Messina, indagine “LOCK-DRUGS” – 13 misure cautelari per spaccio di marijuana e cocaina

Guida Sotto l'effetto di Sostanze Stupefacenti | Studio Legale Chiarini

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Messina – Falcone (ME),
 Una Ordinanza di applicazione di misure cautelari è stata notificata dai Carabinieri di P.G. (Messina) nei confronti di tredici persone, ritenute responsabili, a vario titolo, del reato di spaccio di sostanze stupefacenti di tipo marijuana e cocaina, emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Patti (ME), su richiesta della Procura della Repubblica di Patti guidata dal Procuratore Capo.
Si tratta di tredici misure cautelari di cui: una degli arresti domiciliari, sei di obbligo di dimora nei rispettivi comuni di residenza con prescrizioni per i destinatari di non allontanarsi dalle loro abitazioni dalle ore 21:00 alle ore 07:00 di tutti i giorni, e sei di obbligo di presentazioni alla Polizia Giudiziaria.
L’attività di indagine è nata da alcune segnalazioni, ricevute dai Carabinieri della Stazione di Falcone (ME), relative a possibili attività di spaccio di sostanze stupefacenti, specie tra giovanissimi, principalmente ad opera di due soggetti di Falcone già noti ai militari. I primi riscontri, operati per circostanziare quanto segnalato, hanno consentito di effettuare il rinvenimento di sostanze stupefacenti nonché l’acquisizione di messaggistica avvenuta tramite i moderni sistemi di comunicazione dei social network, ritenuta meno vulnerabile sotto il profilo del monitoraggio investigativo. In tale fase i Carabinieri hanno anche acquisito le denunce della madre di un consumatore di sostanze stupefacenti che si era appropriato di beni di famiglia per venderli ed impiegarne il ricavato nell’acquisto di droga.
I primi riscontri investigativi hanno consentito al sostituto Procuratore della Repubblica di Patti, di delegare ai Carabinieri della Stazione di Falcone ulteriori indagini anche attraverso lo sviluppo di attività tecniche di intercettazione di comunicazioni telefoniche e di videosorveglianza mediante l’istallazione di telecamere all’esterno dell’abitazione di uno degli indagati, assiduamente frequentata da consumatori di droghe. 
L’esito delle investigazioni condotte con l’impiego di intercettazioni telefoniche e con l’espletamento dei tradizionali servizi di Polizia Giudiziaria tra cui osservazioni, controlli e pedinamenti, ha portato all’emersione di una più vasta attività di spaccio di marijuana e cocaina che ha consentito di allargare l’ambito delle indagini, sia soggettivamente che geograficamente, portando alla luce l’operatività di altri soggetti attivi nell’ambito territoriale compreso tra Falcone e Barcellona P.G., passando per Terme Vigliatore e Mazzarrà S. Andrea.
I partecipanti al gruppo criminale investigato hanno palesato, benché alcuni di giovane età, grande esperienza nel settore dello spaccio delle droghe, adottando accorgimenti per eludere la Polizia Giudiziaria, quasi mai sbilanciandosi telefonicamente e comunicando sistematicamente mediante uso di linguaggio codificato e tramite canali social, in particolare WhatsApp e Instagram, indicando le droghe contrattate con nomi convenzionali del tipo “Ciccia”, “Bomba”, “Caffè”, “Basilico”, “Medicina”, “Schedina”, “Computer verde”, “Sigaretta”.
L’attività si spaccio di stupefacenti non si è interrotta neppure durante il periodo di lockdown imposto dall’emergenza epidemiologica della pandemia da covid-19, e l’attivismo nell’attività di vendita al dettaglio dello stupefacente anche in quel periodo di stringenti limitazioni ha dato lo spunto per il nome dell’operazione. Ma la pandemia, è stata anche un’opportunità di guadagno per gli spacciatori infatti le restrizioni hanno reso più difficoltosa la circolazione della droga sul mercato e l’effetto è stato quello di fare lievitare i prezzi al dettaglio della sostanza stupefacente, raddoppiando il costo di un grammo di marijuana, pagato anche 20,00 euro dai consumatori al grammo. 

Lavori pubblici, in dirittura d’arrivo il centro storico e la consegna del microasilo di S.M. La Stella

 

I cinque lavori da operai più pagati - Cinque cose belle

 Caruso: “Grato a chi ha contribuito ad ottenere questi risultati”

Proseguono spediti i lavori pubblici nel Comune di Aci Sant’Antonio. Da tempo i residenti del centro seguono l’andamento degli interventi in via Regina Margherita, e in molti aspettano la consegna del mircroasilo di Santa Maria La Stella: in questi giorni il Sindaco, Santo Caruso, ha diffuso alcune immagini sui social dello stato attuale dei lavori, immagini per i quali in tanti hanno mostrato vivo apprezzamento.
Riguardo il centro storico, infatti, è stata posta l’ultima basola relativa alla sistemazione della via: la sede stradale, adesso, è quasi completa, e per l’apertura e la piena fruibilità è questione di giorni.

 

Il microasilo, invece, è di fatto pronto, e a giorni avverrà la consegna ufficiale. Siamo felicissimi di poter consegnare ai santantonesi queste due opere,così diverse fra loro ma così parimenti importanti – ha dichiarato l’Assessore ai Lavori Pubblici, Antonio Scuderi – Entrambe significano continuità con quanto fatto in questi anni: da un lato l’attenzione per
la scuola, mostrata con i tanti interventi portati avanti grazie agli importantissimi finanziamenti ottenuti, dall’altro la ricerca costante del miglioramento degli indici di vivibilità, con la rinascita del centro storico”.

Il primo cittadino pone l’accento sui lavori ringraziando quanti hanno permesso il loro compimento: “Sono grato, chiaramente, agli Uffici,soprattutto per le varie vicissitudini legate alla via Regina Margherita, oggetto spesso di polemiche, e devo fare un doveroso plauso alle ditte che hanno portato avanti gli interventi, a partire dai direttori dei lavori e fino all’ultimo ingranaggio degli apparati messo in campo: quando si tratta di lavori pubblici c’è un importantissimo lavoro di coordinamento, che qui ha dato ottimi frutti, arrivando con pazienza ad un risultato ottimale, ad opera d’arte.

 

 

“Adesso si tratta solo di mostrare ai cittadini quanto fatto: per l’asilo nido siamo pronti,(vedasi foto sopra di Ambra) e ci sarà da attendere poi i tempi tecnici di affidamento, mentre per il centro a breve potremo già fruire della strada, e si aspettano solo piccoli interventi sui sagrati delle chiese e in piazza Cantarella. Ci scusiamo, ancora una volta, per i disagi creati, soprattutto ai commercianti, ma credo che ne sia valsa davvero la pena. Il centro storico, adesso, rivivrà, e rivivrà in bellezza”.

La Finanza sequestra un milione di vino contraffatto con “false attestazioni di vendemmia”- Denunciati 8 responsabili

 

 

 

 

 Sequestrato circa un milione di litri di vino comune venduto con etichette riportanti false indicazioni di origini protette IGP, dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Foggia che , su indicazione dell’Ispettorato Controllo Qualità e Repressione Frodi di Bari, ha denunciato 8 responsabili alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Foggia.

In particolare, nell’ambito dell’intensificazione delle attività a contrasto della contraffazione in agricoltura, a tutela del consumatore e del made in Italy, finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Foggia e funzionari dell’Ispettorato Controllo Qualità Repressione Frodi (ICQRF) del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali hanno condotto una mirata azione investigativa nel settore vitivinicolo, individuando un’azienda vinicola della Provincia di Foggia che risultava aver commercializzato oltre 1,5 milioni di litri di vino con marcatura IGP falsa. Primitivo, Chardonnay, Pinot grigio, Falanghina, Merlot, le qualità di vino illegalmente immesse sul mercato.

Le risultanze delle banche dati in uso all’ICQRF e alla Guardia di Finanza, supportate da aerofotogrammetrie specifiche dei terreni interessati dalle “presunte” coltivazioni di uve a indicazione geografica tipica o protetta, hanno permesso di ricostruire e rilevare gravi anomalie tra le tipologie di uva effettivamente prodotte e quelle formalmente conferite in azienda vinicola, nonché in ordine alla reale capacità produttiva di uva dei terreni coltivati messi sotto la lente dagli investigatori.

Sono state eseguite perquisizioni mirate per verificare le discrasie ipotizzate, che si sono concluse con il riscontro dell’illecita condotta tenuta dall’azienda vinicola oggetto di controllo e da n. 6 produttori di uve che hanno rilasciato false “attestazioni di vendemmia” in ordine al conferimento di uve IGP.

Al vaglio della Procura della Repubblica di Foggia, che coordina le indagini, è stata rimessa dagli organi inquirenti anche la posizione di un Centro Assistenza Agricola (CAA) della Provincia di Foggia che ha predisposto ed inviato telematicamente alle competenti Autorità artefatte dichiarazioni di produzione relative alla campagna vitivinicola 2020.

L’attività investigativa si è conclusa con:il sequestro di 917.205 litri di mosti e vini IGP Puglia con indicazione di vitigni e vini varietali falsamente rivendicati; la contestazione, per avvenuta immissione in commercio, di “consumato in frode” di 602.465 litri di analoghi mosti e vini IGP Puglia con indicazione di vitigni e vini varietali, falsamente rivendicati;la denuncia di 8 soggetti alla locale A.G. quali responsabili, a vario titolo, dei reati di frode in commercio, contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari, falsità in registri e notificazioni e in documenti informatici.

Palermo, “Operazione BIVIO”, una custodia cautelare per 8 mafiosi-estortori e vandali incendiari

89,542 Foto Mafioso, Immagini e Vettoriali

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 Palermo
 Un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari emessa dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Palermo, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Palermo, è stata notificata dai  Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo a  8 indagati (7 in carcere e 1 ai domiciliari), ritenuti a vario titolo responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni aggravate, danneggiamento seguito di incendio.
L’indagine, seguita da un pool di magistrati coordinati dal Procuratore Aggiunto dottore Salvatore De Luca, costituisce un’ulteriore fase di un’articolata manovra investigativa condotta dal Nucleo Investigativo di Palermo sul mandamento mafioso di Palermo T.N. che ha consentito di comprovare la perdurante operatività di quell’articolazione di cosa nostra.
La ricostruzione dei fatti che segue è fondata sui gravi indizi di colpevolezza prospettati dalla D.D.A.- Sezione territoriale di Palermo e ritenuti dal GIP.
Nel corso degli ultimi anni, il dispositivo di contrasto a “Cosa Nostra” di cui si è dotato il Comando Provinciale Carabinieri di Palermo, ha consentito di sviluppare un percorso investigativo che ha permesso l’esecuzione di numerose operazioni nei confronti degli esponenti del mandamento mafioso di T.N. tra cui “OSCAR” (2011), “APOCALISSE” (2014), “TALEA” (2017), “CUPOLA 2.0” (2018/2019), “TENEO” (2020). 
L’indagine “BIVIO”, oggi giunta ad un secondo momento repressivo, dopo il fermo del 26 gennaio 2021, ruota attorno alla figura di G.C., il quale, tornato in libertà nel mese di maggio 2019, si ritrovava sottoposto a F.P., designato quale proprio sostituto da C.L.P., nuovo capo del mandamento di T.N., così come emerso nell’indagine CUPOLA 2.0.      
Nel corso delle attività veniva quindi monitorato il percorso attraverso il quale C., dapprima si trasferiva a Firenze per prendere le distanze con la manovra di riassetto mafioso che non condivideva e poi, dopo aver costretto F.P. ad auto ritirarsi dalla sua carica direttiva, rientrava a Palermo da reggente consolidando e ricompattando attorno a sé la componente soggettiva del mandamento anzidetto. 
La seconda tranche dell’indagine “BIVIO” ha consentito di far luce, altresì, su una serie di gravi reati commessi dagli odierni arrestati ivi compreso G.C. ed il figlio F., ponendo altresì l’accento sul settore delle scommesse on line la cui gestione fa registrare la stabile infiltrazione delle consorterie mafiose.  
Uno dei soggetti raggiunti da provvedimento restrittivo, infatti, è G.V., palermitano trasferitosi a Firenze, il quale, grazie agli accordi siglati con G.C. e A.V., commercializzava i propri siti per le scommesse on line sul territorio del mandamento di T.N., riconoscendo parte degli utili alla compagine mafiosa. 
Le risultanze investigative complessivamente acquisite, ad ogni modo, rendono evidente la particolare pressione estorsiva ed impositiva esercitata dagli esponenti mafiosi nei confronti delle imprese operanti sul territorio, tanto che venivano ricostruite 11 vicende estorsive/impositive consumate o tentate di cui 2 denunciate spontaneamente dalle vittime commesse con violenza ovvero attraverso atti intimidatori tra i quali vanno annoverati; l’incendio commesso in danno di un esercizio commerciale di Sferracavallo, attentato che è stato ricondotto al tentativo ordito da C.F., C.G. e V.F., di farsi assegnare la gestione del locale, attuato anche mediante l’incendio programmato quale evento utile a vincere le resistenze del titolare; l’incendio in danno del cantiere edile finalizzato alla realizzazione della rete fognaria di Sferracavallo, evento anche questo programmato al fine di ottenere, da parte di V.A. e T.V., il subappalto di alcune lavorazioni; l’incendio in danno del furgone di una società di costruzioni, le cui motivazioni rimangono non del tutto decifrate, registrato in diretta dalle microspie degli investigatori; l’intimidazione in danno di una società edile che stava svolgendo lavori di ristrutturazione di un immobile ubicato a Sferracavallo, al fine di ottenere la commessa per i lavori di impiantistica in favore di V.A.; il tentativo di vietare, da parte di T.V., la possibilità di svolgere lavori di scavo nella zona di Sferracavallo ad un imprenditore, rivendicando la potestà sul territorio che consentiva soltanto a T. e A.F. la possibilità di svolgere lavori di scavo nel territorio dell’intero mandamento; l’estorsione in danno di un cantiere edile di Sferracavallo commessa da V.A. e T.V. i quali riuscivano a farsi assegnare parte delle lavorazioni di cantiere; l’estorsione in danno di un commerciante di T.N., già oggetto di contestazione nell’ambito del fermo, che è stata estesa, quanto alle responsabilità individuali, a G.F.;  l’estorsione in danno di un cantiere edile di T.N., già oggetto di contestazione nell’ambito del fermo, che è stata estesa, quanto alle responsabilità individuali, a T.V.; la sistematica realizzazione, di “cavalli di ritorno” che consentivano agli affiliati di realizzare ingenti guadagni facendosi consegnare denaro per la restituzione di veicoli oggetto di furto.

 

 

Scoperti dalle Fiamme gialle 9 agenti della Polizia Locale a Reggio Calabria autori di reati per induzione indebita a dare o promettere utilità, falso ideologico e violenza privata

REGGIO CALABRIA

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria hanno eseguito, in data odierna, un’ordinanza di applicazione della misura cautelare personale coercitiva degli arresti domiciliari nei confronti di 2 agenti della Polizia Locale di Reggio Calabria e della misura cautelare personale interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio rivestito per la durata di dodici mesi nei confronti di altri 7 agenti, nonché sottoposto alla misura cautelare reale del sequestro preventivo una depositeria giudiziaria autorizzata, iscritta all’Albo Prefettizio, per i reati di concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità, falso ideologico e violenza privata.

Le investigazioni, eseguite dalla Compagnia Reggio Calabria e coordinate dalla locale Procura della Repubblica, diretta dal Procuratore Dott. Giovanni Bombardieri, sono scaturite dalla denuncia presentata ad ottobre 2020 da un cittadino extra–comunitario, venditore ambulante munito di regolare licenza, che aveva rappresentato di aver subìto un furto della merce che esponeva in vendita, da parte di due soggetti ignoti, poi risultati essere due agenti di Polizia Locale (A.M. – cl. ’78 e C.G. – cl.’75), odierni arrestati, senza la redazione e il rilascio di alcun verbale di sequestro amministrativo o di contestazione.

Le attività investigative preliminari hanno consentito di appurare, anche tramite l’acquisizione e l’analisi di video-registrazioni, la veridicità di quanto denunciato dall’ambulante: lo stesso, infatti, era stato, a tutti gli effetti, vittima di un’ingiustificata appropriazione della merce esposta da parte di due pubblici ufficiali, in abuso della loro qualità, nonostante l’esibizione della licenza autorizzatoria, la quale, visionata dagli indagati, veniva lanciata in direzione dell’extra–comunitario, senza la restituzione della merce indebitamente appresa.

Da un successivo sviluppo dei primi input investigativi, sotto il coordinamento del Procuratore Aggiunto Dott. Gerardo Dominijanni e sotto la direzione del Sostituto Procuratore della Repubblica Dott.ssa Alessia Giorgianni, le fiamme gialle reggine hanno rilevato come diversi altri appartenenti alla Polizia Locale del capoluogo reggino (F.D. – cl. ’63, C.V. – cl. ’71, S.C. – cl. 67, C.M. – cl. ’78, F.U.F. – cl. ’71, M.G. – cl. ’71 e C.P. – cl. ’77) sottraessero sistematicamente, nell’ambito degli ordinari servizi finalizzati al contrasto dell’abusivismo commerciale, la merce esposta per la vendita da ambulanti di origini extra-comunitarie, senza provvedere alla redazione e al rilascio di verbali di sequestro amministrativo o di altri atti, ma procedendo alla successiva pubblicazione, sull’Albo Pretorio del Comune, di verbali di rinvenimento di merce redatti nei confronti di soggetti ignoti.

E’ stato possibile, altresì, constatare come due poliziotti locali reggini, sottoposti ai domiciliari (A.M. – cl. ’78 e C.G. – cl. ’75) avessero messo in piedi un sodalizio finalizzato alla ricerca di veicoli da rottamare, acquisire o cannibalizzare, unitamente a tre soggetti (S.B. – cl. ’74, I.A.D. – cl. ’94 e S.D.F. – cl. ’75) a cui sono riconducibili due imprese operanti nel settore del soccorso e della rimozione di veicoli, una delle quali è una depositeria giudiziaria autorizzata – oggi sottoposta a sequestro – con l’intento di trarne dei guadagni illeciti.

In particolare, i due pubblici ufficiali, trovate sulla pubblica via autovetture sprovviste della necessaria copertura assicurativa, anziché procedere alla contestazione delle violazioni del caso o alle operazioni di sequestro amministrativo, inducevano i proprietari dei veicoli ad affidare gli automezzi in questione ai rappresentanti di una delle due imprese, a turno, dietro la minaccia dell’irrogazione di salate sanzioni pecuniarie e a fronte della mancata contestazione delle violazioni. Questi ultimi, in accordo con i due agenti di Polizia Locale, dietro il pagamento di un corrispettivo di denaro in contanti, procedevano, successivamente, alle operazioni di rimozione e di rottamazione. Da tali modalità operative, indebitamente, traevano vantaggio economico le due imprese: l’una, autorizzata, i cui gestori operavano nelle vesti di incaricati di pubblico servizio, praticando prezzi di gran lunga superiori a quelli previsti dalla convenzione con il Comune, e omettendo, integralmente, di versare una percentuale degli indebiti introiti a titolo di canone concessorio (non esistendo alcuna verbalizzazione delle contravvenzioni rilevate dai pubblici ufficiali), e l’altra, in totale assenza di qualsivoglia legittimazione a intervenire in rimozione di veicoli per conto del Comune di Reggio Calabria, riconducibile a un soggetto definitivamente condannato per associazione mafiosa.

In altri casi si è persino accertato come i due agenti in argomento sponsorizzassero le imprese operanti coinvolte nel disegno criminoso, prospettando vantaggi e convenienze di vario genere anche quando i contravventori di turno riferivano di conoscere già dei conducenti di carroattrezzi di propria fiducia. Il risultato di tali condotte, grazie anche al potere deterrente delle ingenti sanzioni amministrative prospettate, era il maturato convincimento dei cittadini ad affidarsi alle imprese facenti capo agli indagati. Un espediente a cui facevano ricorso i due agenti di Polizia Locale era quello di preavvisare i referenti delle imprese di rimozione di veicoli, indicando loro, preventivamente, il luogo delle operazioni, in modo che al momento della loro attivazione, gli stessi potessero repentinamente giungervi.

Tale meccanismo, infatti, costringeva i contravventori di turno a versare, in ogni caso, la somma prevista per il “diritto di chiamata”, la quale è dovuta anche se la rimozione non viene eseguita purché il carroattrezzi giunga entro venti minuti dalla chiamata. In diverse occasioni, gli indagati discutevano del valore di mercato di determinate autovetture, individuate nel corso dei loro “interventi”: i pubblici ufficiali, addirittura, richiedevano ai referenti delle imprese di rimozione di veicoli se i mezzi fossero di loro gradimento, in modo da decidere, in base alla risposta ricevuta, se procedere effettivamente al sequestro amministrativo o meno; di conseguenza, laddove non vi fosse interesse, si procedeva solo in un secondo momento con le obbligatorie verbalizzazioni del caso.

L’interesse in questione è risultato talvolta essere circoscritto a singole componenti degli autoveicoli, alimentando un vero e proprio business sui pezzi di ricambio: alcuni veicoli, difatti, sono stati concretamente cannibalizzati, con asportazione, presso officine “di fiducia” degli indagati, di pezzi da applicare ad autovetture loro o di amici. Laddove, invece, i due agenti della Polizia Locale si rendevano conto del fatto che i veicoli sanzionabili fossero riferibili a familiari di loro colleghi, si adoperavano per riferire la circostanza a questi ultimi, così da evitare di procedere con la verbalizzazione. In un caso, uno degli indagati ha invitato espressamente il proprio interlocutore (uno dei titolari di fatto della depositeria giudiziaria autorizzata) a spostare un furgone, cosicché lo stesso non potesse essere visto da un suo superiore, con cui in quel frangente era impattugliato. Il timore dell’indagato era quello che il superiore presente avrebbe proceduto a elevare le contestazioni e operare il sequestro del mezzo.

Alla luce di ciò, il G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria, Dott.ssa Vincenza Bellini, su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha emesso un’ordinanza di applicazione della misura cautelare personale coercitiva degli arresti domiciliari nei confronti di 2 agenti di Polizia Locale (A.M. e C.G.) della misura cautelare personale interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio rivestito per la durata di dodici mesi nei confronti di altri 7 agenti (F.D., C.V., S.C., C.M., F.U.F., M.G. e C.P.) e della misura cautelare reale del sequestro preventivo nei confronti di una delle imprese operanti con i pubblici ufficiali indagati. Al provvedimento cautelare in parola è stata data esecuzione, nella mattinata odierna, da parte delle Fiamme gialle reggine, che hanno anche proceduto anche all’effettuazione di perquisizioni presso i luoghi rientranti nella disponibilità degli indagati. 

Messina, maxi evasione fiscale internazionale nel settore delle scommesse online

 

Messina,

I Finanzieri del Comando Provinciale di Messina, all’esito di articolate indagini di polizia giudiziaria e tributaria, hanno eseguito, a Malta, un decreto di sequestro di beni del valore di 3,5 milioni di euro, nei confronti del legale rappresentante di una società maltese che aveva stabilito, a Messina, una stabile organizzazione che esercitava abusivamente l’attività di raccolta delle scommesse on line.

In particolare, nel quadro delle linee di azione strategica del Corpo, finalizzate all’individuazione delle più insidiose condotte evasive / elusive a carattere transnazionale, l’attività costituisce l’esito di complesse investigazioni dirette dalla Procura della Repubblica di Messina, nonché di una verifica fiscale, eseguite dalle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Messina, nei confronti di una società maltese, ritenuta, secondo ipotesi investigativa, una stabile organizzazione di società estera non dichiarata in Italia.

Nel merito, veniva approfondita l’operatività, in Italia, della nominata società estera che, mediante diversi portali web dedicati, riconducibili a plurimi marchi – già colpiti da specifici provvedimenti di inibizione da parte dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli – era risultata operare, sulla base di apposite concessioni rilasciate da Autorità estere e, pertanto, non valide in Italia, la raccolta di giochi pubblici a distanza e scommesse tramite rete fisica, avvalendosi di centri trasmissione dati (CTD) e punti vendita ricarica (PVR). In tale contesto, quindi, gli accertamenti di carattere tributario (consistiti anche in data mining, controlli incrociati e riscontri contabili), opportunamente integrati da mirate indagini di polizia giudiziaria, evidenziavano come i predetti centri trasmissione dati, formalmente costituiti quali società o ditte individuali giuridicamente autonome, operassero, in realtà, quali centri per la ricezione di proposte di scommessa, pubblicizzando nei confronti dei clienti scommettitori il palinsesto della società mandante maltese, contribuendo in tal modo alla raccolta delle scommesse sul territorio nazionale per conto della casa-madre estera.

L’esame di tutti gli elementi raccolti consentiva di ipotizzare, pertanto, una stabile organizzazione occulta, in Italia, della nominata società maltese, presupposto, questo, per proporre all’Agenzia delle Entrate il recupero a tassazione in Italia dei redditi ivi prodotti dalla società estera. A seguito di tale condotta, la filiale italiana della società maltese avrebbe dovuto dichiarate al fisco italiano oltre 85 milioni di euro di ricavi, per un totale di imposte dirette evase pari ad oltre 3,5 milioni di euro. A valle delle indagini svolte, condividendo l’impianto accusatorio elaborato dai Finanzieri e dalla Procura della Repubblica di Messina, il competente Giudice delle Indagini Preliminari del locale Tribunale disponeva il sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche per equivalente, nei confronti del rappresentante legale della casa-madre maltese, del citato importo di 3,5 milioni di euro, corrispondente all’imposta evasa. Si evidenzia come, attesa la residenza estera del soggetto, per la materiale esecuzione del sequestro si sia reso necessario dare esecuzione a specifico European Investigation Order e Freezing order for execution, emessi dalla Procura della Repubblica di Messina, nell’ambito di mirata attività rogatoriale internazionale. A tal riguardo, con riferimento all’intervenuta cooperazione giudiziaria internazionale tra Italia e Malta, in perfetta sinergia tra l’Autorità Giudiziaria italiana e quella maltese, ci si è avvalsi delle possibilità offerte dal recentissimo Regolamento UE 2018/1805/UE del 14 novembre 2018, in forza del quale, a decorrere dal 19 dicembre 2020, sono applicabili negli Stati membri dell’Unione Europea le disposizioni sul riconoscimento reciproco dei provvedimenti di congelamento e di confisca emessi da altro Stato membro.

L’operazione testimonia la costante attenzione dell’Autorità Giudiziaria e della Guardia di Finanza di Messina nel contrasto ai più articolati fenomeni di evasione fiscale internazionale, vieppiù attinenti al delicato settore della raccolta illegale di scommesse on line, fortemente esposto in termini di possibile inquinamento del mercato di riferimento e della correlata economia legale, in danno degli operatori economici e degli altri contribuenti onesti.

Siracusa, controlli dei Carabinieri sul rispetto delle misure antiCovid, ispezioni, posti di blocco

Controlli anti Covid-19 del 21 agosto | Ministero dell'Interno

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SIRACUSA

I Carabinieri della Compagnia di Augusta, nell’ambito delle attività finalizzate alla prevenzione di reati in genere ed anche al rispetto delle misure di contenimento della pandemia previste dai Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri sull’intero territorio ricadente nella giurisdizione di competenza, hanno eseguito diversi servizi, controllando un cospicuo numero di persone e veicoli.
Sono molteplici e di varia natura i servizi effettuati dall’Arma dei Carabinieri che oltre a vigilare le zone più sensibili della giurisdizione sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza pubblica si sono occupati di far rispettare le misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica da Covid – 19, con numerose ispezioni e posti di controllo in corrispondenza delle principali arterie stradali cittadine ed extraurbane, piazze e luoghi di intrattenimento, dando altresì impulso all’azione di prevenzione ed al contrasto ai comportamenti potenzialmente di maggiore pericolo.
Durante i servizi di controllo e vigilanza, i Carabinieri hanno controllato numerosi esercizi commerciali e, sulla strada, hanno identificato un totale di 529 persone e 306 veicoli, contestando varie violazioni al Codice della Strada come il mancato utilizzo delle cinture di sicurezza, la guida con utilizzo del telefono cellulare o senza l’uso del casco protettivo, la circolazione di veicolo senza revisione periodica o copertura assicurativa RCA. In tre casi è stata accertata la reiterata guida di veicolo, nell’arco di un biennio, senza aver mai conseguito la patente di guida, il che ha comportato per i trasgressori la denuncia all’Autorità Giudiziaria di Siracusa. 
Le violazioni contestate raggiungono un importo di circa € 13.000,00, con una complessiva sottrazione di circa 40 punti dalle patenti di guida ed il ritiro di 8 documenti di circolazione.
I militari del Posto Fisso di Agnone Bagni, hanno infine segnalato alla Prefettura aretusea un giovane catanese poiché a seguito di perquisizione personale, è stato trovato in possesso di modiche quantità di sostanze stupefacenti del tipo hashish e marijuana.

Max Rasa e i Cani Bastardi Band tra i protagonisti della 34 Edizione -dal 6 al 12 Settembre prossimo-del Festival Sanremo Rock

 

Che Sanremo suoni rock, non è certo una novità.
Il pianeta della canzone, italiana ed europea, ha visto passare i grandi e i miti della Storia di tutte le categorie della popular music, nessuna esclusa. Quindi, non ci stupiamo quando – tra neomelodici e allegri mainstreamers, si “sporca” di elettricità.
Max Rasa e i Cani Bastardi Band sbarcano a Sanremo Rock
Tra le news di quest’anno, invece, ci piace segnalare la presenza di un artista e della sua band che da un pò di tempo a questa parte continua a far parlare di sé.
Si tratta di Max Rasa e dei Cani Bastardi band, melodici ed energici, controcorrente ma nelle righe, portatori sani di valori e di sentimenti buoni che, dal 6 al 12 settembre 2021, saranno protagonisti della 34° edizione del Festival Sanremo Rock & Trend, e presenti alla finale che si terrà al Teatro Ariston.
Presenteranno “Sta cambiando” , pubblicato qualche tempo fa in una sorta di versione psichedelico-elettronica che, per l’occasione, verrà proposto con sonorità rock.
Cani Bastardi Band band nascono nel 2019,grazie all’incontro tra Max Rasa e un suo vecchio amico Mike Sardanu, chitarrista potente. Dopo alcuni avvicendamenti a far parte della band , oltre a Max Rasa e a Mike Sardanu, arrivano Carlos Branagan (basso), Emiliano Nalon (Piano e tastiere), Corrado Macchion (Batteria)       Per gli arrangiamenti dei brani più conosciuti , ha collaborato Michele Bonivento musicista conosciuto a livello internazionale e già produttore artistico di Max.
Recentemente hanno conquistato la prestigiosa menzione di “band più originale” al concorso musicale “La Settima nota 2021”.

 

L’Etna flagella i paesi con copiosa sabbia vulcanica, divieti per i mezzi a due ruote e limite di 30 Km/h per le auto

Emergenza sabbia vulcanica / I sindaci di Milo, Sant'Alfio, Santa Venerina  e Zafferana scrivono al governatore Crocetta: "Si attivi una somma urgenza"  - La Voce dell'Jonio

 

Aci Sant’Antonio ,Caruso: “Caduta mole elevatissima, troppi i pericoli”

Superati i cinquanta parossismi, l’Etna continua a flagellare i paesi pedemontani con copiose ricadute di sabbia vulcanica.
L’ultimo, annunciatosi all’alba di oggi, martedì 20 luglio 2021, ha riversato una gran quantità di materiale piroclastico, molto sottile, anche su Aci Sant’Antonio, spingendo il Sindaco, Santo Caruso, a emettere apposita Ordinanza, la numero 80, per cercare di ridurre i rischi per chi si mette su strada: su tutte le strade del territorio viene vietata la circolazione ai mezzi a due ruote e viene ridotto il limite di velocità per le automobili a 30 km/h, fino al cessare dell’emergenza dettata dalla sabbia presente sul manto stradale.
“Ci troviamo di fronte all’ennesima emergenza – ha dichiarato il primo cittadino – e sta diventando molto difficile gestire quasi quotidianamente situazioni del genere. Abbiamo attivato i centri di raccolta per la sabbia in due punti del territorio, e avevamo già previsto una nuova raccolta porta a porta, che partirà già domani.
Adesso si cerca di limitare gli effetti sul territorio: con l’ultima Ordinanza proviamo a portare al minimo i rischi per la circolazione,posto che comunque abbiamo avviato un nuovo intervento sulle strade per la rimozione della sabbia.
“Va detto, però – ha concluso – che è necessario avere sostegni costanti da parte del Governo, e quindi l’auspicio è che quanto discusso in questi giorni, e in queste ore, si concretizzi nel modo migliore per poterci affiancare in questo che è diventato un vero e proprio dramma”.

Altra retata in Sicilia: fermati boss del Clan Brancaccio a Palermo

 

 

Video d’Archivio sulla famiglia mafiosa Brancaccio

 

Palermo

Altra retata in Sicilia di esponenti mafiosi appartenenti a Clan di spicco.Sedici fra boss e gregari delle famiglie mafiose di Brancaccio e Ciaculli finiti in manette Una operazione di polizia e carabinieri, coordinati dalla Dda di Palermo, che arriva alla fine di due anni di indagini che hanno riguardato il mandamento mafioso di Brancaccio\Ciaculli sulla scia delle operazioni “Maredolce” 1 “Maredolce” 2 e “Sperone” concluse tra il 2017 e il 2019.

Il reati più frequenti, accertato dagli investigatori, è l’estorsione, associazione mafiosa. Sono oltre  50 gli episodi di estorsione ai danni di quasi altrettanti commercianti di Palerm0

La polizia ha puntato i riflettori  sulle famiglie mafiose della Roccella e di Brancaccio da cui sono scaturiti gli arresti di Giovanni Di Lisciandro, 70 anni; Stefano Nolano,42 anni; Angelo Vitrano, 63 anni; Maurizio Di Fede, 53 anni; Gaspare Sanseverino, 48 anni; Girolamo Celesia, 53 anni;Sebastiano Caccamo, 65 anni; Giuseppe Ciresi, 32 anni; Onofrio Claudio Palma, 43 anni; Rosario Montalbano, 35 anni; Filippo Marcello Tutini, 60 anni; Salvatore Gucciardi, 41 anni; Giuseppe Caserta, 45 anni.

L’attenzione dei Carabinieri invece  sui vertici del mandamento di Ciaculli,     In manette sono finiti : Giuseppe Greco, 63 anni; Ignazio Ingrassia, 71 anni; Giuseppe Giuliani, 58 anni.

Tutti sono indagati, a vario titolo, per associazione mafiosa, armi, ed estorsione aggravata.