di Palermo. Sono ritenute affiliate alle famiglie mafiose di Castelvetrano, Campobello di Mazara e Partanna. Sono indagati per associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento, detenzione di armi e intestazione fittizia di beni.

Tra le persone fermate ci sono anche due cognati di Matteo Messina Denaro. Si tratta di Gaspare Como e Rosario Allegra, i mariti di Bice e Giovanna Messina Denaro. Secondo gli inquirenti sarebbero stati proprio loro a organizzare la latitanza della primula rossa ricercata dal 1993.Secondo le comunicazioni di agenzia e dei carabinieri, sarebbero state effettuate perquisizioni a tappeto  nella notte nelle abitazioni di persone ritenute vicine al boss. Decine di persone sono state controllate tra Castelvetrano e Campobello di Mazara.

Le indagini, “oltre ad accertare il capillare controllo del territorio esercitato da Cosa nostra ed il sistematico ricorso all’intimidazione per infiltrare il tessuto economico locale”, hanno “consentito di individuare la rete relazionale funzionale allo smistamento dei “pizzini” con i quali il latitante impartiva le disposizioni ai suoi sodali”. Ne sono convinti gli inquirenti che hanno condotto l’indagine ‘Anno zero‘.

L’operazione “ha confermato il perdurante ruolo apicale di Matteo Messina Denaro della provincia mafiosa trapanese e quello di reggente del mandamento di Castelvetrano assunto da un cognato, in conseguenza dell’arresto di altri membri del circuito familiare”. E’ il risultato delle investigazioni  che hanno condotto all’arresto di 22 persone ritenute fiancheggiatori del boss latitante detto oggi nuovo “Capo dei capi”.