Conte prova a ricucire la pace in Libia

 

Risultati immagini per immagine di al serray, leader libico

Il presidente del Consiglio presidenziale e premier della Libia, Fayez al Serraj, è giunto a palazzo Chigi per incontrare il presidente del Consiglio Giuseppe Conte     La problematica Libia sta molto a cuore al premier italiano tanto che in precedenza per ricucire la pace in quel Paese aveva incontrato il generale Haftar.  Al centro dei colloqui le questioni legate alla crisi nel paese nordafricano. Sarà valutata anche la proposta di cessate il fuoco, avanzata da Turchia e Russia, che dovrebbe scattare alla mezzanotte di domenica.

Risultati immagini per immagine di al serray, leader libico

Il generale Haftar

Emergenza rifiuti a Napoli: è rivolta

 

 Scampia assediata dai rifiuti

Ieri la rivolta si è spostata a Scampia. Nei giorni scorsi le proteste erano andate in scena a Pianura, a Ponticelli, nei Quartieri Spagnoli: l’Asìa (la società partecipata del Comune incaricata della raccolta dei rifiuti) ha calmato tutti togliendo  i rifiuti della rivolta  ma i cassonetti avevano continuato a riempirsi in altre zone della città.        Una dichiarazione di guerra è partita dagli i ambulanti che gestiscono le bancarelle del mercato all’aperto che si trova proprio davanti alle Vele,:  costoro  hanno trascinato la spazzatura al centro della carreggiata creando le solite barricate.

Alla fine la società Asia ha eliminato il malcontento intervenendo nella raccolta dei sacchetti e della spazzatura sparsa sulle strade….

 

Sono ultimati, invece, i conferimenti di materiali indifferenziati al termovalorizzatore di Acerra: a inizio settimana la Regione aveva autorizzato l’Asìa a versare seicento tonnellate in tre giorni per saltare le code ai tritovagliatori (tappa obbligata se si vuole separare la frazione umida da quella secca) ed eliminare così le giacenze.La vicenda non poteva passare inosservata al Ministero. Il  ministro Sergio Costa ha informato immediatamente i nuclei specializzati dei Carabinieri , ma i militari del Noe e l’Arpac che sono intervenuti non hanno rilevato irregolarità.

Si registra anche un intervento di  Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania che sostiene: «Quella di Napoli è semplicemente una situazione indecorosa che mette a rischio anni di sforzi di tanti cittadini e comuni virtuosi che fanno una raccolta differenziata di qualità. E per evitare di sporcare l’immagine e soprattutto per scongiurare una crisi sanitaria i rifiuti tal quale si mandano all’inceneritore senza nemmeno informare i cittadini ricicloni di Acerra che vivono in territorio già martoriato. Se questa scorciatoia diventasse la via d’uscita principale sarebbe un passo indietro di decenni a danno del valore che oggi la raccolta differenziata ha assunto in gran parte del territorio campano».

Disco verde al Referendum sul “Taglio numero dei parlamentari”

Immagine correlata

 

Sono stati “ampiamente” rimpiazzati i deputati che avevano ritirato la firma sul referendum “Taglio dei parlamentari”  Sono infatti 71 le firme a sostegno del referendum. Lo hanno confermato i promotori del referendum arrivando in Cassazione. Mentre il partito Radicale ha depositato 669 firme di cittadini inviate dalle segreterie comunali.  Per legge in un Referendum ne occorrono almeno 500 mila.

 – L’elenco dei firmatari, al netto dei ritiri e delle new entry, comprende dunque 71 nominativi. La parte del leone la fa Forza Italia con 42 firme, poi 10 del Misto, 9 della Lega, 5 del Pd, 2 di Italia viva e 2 di M5S. Ecco la lista completa: Forza Italia: Aimi, Alderisi, Barboni, Battistoni, Berardi, Biasotti, Binetti, Caliendo, Caligiuri, Cangini, Carbone, Causin, Cesaro, Craxi, Damiani, De Poli, De Siano, Fantetti, Fazzone, Floris, Gallone, Gasparri, Giro, Lonardo, Malan, Messina A., Minuto, Modena, Moles, Pagano, Papatheu, Paroli, Perosino, Pichetto Fratin, Rizzotti, Saccone, Schifani, Sciascia, Serafini, Siclari, Toffanin, Vitali. Lega: Barbaro, Candura, De Vecchis, Grassi, Lucidi, Marti, Montani, Pepe, Urraro. Misto: Bonino, Buccarella, Cario, De Bonis, De Falco, Fattori, Laforgia, Martelli, Merlo, Nugnes. Pd: Giacobbe, Nannicini, Pittella, Rampi, Rojc. Italia Viva-Psi: Garavini, Nencini. M5S: Di Marzio, Marilotti. Senatore a vita: Rubbia.

NELL’OSPIZIO DEGLI ORRORI SCATTANO I PROVVEDIMENTI DELLA PROCURA

 

PALERMO-

Offese ed insulti volgari ad un anziano ospite di un struttura ospitale per anziani di Palermo . Offese quali:”Deficiente, minchione, fai schifo, demente, pezzo di merda, animalaccio, porco”.   Quanto basta per consentire al  gip di emettere cinque misure cautelari con il divieto di dimora per cinque persone che gestivano la struttura. Parolacce, insulti, vessazioni di ogni genere per un anziano affetto da demenza la cui unica colpa era quella di lamentarsi per i dolori e di essere incontinente. “Ti do un pugno in faccia, ti faccio cadere i denti, ti butto per terra“,è detto nell’ordinanza giudiziale

“A conoscenza del fatto che l’anziano non avesse altri familiari, lo minacciava di cacciarlo fuori dalla struttura, oltre a prospettargli di tenerlo rinchiuso in una stanza; ignorava le sue richieste di assistenza anche minime legate ai suoi bisogni fisiologici (“ti puoi stare cacato”); lo percuoteva con schiaffi nonché facendo sbattere la sua testa contro le pareti – scrive il gip nella misura cautelare – lo immobilizzava legandolo o imbavagliandolo“. L’inchiesta è coordinata dal Procuratore aggiunto di Palermo Annamaria Picozzi.

Sei un porco, cretino, deficiente, cosa inutile, bestia”, lo minacciava di mali fisici (“ti scripientu a testa o munì”, in dialetto siciliano), ignorava le sue richieste di assistenza con espressioni quali “muori, puoi tenertelo il dolore; crepi e ti levi di davanti – scrive il gip riportando le parole dell’operatore sanitario – picchiava l’anziano, gli tappava la bocca nonché lo costringeva a stare seduto sul water finché non avesse espletato i suoi bisogni fisiologici, ordinava di sedarlo“.

Siamo in presenza di un ricorso continuo e sistematico alla vessazione e sopraffazione dell’anziano ospite, in danno del quale risulta instaurato un regime di vita abitualmente doloroso e avvilente, regime di vita che la persona offesa subisce impotente” sostiene il gip del Tribunale di Palermo nella misura cautelare. “Risulta dunque ampiamente comprovato, a carico di tutti gli indagati, il delitto di maltrattamenti – dice il gip – in danno dell’anziano. Quest’ultimo, come documentato in atti, è soggetto al quale è stata riconosciuta la condizione di ‘portatore di handicap in situazione di gravità'”.

Sequestrate tre navi traghetto per frode,truffa e contributi indebitamente percepiti

Immagine correlata

 

MESSINA –

La Procura di Messina, dopo un’approfondita indagine, ha disposto il sequestro con l’ausilio dei  finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo e quelli di Messina, di 3 navi traghetto della Caronte & Tourist (la Pace, la Caronte e l’Ulisse), denaro, beni mobili  ed immobili e quote societarie, per oltre 3,5 milioni.     L’accusa è pesante , esprime i reati di truffa per il conseguimento di pubbliche erogazioni, falsità ideologica e frode nelle pubbliche forniture. Le navi sequestrate sono attualmente impiegate nei collegamenti La Maddalena/Palau, Trapani/Isole Egadi e Palermo/Ustica.

Il provvedimento giudiziario è stato notificato a  Sergio La Cava, 56 anni, consigliere e amministratore delegato della “Ngi Spa” (incorporata nel 2017 dalla Caronte & Tourist Isole Minori Spa) e legale rappresentante della “Maddalena Lines Srl” (società partecipata nel 70% dalla Ngi Spa ed armatrice della «Pace»), Luigi Genchi, 55 anni, consigliere e amministratore delegato della Ngi Spa, Edoardo Bonanno, 48 anni, amministratore delegato della Caronte & Tourist Isole Minori Spa e Vincenzo Franza, 55 anni, presidente della Caronte & Tourist Isole Minori Spa e già consigliere delegato della Ngi Spa. La società Caronte & Tourist Isole Minori Spa è stata segnalata per la responsabilità amministrativa derivante da reato.

L’inchiesta ruota attorno alla gara con cui la Navigazione Generale Italiana (Ngi Spa), società poi fusa per incorporazione nella Caronte & Tourist Isole Minori Spa nel 2017, si era aggiudicata nel 2015 il lotto II (Trapani-Isole Egadi) del bando disposto dall’assessorato Regionale delle Infrastrutture e della Mobilità per il servizio di collegamento marittimo per cinque anni tra la Sicilia e le isole minori. Il valore del lotto era di circa 15,9 milioni, con aggiudicazione, attraverso un significativo ribasso, a 5,3 milioni.

Per partecipare e aggiudicarsi la gara ciascuno dei concorrenti aveva individuato una nave-traghetto (la Ngi aveva designato la «Pace») da dedicare esclusivamente alla tratta oggetto del singolo lotto, dotata di caratteristiche strutturali che avrebbero consentito la navigazione in piena sicurezza anche alle persone a “mobilità ridotta”. Una formula in cui rientra chiunque abbia una particolare difficoltà nell’uso dei trasporti pubblici, compresi gli anziani, i disabili, le persone con disturbi sensoriali e quanti usano sedie a rotelle, le gestanti e chi accompagna bambini piccoli.

La nave «Pace», per l’accusa, presenta invece gravi carenze tecniche e strutturali che la rendono inidonea a trasportare in sicurezza persone a mobilità ridotta. Le difformità (rispetto a quanto previsto sia dalla normativa che dal bando), nascoste attraverso false attestazioni di conformità, accertate anche da organi tecnici nel corso delle attività ispettive, non sono mai state sanate e, conseguentemente, non avrebbero consentito la partecipazione né, soprattutto, l’aggiudicazione della gara alla Ngi Spa (ora Caronte & Tourist Isole Minori Spa).

Le indagini avrebbero inoltre consentito di riscontrare l’avvenuto ricorso a sostituzioni irregolari del traghetto designato per la tratta Trapani/Isole Egadi, non autorizzate preventivamente dalla stazione appaltante, ma, soprattutto, avvenute con ulteriori traghetti («Caronte» e «Ulisse») anche questi privi dei requisiti previsti per il trasporto delle persona a ridotta mobilità. Ulteriori ispezioni delle navi con l’intervento di ingegneri navali, nominati consulenti tecnici dalla Procura, hanno confermato l’ipotesi investigativa, – circa l’inidoneità di tutti e tre i traghetti e sul conseguente concreto rischio (in caso di naufragio, incendio ecc.) per l’incolumità delle persone a mobilità ridotta.

Ma c’è pure un’altra storia, non meno grave. Quello dei contributi indebitamente percepiti.La società di navigazione Caronteamp; Tourist avrebbe  percepito indebitamente contribuzioni pubbliche nel periodo 2016-2019 per oltre 3,5 milioni.

La normativa nazionale e il diritto dell’Unione Europea in tema di aiuti di Stato, per rendere economicamente conveniente il servizio di collegamento di linea, prevede contributi a beneficio degli aggiudicatari del servizio, in base a una stima del costo di gestione della tratta, al netto dei ricavi derivanti dalla vendita dei biglietti. I mezzi navali sequestrati sono stati affidati ad amministratori giudiziari nominati dal Gip, mentre la società armatrice è stata designata dal magistrato, custode.

 

IL GHIACCIO NEL CUORE

 

Risultati immagini per immagine di indifferenza della gente

 

Pubblichiamo un editoriale del sacerdote Don Aldo Buonaiuto , fondatore e direttore del Quotidiano ” Interris”, inviato al ns. direttore Raffaele Lanza,che riteniamo molto interessante per le responsabilità e la partecipazione del cittadino-credente- ai problemi della società odierna.  Aggiungiamo noi solo un punto: che l’uomo deve avere pure il coraggio della partecipazione alle problematiche generali d’interesse pubblico.  Perchè come cantava  Gaber “la libertà è partecipazione”.  

 

E’ sotto gli occhi di tutti come la nostra società soffra di alcuni mali di difficile guarigione. Il cittadino “social” e “global” è costantemente connesso con le piazze virtuali ma sempre più incapace di percorrere con empatia e curiosità intellettuale le strade reali della propria esistenza. Capita così che su una panchina di un giardino pubblico di una città benestante ed elegante si possa morire di freddo nell’indifferenza generale, oppure che un gruppo di ragazzi autistici si veda rifiutato l’alloggio perché la presenza del disagio potrebbe rovinare le ferie degli altri vacanzieri. L’idea che deresponsabilizzandoci saremo più felici è il veleno che semina solitudine più spietata e la disperante perdita di senso. C’è un’immagine che ritrovo nel mio passato di studente: la zavorra e l’ancora sono lo stesso oggetto ma la prima è vista come un peso, la seconda come una sicurezza. Ecco cosa significa essere una comunità: prendersi cura di chi ha bisogno, agganciando e donando stabilità, come fa l’ancora, con chi è alla deriva, invece di voltarci dall’altra parte.

Quante volte accolgo vittime di violenze che aspettavano una parola di attenzione magari da parte di un vicino che le vedeva scendere le scale con i lividi sul volto. La tentazione diabolica è quella di alzare le spalle e pensare che non sono affari nostri. La sofferenza esiste? “Occhio non vede, cuore non duole”. Da qui la deriva egoistica che ci rende tristi individui, ripiegati su noi stessi, con l’errata e mistificante convinzione che sia sufficiente delegare al “potere” le nostre responsabilità. E’ per questo che la situazione sociale, economica, culturale ristagna: è tutto fermo perché “non è compito mio”. Mai come adesso vale l’immagine filosofica della monade: ognuno è chiuso nel proprio guscio, rintanato nel fuorviante universo digitale, persuaso che tanto “provvederanno lo Stato, le istituzioni civili e religiose, forse il volontariato”. Messi di fronte ai nostri mali sociali, siamo tenuti a ribellarci ad una situazione che ci vede calpestare quotidianamente la dignità e la diversità. L’Italia ha potenzialità e risorse in grado di farle rialzare la testa a patto che sappia riappropriarsi delle radici valoriali che affondano nella civiltà cristiana. Occorre ricominciare a sentirci come un “noi“, smettendola di illuderci e di scaricare su indefiniti “poteri” i compiti da svolgere collettivamente.

Solo tre input: responsabilità, partecipazione, condivisione. Sia nella nostra dimensione di cittadini sia in quella di credenti. E proprio qui sta la domanda fondamentale: c’è ancora spazio per il trascendente in una società che misura tutto in termini di tornaconto personale? Non solo l’occidente secolarizzato ma anche le antiche culle della spiritualità orientale sono diventate teatro della vorticosa rincorsa edonistica e consumistica. L’unica medicina ai mali contemporanei è la riscoperta della comunità perché ingannarsi che non ci sia nulla per cui valga la pena meritare Salvezza equivale ad appiattire la vita individuale e collettiva su una dimensione abbrutita, imbarbarita, limitante e soprattutto priva di anima. Quindi una mera gratificazione dell’effimero. Quando mi formavo mi affascinava due branche della conoscenza: la filosofia parlava principalmente all’io, la teologia alla Trinità che univa la persona al noi. Oggi la dimensione comunitaria della religione crea solo fastidio a molti, si vorrebbe eliminare la fede già confinata alla sfera strettamente privata. Benedetto XVI definiva “dittatura del relativismo” quella che il suo Successore stigmatizza come “relativismo pratico”, cioè, va bene il sacro purché non incida sulla sfera sociale. Insomma, “pregate se volete, ma rassegnatevi: non è più tempo di difendere in concreto la vita, la famiglia, la dignità umana”, sostengono i neo-nichilisti. Nel terzo decennio del nuovo millennio l’ipocrisia impedisce di chiamare con il loro nome le nuove forme di martirio in un’epoca che ha sostituito Dio con la trionfante tecnologia post-umana. L’era “progredita” della sempre più alta definizione è glaciale, asettica e incapace di scaldare il cuore con un abbraccio e un sorriso autentici. Sarà davvero un “buon anno” se torneremo ad essere più umani.

Tensione nel mondo: l’Iran sfida gli Stati Uniti ma tutte le Nazioni preparano il personale militare

 

“Arriva il missile”, il video della reazione dell’Iran contro la base Usa in Iraq

  Arriva il missile, il video dell'attacco alla base Usa

Sta arrivando, è il terzo”. Un video diffuso dai media iraniani e rimbalzato sui social documenta il lancio di missili contro la base Ain Alssad in Iraq. Nel video si sente la voce di un uomo: “Sta arrivando, sta arrivando… il terzo sta arrivando”, le parole riferite ai missili.
L’Iran ha lanciato più di una dozzina di missili balistici contro le forze militari statunitensi e di coalizione in Iraq” ha comunicato il Pentagono. I missili “hanno preso di mira almeno due basi militari irachene che ospitano il personale militare degli Stati Uniti e della coalizione ad Al-Assad e Irbil”.

– Le basi americane in Iraq,  sarebbero state colpite da una quindicina di missili. In particolare, due o tre sarebbero caduti sulla base di Taji, a nord di Baghdad, 13 sulla base aerea di Al-Assad, a ovest della capitale, mentre uno sarebbe caduto a 30 chilometri a nord di Erbil. Il personale militare resta ancora in allarme nei bunker.  In allarme anche la base americana di Sigonella, pronta in ogni caso all’evenienza di un’azione improvvisa di guerra.

Due missili iraniani sono finiti nel villaggio di Sidan, nella provincia settentrionale di Erbil, e un terzo ha colpito il distretto di Bardah Rashsh nella vicina provincia di Dohuk. Sidan si trova a circa 16 chilometri a nordovest della città di Erbil, mentre Bardah Rashsh è a 47 chilometri a nordovest. L’esercito di Baghdad ha spiegato che sono cinque i missili sparati verso la base militare di Erbil dove si trovano le forze della coalizione militare a guida Usa.

“Nessun militare italiano è rimasto coinvolto e i mezzi e le infrastrutture in uso al contingente militare italiano non hanno subito danni” ha confermato lo Stato Maggiore della Difesa. “Al momento dell’attacco sono state messe in atto tutte le procedure di contingenza tese alla salvaguardia della sicurezza del contingente dislocato nell’area di Erbil”.

Dopo il raid Usa in Iraq che ha provocato la morte del generale iraniano Qassem Soleimani, accertata la tensione che vi era in Iran e nel mondo intero,erano state innalzate le misure di sicurezza per le forze impegnate nella coalizione internazionale.

Secondo i media iraniani sono stati lanciati 15 missili e nessun missile è stato intercettato.  Si afferma di “80 terroristi americani” che sono stati uccisi. Ottanta morti tra i militari americani, il bilancio  secondo  la Rivoluzione islamica ”Sono stati identificati almeno 140 obiettivi statunitensi e dei loro alleati nella regione. E se gli americani commetteranno un altro errore, queste posizioni saranno attaccate”, ha detto un alto responsabile dei Pasdaran citato dalle agenzia di stampa iraniane.

Nel corso dell’attacco missilistico,alcuni caccia americani sarebbero stati colpiti a terra. L’attacco ha mostrato solo ”una minima parte delle capacità delle forze armate” dell’Iran, ha dichiarato all’agenzia di stampa Irna il capo di Stato Maggiore delle Forze Armate iraniane, il generale Mohammad Hossein Baqeri. ”

L’ufficio del primo ministro iracheno ha reso noto che nessun militare iracheno è rimasto colpito, precisando che il lancio di missili è iniziato all’una e 45 di notte ed è durato 30 minuti. Il governo regionale del Kurdistan iracheno in una nota ha confermato che non si sono registrate vittime, né danni materiali nell’attacco contro la base militare di Erbil. Anche canadesi, svedesi, norvegesi, danesi, polacchi e francesi hanno annunciato di non aver registrato vittime negli attacchi.

 

Atroci crimini di fascisti e nazisti: li racconta Montalbetti nel libro “Enigmatica Bicicletta”

 

Pietruccio Montalbetti ok.jpg

 

“Qualche anno dopo la Seconda Guerra Mondiale si crea a Milano un Corpo Speciale di ex partigiani dediti alla cattura di criminali di guerra mai processati. E la bicicletta accantonata alla staccionata di un parco del centro-città sempre lì parcheggiata, a volte girata a destra altre a sinistra, che ci fa? Fantasia o realtà?”

Attraversando abitualmente un parco nel quartiere vicino casa, Luca Righi (uno degli agenti e il protagonista), viene attratto da una bicicletta accantonata a una staccionata. Sempre lì parcheggiata, a volte girata verso destra altre a sinistra, Il graduato trova il fatto insolito po’ sospetto quando una serie di strani eventi non possono che accomunarsi al velocipede. 

È con tale intrigante premessa che prende il via ” Enigmatica  Bicicletta“, il noir di Pietruccio Montalbetti che sfiora tematiche forti e struggenti legate a vittime di abusi e violenze da fascisti e nazisti, tra atroci crimini seguitati persino a fine-guerra, ma anche gesti positivi offerti dai partigiani agli italiani. 

L’obiettivo dell’autore è dunque quello di mettere in rilievo terribili eventi storici, che hanno in quel periodo sancito la perdita della coscienza umana marchiandola a fuoco, affinché episodi così oscuri non si ripetano.

Il chitarrista leader dei Dik-Dik, da anni prestato alla narrativa, riporta quindi a tratti alla memoria paragoni di alcuni illustri autori del passato quali Primo Levi, Cesare Pavese, Beppe Fenoglio. Comunque, invitato dai genitori per le feste natalizie, il protagonista incontra dei cuginetti che, sapendolo partigiano, insistono affinché illustri la propria “professione”, in realtà segreta. 

Note d’autore

Pietruccio Montalbetti, fondatore e leader storico dei Dik Dik, famoso gruppo musicale italiano degli anni Sessanta, si misura ormai da anni anche nella narrativa.

Libri pubblicati: I ragazzi della via Stendhal (2010, Aerostella), Sognando la California (2011, Aerostella), Io e Lucio Battisti (2013, Salani Editore), Settanta a Settemila (2014, Ultra), Amazzonia. Io mi fermo qui (2018, Zona Music Books), Enigmatica Bicicletta (2020, Iris 4 Edizioni).

Pronti sei Boeing-52: “Apparecchi americani in grado di cancellare l’orrore Iran”

 

Immagine correlata

Il Pentagono sta pianificando il dispiegamento di sei bombardieri strategici  B52 nella base britannica Diego Garcia nell’Oceano Indiano.   Secondo fonti americane       i B52 verrebbero utilizzati nel caso in cui venisse ordinata una operazione di guerra contro l’Iran

Il B-52 Stratofortress è un bombardiere strategico  a lungo raggio prodotto dall’azienda statunitense Boeing a partire dal 1955. Le origini di questo velivolo risalgono alla fine degli anni quaranta, quando la Boeing cercò di sviluppare un sostituto per gli ormai tecnologicamente superati   B 29 Superfortress e Convair B-36

PRimo grande bombardiere dotato di motori turbogetto, costruito in 744 esemplari, fu per tutto il periodo della Guerra fredda più importante dellaUSAF.  A tutt’oggi privo di un successore, il B-52 rimarrà probabilmente in servizio fino al 2040 divenendo così, di fatto, il velivolo più anziano al mondo ancora operativo. A causa della sua linea, il B-52 viene anche soprannominato dai suoi equipaggi BUFF,  acronimodi Big Ugly Fat Fellow (grosso, brutto e grasso seguace), oppure Cadillac.

Lo sviluppo del B-52 è il risultato di una serie di eventi che risalgono fino ai primi anni della seconda guerra mondiale quando la  Germania di Adolf Hitler minacciava di occupare anche il Regno Unito  ultima roccaforte degli alleati in Europa. La perdita del Regno Unito avrebbe infatti comportato la perdita di tutte le basi aeree dalle quali i bombardieri statunitensi di stanza in Europa avrebbero potuto attaccare la Germania. Si avvertì quindi l’esigenza di poter disporre di velivoli con raggio di azione tale da potere operare da avamposti situati a migliaia di chilometri di distanza dal proprio obiettivo.

In seguito a tale richiesta avanzata dall’ USAF  la ditta Convair iniziò la progettazione di un velivolo che riuscisse a soddisfare tali esigenze, il Convair B-36 Peacemaker. Il decorso del conflitto e lo sbarco in Normandia resero però meno stringente la necessità di velivoli con ampio raggio d’azione, con l’effetto di rallentarne lo sviluppo. Ciò nonostante, lo sviluppo del B-36 fu portato a termine e la produzione di una quota di velivoli destinata ad equipaggiare i reparti dell’USAAF fu comunque avviata.

Il B-36 tuttavia non disponeva originariamente di motori  a propulsione turbogetto, ma era dotato di sei motori a pistoni che alimentavano altrettante  eliche. Ciò faceva sì che la sua velocità di crociera non fosse molto elevata, il che lo rendeva relativamente vulnerabile. Sempre su sollecitazione dell’USAAF, il 23 novembre 1945 venne emessa una nuova specifica per la valutazione di un nuovo progetto in grado di sostituire il B-36.

Immagine correlata

Nella foto/immagine un drone della Base aerea di Sigonella (Catania)

Il nuovo bombardiere avrebbe dovuto raggiungere una velocità continuativa di crociera di almeno 480 km/h ad una quota di 10 500 metri con un carico di 4 500 chilogrammi e con un equipaggio composto da 5 persone. Il raggio d’azione si sarebbe inoltre dovuto avvicinare agli 8 000 chilometri.[13]

Il 13 febbraio 1946 a fronte di tali specifiche, la Boeing presentò il proprio progetto e su successiva richiesta del dIpartimento Difesa (DOD) furono quindi avviati i primi studi di realizzazione del velivolo. Il 5 giugno  1946 il progetto presentato dalla Boeing fu proclamato vincitore del bando e si procedette quindi ai primi test statici di parti della fusoliera e dell’armamento. In seguito il progetto fu ufficialmente nominato XB-52 e sempre su richiesta del dipartimento alla difesa fu quindi ordinata la costruzione del primo prototipo in scala 1:1.

Successivamente anche le specifiche di questo nuovo velivolo furono continuamente aggiornate: così, il raggio d’azione minimo richiesto dal Dipartimento della Difesa si allungò dagli 8 000 iniziali a 19 000 km e la velocità di crociera minima non doveva essere inferiore ai 640 km/h. Ciò comportò un notevole aumento della massa del velivolo, il cui peso a pieno carico dovette essere aumentato dalle originarie 104 a circa 220 tonnellate, in modo da permettere all’aereo di imbarcare, oltre alle armi, anche una quantità sufficiente di carburante.

L’aumento di peso però comportò anche una serie di problemi tecnici, che all’epoca non sembrava possibile risolvere in tempo utile. Tali difficoltà spinsero la ditta Boeing a considerare la possibilità di presentare il progetto del B-52 in due versioni, una con un carico ridotto ma con un raggio d’azione maggiore ed una con un carico utile maggiore ed un raggio d’azione minore.L’ipotesi mise però a repentaglio il progetto: l’insoddisfazione del Dipartimento della Difesa fu tale che si valutò seriamente se cancellare lo sviluppo di tale velivolo: fu solo grazie alle pressioni esercitate dal generale Curtis Le May che il progetto non venne sospeso. La progettazione andò avanti sotto la supervisione della neo-fondata USAF, che necessitava urgentemente di velivoli in grado di effettuare attacchi nucleari a lungo raggio

Nel frattempo il Dipartimento della Difesa aveva nuovamente modificato le proprie specifiche, richiedendo che il velivolo fosse in grado di raggiungere una velocità di crociera di 885 chilometri orari ed un raggio d’azione di 13 000 chilometri.  Tali richieste non poterono essere completamente soddisfatte, ma le modifiche apportate nel frattempo fecero sì che il modello 464-29 potesse raggiungere una velocità continuativa di ben 805 chilometri orari con un raggio d’azione di 8.000 chilometri di poco inferiore alle aspettative dell’USAF e comunque accettabili, dal momento che la velocità di crociera era quasi la stessa mentre il raggio d’azione si sarebbe potuto allungare grazie all’utilizzo del rifornimento in volo.

L”USAF rivalutò il contratto di sviluppo con la Boeing e riaprì nuovamente il bando, facendo partecipare questa volta anche progetti presentati da parte della Northrop della stessa Convair che proponeva una versione migliorata del B-36 denominata Convair-60. 

L’YB-60, sebbene fosse stato dotato degli stessi propulsori a getto del B-52, rivelò una motorizzazione nettamente sottopotenziata; inoltre le dimensioni eccessive lo rendevano ingombrante e non abbastanza agile

Si decise quindi di portare nuovamente avanti il progetto della Boeing, che nel frattempo aveva presentato un nuovo modello del B-52 denominato 464-35, dal peso a pieno carico di 127 tonnellate e sembrava promettente.

Il disegno definitivo del B-52 ha portato alla realizzazione di un aereo con ala alta a freccia stretta, con un angolo di soli 35°.L’apertura alare (56,4 metri) risultava maggiore della lunghezza del velivolo (48,5 metri). Le ali, progettate secondo criteri e profili molto avanzati per l’epoca e con una particolare attenzione per il contenimento al massimo dei pesi, contengono al loro interno la grande maggioranza del carico di combustibile dell’aereo.

L’allungamento alare in sede di progetto è 8,56, un valore simile a quello degli aerei da trasporto. Le ali sono ricoperte da pannelli in lega di alluminio su entrambi i lati, molto flessibili a causa del ridotto spessore per esigenze di peso, oltre che per la loro lunghezza (21 metri circa). Come conseguenza il velivolo a terra, specialmente quando a pieno carico di combustibile, ha un marcato diedro alare negativo tanto da costringere a prevedere dei carrelli supplementari all’estremità delle ali. Queste ultime, come verificato durante la prove statiche, possono compiere escursioni fino a 10 metri e durante il volo assumono un marcato diedro positivo. Al decollo l’aereo emette suoni sordi a causa dell’assestamento delle strutture e del “decollo” delle ali, sollevate dai flap  prima che il resto dell’aereo si alzi dal suolo.

Un’altra soluzione originale riguarda gli impennaggi di coda. La Boeing pensò inizialmente a un impennaggio verticale completamente mobile, ma la scarsa affidabilità degli attuatori idraulici dell’epoca sconsigliarono questa architettura; inoltre, non erano richieste particolari doti di manovrabilità o di recupero dalla vite. I calcoli portarono ad un impennaggio verticale di 15 metri, il che rese necessaria una cerniera in grado di ripiegarlo prima di entrare nell’hangar. Per evitare di ricorrere a servocomandi idraulici o elettrici, ritenuti inaffidabili, all’epoca si ricorse ai più consolidati comandi secondari (servoalette) e il timone di coda fu realizzato con una corda alare che è solo il 10% dell’impennaggio contro il 25% solitamente usato.

Questa scelta semplificò notevolmente il sistema dei comandi di volo, ma implicò una ridotta capacità di governo sul piano orizzontale, il che rende complesso il pilotaggio in condizione di avaria dei motori e negli atterraggi con vento trasversale Un B-52 rientrò alla base dopo aver perso l’impennaggio verticale durante prove in condizioni di turbolenza.

XB-52 crab landing.jpg
Crosswind landing crab-notext.svg
XB-52 in atterraggio che utilizza la tecnica crab landing (a granchio). Il muso è diretto verso il vento trasversale alla pista, mentre l’aereo effettua la corsa di atterraggio dirigendosi verso il fotografo, grazie al carrello sterzat.

Questi problemi influirono sulla progettazione dei carrelli d’atterraggio  Le ali non erano sufficientemente robuste per ospitare i carrelli principali, che dovettero essere alloggiati all’interno della fusoliera. Per ovviare al problema si ricorse alla configurazione tandem, già utilizzata su altri aerei militari come il Lockheed U-2 o il Boeing B -47 Stratojet.

Questa configurazione lascia sufficiente spazio per un grande vano di carico da ricavare tra i carrelli principali. Il B-52 fu dotato di un’originale variazione di questa configurazione, poiché fu dotato di un carrello multi tandem con due carrelli anteriori e due carrelli posteriori. Il carrello del B-52 è anche l’unico al mondo ad avere le quattro gambe del carrello sterzanti. La scelta fu obbligata a causa dello scarso potere di governo del timone e consente atterraggi anche con forte vento laterale utilizzando una tecnica nota come tecnica “del granchio” (crab landing). Tuttavia, a causa di questa particolare configurazione dei carrelli anche gli atterraggi ordinari risultano più impegnativi: con il carrello a doppio tandem le ruote anteriori e quelle di posteriori devono effettuare il contatto con il suolo contemporaneamente, altrimenti si verifica un forte urto con la conseguente sollecitazione delle strutture quando il carrello più in alto rispetto agli altri urta il suolo. Di conseguenza in fase di decollo e di atterraggio l’aereo non può effettuare manovre di beccheggio né può impennare, specie nelle fasi di decollo quando l’aereo procede a velocità ridotte. Non potendo impennare, in fase di decollo le ali del B-52 hanno un angolo d’attacco o modesto e di conseguenza un portanza molto limitata, il che rese necessario dotare le ali del B-52 di un angolo di calettamento maggiore rispetto a quello di molti altri aerei: le ali dei B-52 sono alettate sulla fusoliera in modo da fornire, quando l’aereo ha tutte le ruote a terra, un angolo d’attacco di circa sei gradi.

Il B-52 nelle sue versioni di produzione ha 7 diruttori per ogni ala, impiegati con movimento asimmetrico per comandare il rollio durante il volo. Nelle versioni fino alla “F” erano affiancati da alettoni convenzionali di 10 metri quadrati circa, ma dalla versione “G” gli alettoni furono aboliti per risparmiare peso, lasciando i diruttori di 14 metri quadrati come uniche superfici di controllo laterale, perdendo in manovrabilità.

I diruttori assolvono anche a un’importante funzione in atterraggio: sono alzati tutti contemporaneamente per fungere da aerofreni e ridurre la corsa. Grazie a questo accorgimento il B-52, sprovvisto di inversori di spinta, non necessita di un doppio parafreno di decelerazione come il B-47, ma ne adotta solo uno di 13,4 metri di diametro, ripiegato durante il volo sotto la coda.

Postazioni del ponte inferiore di un B-52. Gli occupanti sono il navigatore e il radar navigatore

La configurazione dei posti dell’equipaggio è cambiata più volte nel tempo. Inizialmente, si pensò a una configurazione con pilota e copilota in tandem, ma questa soluzione rimase relegata ai soli prototipi XB-52 e YB-52. Con l’avvio della produzione di serie, si impose una configurazione più convenzionale per un bombardiere pesante. L’equipaggio, che consiste normalmente in sei persone, ha i due piloti seduti fianco a fianco in un modo simile agli aerei di linea. Su un ponte inferiore, raggiungibile con una scaletta, sono seduti il navigatore e radar navigatore, mentre dietro ai piloti al piano superiore sono seduti, rivolgendo le spalle ai piloti, l’ufficiale addetto alla guerra elettronica  ( Ewo- Electronic Warfare)e, nei modelli G e H, il cannoniere che controlla in remoto le armi installate nella coda aiutandosi con un radar in grado di esplorare tutto lo spazio nelle vicinanze dell’aereo. Nelle versioni precedenti alla “G” del B-52, il cannoniere occupava un compartimento situato in coda all’estremità della fusoliera e in condizioni di turbolenza veniva sottoposto a grosse sollecitazioni. In caso di abbandono di emergenza del velivolo, l’intera torretta di coda si separava dall’aereo con bulloni esplosivii e il cannoniere doveva lanciarsi nel vuoto per poi utilizzare un paracadute a mano, mentre in caso di abbandono rapido dell’aereo fermo a terra, doveva scendere utilizzando una corda.

In questa inquadratura ravvicinata del muso di un B-52H si notano i punti di eiezione della cabina superiore ed inferiore, evidenziati da triangoli rossi posti in prossimità dei portelli di uscita

Tutti i membri dell’equipaggio attualmente operano in ambiente pressurizzato, riscaldato e dotato di aria condizionata. In caso di emergenza, i seggiolini sono del tipo eiettabile e operano proiettando verso l’alto gli occupanti dei posti al piano superiore e verso il basso per i membri di equipaggio che occupano il ponte inferiore. Questo tipo di configurazione rende problematica la sopravvivenza in caso di abbandono dell’aereo a bassa velocità o quota.I seggiolini non sono del tipo 0-0, cioè quota 0, velocità 0, ad indicare che l’espulsione può avvenire anche a terra e da fermi, come nella maggior parte dei caccia. A differenza dei caccia, inoltre, sul B-52 tutti i sedili sono autonomi e possono essere eiettati singolarmente. La sequenza di eiezione avviene in due fasi: nella prima viene avviata la procedura di abbandono, ruotando una delle due leve di armamento disponibili. Il portello viene espulso da una carica esplosiva, alcuni componenti delle postazioni si ritraggono e il seggiolino viene predisposto al lancio. Solo dopo un ulteriore pressione su di un grilletto, il sedile viene espulso. Dopo un breve tragitto, il sedile si separa automaticamente dall’occupante che scende frenato da un paracadute ad apertura anch’essa automatica.

Impianto motori

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare sia la Boeing che l’USAF valutarono a lungo se fosse il caso di dotare il B-52 di motori a getto o se fosse preferibile utilizzare, come nel B-36, una propulsione ad elica con dei motori a pistoni di grandi dimensioni. Infatti i primi motori a getto risultavano poco potenti, con spinte modeste e con un consumo di carburante elevato, fatto che avrebbe ridotto notevolmente l’autonomia del velivolo. D’altro canto però anche i motori a pistoni presentavano alcuni aspetti sfavorevoli. Il B-36, dotato di sei motori a pistoni, aveva mostrato che questi andavano incontro ad affaticamento molto più rapidamente di quanto ci si aspettasse. Inoltre i carburatori, che nel caso del B-36 erano situati davanti al motore, non beneficiavano del calore emesso dal propulsore e tendevano ad ostruirsi con il freddo d’alta quota, con conseguente accumulo di carburante nei carburatori, il che peggiorava la miscelazione del carburante rischiando di innescare un incendio.

Piersanti Mattarella: ricordo dell’uomo che contrastò con coraggio i vertici della Cupola siciliana

 

Risultati immagini per immagine di piersanti mattarella ucciso dalla mafia

 

Ricordo di  Piersanti Mattarella Presidente della Regione assassinato nel 1980.   Si ricorda la figura dell’uomo e del politico ucciso quarant’anni fa a Palermo dalla mafia, l’Assemblea regionale siciliana ricorda con  una seduta solenne a Sala d’Ercole alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella, fratello dell’allora presidente della Regione siciliana colpito a morte nel giorno dell’Epifania nel 1980.

Davanti al luogo dell’eccidio, si è tenuta la cerimonia commemorativa. Cinque corone di fiori, tra cui per la prima volta quella del governo, sono state posizionate ai lati della targa, in via Libertà a Palermo. Presenti i familiari, tra cui figli e nipoti di Mattarella. Per il governo il ministro del Mezzogiorno, Giuseppe Provenzano; presenti le massime cariche istituzionali siciliane governatore Nello Musumeci, il presidente dell’Assemblea siciliana Gianfranco Miccichè, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Numerose anche le autorità civili e militari.

Poi l’intitolazione del Giardino inglese a Piersanti Mattarella …Ecco chi era l’ex Presidente della Regione siciliana il cui nome è ben impresso nelle menti dei siciliani: il fratello del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Piersanti Mattarella, aveva solo 44 anni quando Cosa Nostra gli tolse la vita, privando la Sicilia di un uomo e un politico onesto, all’epoca presidente della Regione da meno di due anni.

Nato a Castellammare del Golfo il 24 maggio del 1935, Piersanti era il figlio secondogenito di Bernardo Mattarella, uomo politico democristiano: sei anni dopo la sua nascita, nel 1941, nacque il fratello minore Sergio, ora Capo dello Stato. Da subito appassionato di politica, nel 1964 – a 29 anni – si candidò alle comunali di Palermo prendendo 11mila preferenze, quarto dopo Salvo Lima, Vito Ciancimino e Giuseppe Cerami, ed entrando nel consiglio comunale nel pieno dello scandalo del Sacco di Palermo, quando la città ebbe un boom edilizio con le mani della mafia e la complicità degli stessi Lima e Ciancimino, all’epoca rispettivamente sindaco e assessore ai lavori pubblici.

Ricandidatosi stavolta alle Regionali del 1967, prese oltre 34mila preferenze nel collegio di Palermo: fece parte della Commissione Legislativa, della Giunta per il regolamento e della Giunta per il Bilancio e venne nominato relatore della legge sul bilancio di previsione della Regione nel 1970. Da consigliere regionale, denunciò le pratiche clientelari di consiglieri e assessori, che non avevano una linea politica coerente ma si preoccupavano soprattutto di accontentare chi abitava nei loro collegi.

Mattarella provò anche a ‘ripulire’ la DC provinciale e regionale con un’azione moralizzatrice, favorendo l’elezione di Giuseppe D’Angelo alla segreteria regionale (col sostegno di Aldo Moro). Dal 1971 al 1978 fu assessore regionale con delega al Bilancio, nel ’78, con l’appoggio esterno del PCI, fu eletto presidente della Regione Siciliana. Proprio in quel periodo tenne un discorso durissimo contro Cosa Nostra dopo l’omicidio di Peppino Impastato, avvenuto per ordine del boss Tano Badalamenti.  Era molto amico del “Presidentissimo”  Sandro Pertini con il quale condivideva molte idee sulla politica e sulla logia della vita

Nel ’79 l’evento che probabilmente lo condannò a morte: un parlamentare comunista, Pio La Torre, attaccò l’assessore all’Agricoltura Giuseppe Aleppo additandolo come colluso con i malviventi. Mattarella, anziché difendere il suo assessore, ammise la necessità di correttezza e legalità. La Torre fu ucciso dalla mafia nel 1982, il turno di Mattarella era arrivato già due anni prima, quando in via della Libertà un sicario lo uccise a colpi di pistola mentre andava a messa con moglie, figli e suocera.

Per riconoscere la sua uccisione come delitto di mafia, si dovette aspettare addirittura la morte di Falcone, 12 anni più tardi, quando i pentiti Buscetta e Mutolo lo indicarono come tale: Buscetta disse che il boss Stefano Bontate e i suoi alleati erano contrari, ma all’interno della Cupola ad avere la meglio furono Totò Riina e i suoi alleati. Riina era infatti il referente, dentro Cosa Nostra, di Vito Ciancimino, che Piersanti Mattarella aveva cercato di contrastare con vigore.

Per l’omicidio vennero condannati nel 1995 all’ergastolo i mandanti, i boss Riina, Michele Greco, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò, Nenè Geraci e Francesco Madonia.  Fino ad oggi non si mai scoperto chi fosse il Killer o gli esecutori del delitto Mattarella. Un mistero.