Stop – da questa mattina -del gas russo alla Finlandia-Zelenski, necessario confiscare i fondi russi in altri Paesi

 

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Gas russo alla Finlandia. Da oggi lo stop

 

Interrotte da oggi (le ore 7 del mattino) le forniture di gas naturale dalla Russia alla Finlandia. Lo comunica una nota pubblicata sul sito web della società energetica finlandese Gasum, secondo cui “sono state interrotte le forniture di gas naturale alla Finlandia nell’ambito del contratto di fornitura di Gasum”.

A partire da oggi –  durante l’imminente stagione estiva, Gasum fornirà gas naturale ai suoi clienti da altre fonti attraverso il gasdotto Balticconnector”. La russa Gazprom ha quindi confermato di aver fermato alle prime ore di oggi le esportazioni di gas verso la Finlandia. 

Volodymyr Zelenskij nel messaggio diffuso nelle scorse ore, si sofferma sulla necessità di un risarcimento per tutte le perdite che la Russia ha inflitto all’Ucraina con la sua aggressione”.  con l’invito ai partner di Kiev a firmare “un accordo multilaterale” e “creare un meccanismo” per risarcimenti agli ucraini che hanno subito “perdite” per l'”aggressione russa” con la “confisca” di “fondi russi e proprietà” in altri Paesi.

La resa di Mariupol: ” Ci hanno chiesto di non continuare a combattere”, dicono i combattenti ucraini

 

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I COMBATTENTI UCRAINI PRESI IN OSTAGGIO DAI RUSSI NON SI SA QUALE DESTINO LI ATTENDA…

 

La Russia ha annunciato di aver preso il controllo dell’acciaieria Azovstal a Mariupol.

Il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha riferito al presidente Vladimir Putin del completamento dell’operazione e della completa liberazione dello stabilimento dai militanti ucraini, con la resa degli ultimi 531 difensori dell’impianto. “Le strutture sotterranee di Azovstal dove si nascondevano i militanti sono ora sotto il pieno controllo delle forze armate russe”, ha detto il ministero in una nota, aggiungendo che in totale 2.439 combattenti ucraini si sono arresi. “L’ultimo gruppo di 531 militanti si è arreso oggi”   .    Adesso risulta incerto il loro destino compreso quello del comandante del battaglione ucraino trasferito a parte a Mosca.

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia in occasione della ricorrenza del 10° anniversario del sisma in Emilia del maggio 2012

 

 

Comunicato Stampa più Video Quirinale

 Medolla, 20/05/2022 (II mandato)

Desidero rivolgere un saluto molto cordiale a tutti i presenti, al Cardinale Zuppi, al Ministro dell’Istruzione, ai rappresentanti del Parlamento, al Presidente della Regione, al Sindaco e, con lui, ai suoi concittadini, ai tanti Sindaci presenti, ringraziandoli per l’impegno quotidiano dei loro Comuni.

Un saluto pieno di riconoscenza a Vasco Errani, al Direttore e al Capo Dipartimento della Protezione civile.

Sono trascorsi dieci anni – come abbiamo visto e ascoltato – dalla prima, forte scossa di terremoto del 20 maggio di dieci anni fa e dai giorni drammatici che sono seguiti.

Oggi ricordiamo le vittime, i tanti feriti, le migliaia di sfollati, le comunità segnate profondamente da smarrimento e da angoscia.

Medolla è stata, con Mirandola e San Felice sul Panaro, epicentro della scossa successiva del mattino del 29 maggio, che ha causato il maggior numero di vittime; molte delle quali – come sappiamo – nei capannoni dove si lavorava per riparare le strutture lesionate qualche giorno prima.

I Comuni di questo territorio e la loro gente hanno reagito con laboriosità, con il desiderio di rinascita, con la solidarietà che li accompagna: i sentimenti più forti per affrontare e superare i momenti della disperazione e delle difficoltà.

La chiave della ripartenza dopo il terremoto è passata attraverso la solidarietà. È significativo che lo abbiano sottolineato con vigore il Presidente Bonaccini, Vasco Errani e il Sindaco.

 

Foto Quirinale
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Medolla accolto da Stefano Bonaccini, Presidente della Regione Emilia Romagna,in occasione della ricorrenza del 10° anniversario del sisma in Emilia del maggio 2012
(foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

 

 

Solidarietà tra i cittadini, solidarietà tra le famiglie. Solidarietà tra la società e le istituzioni locali e nazionali. Solidarietà dell’intero popolo italiano verso le comunità in difficoltà, di cui ancora una volta il volontariato, nelle sue forme diverse, è stato espressione straordinaria. Solidarietà tra forze sociali, sindacato, imprese per rimettere in moto, in fretta, le attività produttive, che in alcuni settori raggiungono qui vertici di eccellenza.

Vi si è accompagnata lucidità nella scelta delle priorità, come abbiamo ascoltato per il caso della scuola, per ridare vita al senso di comunità.

Solidarietà, lucidità e tenacia.

La ricostruzione va proseguita: vi sono obiettivi importanti da raggiungere, opere da concludere, programmi da sviluppare.

Sappiamo che non sono pochi nella nostra Italia i territori esposti al rischio sismico. E la storia, anche quella recente, ci ha riservato prove durissime, con autentiche devastazioni in alcune regioni.

Anche il sisma del 2012 ha messo ancora una volta alla prova l’impegno della Protezione Civile nel soccorso d’emergenza, nell’assistenza, nelle complesse attività di messa in sicurezza, nei vari interventi.

Vorrei rinnovare, anche qui, alla nostra Protezione Civile l’apprezzamento e la riconoscenza per l’opera che svolge con tanta dedizione.

Quel terremoto ha colpito una delle aree più produttive del Paese e ha rischiato di spezzare filiere, oltre che reti logistiche, essenziali per la competitività della nostra economia.

In una terra così industriosa si è rimesso il lavoro al centro della vita della comunità: non soltanto nelle opere di ricostruzione ma anche nella continuità della produzione, con presenza e qualità confermate sui mercati, con export che non ha subito battute d’arresto; sorprendendo talvolta gli stessi competitori internazionali. Tutto questo ha contribuito a saldare quella frattura che poteva produrre pesanti conseguenze nell’ossatura economico-sociale del nostro Paese, rafforzandone la coesione.

Le istituzioni hanno fatto la loro parte. Così il governo nazionale. Così l’Unione europea, che – si può rilevare – ha anticipato, per il terremoto dell’Emilia, quella svolta di segno espansivo e solidale, poi espressa in misura ampia e puntuale più compiuta con gli interventi e le politiche di contrasto e di rilancio seguite alla pandemia.

Tutto ciò che si è sviluppato positivamente ha un nome: cooperazione istituzionale. Che vuol dire confronto aperto, partecipazione, impegno, convergenza, e infine unità di azione.

Se le istituzioni sono in prima linea, e quelle che lo sono operano in maniera coordinata e concorde, le decisioni risultano più efficaci e i cittadini possono far sentire meglio la loro voce.

Ai Sindaci, al loro impegno quotidiano, insieme al lavoro di tutti i rappresentanti dei cittadini, in maggioranza o nell’opposizione, va il riconoscimento per quanto è stato realizzato.

È intervenuta poi la pandemia. Un freno nella ricostruzione e un carico ulteriore – e grave – di preoccupazioni.

Dal terremoto e dalla pandemia sono giunti degli ammaestramenti, delle esperienze.

La forza di una comunità risiede nella partecipazione, nel rendersi conto che ciascuno di noi – nessuno escluso – ha bisogno degli altri. Nella consapevolezza che le istituzioni sono più forti se i cittadini si riconoscono in esse e se vi trovano un ancoraggio sicuro, specialmente nei momenti di maggiore difficoltà.

Così è avvenuto qui.

È insieme che possiamo edificare l’avvenire.

Per costruire una realtà migliore, più funzionale, più giusta, non per tornare semplicemente al punto di prima, come ha osservato Vasco Errani.

Il decennale celebra la resilienza di queste comunità e i valori profondi che ne sono alla radice.

L’accoglienza che, anche nei Comuni colpiti dal sisma del 2012, è stata offerta alle famiglie, alle donne, ai ragazzi ucraini in fuga da questa scellerata guerra di aggressione rappresentano una prova di come la solidarietà resti un filo robusto che tesse le vite e le storie in queste comunità.

Di questa accoglienza dobbiamo essere orgogliosi nel nostro Paese. Perché si tratta di una prova di umanità che fa comprendere al mondo, e anche agli aggressori, che il nostro obiettivo non è continuare la guerra ma sconfiggere la prepotenza di chi la muove, facendo vincere la pace e la convivenza, nella libertà e nel rispetto del diritto.

Rivolgo i miei auguri alle cittadine e ai cittadini di Medolla, e a tutti i Comuni e le comunità che hanno sofferto i duri colpi del terremoto ma hanno avuto la forza di ripartire.

Il filmato che abbiamo visto è davvero coinvolgente e illuminante, nel percorso che si è compiuto.

C’è tanta strada da percorrere, insieme, e sono certo che vi sarà ancora il forte impegno di quanti qui hanno vissuto questo decennio.

A tutti loro desidero esprimere la riconoscenza della Repubblica”.  –  Comunicato Stampa Quirinale

 

 

Zelenski: ” C’è l’inferno nel Donbass, presto consegneremo a giustizia chi dà gli ordini a Mosca”

 

Il presidente ucraino: “Troveremo e consegneremo a giustizia chi dà e chi esegue ordini criminali”. 

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(Foto Fotogramma)-Ag.

 

Volodymyr Zelensky si esprime così-con nuovo messaggio, sulla guerra Ucraina, nel Donbass c’è l’inferno. . “Le Forze armate dell’Ucraina continuano la liberazione della regione di Kharkiv. Ma nel Donbass, le forze di occupazione stanno cercando di aumentare la pressione. E’ l’inferno, e non è un’esagerazione”…..

Zelensky ha denunciato il “bombardamento brutale e e assolutamente insensato di Severodonetsk” con “12 morti e decine di feriti in un giorno”, i “bombardamenti di altre città, gli attacchi aerei e missilistici dell’esercito russo”. E ha parlato tra l’altro di “continui attacchi alla regione di Odessa, alle città dell’Ucraina centrale”, del Donbass che “è completamente distrutto” e, ha affermato ribandendo il ringraziamento agli Usa per l’approvazione del pacchetto di aiuti da quasi 40 miliardi di dollari, “tutto questo non ha e non può avere alcuna spiegazione militare per la Russia”.
Intanto da Mosca provengono segnali di richiesta trattative di pace. Ma Kiev e il presidente ucraino rispondono che non si può parlare di pace con le truppe russe sul territorio…”

Elezioni Amministrative 2022: – Domani estrazione dell’ordine di inserimento di candidati e liste nelle schede elettorali

 

 

Comune di Messina

Messina,

Si è concluso stamani il lavoro della Commissione Elettorale Circondariale, che a Palazzo Zanca ha esaminato le liste delle candidature per le elezioni del Sindaco e del Consiglio comunale, verificandone la validità per poi procedere alla loro approvazione. Le ventiquattro liste presentate sono state tutte accolte.
Domani, venerdì 20, alle ore 10, presso l’Aula Consiliare di Palazzo Zanca, si procederà, alla presenza dei delegati di lista, all’estrazione dell’ordine di inserimento nelle schede elettorali dei candidati a Sindaco e delle liste collegate per l’elezione dei Consiglieri comunali, in programma domenica 12 giugno 2022.

Infiltrazioni mafiose in due comuni della fascia ionica, fermato un sindaco ed un vice sindaco in carica ed un ex assessore ai lavori pubblici

 

Infiltrazioni mafiose in due comuni della fascia ionica, tratti in arresto un sindaco ed un vice sindaco in carica ed un ex assessore ai lavori pubblici

Messina,

I Finanzieri del Comando Provinciale di Messina hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 7 soggetti, indagati per i delitti di associazione a delinquere di stampo mafioso e per diversi episodi di reati contro la Pubblica Amministrazione.

Il provvedimento cautelare, emesso dal G.I.P. del Tribunale di Messina, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura messinese, interviene nella fase delle indagini preliminari ed è basato su imputazioni provvisorie, che dovranno comunque trovare riscontro in dibattimento e nei successivi gradi di giudizio, nel rispetto, pertanto, della presunzione di innocenza che l’art. 27 della Costituzione garantisce ai cittadini fino a sentenza definitiva.

Le indagini della Guardia di Finanza hanno riguardato l’infiltrazione mafiosa ed il condizionamento delle amministrazioni comunali dei Comuni di Moio Alcantara e Malvagna, centri della fascia ionica della provincia peloritana, ad opera di Cosa Nostra siciliana.

In particolare, le complesse investigazioni, svolte su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Messina dagli specialisti del Gruppo di Investigazione sulla Criminalità Organizzata delle Fiamme Gialle di Messina, hanno consentito di far luce sull’operatività criminale di una cellula decisionale e operativa mafiosa del tutto autonoma rispetto alle articolazioni di Cosa Nostra catanese che, in passato, gestivano gli affari mafiosi anche nel territorio della valle dell’Alcantara.

Tale struttura criminale, secondo ipotesi accusa e che ha trovato una prima valutazione confermativa da parte del competente GIP del Tribunale peloritano, salvo il successivo vaglio di merito, è risultata in grado di ingerirsi, condizionandole, nelle dinamiche elettorali – politiche dei due comuni, oltre che nella relativa gestione dell’attività amministrativa, attraverso l’infiltrazione di soggetti alla stessa struttura criminale direttamente e/o indirettamente riconducibili.

In altre parole, non il classico gruppo criminale che fa della violenza la cifra del suo modo di agire, bensì qualcosa di diverso, di molto meno visibile ma non per questo meno pericoloso, comunque forte di una ormai riconosciuta forza criminale: una “cellula criminale autonoma che, avvalendosi della legittimazione mafiosa derivante dalla contiguità al famigerato clan dei Cintorino, la cui fama criminale, anche per la efferata violenza di numerosi omicidi commessi alla fine degli anni ’90, promana senza alcuna necessità di ulteriori e specifici atti di violenza e minaccia, è riuscita ad imporsi all’interno del tessuto sociale delle due piccole realtà comunali”.

Le indagini, secondo le valutazioni del Giudice, documentano uno spaccato assolutamente significativo del nuovo modo di “fare mafia”: “un gruppo che, per il suo modus operandi, rappresenta l’evoluzione del modello tradizionale di associazione mafiosa che sfrutta la fama criminale ormai consolidata e che non abbisogna di manifestazioni esteriori di violenza, per intessere relazioni con la politica, le istituzioni, le attività economiche, al fine di imporre il proprio silente condizionamento”.

Uno dei principali indagati, anche da detenuto, disponeva affinché i suoi sodali prendessero contatti con le ditte appaltatrici di lavori assegnati dai due enti locali di Moio e Malvagna, anche garantendo sostegno ai candidati elettorali in occasione del rinnovo dei rispettivi consigli comunali.

Concretamente, le disposizioni da lui dettate venivano tradotte in azione operativa dal padre e, soprattutto, dalla sorella, quest’ultima Vicesindaco in carica del Comune di Moio Alcantara, entrambi oggi destinatari della custodia cautelare in carcere.

In tal senso, il gruppo indagato faceva pervenire al Sindaco di Moio inequivoche sollecitazioni, cui peraltro aderiva, affinché interessasse gli amministratori comunali di altre distinti enti locali a bloccare, o sbloccare, indebitamente, procedure esecutive a vantaggio della famiglia: comportamenti ritenuti sintomatici di una “patente subordinazione del sindaco”.

Dello stesso tenore, peraltro, la disponibilità offerta alla cellula indagata dal già Assessore ai lavori pubblici del Comune di Malvagna il quale, nell’interesse della medesima struttura criminale, si adoperava per l’assegnazione di appalti di lavori a ditte vicine, anche mediante il compimento di reati di corruzione e altri reati contro la pubblica amministrazione.

La corruzione, secondo ipotesi d’indagine e fermo restando il generale principio di non colpevolezza sino a sentenza passata in giudicato, è risultata il collante dell’operatività generale del contesto oggetto d’indagine; più in particolare:

– il Sindaco di Moio, oggi destinatario della misura della custodia cautelare in carcere, unitamente al responsabile dell’Area Servizi Territoriali e Ambiente del Comune di Moio, oggi in quiescenza, accettavano utilità consistenti in somme di denaro o relative promesse; il medesimo Sindaco, inoltre, favoriva vendite di materiale edile da parte di una società in cui vantava cointeressenze, per compiere specifici atti contrari ai doveri d’ufficio, così turbando la procedura di gara relativa al recupero del tessuto urbano locale, a favore di un imprenditore di Santa Teresa Riva (ME), oggi posto ai domiciliari;

– analogamente, il già Assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Malvagna (sino all’ottobre 2020), oggi associato in carcere, abusando della sua qualità e dei suoi poteri, induceva il rappresentante di una ditta edile di Barcellona Pozzo di Gotto (ME), aggiudicataria di lavori pubblici a Malvagna, a rifornirsi di materiale edile da una ditta di Randazzo (CT), il tutto con lo scopo di agevolare l’associazione mafiosa oggetto d’indagine. Per tale interessamento, peraltro, il titolare della ditta edile catanese – parimenti destinatario di custodia cautelare in carcere – corrispondeva all’amministratore pubblico una dazione corruttiva.

Le indagini dei Finanzieri di Messina, oltre a basarsi su attività tipiche di polizia giudiziaria, quali intercettazioni, rilevamenti, pedinamenti, perquisizioni e sequestri, si sono altresì avvalse del contributo fornito da un importante collaboratore di giustizia che, a valle del suo arresto nella nota operazione “Isola Bella”, che ha documentato interessi mafiosi nel settore turistico, chiariva ai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina le dinamiche criminali insistenti nella fascia ionica della provincia peloritana.

Per quanto di odierno interesse, le indagini hanno chiarito quali fossero le modalità di ingerenza nella gestione degli appalti pubblici locali in affidamento diretto, ovvero come il tutto avvenisse attraverso l’imposizione di ditte gradite, per il tramite di amministratori locali compiacenti che, a loro volta, quando non direttamente destinatari di provviste corruttive, ottenevano in cambio sostegno elettorale, così come illustravano le modalità di drenare provviste finanziarie attraverso il sistema delle sovrafatturazioni nei lavori pubblici

L’odierna operazione testimonia il costante impegno della Guardia di Finanza volto a contrastare fenomeni di infiltrazione della criminalità organizzata, vieppiù di matrice mafiosa, in apparati della Pubblica Amministrazione. Tale attività risulta ancora più significativa nell’attuale periodo storico, per lo strategico stanziamento di importanti risorse comunitarie a valere sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, un’opportunità imperdibile di sviluppo e investimento.

v i d e o

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha reso questa mattina, prima al Senato della Repubblica e poi alla Camera dei Deputati, un’informativa sui recenti sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina.

 

 

 

 

Riportiamo l’intervento del Presidente del Consiglio Draghi  in riferimento al conflitto tra l’Ucraina  e la Russia. L’Aula della Camera ha definitivamente approvato il Dl Ucraina bis (chiamato anche dl energia o anti-rincari) con 336 voti a favore e 51 contrari (due gli astenuti).

Il decreto legge reca misure per contrastare gli aumenti dei prezzi causati della crisi ucraina. Nel testo è stato “travasato” un successivo intervento che proroga all’8 luglio le agevolazioni già previste dal taglia-prezzi sulle accise per i carburanti. Nel passaggio al Senato è stato fortemente rafforzato il capitolo “golden power” sia con una sua estensione alla costituzione di imprese nei settori previsti, sia con la sua applicabilità alle concessioni a partire da quelle idroelettriche. Il provvedimento è convertito in legge.

 

“Signor Presidente,
Onorevoli Senatrici e Senatori,

L’informativa di oggi intende approfondire i principali aspetti legati alla guerra in Ucraina.
In particolare, mi soffermerò sulla situazione militare sul terreno;
sulle conseguenze del conflitto dal punto di vista umanitario, alimentare, energetico;
sullo sforzo italiano di sostegno all’Ucraina;
sulle sanzioni nei confronti della Federazione Russa;
sulle iniziative negoziali in corso;
sull’azione del governo in tema di diversificazione delle forniture energetiche e di aiuto alimentare ai Paesi più esposti.

La guerra in Ucraina è giunta al suo 85esimo giorno.
La speranza da parte dell’esercito russo di conquistare vaste aree del Paese in tempi brevi si è scontrata con la convinta resistenza da parte del popolo ucraino.
La Federazione Russa si è ritirata da ampie porzioni del territorio ucraino, per concentrare le sue forze nell’area orientale del Paese.
Anche qui, l’avanzata russa procede molto più lentamente del previsto.
Nell’ultima settimana, le forze ucraine hanno ripreso il controllo di Kharkiv nell’Est del Paese, la seconda città per popolazione in Ucraina.
L’esercito ucraino ha finora respinto i tentativi da parte russa di attraversare il fiume Severskij Donec’, e quindi di accerchiare Severodonetsk – a circa 100 chilometri a nord-ovest di Lugansk.

Nel sud-est dell’Ucraina, l’offensiva russa si è trasformata in un’occupazione militare.
A Kherson, le forze russe hanno lasciato alla Guardia Nazionale Russa il presidio dell’area.
Il 1° maggio la città ha adottato il rublo russo ed è stata agganciata alla rete di telecomunicazioni russa Rostelecom – un segnale di un progressivo radicamento della Russia nell’area.
L’attività dell’aviazione e i lanci missilistici russi continuano su Mariupol e nell’area del Donbass.
Secondo lo Stato Maggiore ucraino le Forze russe stanno cercando di annettere nuovi territori negli oblast di Donetsk e Lugansk.

Il costo dell’invasione russa in termini di vite umane è terribile.
Le ricostruzioni con immagini satellitari hanno individuato 9.000 corpi in quattro fosse comuni nei dintorni della città di Mariupol.
La scorsa settimana sono state ritrovate fosse comuni a Kiev dopo quelle scoperte in altri luoghi liberati dall’occupazione russa, ad esempio Bucha e Borodyanka.
L’Italia ha offerto il suo sostegno al governo ucraino per indagare su possibili crimini di guerra.
In questo contesto, la nostra Ambasciata ha comunque ripreso le sue attività a Kiev.
Ringrazio ancora una volta l’Ambasciatore Zazo e tutto il personale dell’Ambasciata per lo spirito di servizio, la professionalità e il grande coraggio dimostrati.

Al 3 maggio, il numero di sfollati interni è arrivato a 7,7 milioni di persone.
Secondo l’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite, circa 6 milioni di persone – soprattutto donne e minori – dall’inizio delle ostilità hanno lasciato l’Ucraina per i Paesi vicini.
Se si sommano queste due cifre, sono quasi 14 milioni i residenti in Ucraina che hanno dovuto lasciare le proprie case – quasi un cittadino su tre.
Oltre 116 mila ucraini sono arrivati in Italia – di cui 4mila minori non accompagnati.
Sinora abbiamo inserito circa 22.792 studenti ucraini nelle scuole italiane.
La maggior parte – quasi 11 mila – sono bambine e bambini delle scuole primarie.
Desidero ringraziare il ministro Bianchi, il personale della scuola e tutte le bambine e i bambini italiani per questa meravigliosa manifestazione di amore e di efficienza collettiva.
Voglio ringraziare anche la Protezione civile, gli enti del terzo settore e tutti i cittadini italiani che sono impegnati nell’accoglienza dei rifugiati.
L’Italia è orgogliosa di voi – della vostra accoglienza, della vostra solidarietà, della vostra umanità.

Alla crisi umanitaria dovuta all’invasione russa rischia di aggiungersi una crisi alimentare.
Russia e Ucraina sono tra i principali fornitori di cereali a livello globale.
Da soli, sono responsabili di più del 25% delle esportazioni globali di grano.
26 Paesi dipendono da loro per più di metà del proprio fabbisogno.
Le devastazioni belliche hanno colpito la capacità produttiva di vaste aree dell’Ucraina.
A ciò si aggiunge il blocco da parte dell’esercito russo di milioni di tonnellate di cereali nei porti ucraini del Mar Nero e del Mar d’Azov.
La guerra in Ucraina minaccia la sicurezza alimentare di milioni di persone, anche perché si aggiunge alle criticità già emerse durante la pandemia.
L’indice dei prezzi dei prodotti alimentari è salito nel corso del 2021 e ha toccato a marzo i massimi storici.
La riduzione delle forniture di cereali e il conseguente aumento dei prezzi rischia di avere effetti disastrosi in particolare per alcuni Paesi dell’Africa e del Medio Oriente, dove cresce il pericolo di crisi umanitarie, politiche, sociali.
La guerra ha avuto anche degli effetti significativi sul mercato energetico, aumentando l’incertezza.
I prezzi erano già molto alti anche prima della guerra, ma l’incertezza certamente è aumentata.
A causa delle difficoltà tecniche legate al conflitto, è stato interrotto il flusso di gas russo verso l’Europa attraverso il gasdotto Sokhranivka, da cui passa circa un terzo del totale.
I prezzi restano comunque a livelli molto alti rispetto ai valori storici e sono soggetti a forte volatilità.

Fin dall’inizio dell’invasione, il Governo si è mosso con convinzione per sostenere l’Ucraina.
Abbiamo stanziato oltre 800 milioni di euro in assistenza per i profughi.
Circa 300 milioni fanno parte dell’ultimo Decreto Aiuti.
Rafforziamo la capacità di accoglienza dei rifugiati e forniamo ai profughi l’accesso all’assistenza sanitaria pubblica.
Siamo un Paese ospitale: lo stiamo dimostrando e intendiamo continuare a farlo.

L’ Italia ha inoltre stanziato 110 milioni di euro in sovvenzioni al bilancio generale del governo ucraino per la gestione dell’emergenza – a cui si aggiungono fino a 200 milioni in prestiti.
Finanziamo con 26 milioni di euro le attività di varie organizzazioni internazionali attive in Ucraina e nei Paesi limitrofi.
Nel quadro del meccanismo europeo di protezione civile, è stato organizzato un trasporto umanitario di circa 20 tonnellate di materiali umanitari della Cooperazione italiana.
Il servizio nazionale di protezione civile ha donato beni come letti da campo, tende, medicinali e apparecchiature mediche all’Ucraina, e ha offerto assistenza anche a Slovacchia e Moldova.

Per impedire che la crisi umanitaria continui ad aggravarsi, dobbiamo raggiungere il prima possibile un cessate il fuoco e far ripartire con forza i negoziati.
È la posizione dell’Italia ed è un’aspirazione europea che ho condiviso con il Presidente Biden e i leader politici del Congresso durante la mia recente visita a Washington.
In questi incontri ho riscontrato un apprezzamento universale per la solidità della posizione italiana, fermamente ancorata nel campo transatlantico e dell’Unione Europea.
Questa posizione ci permette di essere in prima linea, con credibilità e senza ambiguità, nella ricerca della pace.
Da questo punto di vista, il colloquio del Capo del Pentagono Austin con il ministro della Difesa russo Shoigu, avvenuto il 13 maggio, rappresenta un segnale incoraggiante.
Si tratta della prima telefonata dall’inizio della guerra.

Nella giornata di ieri, la Federazione Russa ha comunicato al nostro Ambasciatore a Mosca l’espulsione di 24 diplomatici italiani.
È un atto ostile, che ricalca decisioni simili prese nei confronti di altri Paesi europei e che risponde a espulsioni di diplomatici russi da parte dell’Italia e di altri Stati membri dell’Unione Europea.
È essenziale comunque mantenere canali di dialogo con la Federazione Russa.
È soltanto da questi canali che potrà emergere una soluzione negoziale.

L’Italia si muoverà a livello bilaterale e insieme ai partner europei e agli alleati per cercare ogni possibile opportunità di mediazione.
Ma dovrà essere l’Ucraina, e nessun altro, a decidere che pace accettare. Anche perché una pace che non fosse accettabile da parte dell’Ucraina non sarebbe neanche sostenibile.
A fine giugno si terrà il Consiglio Europeo, nel quale affronteremo anche la questione dell’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea.
Come ho già detto in Parlamento, l’Italia è favorevole all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea.
A inizio luglio, sarò ad Ankara per il vertice bilaterale con la Turchia – il primo di questo tipo da 10 anni.
In questo incontro discuteremo delle prospettive negoziali e diplomatiche del conflitto, e del rafforzamento dei rapporti tra Italia e Turchia.
Se oggi possiamo parlare di un tentativo di dialogo è grazie al fatto che l’Ucraina è riuscita a difendersi in questi mesi di guerra.
L’Italia continuerà a sostenere il Governo ucraino nei suoi sforzi per respingere l’invasione russa.
Lo faremo in stretto coordinamento con i nostri partner europei.
Ne va non solo della solidità del legame transatlantico, ma anche della lealtà all’Unione Europea.
Il Governo ha riferito più volte sul tema al Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, che ha sempre riscontrato la coerenza del sostegno offerto rispetto alle indicazioni e agli indirizzi del Parlamento.

Al tempo stesso, dobbiamo continuare a mantenere alta la pressione sulla Russia attraverso le sanzioni, perché dobbiamo portare Mosca al tavolo dei negoziati.
Le misure restrittive fin qui approvate dall’Unione Europea e dal G7 hanno già avuto un impatto significativo sull’economia russa, che sarà ancora più forte nei prossimi mesi.
Secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale, il prodotto interno lordo russo calerà dell’8,5% quest’anno, e il tasso d’inflazione raggiungerà il 21,3%.
L’indice MOEX della Borsa di Mosca ha perso un terzo del valore rispetto a metà febbraio, prima dell’invasione.
Per frenare la fuga di capitali, la Banca Centrale Russa ha alzato i tassi di interesse, che oggi sono al 14%, e ha introdotto controlli sui movimenti di capitali.
L’Unione Europea è al lavoro su un sesto pacchetto di sanzioni, che l’Italia sostiene con convinzione.
La lista di interventi prevede misure legate al petrolio, restrizioni per alcuni istituti finanziari, l’ampliamento della lista di individui sanzionati.

L’attività di deterrenza nei confronti della Russia comprende anche l’intensificarsi delle operazioni dell’Alleanza Atlantica.
Il Comandante Supremo Alleato ha rafforzato il livello di risposta lungo il fianco orientale – uno sforzo a cui l’Italia contribuisce con 2.500 unità.
Nel medio periodo, siamo pronti a rafforzare ulteriormente il nostro contributo in Ungheria e Bulgaria, rispettivamente con 250 e 750 unità, in linea con l’azione dei nostri alleati.
Valutiamo infine la possibilità di sostenere la Romania nelle attività di sminamento marittimo del Mar Nero e la Slovacchia nella difesa anti aerea.
Il crescere della minaccia russa ha spinto la Svezia e la Finlandia a fare domanda per aderire alla NATO.
L’Italia appoggia con convinzione questa richiesta, come ho avuto modo di dire ieri alla Premier finlandese Sanna Marin durante il nostro incontro bilaterale.
È necessario affiancare alla NATO una vera e propria difesa comune europea, complementare all’Alleanza Atlantica.
Il primo passo deve essere la razionalizzazione della spesa militare in Europa, la cui distribuzione è inefficiente.
Nel mio recente intervento al Parlamento Europeo di Strasburgo, ho lanciato la proposta di una conferenza europea che abbia l’obiettivo di iniziare un coordinamento per i nostri investimenti in sicurezza.

Migliorare le nostre capacità di difesa non basta per costruire una pace duratura, una coesistenza pacifica.
Come ha detto il Presidente Mattarella, nel lungo termine servirà anche uno “sforzo creativo” per arrivare a una conferenza internazionale sul modello degli accordi di Helsinki del 1975.
Una volta ottenuto il cessate il fuoco e conclusi i negoziati tra Kiev e Mosca, occorrerà costruire un “quadro internazionale rispettoso e condiviso”, per usare le sue parole.
Questa conferenza dovrà avere l’obiettivo, come fu per Helsinki, di avvicinare Paesi che oggi sono distanti e rendere duraturo il processo di distensione.
Tra i principi di Helsinki c’erano il rispetto del diritto all’autodeterminazione dei popoli, il non ricorso alla minaccia o all’uso della forza contro l’integrità territoriale e l’indipendenza politica di qualunque Stato.
Sono valori con cui l’Italia si identifica pienamente e che vogliamo vedere al centro della vita del continente europeo e del mondo.

Il Governo ha intenzione di continuare a impegnarsi per far fronte anche alle altre crisi che derivano o sono aggravate dalla guerra in Ucraina.
Il conflitto ha messo in luce le fragilità della politica energetica degli ultimi anni e reso ancora più evidente la necessità di diversificare i nostri fornitori.
Ci siamo mossi rapidamente per ridurre la quota di gas naturale che importiamo dalla Russia, che nel 2021 è stato circa il 40% del totale.

Il nostro obiettivo è non soltanto incrementare le forniture di gas naturale di cui abbiamo bisogno come combustibile di transizione, e insisto su transizione, ma anche investire in questi stessi Paesi per aumentare la produzione di energie rinnovabili.
L’intesa che abbiamo firmato ad aprile con l’Algeria, ad esempio, prevede un sostegno allo sviluppo di energia rinnovabile e di tecnologie innovative a basse emissioni di carbonio;
prevede inoltre lo sviluppo di progetti di reti di trasmissione dell’energia elettrica in Algeria e di interconnessione elettrica tra l’Algeria e l’Italia.

Il Governo si è poi mosso con la massima determinazione per eliminare i vincoli burocratici che limitano l’espansione delle rinnovabili in Italia.
L’energia rinnovabile resta infatti l’unica strada per affrancarci dalle importazioni di combustibili fossili, e per raggiungere un modello di crescita davvero, davvero sostenibile.
Il Governo continuerà in ogni sforzo per rendere questi investimenti più rapidi, per smontare, per distruggere le barriere burocratiche che impediscono gli investimenti. Oggi sono solo quelle.
Le stime del Governo indicano che potremo renderci indipendenti dal gas russo nel secondo semestre del 2024.
I primi effetti di questo processo si vedranno già a fine 2022.
Durante la mia visita a Washington ho condiviso con il Presidente Biden la strategia energetica italiana.
Ci siamo detti d’accordo sull’importanza di preservare gli obiettivi sul clima – un impegno che l’Italia intende mantenere.

Il Governo ha adottato misure molto sostanziose per tutelare le imprese e le famiglie dai rincari energetici.
I provvedimenti ammontano a circa 30 miliardi di euro solo per quest’anno, per mitigare gli aumenti dei prezzi dei carburanti e ridurre le bollette.
Abbiamo destinato i nostri aiuti soprattutto alle fasce più vulnerabili della popolazione, in particolare le famiglie a basso reddito;
e abbiamo aiutato i settori produttivi più in difficoltà, come le imprese ad alta intensità energetica.
È ora importante che si trovino a livello europeo soluzioni strutturali, che superino le distorsioni presenti nei mercati dell’energia.
La Commissione europea ha presentato ieri il piano RepowerEU, che sarà al centro del prossimo Consiglio europeo straordinario.
C’è bisogno di risposte immediate e coraggiose, per alleviare l’impatto della crisi sulle nostre economie.

Dobbiamo poi agire con la massima urgenza per evitare che il conflitto in Ucraina provochi crisi alimentari.
Durante la mia recente visita negli Stati Uniti, ho discusso con il Presidente Biden dell’urgenza di un’azione coordinata – un tema sollevato anche dalla presidenza tedesca del G7.
Al Presidente ho chiesto sostegno per una iniziativa condivisa tra tutte le parti che sblocchi immediatamente i milioni di tonnellate di grano bloccati nei porti del sud dell’Ucraina.
In altre parole, occorre che le navi che portano questo grano siano lasciate passare e se i porti sono stati – come si dice – minati dall’esercito ucraino siano sminati a questo proposito.
Tutte le parti in causa dovrebbero aprire in questo momento una parentesi di collaborazione per evitare una crisi umanitaria che farebbe morire milioni e milioni di persone nella parte più povera del mondo.
L’Italia ha promosso un Dialogo Ministeriale con i Paesi del Mediterraneo in collaborazione con la FAO, per delineare le misure d’intervento per la regione.
Analoghe iniziative sono state prese dalla Francia, dalla Germania, dagli Stati Uniti. Ma forse la cosa più urgente è fare quello che dicevo prima.

Voglio infine ringraziare il Parlamento – la maggioranza e anche la principale forza di opposizione – per il sostegno che avete dato al Governo nell’affrontare questa crisi.
La risoluzione, approvata a larghissima maggioranza, che ha impegnato il Governo, tra l’altro, a:
sostenere dal punto di vista umanitario, finanziario e militare l’Ucraina;
a tenere alta la pressione sulla Russia, anche attraverso sanzioni;
a ricercare una soluzione negoziale;
ha guidato in modo molto chiaro l’azione di Governo e ha rafforzato la nostra posizione a livello internazionale.
Il Governo intende continuare a muoversi nel solco di questa risoluzione.
Grazie”.

 

 

 

Catania, nominati i nuovi assessori della giunta comunale

 

Catania,

Tre donne entrano a fare parte della giunta comunale di Catania.

Il sindaco facente funzioni Roberto Bonaccorsi ha nominato assessori Viviana Lombardo, Adriana Patella e Cinzia Torrisi, che hanno anche giurato alla presenza del segretario generale Rossana Manno.

Viviana Lombardo, 38 anni, avvocato, ha avuta assegnata la delega alle attività produttive; Adriana Patella, 34 anni, esperta di progettazione e formazione sociale, si occuperà del ramo dell’Amministrazione Comunale afferente alle Politiche per la Famiglia e i Servizi Sociali; Cinzia Torrisi, insegnante, 56 anni, avrà la responsabilità delle Scuola, della Cultura, dei Grandi Eventi e delle Politiche giovanili.  

In questo modo la composizione della giunta comunale è composta da nove assessori, compreso il sindaco facente funzioni.

Finanza, Palermo:Misure di prevenzione antimafia – Confisca di beni per 150 milioni di euro

 

Misure di prevenzione antimafia - Confisca di beni per 150 milioni di euro

 Palermo,

Il Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della locale Procura della Repubblica – DDA, ha emesso un decreto di confisca del patrimonio di L. C., cl. ‘66, noto imprenditore operante nel settore della grande distribuzione alimentare, per un valore complessivo di circa 150 milioni di euro, eseguito dai finanzieri del Comando Provinciale di Palermo.

Oggetto della confisca di primo grado sono, tra le altre cose, le quote societarie e il compendio aziendale della G. G. srl, che all’epoca del sequestro (eseguito dalle Fiamme Gialle nel febbraio 2021) gestiva 13 supermercati tra Palermo e provincia (Bagheria, Carini, Bolognetta, San Cipirello e Termini Imerese).

Gli esercizi commerciali sono stati nel frattempo ceduti a terzi dall’amministratore giudiziario nell’ambito delle linee guida approvate dal Tribunale e pertanto oggetto della confisca è il ricavato della vendita.

Sulla base degli accertamenti svolti dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico Finanzaria – G.I.C.O. di Palermo, l’Autorità giudicante – valorizzando l’analisi e il riscontro di puntuali dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia, nonché la rilettura orientata in chiave economico – finanziaria degli esiti di diversi procedimenti penali, ha ritenuto che l’imprenditore, seppure non organicamente inserito nell’organizzazione criminale, sia da ritenersi “colluso” al sodalizio mafioso, posto che il medesimo ha operato almeno dal 2004 sotto l’ala protettiva di Cosa Nostra, in particolare la famiglia di Bagheria, traendone vantaggio per:

  • scoraggiare la concorrenza anche con atti di danneggiamento; acquisire imprese concorrenti;
  • risolvere le problematiche insorte nella gestione delle sue imprese, comprese quelle relative ai rapporti di lavoro con i dipendenti; dirimere controversie con i propri soci, ottenendo in loro pregiudizio la possibilità di rilevare l’impresa contesa e beneficiando di una dilazione dei pagamenti; evitare il pagamento del pizzo nella zona di Bagheria e, grazie alla mediazione della locale famiglia mafiosa, contrattare la “messa a posto” con altre articolazioni palermitane del sodalizio mafioso.

In coincidenza temporale con i più significativi interventi di Cosa Nostra in proprio favore, l’imprenditore ha registrato una crescita esponenziale del fatturato dell’azienda, trasformata da piccola impresa familiare in un impero economico, arrivando a fatturare oltre 90 milioni di euro nel 2020.

L’indagine testimonia inoltre le nuove e sempre più sofisticate modalità con cui gli imprenditori in affari con la mafia tentano di “proteggere” il proprio patrimonio.

Nel corso degli accertamenti è infatti emerso che l’impero imprenditoriale era stato devoluto a un trust. Grazie a questo strumento giuridico, le possidenze societarie e immobiliari dell’imprenditore sono state formalmente trasferite a un professionista (c.d. trustee), incaricato di gestirle come se ne fosse proprietario, assumendo cioè le principali decisioni relative alla vita dell’azienda e degli altri beni.

Tuttavia, dall’approfondimento della documentazione acquisita, dalle evidenze raccolte dai finanzieri nell’ambito di diversi procedimenti penali è emerso che il trust in questione era un mero espediente fittizio per schermare la titolarità delle proprietà.

In altri termini, il proposto aveva trasferito solo sulla carta tutti i poteri gestori sui beni al trustee, ma nella realtà non ne aveva mai perso il controllo e la disponibilità.

Solo negli ultimi 18 mesi all’esito di indagini penali o di prevenzione condotte dalle Fiamme Gialle palermitane sono stati confiscati beni per oltre 400 milioni di euro nei confronti di imprenditori “collusi” con Cosa Nostra,

Oltre al provvedimento ora eseguito nei confronti di Carmelo Lucchese, si ricordano, tra le altre, la confisca:

  • definitiva di prevenzione per un valore stimato di oltre 100 milioni di euro (aprile 2022) del patrimonio di un imprenditore leader in provincia di Palermo nel settore della grande distribuzione e dei prodotti per la casa e l’igiene;
  • di primo grado in sede penale disposta dal Tribunale di Palermo per circa 46 milioni di euro (febbraio 2022) nei confronti degli indagati dell’operazione “ALL IN”, che ha fatto emergere le modalità di infiltrazione mafiosa nel settore della gestione dei giochi e delle scommesse;
  • definitiva di prevenzione per 3,5 milioni di euro (maggio 2021) nei confronti di due imprenditori del settore del commercio, coinvolti in indagini per usura;
  • definitiva di prevenzione per oltre 100 milioni di euro (dicembre 2020) nei confronti di uno storico imprenditore del settore immobiliare.

 

Catania, domenica 22 maggio, l’intitolazione del lungomare a Franco Battiato

Foto fornita dall’Ufficio Stampa Comune di Ct

Catania,

Nel primo anniversario dalla scomparsa, la città di Catania ricorda Franco Battiato con l’intitolazione del Lungomare, da piazza Europa a piazza Mancini Battaglia.

Domenica mattina, 22 maggio,( festa di S.Rita   n.d.r.)a partire dalle ore 11,00, in piazza Consiglio d’Europa (già piazza Nettuno), una breve cerimonia con la svelata della targa che intitola al Maestro dei cantautori il lungomare roccioso e un concerto con un repertorio di canti e musiche di Battiato, a cura del Coro Lirico Siciliano, segneranno il grande affetto di Catania e della Sicilia verso Franco Battiato.

L’evento sarà il clou del nuovo appuntamento cittadino con Lungomare Fest, ovvero la pedonalizzazione del lungomare con iniziative promozionali di sport, spettacolo, solidarietà e tutela dell’ambiente che raduna migliaia di catanesi che godono della brezza marina, muovendosi a piedi, in bicicletta o con il monopattino.

L’idea di intitolare il Lungomare a Franco Battiato, senza tuttavia modificare la toponomastica dei viali, venne lanciata dal sindaco Salvo Pogliese, il 18 maggio dello scorso anno, proprio nelle ore successive alla scomparsa del genio dell’arte musicale, originario di Riposto.

All’evento di domenica prossima, oltre a tutta la giunta comunale guidata dal sindaco facente funzioni  Roberto Bonaccorsi che promuove l’evento, parteciperà anche Michele Battiato, fratello di Franco.