Palermo,
Degli otto seggi residui, sette andranno alla lista regionale del candidato presidente vincente (il cosiddetto “listino”) e uno al candidato presidente secondo classificato.
Palermo,
Degli otto seggi residui, sette andranno alla lista regionale del candidato presidente vincente (il cosiddetto “listino”) e uno al candidato presidente secondo classificato.
GRANDE SOFFERENZA DELLE IMPRESE CHE ANCORA NON PROCEDONO A NUOVE STRATEGIE AZIENDALI E/O DI ASSUNZIONI GIOVANI
Palermo,
Le amministrazioni centrali dello Stato- comunica la Corte dei conti siciliana- hanno reagito positivamente al primo impatto con il PNRR, con il conseguimento pressoché totale degli obiettivi previsti dal Piano ma l’attenzione sulla sua esecuzione resta particolarmente elevata e il giudizio complessivo sul 2022 potrà delinearsi solo a fine anno.
E’ quanto emerge dalla relazione approvata, con Delibera n. 47/2022/G, dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, in cui la magistratura contabile ha riportato gli esiti delle analisi svolte, attraverso un campionamento qualitativo e quantitativo, sullo stato di attuazione di 31 su 45 degli interventi ricompresi nel PNRR e sul conseguimento degli obiettivi previsti per il primo semestre 2022.
Il controllo eseguito dalla Corte si è svolto seguendo le specifiche cadenze temporali previste per la realizzazione degli interventi connessi al Piano, con precisa attenzione sui temi della tutela ambientale e della salute, delle politiche del lavoro e dello sviluppo sostenibile, della digitalizzazione, dell’internazionalizzazione, dell’istruzione, dell’inclusione e del sostegno sociale.
Malgrado il dato formale positivo, nei settori esaminati sono emerse sostanziali criticità, in un contesto, come quello attuale, che ha visto modificare il quadro economico finanziario rispetto alle previsioni iniziali, determinando l’emersione di elementi di incertezza destinati ad influenzare il rialzo dei costi di realizzazione di alcuni progetti.
In tale prospettiva, la Corte ha sottolineato il permanere di difficoltà notevoli nella capacità di spesa delle singole amministrazioni, a dimostrazione del fatto che una maggiore disponibilità ed un maggior impiego di risorse non corrispondono automaticamente a reali capacità di sviluppo. Un aspetto, quest’ultimo, da valutare in un lasso di tempo più ampio, che consenta di elaborare previsioni sull’impatto reale degli interventi del PNRR sul PIL.
Il rafforzamento delle strutture amministrative e l’adeguatezza delle risorse umane in corso di reclutamento – ha specificato la magistratura contabile – costituiscono elementi essenziali ai fini dell’attuazione degli interventi, così come adeguate attività di assistenza tecnica che garantiscano lo svolgimento delle azioni connesse alla realizzazione degli obiettivi. Le osservazioni della Corte, su questo punto specifico, si sono focalizzate sulla necessità di superare la questione della finanziabilità dell’assistenza tecnica, attualmente non finanziabile con i fondi del PNRR. Molto potrà essere fatto, a parere della Corte, con l’introduzione, nel giugno scorso, del nuovo portale ”Capacity Italy”.
Sul versante attuativo degli interventi sul territorio – ha rilevato la Corte – è richiesta, soprattutto in alcune aree del Paese, un’azione di razionalizzazione che assicuri uniformità e omogeneità di presidio e di offerta di servizi, oltre a consentire lo svolgimento di efficaci controlli sui flussi di risorse e sul raggiungimento degli obiettivi finali.
Alla conclusione del Piano, per governare il ritorno a una gestione ordinaria priva delle attuali, ma momentanee, disponibilità legate alle risorse europee, sarà fondamentale garantire la stabilizzazione dei flussi finanziari destinati alle amministrazioni, anche per evitare la messa in sofferenza delle imprese che hanno tarato organizzazione e strategie aziendali sull’attuale entità degli stimoli economici e finanziari.
Corte dei conti -Reg Siciliana
Una nave spia russa, la Vasily Tatishchev, unità di classe Vishnya, naviga al largo delle coste siciliane
L’allerta è stata data da un’immagine satellitare dove si vede la nave spia russa affiancata alla petroliera “Vyazma per fare rifornimento.
Una presenza sgradita in Sicilia e, nel resto del Paese che coincide con l’esercitazione in corso della Nato “Mare Aperto”, fino al 27 maggio, alla quale partecipa anche la nostra Marina Militare, con le due Portaerei Garibaldi e Cavour e caccia stealth F35B della Marina e dell’Aeronautica.
SIAMO SPIATI DAI RUSSI…..
Secondo gli esperti la presenza della nave spia significa “un avvertimento” all’Italia e ai Paesi Nato.
La “Vasily Tatishchev” che, nei codici Nato è individuata come “Meridian” è nel Mediterraneo dallo scorso mese di Gennaio, quindi ancor prima che la Russia invadesse l’Ucraina. E’ lunga poco meno di 100 metri e pur essendo stata varata prima del 1989, e quindi ai tempi dell’Urss, è tecnologicamente molto avanzata per via dei diversi lavori di ammordenamento che ha subito. Secondo gli analisti a bordo la maggior parte dell’equipaggio, che è costituito da 146 persone, sono specialisti dei servizi segreti specilizzati nel captare, analizzare e se necessario decriptare le trasmissioni dei radar e dei sistemi radio avversari. Sulla nave si notano infatti due grosse antenne chiuse in grandi bolle. La “Vasiliy Tatishchev” è anche armata con due cannoncini a canne rotanti e fra le altre armi a bordo vi sono pure missili contraerea
Signor presidente del Consiglio,
Signor presidente della Camera,
Autorità tutte,
mentre in questi mesi preparavo questa iniziativa, mentre questa mattina aspettavo il vostro arrivo, pensavo che non c’è nulla di più bello per una donna del Sud, nata e cresciuta nell’Italia del Sud, che conosce l’orgoglio ma anche la fatica di essere meridionale, della possibilità di poter lavorare concretamente per la propria terra.
Di potersi impegnare per cambiare le cose e riuscire a ottenere risultati concreti.
È un privilegio enorme, ne sono consapevole e questo guida ogni giorno il mio lavoro.
Così come sono consapevole che la vostra presenza qui è una testimonianza di straordinaria attenzione per questo territorio, ma anche un’assunzione di responsabilità verso venti milioni di cittadini italiani, che troppo spesso negli ultimi tempi hanno avvertito la Repubblica e le sue istituzioni come lontane dalle loro vite, che si sono sentiti privati di diritti e opportunità che altrove sono riconosciuti a tutti.
Oggi siamo qui per dire che quella stagione è chiusa. Oggi si apre un’altra stagione.
Se siamo qui oggi, non è per l’ennesimo convegno “a tema” sul Sud, ma per marcare l’inizio di quella stagione che si è aperta nel 2021, grazie alle ingenti risorse provenienti dall’Unione Europea – e so bene di trovarmi in una condizione molto più favorevole rispetto a quella nella quale si sono trovati molti miei predecessori, che ringrazio per il testimone che mi hanno trasmesso.
Ma quella stagione si è aperta anche perché abbiamo fatto una precisa scelta di campo: affrontare i problemi e risolverli, anziché usarli per fare propaganda o polemica. E ci siamo ispirati a una visione meridionalista concreta, fattiva, operosa, orgogliosa, ben distante dal meridionalismo disfattista e rivendicativo che per troppi anni ha tenuto prigioniero il Sud e ha alimentato sfiducia e rassegnazione.
Insomma, tengo a sottolineare che c’è un “prima” e un “dopo” la data del 30 aprile 2021, quando il nostro Piano di Ripresa e Resilienza è stato presentato all’Europa.
Per la prima volta, il tema dei divari territoriali è stato posto non come rivendicazione di una parte del Paese contro l’altra, ma come “questione nazionale”, come urgenza nazionale. Una questione non meridionale, ma nazionale, da affrontare e risolvere per far ripartire l’intero Paese, scartando il modello della “locomotiva”, dove poche regioni trainano e tutte le altre vanno a rimorchio.
Come ci ha ricordato il Presidente Mattarella nel suo discorso alle Camere riunite, il giorno del suo giuramento – cito testualmente – dobbiamo costruire «un Paese che cresca in unità. In cui le disuguaglianze, territoriali e sociali, che attraversano le nostre comunità vengano meno».
Per la prima volta – lo ricordava il Presidente Draghi – abbiamo quantificato, messo in evidenza, vincolato al Sud all’interno del PNRR una quota percentuale di investimenti superiore rispetto alla popolazione residente e rispetto al PIL prodotto: il 40 per cento del totale delle risorse territorializzabili, circa 82 miliardi di euro.
Non sono numeri scritti sulla carta, ma sono in alcuni casi cantieri già aperti, come quelli sulla linea ferroviaria Napoli-Bari, o sulla Palermo-Messina-Catania, o l’importante intervento nel porto di Gioia Tauro. O cantieri che apriranno nelle prossime settimane e prossimi mesi, come i tanti investimenti infrastrutturali nelle Zone Economiche Speciali, oppure per aprire nuove scuole, asili nido, palestre, mense scolastiche, per cui abbiamo già ripartito i fondi.
Per la prima volta, abbiamo varato un grande piano di modernizzazione infrastrutturale per cancellare l’isolamento “fisico” che ha condannato e condanna tutt’oggi all’arretratezza interi territori del Mezzogiorno. Vogliamo portare ovunque modernità, vogliamo portare ovunque collegamenti sia fisici che digitali. Per questo investiamo nelle reti ferroviarie, nelle reti idriche, nelle connessioni logistiche, nella diffusione della banda ultralarga.
Ancora, investiamo nella creazione di decine di ecosistemi dell’innovazione, luoghi di ricerca e contaminazione tra università e impresa.
Sosteniamo l’internazionalizzazione e la competitività delle imprese meridionali.
Irrobustiamo la sanità del Sud, il suo sistema di istruzione, digitalizziamo la sua pubblica amministrazione.
Favoriamo la transizione ecologica ed energetica.
Finanziamo, grazie a un uso intelligente dei Fondi della Coesione – un uso addizionale e complementare, come ci viene richiesto dall’Europa – interventi che con i fondi europei non potevamo finanziare, come la viabilità stradale e gli aeroporti.
Un tema a cui tengo molto: per la prima volta cancelliamo l’odioso principio della “spesa storica” che ha alimentato, anno dopo anno, discriminazione e diseguaglianza. Un principio in base al quale, per esempio, un comune come Giugliano, con 120mila abitanti, ha le risorse per un solo asilo nido e un solo assistente sociale, mentre una città lombarda delle stesse dimensioni di Giugliano – per esempio, Monza – ha le risorse per 8 asili nido e 32 assistenti sociali.
Bene, grazie all’approvazione e al finanziamento in Legge di Bilancio del primo Livello Essenziale delle Prestazioni per gli asili nido e gli assistenti sociali – cui abbiamo aggiunto quello per il trasporto scolastico degli studenti con disabilità – da qui al 2027 Giugliano avrà le risorse per assumere gli stessi assistenti sociali e per aprire gli stessi asili nido di Monza. Solo quest’anno, il Comune godrà di circa 800mila euro in più per servire 105 bambini rispetto ai soli 20 dello scorso anno.
Questo varrà per Potenza, Bari, Reggio Calabria, Palermo, Messina, Catania, varrà per Napoli. Lo dico al sindaco, che è qui presente: Napoli soltanto quest’anno avrà circa 4 milioni di euro in più per accompagnare al nido 500 bambini che fino all’anno scorso il posto nel nido non lo avrebbero trovato.
Credo che questo sia un cambiamento importante, che porterà giustizia e diritti a migliaia di bambini e alle loro famiglie, che consentirà a migliaia di donne del Mezzogiorno di cercare e trovare un lavoro, o di tenersi stretto quello che faticosamente sono riuscite a conquistare, affrontando con decisione anche la piaga della bassa occupazione femminile al Sud.
Ancora, per la prima volta abbiamo finalmente attivato e reso operative le Zone Economiche Speciali, delineando una precisa visione di sviluppo.
In mille convegni, il Sud è stato definito “piattaforma logistica nel Mediterraneo”. Noi quella piattaforma oggi la realizziamo grazie a importanti investimenti nei porti – 1,2 miliardi – e grazie alla riforma e all’infrastrutturazione delle Zone Economiche speciali, che sono il “cuore” della nostra scommessa di sviluppo. Luoghi dove sarà finalmente conveniente, più facile, più rapido investire grazie a una burocrazia ridotta e a una tassazione agevolata.
E qui lo dico ai tanti investitori presenti o collegati da remoto: approfondite le opportunità che si aprono nelle ZES. Per chi investirà in quelle aree ci sarà un unico numero di telefono da chiamare, quello dei Commissari straordinari che abbiamo già nominato; un’unica autorizzazione da richiedere al posto della miriade di pareri, concessioni, autorizzazioni, nulla osta necessari prima; un unico sportello digitale cui connettersi per risolvere ogni problema.
Potrei continuare a lungo, ma credo che questa elencazione sia già stata abbastanza lunga.
Potrei ricordare l’impulso che abbiamo dato alla Strategia Nazionale delle Aree interne, abbiamo sbloccato cantieri fermi dal 2017. Potrei ricordare anche l’impulso dato ai Contratti Istituzionali di Sviluppo, che finanziano e finanzieranno importanti investimenti strategici infrastrutturali in molte aree del Mezzogiorno. Potrei ricordare il sostegno alla capacità operativa degli Enti locali. Ma mi fermo, perché quello che conta è la scelta di fondo, il messaggio che mi auguro passi anche attraverso questa due-giorni.
Dimenticatevi il Sud che è esistito fino a ieri. Ne sta nascendo un altro, più giusto, più moderno, più efficiente, più “europeo”, più collegato, capace di offrire pari diritti e pari dignità ai suoi cittadini, ma anche di attrarre investimenti nazionali e internazionali.
I nuovi scenari determinati prima dalla pandemia, poi dalla guerra in Ucraina, la crisi energetica, la crisi dell’agroalimentare, la necessità e l’opportunità di reindustrializzare l’Europa, rendono il Mezzogiorno l’asset più importante su cui investire in questo momento
È al Sud che le rinnovabili hanno maggiori margini di sviluppo e maggiore resa.
È al Sud che dovremo immaginare di collocare i nuovi rigassificatori per trasformare il gas naturale liquefatto che viene e verrà sempre di più dall’America e da altri Paesi del mondo.
È il Sud che dovrà essere messo nelle condizioni di attrarre nuovi investimenti industriali, in un’epoca in cui si ridurranno le catene globali del valore e dovremo riportare in Europa produzioni che in passato troppo entusiasticamente avevamo lasciato in Cina e in Asia.
È il Sud che deve rafforzare il suo ruolo di interlocutore privilegiato con i Paesi del Mediterraneo.
È il Sud a essere un hub energetico naturale per il gas in arrivo da Africa e Medio Oriente, non solo per l’Italia ma per l’intera Europa.
Queste sono sfide politiche, prima ancora che energetiche, industriali e commerciali, che possono assegnare al Sud un profilo strategico decisivo nei nuovi equilibri geopolitici mondiali.
Noi vogliamo attrezzare il Sud per vincere queste sfide, stiamo attrezzando il Sud per vincere queste sfide.
Questo è il nostro obiettivo, questo è il nostro impegno, che ovviamente richiederà nei prossimi anni continuità nell’azione di governo e anche una classe dirigente nazionale e locale all’altezza di questa sfida.
In questo nostro impegno, sarà di straordinario valore il Libro Bianco che tra poco sarà presentato dal dott. Valerio De Molli.
È una ricerca importante, molto approfondita e articolata, che non nasconde criticità e problemi, che conosciamo benissimo e per i quali siamo ogni giorno al lavoro. A mio avviso, sfata tre grandi luoghi comuni della cosiddetta “questione meridionale”.
Primo, il Sud Italia è – lo vedrete dai numeri – una realtà molto più vivace e competitiva di quello che si crede. Cito solo un esempio: nella classifica delle esportazioni hi tech, il Sud – in proporzione al totale delle esportazioni – è quarto nel Mediterraneo, appena dopo Israele. Qualcuno ha mai sentito parlare del Sud come esportatore di tecnologia, anziché di arretratezza? Questi sono gli aspetti da potenziare e da comunicare con efficacia.
Secondo. A lungo si è discusso e si discute dell’assenza di una “politica industriale” per il Mezzogiorno. Forse non tutti si sono resi conto che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è un grande strumento di politica industriale e noi l’abbiamo utilizzato per disegnare la nostra visione di politica industriale per il Paese e, naturalmente, il Mezzogiorno. L’Italia e il suo Sud come polo della trasformazione e distribuzione dell’agroalimentare italiano, come hub logistico ed energetico del Mediterraneo, centro di innovazione tecnologica e scientifica, luogo attrattore di turismo e nuovi residenti. Ancora, l’Italia del Sud come ponte necessario tra l’Europa e il Continente più giovane e promettente, l’Africa.
Terzo. Per anni abbiamo sentito ripetere che il Sud era un problema da affrontare, “una domanda” a cui dare risposte. Ogni dato presentato nel Libro Bianco ci dice che questa impostazione va totalmente capovolta.
Il Sud può essere la risposta alle tante questioni che interrogano la politica e la società italiana. Il Sud può essere la soluzione al problema della bassa crescita italiana.
Il governo ha scelto, consapevolmente, questo indirizzo. E la presenza qui a Sorrento di tanti ministri, oltre che del presidente Draghi, conferma la larga condivisione per questa scelta. Questa è la nostra grande scommessa. Io sono certa che uniti, soltanto uniti, potremo vincerla.
Ringrazio ancora tutti voi per essere qui, per partecipare a questo evento.
Benvenuti al Primo Forum Internazionale del Mediterraneo. Benvenuti a Sorrento. Benvenuti nel cuore del Mediterraneo. Benvenuti nel nuovo Sud che stiamo costruendo.
Sono 87.940 i nuovi contagi da Covid registrati nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. Ieri erano stati 29.575. Le vittime sono invece 186, in aumento rispetto alle 146 registrate ieri.
Sono 1.234.676 le persone attualmente positive al Covid, 300 in meno nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. In totale sono 16.279.754 gli italiani contagiati dall’inizio della pandemia, mentre i morti salgono a 163.113. I dimessi e i guariti sono 14.881.965, con un incremento di 88.545 rispetto a ieri.
Sono 554.526 i tamponi molecolari e antigenici per il coronavirus effettuati nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. Ieri erano stati 182.675. Il tasso di positività è al 15,8%, in calo rispetto al 16,2% di ieri. Sono 394 i pazienti ricoverati in terapia intensiva, 15 in meno rispetto a ieri nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri sono 34. I ricoverati nei reparti ordinari sono 10.155, ovvero 173 in meno rispetto a ieri.
I nuovi contagi in Sicilia sono stati 6.550 (ieri erano stati 1.803) con 34.358 tamponi processati (ieri 12.465) e tasso di positività che sale al 19% contro il 14,4% di ieri. I morti sono stati 25 e il totale delle vittime siciliane del virus sale a 10.529.
I guariti sono stati 4.704 e così il numero delle persone attualmente in quantena per covid sale a 124.278. In Sicilia dall’inizio della pandemia ci sono stati quasi 1,1 milioni di casi.
SITUAZIONE IN SICILIA
Palermo: 263.724 casi complessivi (1791 nuovi casi)
Catania: 229.131 (1324)
Messina: 157.711 (813)
Siracusa: 100.005 (783)
Agrigento: 86.347 (719)
Trapani: 84.573 (631)
Ragusa: 80.050 (468)
Caltanissetta: 66.060 (391)
Enna: 31.934 (123).
L’Aquila, Agrigento ed Enna sono i capoluoghi di provincia meno ‘efficienti’ nella spesa per gli stipendi corrisposti ai dipendenti a tempo determinato. Tanto da ricevere il rating C, il più basso nella speciale classifica elaborata dalla Fondazione Gazzetta Amministrativa della Repubblica italiana, nell’ambito del progetto ‘Pitagora’, che prende in esame i costi sostenuti nel 2020 da Regioni e capoluoghi di Provincia (sul sito www.adnkronos.com tutte le tabelle e le cifre del report).
Per questa voce di spesa relativa al personale, nel 2020, L’Aquila ha speso 2.011.105,66 euro, Agrigento 2.645.794,44 ed Enna 1.012.589,92.
Se si considera, invece, la spesa in valori assoluti per pagare i dipendenti a tempo, la più elevata si registra a Milano (12.228.394,32 euro), Napoli (11.402.464,16), Bologna (7.940.843,90), Genova (7.020.404,53), Trieste (5.326.611,65), Torino (5.023.821,18), Firenze (4.803.387,19), Venezia (4.016.813,48). Al contrario, sempre in valori assoluti, a spendere di meno sono: Massa (54.796,23), Salerno (50.731,44), Imperia (47.422,02), Campobasso (41.846,25), Como (41.731,83), Carbonia (27.164,43), Vibo Valentia (22.735,69).
La Sicilia è la Regione italiana che, in valore assoluto, spende di più per gli stipendi corrisposti al proprio personale a tempo indeterminato: 424.921.240,66 euro nel 2020, cifra che la porta ad avere il rating peggiore, la C, per questa voce specifica.
Sono 83.403 i nuovi contagi in Italia da Covid nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. Ieri erano stati 149.512. Le vittime sono invece 287 mentre ieri erano state 248.
Sono 2.555.278 gli attualmente positivi al Covid in Italia con un incremento nelle ultime 24 ore di 6.421. Dall’inizio della pandemia i casi totali sono 8.790.302 mentre i morti sono 141.391. I dimessi e i guariti sono invece 6.093.633, con un incremento di 76.679 rispetto a ieri.
Sono 541.298 i tamponi molecolari e antigenici per il coronavirus effettuati nelle ultime 24 ore in Italia. Ieri erano stati 927.846. Il tasso di positività è al 15,4%, in calo rispetto al 16,1% di ieri.
Sono 1.717 i pazienti in terapia intensiva, 26 in più nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri sono 122. I ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 19.228, ovvero 509 in più rispetto a ieri.
I ricoveri tendono ad aumentare. Dei 176.754 attualmente positivi, 175.192 sono in isolamento domiciliare, 1.392 sono ricoverati in ospedale con sintomi (ieri erano 1.348, quindi ben 44 in più), 170 sono ricoverati gravi in Terapia intensiva (ieri erano 168) con 15 nuovi ingressi nelle ultime 24 ore (ieri erano stati 25). I guariti nelle ultime 24 ore sono stati 949, mentre con gli ultimi 23 decessi le vittime siciliane della pandemia sono arrivate a 7.938.
In Sicilia nelle ultime 24 ore sono state diagnosticate 4.037 nuove infezioni da SARS-CoV-2 (su 24.549 tamponi) e sono state comunicate dalla Regione siciliane altre 23 vittime. Ieri i nuovi casi erano stati 8.521 (a fronte di 47.578 tamponi) e i decessi 37.
Questa la distribuzione degli 4.037 casi odierni provincia per provincia
Catania: 1.059 –Palermo: 983 –Siracusa: 589 –Trapani: 454 –Ragusa: 281 –Caltanissetta: 201 –Messina: 197 –Agrigento: 189
Enna: 84
Oggi, 10 gennaio, tra tante polemiche e divisioni,si torna a scuola dopo le festività natalizie. Il governo ha tirato dritto nonostante i timori – per l’alto numero di contagi covid – espressi da più parti. Dad o rinvio della ripresa in presenza: queste le richieste arrivate da medici, Regioni e presidi che hanno posto anche un problema di privacy relativo allo stato vaccinale degli studenti.
“Abbiamo affermato il principio importante di avere una scuola in presenza, ma abbiamo regolato anche la possibilità, per casi specifici e mirati, di un uso della didattica a distanza, per un tempo limitato” ha detto il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi sottolineando: “Non solo abbiamo confermato il principio base della scuola in presenza, ma abbiamo regolato una situazione che poteva essere fuori controllo, quello di un uso diffuso e senza regole della formazione a distanza”.
Il decreto approvato lo scorso 5 gennaio è stato “un provvedimento equilibrato e ispirato al buon senso”, ha sottolineato. “Il contagio non è avvenuto nelle scuole, l’aumento dei casi si è registrato quando la scuola era chiusa. Insistere sulla presenza è una misura sanitaria importante che permette ai ragazzi di essere in una situazione controllata”, ha spiegato.
Commissario Figliuolo
“E’ importante il ritorno a scuola. Le scuole sono luoghi sicuri, con le mascherine, con il distanziamento, ed è importantissimo dal punto di vista sociale, anche di equità sociale”, ha affermato il commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 Francesco Paolo Figliuolo aggiungendo: “E’ importante il tracciamento, il testing, noi ci siamo già attivati prima di Natale”.
Dalla Campania alla Sicilia: polemiche infinite ed impugnazioni in vista del governo
Dalla Campania alla Sicilia, alcuni sindaci e presidenti di Regione di fronte alla scelta dell’esecutivo hanno scelto di rinviare autonomamente il rientro in classe. Il governo Musumeci rinvierà la riapertura delle scuole di tre giorni in Sicilia per consentire una verifica di tutti gli aspetti organizzativi, è quanto stabilito dopo la riunione della task force regionale sul rientro in classe degli studenti nell’isola. A chiedere il rinvio del ritorno in classe e l’avvio della Dad per “tutelare la salute” erano stati 200 sindaci.
Con un’ordinanza il governatore della Campania De Luca ha disposto la sospensione dell’attività didattica in presenza fino al 29 gennaio per le scuole dell’infanzia, elementari e medie. La scelta della Campania? “Sbagliata e illegittima. I nostri tecnici stanno trovando il modo di impugnare questa norma”, ha commentato Bianchi.
“Le Regioni hanno, invano, richiesto un posticipo della riapertura per avere il tempo di completare le vaccinazioni degli studenti e in particolare quelle dei più piccoli, ma il governo sul punto è stato irremovibile” ha affermato sul social il governatore della Puglia, Michele Emiliano. “
“Sono sicuro che domani ma anche nelle prossime settimane ci sarà confusione. Tenere tutto aperto ma chiudere le scuole sarebbe non solo un brutto segnale ma sarebbe anche poco utile”, ha detto il presidente della Liguria, Giovanni Toti. “Se chiudessimo le scuole, poi, comunque, i ragazzi andrebbero a giocare al calcio, uscirebbero con gli amici o andrebbero a mangiare la pizza – ha aggiunto Toti – quindi chiudere sarebbe surreale. Credo che si farà un vaccino anti Covid tutti gli anni…..”.
“In Calabria stiamo vaccinando nelle scuole. Siamo la prima Regione in Italia per incremento delle vaccinazioni rispetto ai target del generale Figliuolo, grazie al senso di responsabilità delle famiglie e dei ragazzi. Forse sarebbe stato opportuno differire la riapertura delle scuole di 15 giorni. Non è stato così, ma non è tempo di polemiche”, ha detto Roberto Occhiuto, presidente della Calabria.
Associazione nazionale Presidi
“Il presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli interviene sull’ultima nota del ministero dell’Istruzione sulla gestione dei casi positivi nelle classi per cui sono i ragazzi a dover autodichiarare il proprio stato vaccinale. “Dovrebbe esserci un dialogo tra le istituzioni. Trovo improprio e inaccettabile che il preside debba chiedere a singoli ragazzi spesso minorenni lo stato vaccinale”. “La cosa corretta è chiedere i dati alle Asl attraverso i referenti Covid. Il codice privacy è stato modificato circa un mese fa. Adesso una istituzione pubblica è autorizzata a trattare dati particolari, prima chiamati sensibili, se ne ha bisogno per svolgere i propri compiti. La scuola ha una grande varietà di situazioni non facilmente omologabili di cui si deve tenere conto. ..”
Allarmante il numero dei nuovi contagiati da covid nelle ultime 24 ore in Sicilia- di 7000 persone – e sale ancora –– il numero dei ricoverati in ospedale. Il presidente della Regione Musumeci chiede al governo l’obbligo vaccinale per tutti. Parecchie contrarietà a riguardo dalle forze politiche garantiste.
Mentre sono 189.109 i nuovi contagi da Covid nelle ultime 24 ore. Ieri erano stati 170.844. Le vittime sono invece 231, in calo rispetto a ieri, quando erano state 259. Sono 1.265.297 gli attualmente positivi al Covid in Italia, 140.245 in più rispetto a ieri. .
Sono 1.094.255 i tamponi molecolari e antigenici per il coronavirus effettuati nelle ultime 24 ore in Italia, Ieri erano stati 1.228.410. Il tasso di positività è al 17,28%%, in aumento rispetto al 13,9% di ieri. Sono 1.428 i pazienti in terapia intensiva in Italia, 36 in più in 24 ore nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri sono 132.
I nuovi casi , in Sicilia secondo il Ministero della Salute , nelle ultime 24 ore sono stati 7.328 (quasi mille in più rispetto a ieri, quando sono stati 6.415) con 60.862 tamponi (ieri erano 59.829) e tasso di positività che sale alò 12% contro il 10,7% di ieri.
L’anno scorso, il 5 gennaio del 2021, i nuovi casi erano stati 1.391 e i morti 34. Rispetto a un anno fa c’è più o meno lo stesso numero di morti ma con sei volte i casi, a dimostrazione, ancora una volta, che i vaccini stanno facendo il proprio lavoro.
La situazione pandemica nella provincia etnea
Palermo: 102.402 (1220)
Catania: 100.659 (934).
Messina: 50.597 (1491)
Siracusa: 32.196 (425)
Trapani: 27.668 (697)
Ragusa: 24.778 (558)
Agrigento: 24.412 (681)
Caltanissetta: 24.189 (746)
Enna: 13.558 (576)
IN ITALIA. Sono 189.109 i nuovi contagi da Covid nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. Ieri erano stati 170.844. Le vittime sono invece 231, in calo rispetto a ieri, quando erano state 259. Sono 1.265.297 gli attualmente positivi al Covid in Italia, 140.245 in più rispetto a ieri. Dall’inizio della pandemia i casi totali sono 6.566.947 e i morti 138.045. I dimessi e i guariti sono invece 5.163.605, con un incremento di 30.333 rispetto a ieri.
Sono 1.094.255 i tamponi molecolari e antigenici per il coronavirus effettuati nelle ultime 24 ore in Italia, secondo i dati del ministero della Salute. Ieri erano stati 1.228.410. Il tasso di positività è al 17,28%%, in aumento rispetto al 13,9% di ieri. Sono 1.428 i pazienti in terapia intensiva in Italia, 36 in più in 24 ore nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri sono 132. I ricoverati con
sintomi nei reparti ordinari sono 13.364, ovvero 452 in più rispetto a ieri.
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Siamo in zona gialla da oggi. Altre 4 Regioni infatti – Lazio, Lombardia, Piemonte e Sicilia – da oggi 3 gennaio lasciano la bianca dopo Liguria, Marche, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Calabria, province autonome di Trento e Bolzano.
Zona gialla, regole
Con le nuove misure imposte dal governo e valide fino al 31 gennaio 2022 l’uso della mascherina è stato ‘rinforzato’ in tutta Italia visto che per accedere a mezzi pubblici, treni, aerei, cinema, teatri è necessario indossare la Ffp2. E questo fino al termine dello stato di emergenza, che al momento è fissato al 31 marzo.
Alcune Regioni pur essendo in giallo stanno già adottando misure più restrittive relativamente ad alcune specifiche aree dei territori. La Calabria con il suo presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto ha emesso una ordinanza con la quale ha stabilito che fino al 9 gennaio 2022 passeranno in ‘zona arancione’ i Comuni di Campo Calabro, Cinquefrondi, Ferruzzano, Galatro, Laureana di Borrello, Melicucco, Rizziconi, Roghudi, Rosarno, San Roberto e Taurianova, tutti nella provincia di Reggio Calabria.
In Sicilia altri tre Comuni dal 31 dicembre 2021 sono in zona arancione. Si tratta di Caronia e Santa Lucia del Mela, nel Messinese, e il Comune di Ribera, nell’Agrigentino. Il provvedimento è in vigore fino a mercoledì 12 gennaio (compreso). L’ ordinanza ha disposto la proroga della zona arancione sino a mercoledì 5 gennaio (compreso) per i Comuni di Barcellona Pozzo di Gotto e Gualtieri Sicaminò, nel Messinese. Le misure restrittive antiCovid sono attualmente in vigore anche in altri otto Comuni: fino al 5 gennaio a Gravina di Catania, Marianopoli (Caltanissetta), Terme Vigliatore e Scaletta Zanclea (Messina).
L’ordinanza ha inoltre disposto la proroga dell’efficacia di alcune misure adottate in precedenza, come l’esecuzione di un tampone in porti e aeroporti dell’Isola per chi arriva da Malta, Francia, Grecia, Paesi Bassi, Usa, Germania, Regno Unito, Sudafrica, Botswana, Hong Kong, Israele, Egitto e Turchia.
Fino alla cessazione dello stato di emergenza, il decreto Natale prevede inoltre l’estensione dell’obbligo di Green Pass rafforzato – per vaccinati o guariti – alla ristorazione per il consumo anche al banco in bar e ristoranti. Dal 10 gennaio 2022 il Green pass rafforzato sarà esteso ad altre attività: al chiuso per piscine, palestre e sport di squadra; musei e mostre; al chiuso per i centri benessere; centri termali (salvo che per i livelli essenziali di assistenza e attività riabilitative o terapeutiche); parchi tematici e di divertimento; al chiuso per centri culturali, centri sociali e ricreativi (esclusi i centri educativi per l’infanzia); sale gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò; alberghi e altre strutture ricettive compresi i servizi di ristorazione prestati all’interno degli stessi anche se riservati ai clienti ivi alloggiati; feste conseguenti alle cerimonie civili o religiose; sagre e fiere; centri congressi; servizi di ristorazione all’aperto; impianti di risalita con finalità turistico-commerciale anche se ubicati in comprensori sciistici; piscine, centri natatori, sport di squadra e centri benessere anche all’aperto; centri culturali, centri sociali e ricreativi per le attività all’aperto; mezzi di trasporto compreso il trasporto pubblico locale o regionale.
Fino al 31 gennaio 2022 sono vietati gli eventi, le feste e i concerti, comunque denominati, che implichino assembramenti in spazi all’aperto; saranno chiuse le sale da ballo, discoteche e locali assimilati, dove si svolgono eventi, concerti o feste comunque denominati, aperti al pubblico.
Gli spostamenti con mezzi propri sono liberi in zona bianca così come nella gialla, le cose cambiano in zona arancione dove ci si può spostare sia in altri comuni della stessa regione che in altre regioni solo per lavoro, necessità, salute o per servizi non sospesi ma non disponibili nel proprio comune.