Operazione “Bivio”: Cosa nostra alla ricerca del consenso sociale crea nuove famiglie mafiose. L’intervento dei Carabinieri scongiura la “guerra” in atto

 

 

 

Nel territorio dello Zen, a Palermo, i vertici di Cosa nostra hanno anche tentato di accreditarsi, in maniera concreta, quali referenti in grado di fornire aiuti alla popolazione in tempo di pandemia da Covid 19. È quanto emerge dall’operazione antimafia, denominata Bivio, che ha portato stamane all’arresto di 16 persone da parte dei carabinieri.

I militari del Nucleo Investigativo di Palermo hanno accertato che uno degli indagati, Giuseppe Cusimano, infatti, ergendosi a punto di riferimento per le tante famiglie indigenti del quartiere, avrebbe tentato di organizzare una distribuzione alimentare per le famiglie bisognose durante la prima fase di lockdown del 2020. “Tale circostanza – sottolineano gli investigatori – dimostra come Cosa nostra è sempre alla ricerca di quel consenso sociale e di quel riconoscimento sul territorio, indispensabili per l’esercizio del potere mafioso”.

Esposizione dei fatti da parte del  generale Arturo Guarino, Comandante provinciale dei Carabinieri

PALERMO  –

Operazione antimafia, “Bivio”  Stamane sono state arrestate 16 persone dai militari.Nel territorio dello Zen, a Palermo, i vertici di Cosa nostra hanno provare ad offrire una immagine nuova,di accredito, in maniera concreta, quali referenti in grado di fornire aiuti e sostegno alla popolazione in tempo di pandemia da Covid 19. 

I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo hanno accertato che uno degli indagati, Giuseppe Cusimano, infatti, ergendosi a punto di riferimento per le tante famiglie indigenti del quartiere, avrebbe tentato di organizzare una distribuzione alimentare per le famiglie bisognose durante la prima fase di lockdown del 2020. “Tale circostanza – sottolineano gli investigatori – dimostra come Cosa nostra è sempre alla ricerca di quel consenso sociale e di quel riconoscimento sul territorio, indispensabili per l’esercizio del potere mafioso”.

C’è pure l’intervento della Dda di Palermo che  ha disposto il fermo di 16 persone accusate di associazione mafiosa, tentato omicidio, estorsioni, danneggiamenti, minacce aggravate, detenzione abusiva di armi da fuoco. L’indagine, coordinata dal Procuratore Dr Francesco Lo Voi e dal Procuratore aggiunto Dr. Salvatore De Luca e condotta dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Palermo,  punta i riflettori sul  «mandamento» mafioso di Tommaso Natale e, in particolare, le «famiglie» di Tommaso Natale, Partanna Mondello e ZEN – Pallavicino.

Tra gli indagati anche un pezzo da novanta, un capomafia storico: Giulio Caporrimo che, tornato in libertà dopo una lunga detenzione, a maggio 2019, si è dovuto confrontare con la nuova leadership di Francesco Palumeri, asceso al vertice del clan dopo la riorganizzazione degli assetti mafiosi seguita agli arresti disposti con l’inchiesta Cupola 2.0. 

Caporrimo, dopo essere stato scarcerato, si è ritrovato all’ubbidienza  a Palumeri del quale, però, secondo gli inquirenti, non avrebbe mai riconosciuto la leadership e che non avrebbe ritenuto all’altezza dell’incarico. Il boss,  contestava anche le decisioni assunte dai nuovi vertici del clan perché contrarie all’«ortodossia» mafiosa e a una delle regole principali dell’organizzazione: quella secondo la quale si è mafiosi fino alla morte e si mantiene il proprio incarico di vertice anche durante la detenzione.

Non considerando Palumeri un reggente, riottenuta la libertà, Caporrimo ha deciso di stabilirsi a Firenze per prendere le distanze dall’organizzazione che, nelle intercettazioni, arrivava a definire non «Cosa nostra» ma «cosa come vi viene».

L’allontanamento da Palermo del capomafia ha confermato la piena operatività delle decisioni prese dalla nuova commissione provinciale. E Palumeri,  portavoce e vice del boss Calogero Lo Piccolo, figlio dello storico padrino Salvatore Lo Piccolo,ottiene il rionoscimento  per affermarsi “Il Capo” ed  imporsi sul suo rivale.

Cosa nostra, organizzazione verticistica disciplinata da «regole» precise, si è trovata davanti a un bivio (Bivio è anche il nome dell’indagine): accettare l’organismo provinciale della commissione, oppure, rimettere in discussione tutto attraverso le persone più carismatiche nel tempo rimesse in libertà, come Caporrimo.

Dopo aver trascorso un periodo di isolamento a Firenze, Caporrimo l’11 aprile del 2020 è tornato a Palermo riuscendo in poco tempo ad accentrare nuovamente su di sé i poteri dell’intero «mandamento» ed evitando gli spargimenti di sangue che pure era disposto ad affrontare. Appoggiato dalla sua base mafiosa sul territorio (si sono rivelati suoi fedeli alleati Antonino Vitamia – capo della famiglia di Tommaso Natale, Franco Adelfio – uomo d’onore di Partanna Mondello, e Giuseppe Cusimano – ai vertici della famiglia ZEN/Pallavicino) tornato a Palermo, ha dunque ripreso in mano le redini dell’organizzazione. 

Ma una realtà si era intanto creata in Cosa nostra :la nascita di   una nuova “famiglia» mafiosa: quella dei quartieri Zen-Pallavicino, affidata alla gestione di Giuseppe Cusimano. Dall’indagine è venuto fuori che il neo costituito clan aveva problemi gestionali, dovuti all’esuberanza criminale e alla violenza di alcuni suoi esponenti.

Un esempio è quanto accaduto lo scorso settembre 2020 nel quartiere ZEN, quando due gruppi armati si sono sfidati «a duello». Le due bande si sono affrontate, armi in pugno, in pieno giorno e in strada, sparando colpi di pistola che solo per un caso fortuito non hanno provocato la morte o ferito nessuno. L’episodio ha indotto i vertici mafiosi a prendere provvedimenti e a progettare l’eliminazione di alcuni soggetti non «allineati” e non controllabili. Solo l’intervento degli inquirenti ha scongiurato nuovi omicidi.

Dimissioni di Conte, convocazione stamane alle 9 del Consiglio dei Ministri, poi salita al Colle per il terzo incarico lontano dagli agguati

Conte nuovo presidente del Consiglio Incarico da Mattarella di formare il  governo - Cronaca, Roma

DI     R.LANZA

Giuseppe Conte presenterà tra un’ora circa le sue dimissioni: “l’aggressione ingiustificata” di Renzi e dei suoi ministri che disseminano mine al governo” e la riforma della giustizia tramite il ministro Bonafede- atteso dalle forze politiche e da Iv quasi una sorta di fucilazione politica-costringono il premier-in un momento delicatissimo per il Paese – di convocare per le 9 di oggi,  martedì mattina  il Consiglio dei ministri per comunicare la volontà di recarsi al Quirinale e  dimettersi, . Uno slittamento di qualche ora rispetto all’ipotesi di una salita al Colle già nella serata di lunedì.

Alla fine dunque Conte ha dovuto accogliere i suggerimenti del movimento 5S del Pd e di leu, per cancellare definitivamente questa fase di “politica becera e ammalata di protagonismo personale”.     Alcuni esponenti politici,collaudati,  quali Mastella, Casini, affermano la necessità per Conte di riprendere i contatti con Iv, Renzi e”di lasciare nel cassetto “odi personali”, e di praticare la politica di marca Italia.         Soluzioni respinte categoricamente da Conte che mette al primo posto i valori umani, quali la coerenza, la sincerità, la correttezza, non riscontrati nel “partitino di Renzi” e dei suoi ministri .   Conferma dunque che una nuova cultura politica, di giustizia ed equilibrio, deve essere diffusa nel Paese.  Continuità e coraggio perchè il percorso è pieno di ostacoli. La poltrona di Conte fa gola ai tanti ladri e disonesti della politica che ne fanno un uso personale Ha ragione Papa Francesco quando afferma : “La politica deve mettere da parte l’espressione “io voglio”, deve usare il “noi” se si vuole il bene comune.   Il riferimento è a Renzi che ha imposto una crisi di governo “senza fondamento alcuno”

“Il passaggio per il cosiddetto Conte ter è dunque ormai inevitabile ed è l’unico sbocco di questa crisi scellerata”: così Crimi e  i capigruppo di Camera e Senato del

MoVimento 5 Stelle, Davide Crippa ed Ettore Licheri. Si tratta di “un passaggio necessario all’allargamento della maggioranza”, sottolineano, “noi restiamo al fianco di Conte che ha lavorato bene, continueremo a coltivare esclusivamente l’interesse dei cittadini, puntiamo a uscire nel più breve tempo possibile da questa situazione di incertezza – e demolitoria creata da Iv,  che non aiuta”. “Dobbiamo correre sul Recovery, seguire il piano vaccinazioni, procedere immediatamente ai ristori per le aziende più danneggiate dalla pandemia”, spiegano i capigruppo pentastellati, “il MoVimento, insomma, c’è, ed è pronto a fare la sua parte”.

Zingaretti chiede un governo stabile e più credibile lontano dagli agguati

Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti chiede un governo ampio che dia l’opportunità a Conte di governare senza che qualcuno all’improvviso, contrariamente al patto, possa puntargli una pistola alla tempia..Con Conte per un nuovo governo chiaramente europeista e sostenuto da una base parlamentare ampia, che garantisca credibilità e stabilità per affrontare le grandi sfide che l’Italia ha davanti”.

“Cento città per Patrick’”: lanciata mozione ad Aci Sant’Antonio per cittadinanza onoraria a Patrick Zaki.

Zaki resta in carcere, la mobilitazione in tutto il mondo

Nella foto d’Archivio Patrick Zaki

Il Sindaco  Caruso: “Gesti che qualificano l’identità di una comunità”- La libertà è un valore che non può avere colore politico e non può sostare alle frontiere”

Nel giorno del quinto anniversario della scomparsa del ricercatore italiano Giulio Regeni, morto in Egitto in 25 gennaio 2016 e il cui corpo venne ritrovato, martoriato, 9 giorni dopo, la maggioranza consiliare di Aci Sant’Antonio ha presentato una mozione per richiedere la cittadinanza onoraria di Patrick Zaki, studente e attivista egiziano che il 7 febbraio dello scorso anno è partito dall’Italia (dove stava frequentando un master universitario in studi di genere, all’Università di Bologna) per tornare in patria a far visita ai parenti e, una volta atterrato al Cairo, è stato catturato dagli agenti dei servizi segreti.
Da allora è detenuto nella Repubblica presieduta da Abdel Fattah al-Sisi. La presentazione della mozione è finalizzata all’adesione alla campagna ‘Cento città per Patrick’, campagna alla quale stanno facendo riferimento numerosi Comuni italiani, piccoli e grandi, che mira a far ottenere al ricercatore attualmente prigioniero in Egitto la cittadinanza italiana dietro il riconoscimento di almeno cento mozioni oltre quella santantonese. In questo modo le autorità competenti potrebbero, probabilmente, fare di più per l’ottenimento della scarcerazione di Zaki, oltre che il rispetto dei diritti umani per i quali lo stesso ricercatore, membro dell’associazione per la difesa dei diritti umani ‘Egyptian Initiative For Personal Rights’, si batteva e si batte ancora.
Ringrazio i Consiglieri della mia maggioranza per questa mozione – ha dichiarato il Sindaco, Santo Caruso –  Può sembrare un atto meramente simbolico, ma non lo è perché sono fortemente convinto che certi gesti qualificano l’identità di una comunità. Una casa non è solo i mattoni di cui è costituita, così un paese non è solo le strade che lo compongono.
Una collettività è, quindi, anche e soprattutto i valori che rappresenta e veicola. Per questo reputo importante che il Comune di Aci Sant’Antonio aderisca ad un’azione del genere. La libertà e i diritti civili sono battaglie che non possono avere colore politico e che non possono sostare alle frontiere. In questo momento c’è un cittadino del mondo detenuto senza alcuna ragione da un anno in un carcere egiziano, quel carcere che cinque anni fa ha sentenziato la morte di Giulio Regeni e per cui ancora aspettiamo Giustizia e Verità.
“Patrick Zaki stava frequentano un master all’Università di Bologna ed era tornato per un periodo di vacanza nel suo paese natale. Patrick potrebbe benissimo essere uno di qualunque dei figli della nostra terra costretto a migrare per fare un master o per studiare all’università  o per lavorare fuori. Oppure potrebbe essere uno dei nostri figli all’estero per l’Erasmus. Patrick potrebbe essere Giulio. Patrick potrebbe benissimo essere un Santantonese. Aderiamo all’iniziativa dei ‘Cento comuni per Patrick’, confidando che questo possa dare manforte al nostro Governo che speriamo sia in prima fila nella risoluzione di questa oscura vicenda, visto che è da un aereo partito dall’Italia che Patrick è sceso in territorio egiziano quel giorno che è stato arrestato. Oggi 25 gennaio 2020: Verità per Giulio Regeni, Libertà per Patrick Zaki.”

Maltrattamenti,insulti,minacce presso una RSA di Varazze:arrestate tre operatrici sanitarie

Maltrattamenti presso una RSA di Varazze - Arrestate 3 operatrici socio-sanitarie

L’’emergenza pandemica ha spesso posto in evidenza la necessità di tutelare e salvaguardare coloro che non sono in grado di provvedere autonomamente a sé stessi.La Guardia di Finanza con l’attività che appresso descriviamo interviene a difesa delle fasce più deboli della società   Militari del Comando Provinciale Guardia di Finanza di Savona, in data odierna hanno dato infatti esecuzione a tre ordinanze di custodia cautelare (arresti domiciliari) emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Savona, nei confronti di altrettante operatrici socio sanitarie in servizio presso una R.S.A. di Varazze.

I reati contestati alle tre donne arrestate dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Savona, tutte italiane di 48, 58 e 64 anni, riguardano diversi episodi di violenza e maltrattamenti nei confronti di più ospiti della struttura. I provvedimenti restrittivi sono stati disposti al termine di una complessa indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Savona – P.M. Dr.ssa Chiara Venturi, e durata alcuni mesi, durante la quale sono stati documentati numerosi e reiterati episodi di violenze fisiche e verbali.

Dall’attività investigativa svolta, sono emersi bruschi strattonamenti dei pazienti durante le operazioni di pulizia personale e cambio degli abiti, fino ad arrivare a veri e propri schiaffi, accompagnati da insulti, minacce e imprecazioni proferiti dalle tre operatrici, cui corrispondono grida di dolore, pianti e implorazioni delle vittime. Molto spesso, durante l’orario di lavoro, gli anziani pazienti erano lasciati incustoditi, senza che venissero soddisfatte le loro reiterate richieste di assistenza, attivate dagli ospiti anche attraverso i campanelli posti nelle vicinanze dei letti.

Gli inermi anziani venivano anche minacciati di essere lasciati senza i pasti, fino al rischio di essere legati al letto e percossi, solo per aver “disturbato” le operatrici con le loro richieste di assistenza, peraltro più che legittime e pienamente rientranti nei doveri lavorativi delle tre arrestate. Le condotte contestate alle arrestate sono di assoluta gravità e durezza, prive dei più elementari sentimenti di umana compassione. Comportamenti per i quali l’A.G. ha contestato altresì l’aggravante dell’abuso di prestazione d’opera e della minorata difesa delle vittime, molte delle quali non autonome a causa delle infermità che le affliggono.

Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari, oltre ai locali della R.S.A., sono in corso, altresì, le perquisizioni delle abitazioni in Genova, Varazze e Savona delle tre operatrici, per ricercare ulteriori elementi di prova ed acquisire le cartelle cliniche di alcuni ospiti della struttura, anche in previsione di possibili ulteriori sviluppi investigativi. 

Trapani: sequestro e confisca beni-5 milioni di euro – ad imprenditore mafioso di “Cosa Nostra”

I 29 anni del Raggruppamento Operativo Speciale (ROS) dell'Arma dei  Carabinieri - Angelo Tofalo

TRAPANI,
I Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Trapani hanno dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro e contestuale confisca dei beni del valore di circa 5 milioni di euro , emesso dal Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione , su richiesta della Procura Distrettuale di Palermo, nei confronti di F. V. 
Arrestato quest’ultimo dai Ros nell’operazione “VISIR”,condannato il 9.04.2020 dal Tribunale di Marsala a 12 anni di reclusione quale “imprenditore mafioso” a disposizione dell’articolazione di “Cosa Nostra” trapanese operante nel territorio di Mazara del Vallo e Marsala.
Il provvedimento che interessa la provincia di Trapani, si fonda sulle risultanze della citata indagine, svolta in direzione del mandamento di Mazara del Vallo e della famiglia mafiosa di Marsala al tempo capeggiata dall’uomo d’onore R. V. V., operante secondo le direttive del latitante M. M. D.. 
Le investigazioni, oltre a documentare gli assetti di vertice e i delitti perpetrati dalla predetta  famiglia mafiosa, hanno consentito di raccogliere importanti elementi sul suo collocamento baricentrico nelle relazioni criminali tra le province di Trapani e Palermo, nonché riscontri sulla costante operatività del citato latitante.
In tale contesto, è stato accertato come il V. abbia stabilmente messo le proprie imprese a disposizione degli esponenti della famiglia mafiosa di Marsala per favorirne l’infiltrazione nel settore dell’edilizia e del calcestruzzo, nonché preso parte a riunioni della organizzazione in cui venivano trattate rilevanti questioni inerenti alla spartizione dei lavori da svilupparsi nel territorio di riferimento.
Il provvedimento ablativo costituisce ulteriore progressione dell’indagine “VISIR” del ROS che ha già portato alla condanna di 14 imputati per oltre 173 anni di reclusione. 

Di interesse storico 23 armi consegnate dal Commissariato Borgo-Ognina alla Soprintendenza di Catania

 

Inserire testo che descrive l'immagine quando questa viene inserita

L’ASSESSORE SAMONÁ: “LE SOPRINTENDENZE IMPEGNATE GIORNALMENTE IN INIZIATIVE DI RICONOSCIMENTO DEL VALORE STORICO DEI BENI

Il Commissariato di Polizia di Borgo-Ognina   ha consegnato alla Soprintendenza etnea 23 armi tra cui pistole, fucili e spade di valore storico ..
Le armi, consegnate alla Polizia da privati cittadini per la rottamazione, sono state esaminate dagli esperti della Soprintendenza di Catania che le ha valutate di interesse storico. Tra i reperti, anche una spada risalente al Regno delle Due Sicilie.

In virtù del Codice dei Beni Culturali l’amministrazione regionale, attraverso le proprie Soprintendenze, effettua un controllo tecnico sui beni di rilevanza storico-artistica per verificarne il valore e apporre l’eventuale vincolo di tutela. Quest’a verifica avviene anche sulle armi che vengono consegnate dai singoli cittadini ai Commissariati di Polizia della Sicilia per la rottamazione. È grazie a quest’attività di perizia, affidata ai nostri esperti, – sottolinea l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – che siamo riusciti a sottrarre numerose armi dalla rottamazione e ad acquisire al patrimonio della Regione preziose testimonianze storico-artistiche che ci aiutano a ricostruire e comprendere meglio momenti e situazioni storiche che hanno avuto come teatro la Sicilia. Si tratta di un’azione di salvaguardia del patrimonio mobile svolta con costanza e quotidianità, sulla quale il Governo Musumeci è costantemente impegnato e rispetto al quale  – aggiunge l’assessore Samonà – si valuterà con i Soprintendenti della Sicilia la possibilità di programmare esposizioni e iniziative che possano mettere in luce il singolare materiale acquisito”.

Ogni giorno privati cittadini consegnano ai Commissariati di Polizia della Sicilia armi, spesso rinvenute in abitazioni o ereditate. “È grazie alla collaborazione costante tra Forze dell’Ordine e Soprintendenze che preziosi cimeli sono stati sottratti alla rottamazione e sono entrati a far parte del patrimonio regionale. Oltre alle armi sono tante le testimonianze relative al periodo bellico tutelate dalla Soprintendenza di Catania; tra queste una ricca e interessante collezione di ex voto pittorici riguardanti episodi drammatici della Seconda Guerra mondiale che è custodita presso il santuario di Trecastagni“.

Palermo, nel burrone il corpo della fidanzata, parzialmente bruciata. Sotto interrogatorio il giovane criminale autore dell’atroce delitto

I Carabinieri scelgono un'immagine di Terracina per augurare una buona  giornata sui loro social

Archivi- Sud Libertà

PALERMO

Fidanzato uccide la propria ragazza per motivi ancora da accertare. Un ragazzo di 19 anni si è presentato   questa mattina dai carabinieri per confessare di avere ucciso la propria fidanzata di 17 anni e di averne nascosto il corpo. Con le indicazioni del fidanzato i militari hanno rintracciato il luogo del delitto, un burrone nella zona di Monte San Calogero a Caccamo, in provincia di Palermo,dove è stato gettato il corpo della ragazza. . Sono intervenuti anche i vigili del fuoco per il recupero del cadavere. Procedere successivamente all’identificazione fisica della donna. 

In atto le indagini sull’atroce delitto sono condotte dai Carabinieri e coordinate dalla Procura di Termini Imerese. Si vuole ricostruire        il grave reato di omicidio per conoscere le motivazioni che hanno spinto il giovane a compiere l’efferato atto criminale.  Si apprende finora che,secondo i primi accertamenti, il cadavere sarebbe stato parzialmente bruciato. Il giovane, P.M., di 19 anni  è sotto interrogatorio e successivamente tradotto in carcere a disposizione dell’Autorità giudiziaria. Una vita rovinata anche la sua adesso dietro le sbarre di un carcere.

La disoccupazione giovanile del Sud- il dramma del lavoro che non si vuol creare in Sicilia – lascia indifferenti i parlamentari dell’Ars che hanno pensato solo ad aumentarsi lo stipendio

Giovani laureati, non lasciamoli partire da Roma: il futuro sia qui -  Corriere.it

Archivi Google-Sud Libertà

                                                         – ARS DELLA REGIONE SICILIA SONNOLENTA E NARCOTIZZATA

Il problema della Sicilia, del Sud è il lavoro. La problematica dell’occupazione sembra essere stata narcotizzata dagli ultimi eventi c he hanno caratterizzato l’attività politica della Camera e del Senato.    Una lancia la spezza Giovanni Di Caro, capogruppo del M5s all’Ars.   Afferma il parlamentare: -“L’ultimo  report dell’Istat conferma la Sicilia ai vertici della non certo lusinghiera  classifica dello spopolamento dei territori: dopo la Campania è la terra che ha visto la maggioranza dei suoi abitanti fare le valigie per trasferirsi definitivamente altrove. Capisco che non  esistano bacchette magiche per cambiare  un trend in costante peggioramento, è doveroso, però, cominciare a parlare del problema, magari togliendo le ragnatele al nostro ddl di contrasto allo spopolamento della Sicilia che da oltre un anno dorme all’Ars”.

“Il nostro ddl – spiega Di Caro, primo firmatario dell’atto – prevede una serie di incentivi che motivino i giovani a non tagliare  le radici con propria terra, spesso in maniera definitiva, pur di trovare un posto di lavoro. Per questo la norma prevede riduzioni delle aliquote Irap e irpef,  esenzioni da imposte regionali, l’incentivazione dello smart working e del south working  (la possibilità di lavorare la Sud anche se la sede del datore di lavoro si trova al Nord),  la condivisione di ambienti di lavoro (coworking) e anche incentivi per la costruzione o ristrutturazione di alloggi”.

Certo – conclude Di Caro – il ddl non ha la pretesa di essere risolutivo ad un problema annoso e dalla varie sfaccettature. La soluzione non è certamente però nemmeno quella ignorare il problema, come questo governo sembra voler fare”.

Il capogruppo M5S all’Ars Giovanni Di Caro

Tondo Gioeni, Catania: corretti (finalmente) “errori del passato”, ora ha un nuovo look

IL SINDACO DI CATANIA POGLIESE: “RINNOVATA LA CIRCONVALLAZIONE”

Tondo Gioeni

CATANIA

Da aree incolte e in stato di abbandono, a vera e propria zona d’ingresso del grande parco che sovrasta lo sfondo di via Etnea. E’ il nuovo look del Tondo Gioeni, dopo il completamento dei lavori disposti dal sindaco Salvo Pogliese e attuati con il coordinamento del capo di gabinetto Giuseppe Ferraro, di riqualificazione degli spazi di smistamento del traffico veicolare, lasciati per quindici anni in stato di abbandono.

Operatori della Multiservizi e del Comune per diverse settimane hanno lavorato per riordinare i quasi 2,5 mila metri quadrati della rotatoria e dei connessi svincoli automobilistici, di uno dei nodi nevralgici del traffico cittadino che collega anche via Etnea alla circonvallazione in entrambi i sensi di marcia.

“Finalmente -ha detto il sindaco- al Tondo Gioeni abbiamo un prospetto unitario in termini di gradevolezza e funzionale, degno di una grande città qual è la nostra Catania. Con questi interventi a tappe che abbiamo compiuto, anche grazie alla collaborazione dei privati che ringrazio per l’impegno, assieme alla presidente della Multiservizi Serena Spoto e al capo di gabinetto Giuseppe Ferraro, la circonvallazione ha assunto il volto di strada urbana curata anche a verde, una novità per Catania realizzata peraltro senza costi diretti per  il Comune.

L’asse viario principale di collegamento tra il mare e la tangenziale non è più solo una striscia d’asfalto da Monte Po a Ognina, quasi a separare due parti di città come è stata finora; ma è diventata una godibile arteria tra il centro urbano e le altre direzioni dell’area metropolitana etnea. Dopo la riqualificazione degli svincoli di San Nullo, Nesima e Monte Po, abbiamo in programma di rifare anche l’intero manto stradale, i marciapiedi e l’illuminazione dei nove chilometri della circonvallazione, in modo da renderla  più sicura e garantire una percorribilità protetta agli automobilisti e ai pedoni, un progetto a cui sta lavorando l’assessore Pippo Arcidiacono”.

 

Un Premio alla memoria di Carlotta Reitano, scomparsa recentemente, ideato dal marito presidente Ordine Architetti

Premio Nazionale Carlotta Reitano
Nella foto l’arch.Carlotta Reitano recentemente scomparsa

Valorizzare l’architettura italiana nel ricordo di chi ha speso la propria vita per l’architettura, lasciando un segno indelebile. È questo lo spirito che anima la prima edizione del Premio Nazionale “CarlottaxARCHITETTURA”, «organizzato per valorizzare i progetti e i professionisti che meglio hanno saputo raccogliere le sfide contemporanee attraverso un approccio etico e innovativo, promuovendo, diffondendo e salvaguardando la cultura e il territorio», commenta il presidente della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Catania Veronica Leone, che ha promosso l’iniziativa insieme al Comune di Catania – assessorato alla Cultura.

Il Premio è stato ideato in memoria di Carlotta Reitano – scomparsa improvvisamente e prematuramente, all’età di 58 anni, lo scorso settembre – che per tantissimi anni ha ricoperto il ruolo di consigliere dell’Ordine etneo ed è stata anche primo Presidente donna della Fondazione dal 2009 al 2013, dando l’avvio a iniziative che ancora oggi sono centrali nel panorama degli eventi cittadini. «Energica, sorridente e tenace, sempre impegnata nel sociale e in prima linea in ambito professionale – commenta l’assessore alla Cultura del capoluogo etneo Barbara Mirabella – ha lasciato in chi l’ha conosciuta un sentimento di stima, rispetto, ma soprattutto una positività contagiosa». Così vuole ricordarla chi ha incrociato il suo cammino, attraverso la sua visione di architettura, quale disciplina che trasforma nel tempo ciò che ci sta intorno e che dialoga con tutti, misurandosi con i grandi temi del nuovo secolo: la globalizzazione, la riduzione delle risorse naturali, lo sviluppo sostenibile, l’integrazione delle civiltà, la convivenza e la sicurezza».

Il Premio – che vede tra i partner l’Ail (Associazione contro leucemie, linfomi e mielomi),  l’Agenzia I Press  altro– è stato fortemente voluto dalla famiglia Amaro-Reitano: «L’evento si svolgerà con cadenza annuale il 17 Marzo, giorno del compleanno di Carlotta – dicono Alessandro Amaro, marito dell’arch. Reitano e presidente dell’Ordine di Catania, e il figlio Carlo – e premierà la migliore opera di architettura, tra le tre categorie previste (opere di architettura, di restauro o recupero, di interni o design), realizzata sul territorio nazionale, oltre a due menzioni d’onore: l’obiettivo per il futuro è che questo Premio si ampli alla partecipazione Internazionale.  Carlotta vivrà attraverso la sua più grande passione: l’architettura».

«Vogliamo ricordare “l’irriverente leonessa degli architetti etnei”, per il suo coraggio, la sua determinazione, il suo entusiasmo, la sua grinta, e infine la sua generosità – sottolinea il past president dell’Ordine Luigi Longhitano, grande amico e compagno di viaggio durante l’attività ordinistica – senza ipocrisie culturali, da Presidente della Fondazione, ha voluto fortemente l’avvio della stagione dei workshop di architettura, la valorizzazione dei giovani architetti, la contaminazione tra il mondo accademico, le professioni, l’imprenditoria e la politica, per realizzare opportunità di confronto sui temi dell’architettura contemporanea».

Tre sono i ricordi che sostanziano il tema del premio e che appartengono alla memoria di Carlotta. Il primo è il dibattito che scaturì dal V Congresso degli Architetti Italiani (Torino, 1999), dove il manifesto conclusivo divenne la risoluzione sull’architettura del Consiglio d’Europa: la parola d’ordine rilanciata fu “democrazia urbana”. Il secondo è la promozione del premio “Abitare il Mediterraneo”, già istituito nel IV Congresso degli Architetti di Sicilia, tenutosi a Catania nell’aprile del 2007, e presentato al XXIII World Congress of Architecture, organizzato dall’UIA (Torino, 2008), centrato sullo slogan ‘Transmitting Architecture”. E sul concetto “Trasmettere Architetture” si fonda il terzo ricordo di Carlotta, che già nel marzo del 2009, appena eletta alla guida della Fondazione, organizzò “Comunicare Architettura”, una mostra itinerante per promuovere l’attività dei giovani professionisti e la diffusione della cultura architettonica contemporanea e sostenibile fra la gente.

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