Vaccino , Sileri: “In alcune Regioni gli anziani hanno ricevuto il vaccino, in altre no..”

Pierpaolo Sileri, il chirurgo viceministro della Salute - Sanità - ANSA.it

 

Da metà aprile arriveremo a 500mila dosi quotidiane” di vaccino anti-Covid. Così  il sottosegretario alla Salute, Pier Paolo Sileri . Da metà aprile, quando arriverà il vaccino Johnson&Johnson, quel mezzo milione di dosi quotidiane verranno garantite ai nostri cittadini”.

Finora, ha ricordato Sileri, “sono 10 milioni le dosi distribuite e quasi 9 milioni sono le prime dosi somministrate. La fotografia più interessante viene dai fragili e gli anziani, questi ultimi circa 3 milioni dei nostri cittadini sopra gli 80 anni hanno ricevuto il vaccino, almeno già una dose su i 4 milioni e 400mila purtroppo con diversità da regione a regione ed è qui che bisognerà cercare una uniformità per non creare nemmeno disparità”.

Non è possibile che in alcuni regioni gli anziani abbiano avuto accesso al vaccino e in altre si sia ancora indietro – ha aggiunto Sileri – Così come in alcune regioni vi sono delle aree in cui vi è una difficoltà di prenotazione, spesso si tratta di mal comunicazione o impossibilità di eseguire la prenotazione ma si tratta di numeri che stanno crescendo a vista d’occhio”.

Il personale sanitario, circa 3 milioni di persone che lavorano nel comparto sanitario pubblico e privato hanno ricevuto già una dose, le Rsa hanno una copertura pressoché totale, e non vediamo più infezioni, è sporadico vedere infezioni nelle Rsa – – Così è nel personale sanitario e così sarà anche a distanza di due, tre settimane anche per gli over 80. Significa vedere in tre quattro settimane un notevole calo dei decessi per queste categorie di persone“.

In merito al vertice europeo, al quale parteciperà anche il presidente Usa Joe Biden, Sileri ha detto che “dove c’è un vertice di questa natura escono sempre buone notizie. Questa guerra contro il Coronavirus andrà avanti ancora per molti mesi, il finale dovrà essere, e immagino che questo vertice sia un grande passo avanti, arrivare a un consorzio, arrivare al punto che le multinazionali possano creare un cartello, un cartello buono, per arrivare a un pan vaccino che possa andare a coprire tutte le varianti, ma che in fretta possa anche venir modificato, nel caso arrivi una variante, per garantire le necessità della popolazione mondiale”.

Sul vaccino tanto contestato  AstraZeneca, Sileri ha affermato che la società non sta “onorando i contratti in maniera impeccabile. Il numero di dosi che ci hanno consegnato sono largamente inferiori alle attese. Capisco i problemi di produzione che hanno avuto – ha aggiunto il sottosegretario – ma questi problemi dovranno essere risolti il prima possibile per garantire all’Italia e a tutta l’Europa le dosi che erano nel contratto. Vigilare sui lotti che transitano per capirne la provenienza e la destinazione”.

Operazione Last Bet. La Finanza confisca beni per 10 milioni di euro ad esponente mafioso

 

I Finanzieri del Comando Provinciale di Messina hanno dato esecuzione  ad un decreto di confisca di beni per un valore di oltre 10 milioni di euro nei confronti di L.V.D. cl. 60 e della misura di prevenzione della sorveglianza speciale di P.S. per la durata di anni cinque.

Nel dettaglio, la complessa attività investigativa – disposta dalla Direzione Distrettuale Antimafia peloritana – trae origine da mirati approfondimenti sviluppati dagli specialisti del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Messina, con specifico riferimento al redditizio settore del gioco e delle scommesse illegali.

Proprio in tale ambito, le Fiamme Gialle messinesi acquisivano come il citato L.V.D., noto imprenditore locale, risultasse tra gli elementi apicali di un’importante quanto strutturata consorteria mafiosa, egemone nella zona sud di Messina, dedita al sistematico ricorso a metodi violenti per imporre, anche con atti estorsivi, la propria posizione di monopolio nello specifico settore,notoriamente di interesse delle mafie.

Nel merito, dopo una minuziosa ricostruzione storica del profilo soggettivo del L.V.D., anche valorizzando i numerosi procedimenti penali in cui risultava coinvolto sin dalla fine degli anni ’90 (da cui invero usciva assolto), venivano rilette in un’ottica nuova le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, attestando come il medesimo avesse acquisito il ruolo di riferimento del clan Trovato del rione “Mangialupi” di Messina nella gestione delle bische clandestine, nonché nella distribuzione dei videopoker. Dopo la disgregazione dell’originaria compagine associativa per via della carcerazione dei capi e del percorso di collaborazione con la giustizia intrapreso da altri, il L.V.D. assumeva un controllo pressoché esclusivo delle attività illegali della famiglia, costituendone il punto di riferimento “imprenditoriale” e facendo da contraltare al ruolo “operativo” ricoperto dai fratelli Trovato

Sul punto, quindi, dopo circa due anni di indagini, nel febbraio 2018, poi confermata in appello a gennaio 2019, interveniva sentenza di condanna a 13 anni di reclusione per associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, violenza privata, gioco d’azzardo, reati fiscali, usura e lesioni. In altre parole, le investigazioni disposte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina ed eseguite dai militari del G.I.C.O. documentavano come, nonostante le diverse assoluzioni, il L.V.D. risultasse figura di rilievo nel panorama mafioso cittadino, in grado, da un lato, di imporre la collocazione delle apparecchiature presso gli esercizi commerciali della zona, dall’altro, garantire agli esercenti accondiscendenti di poter godere della connessa protezione mafiosa del clan.

Emergevano, in altri termini, una pluralità indefinita di comportamenti criminali indicativi di un profilo del L.V.D. di soggetto socialmente pericoloso, ma anche una significativa disponibilità di risorse finanziarie, anche rese accessibili agli esponenti del clan, in assolvimento del suo ormai accertato ruolo di “cassiere”.

Proprio tali qualificazioni consentivano ai Finanzieri, quindi, su delega della Procura della Repubblica di Messina, di avviare mirate investigazioni economico – patrimoniali, tese a quantificare e conseguentemente aggredire l’enorme patrimonio riferibile al L.V.D., non giustificato dai redditi leciti dichiarati al fisco, anche avvalendosi dell’apporto di fidati prestanome, ovvero schermando la proprietà immobiliari attraverso propri familiari.

In sintesi, le investigazioni complessivamente svolte – abbraccianti un periodo di un trentennio – restituivano una situazione di assoluta assenza di uniformità nel rapporto reddito/patrimonio, consentendo al Tribunale di Messina – Sezione Misure di Prevenzione, di disporre l’odierno provvedimento di confisca relativamente a 6 aziende, operanti nel settore del noleggio delle apparecchiature da gioco, della rivendita di generi di monopolio e del settore della produzione e vendita di prodotti dolciari, 19 unità immobiliari, 2 autovetture, 1 gommone e svariati conti correnti, per un valore complessivo di stima di oltre dieci milioni di euro.

L’attività svolta, in conclusione, testimonia il grande impegno dell’Autorità Giudiziaria e della Guardia di Finanza messinese nel delicato settore del contrasto alle organizzazioni criminali, vieppiù di matrice mafiosa, con conseguente aggressione degli enormi illeciti patrimoni accumulati, prima sottoposti a sequestro ed ora sottoposti a confisca, così restituendo alla collettività e all’imprenditoria onesta significativi spazi di legalità.

Operazione dei Carabinieri sulle piazze di spaccio della droga. Arresti e denunce

 

 

 

 

 

 

L'Italia spende (poco) per combattere l'uso di droghe, e non si sa come lo  fa - Eunews

 

SIRACUSA

Dopo l’esecuzione della vasta operazione Algeri, avvenuta il 3 marzo 2021, i militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri Siracusa hanno indirizzato la propria attenzione sulla c.d. piazza di spaccio della zona Santa Lucia della città di Siracusa, svolgendovi nei giorni scorsi altri mirati servizi antidroga.

Le attività si sono avvalse anche stavolta della profonda conoscenza del territorio e delle specifiche dinamiche delinquenziali, basandosi sull’uso di tecniche investigative tradizionali quali servizi di pedinamento e osservazione di soggetti noti alle Forze dell’Ordine.
Due e particolarmente importanti operazioni di polizia condotte quindi in pochi giorni e che si sono concluse con la denuncia di 6 persone, di cui 4 in stato di arresto, e con il sequestro di armi clandestine e ingenti quantitativi di stupefacente.
La più importante attività è stata condotta in via Enna nella nottata fra lunedì 22 e martedì 23 marzo, ed ha visto anche il supporto di una squadra dei Vigili del Fuoco.
I Carabinieri si sono recati, per un controllo, presso l’abitazione di A.G., noto pregiudicato già sottoposto agli arresti domiciliari. Una volta entrati gli operanti hanno distintamente percepito un forte odore di cannabis provenire dall’appartamento posto a dirimpetto dell’abitazione del pregiudicato. Sebbene tale appartamento fosse disabitato ed apparentemente oggetto di lavori di ristrutturazione non terminati, esso si presentava stranamente chiuso da una robusta porta in metallo e dal suo interno provenivano dei rumori e delle voci soffuse, divenute concitate non appena i Carabinieri dall’esterno hanno intimato di aprire subito la porta per una perquisizione. Immediatamente dopo, dall’abitazione in questione ha cominciato a fuoriuscire fumo con un forte odore di marijuana e plastica bruciata. Temendo quindi che gli ignoti stessero bruciando dello stupefacente per far sparire tracce di reato, grazie anche al supporto di una squadra dei VV.FF. prontamente intervenuta i Carabinieri hanno abbattuto la porta di ingresso, sorprendendo all’interno dell’appartamento tre persone e rinvenendo 4 pistole con matricola abrasa, 24 proiettili cal. 7,65, 50 grammi circa di cocaina semi combusta e oltre 130 grammi di marijuana già suddivise in 40 dosi pronte per essere vendute al dettaglio.

Un quadro tanto inquietante quanto chiaro, che ha svelato come i due appartamenti fossero utilizzati dai quattro soggetti in questione come una base di spaccio: sia nei locali disabitati sia nell’abitazione di A.G. sono stati infatti ritrovati appunti inerenti all’attività di spaccio di stupefacenti, soldi contanti ritenuti provento di attività illecita nonché materiale vario atto al taglio e confezionamento della droga, ed in quello di A. è stato sequestrato addirittura un mega-schermo collegato ad un sofisticato impianto di videosorveglianza che gli dava modo di controllare i movimenti esterni alla sua abitazione.
L’aspetto più allarmante doveva ancora tuttavia emergere: le successive indagini hanno infatti permesso di appurare che i locali disabitati ed adibiti a deposito di droga da parte dei 4 soggetti coinvolti erano stati occupati senza il consenso dei legittimi proprietari, i quali di fatto erano stati da tempo privati del godimento della loro proprietà ed impossibilitati ad accedervi in quanto il gruppo se ne era impossessato apponendo la robusta porta abbattuta dai Carabinieri durante l’attività e collegandovi l’elettricità attraverso una derivazione del contatore dell’appartamento di A..
Al termine delle operazioni i 4 soggetti sono stati tratti in arresto per detenzione in concorso di armi clandestine e di sostanze stupefacenti: mentre i tre complici (G.F. cl. 1993, V.C. cl. 1962 e Q.G. cl. 1988) sono stati tradotti presso le loro abitazioni, ove sono stati sottoposti agli arresti domiciliari, A. è stato tradotto presso la Casa Circondariale Cavadonna di Siracusa.
La zona della Borgata si conferma quindi quartiere interessato da traffici di stupefacenti, così come peraltro più volte emerso in recenti circostanze, l’ultima delle quali pochi giorni fa quando altri due soggetti sono stati denunciati a piede libero dai Carabinieri per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, con il sequestro di circa g. 250 di cocaina.

In quella circostanza i militari hanno notato un soggetto, già conosciuto per i suoi precedenti di polizia, uscire furtivamente da un circolo privato che avrebbe dovuto essere chiuso per via delle attuali restrizioni derivanti dalla normativa anti covid. Insospettiti dai suoi movimenti, i Carabinieri hanno proceduto a verificare se il circolo fosse abusivamente aperto, ma hanno ben presto concentrato la propria attenzione su altri aspetti quando l’uomo ha cominciato a dare ingiustificati segni di agitazione, asserendo di non essere responsabile di qualunque cosa i militari avessero trovato all’interno del locale. In effetti, una minuziosa perquisizione del circolo ha portato poco dopo al rinvenimento di una busta contenente circa 250 grammi di cocaina occultata in un anfratto del sottotetto. Il titolare del circolo, giunto poco dopo sul posto, ha riferito che i locali erano chiusi da tempo per via delle restrizioni relative alla “zona arancione” e che quindi disconosceva anche lui la paternità dello stupefacente. I Carabinieri, al termine delle operazioni, dopo aver sequestrato lo stupefacente – del valore di circa € 13.000 – hanno comunque denunciato a piede libero entrambi in quanto, allo stato dei fatti, erano gli unici detentori delle chiavi di accesso del circolo privato.

CIMITERO DI CALTAGIRONE,  PROGETTO INNOVATIVO CHE INTERESSA A TANTI

Presentazione Concorso di idee: domani, giovedì 25 marzo ore 11.00

 

 CALTAGIRONE –

Un bene monumentale unico al mondo; una città nella città; un’opera realizzata nella seconda metà del 1800, tra le espressioni più alte dello stile gotico-siciliano. Si tratta del cimitero monumentale di Caltagirone, oggetto del Concorso di idee – promosso dal Comune di Caltagirone , dalla Fondazione degli Architetti di Catania  e dall’Ordine ) – che verrà presentato in streaming domani, giovedì 25 marzo, a partire dalle ore 11.00, per accendere i riflettori sulla necessita del recupero di un Bene artistico-architettonico dichiarato “Monumento nazionale italiano”.

Il progetto dovrà rispecchiare e dar vita a un luogo di culto ecumenico, mistico, di quiete, di silenzio e di riflessione (senza specificità confessionali). Un luogo per l’anima, in cui architettura e vita spirituale si intrecciano in un rapporto vivido e intenso.

Un’iniziativa patrocinata dalla Soprintendenza dei Beni Culturali di Catania (soprintendente Donatella Aprile), dall’Ordine etneo degli Ingegneri (presidente Giuseppe Platania), da Ance Catania (Rosario Fresta) e dalla diocesi di Caltagirone (vescovo S.E. mons. Calogero Peri). Importante la collaborazione dell’Ordine degli Architetti di Bologna (presidente Pier Giorgio Giannelli) – che ha messo a disposizione la piattaforma per la partecipazione al Concorso di idee – mentre a sostenere il progetto sono i partner Chiesa Oggi e Kinetika.

Il concorso è frutto del duro lavoro delle parti interessate e della sinergia tra Fondazione e Comune di Caltagirone, che dal 2018 (anno della firma di un protocollo d’intesa) operano per potenziare e valorizzare un luogo eccezionale con caratteristiche uniche: sia per la sua natura ed evoluzione storica, che per lo sviluppo urbanistico legato all’ampliamento delle aree cimiteriali che, di fatto, trasformano il cimitero in un vero e proprio “centro storico”.

SICILIA, ROBOTICA ORTOPEDICA IN SALA OPERATORIA, PRIMI INTERVENTI AL GINOCCHIO

 

Anteprima immagine

Nuove tecnologie a Carmona (Messina), Villa Salus (Siracusa), Latteri (Palermo), Valsalva (Catania) e Sant’Anna (Trapani)
Antonio Tigano: «Così innalziamo gli standard per invertire la rotta della migrazione sanitaria»

«Coniugare le competenze della nostra équipe chirurgica e l’intelligenza artificiale dei robot di ultima generazione con l’obiettivo di diventare polo di riferimento siciliano per la chirurgia ortopedica. Grazie all’acquisizione delle tecnologie innovative per l’artroprotesi totale del ginocchio, le nostre strutture oggi sono le uniche in Sicilia a utilizzare un dispositivo di tensionamento robotico dei legamenti, che pianifica il perfetto posizionamento dell’impianto». Così Antonio Tigano, presidente del Gruppo, annuncia i primi interventi effettuati presso le case di cura Carmona (Messina)Villa Salus (Siracusa), Latteri (Palermo), Valsalva (Catania) e Sant’Anna (Trapani), con l’ausilio di “OmniBotics”, tecnologia che ha rivoluzionato l’approccio chirurgico convenzionale, colmando il gap territoriale che è spesso causa di migrazione sanitaria verso centri specializzati del Nord Italia, dove la robotica è già entrata a pieno titolo in sala operatoria.

Interventi personalizzati con ricostruzioni tridimensionali sulla base dell’anatomia del paziente, recupero post-operatorio rapido ed efficiente: «Negli ultimi tempi sono in aumento i pazienti che si rivolgono al chirurgo ortopedico per problemi di artrosi del ginocchio, che in molti casi possono essere risolti solo con l’impianto di una protesi – sottolinea Santino Foti, specialista dell’Unità Funzionale di Ortopedia della casa di cura Carmona, struttura che opera anche in regime di convenzione – al giorno d’oggi, inoltre, è necessario eseguire impianti in pazienti sempre più giovani, dove occorre una precisione estrema nel mantenere un corretto bilanciamento articolare (corretto tensionamento dei legamenti, della capsula articolare, dei tendini). Condizioni, queste, imprescindibili per un efficace funzionamento dell’impianto protesico e per la sua durata. Una percentuale di pazienti (15%-20%) sottoposti a trattamenti chirurgici tradizionali e sempre validi, a fronte di un corretto posizionamento della protesi, continuano tuttavia a lamentare dolore e limitazione funzionale. Una condizione di insoddisfazione che può dipendere dal non corretto bilanciamento articolare: aspetto che ha sempre rappresentato una criticità in tale ambito. Questo avanzato sistema di robotica permette di ottenere un perfetto allineamento dell’arto. Una crescita possibile grazie alla sensibilità del Gruppo Tigano – sempre attento alle innovazioni tecnologiche in ambito sanitario – e al contributo del nostro team di medici. Tale sistema si avvale di un tensionatore robotizzato che svolge una duplice azione: effettuare i tagli ossei, analizzando la tensione dei tessuti molli durante tutto l’arco di movimento di flesso estensione, acquisendola e permettendo al chirurgo di fare un accurato planning; misurare i risultati e confermare il perfetto bilanciamento articolare».

Una tecnica “sartoriale, che grazie alla mininvasività e alla maggiore longevità – con riduzione del numero di interventi di revisione protesica – consente anche un ritorno all’attività sportiva: «Investire in innovazione tecnologica – conclude il presidente Antonio Tigano – vuol dire offrire ai cittadini prestazioni adeguate, contribuendo al contenimento della mobilità passiva. Siamo certi che il percorso intrapreso dal nostro Gruppo consentirà di avviare questo importante cambiamento di rotta».

RISCHI COSTIERI: BOE E RADAR PER MONITORARE LE MAREGGIATE 

 

Università “Kore” di Enna, Università degli Studi di Catania e di Malta
  


IL PROGETTONEWS” SELEZIONATO PER RAPPRESENTARE IL SUD EUROPA

Mitigare gli effetti delle mareggiate e limitare i danni alle popolazioni provocati dai cambiamenti climatici attraverso un sistema innovativo di monitoraggio e di early warning, mettendo a disposizione degli utenti un’App per rimanere informati ed avere segnalazioni in anticipo su possibili inondazioni, erosione di litorali sabbiosi e crollo di falesie (coste rocciose).

 

Tutto questo è NEWS – “Nearshore hazard monitoring and Early Warning System” – finanziato nell’ambito del Programma INTERREG V-A Italia-Malta, nato dalla collaborazione tra il Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura (Dicar) l’Università di Catania, l’Università “Kore” di Enna, quella di Malta e il Libero Consorzio Comunale di Ragusa. Un progetto sperimentale selezionato per rappresentare il Sud Europa nel Maritime Roadshow & EMD 2021, ossia l’annuale appuntamento organizzato dall’Unione Europea, in cui si incontrano i principali esperti nel settore marittimo per discutere e programmare azioni congiunte sulla blue-economy sostenibile.

 

NEWS ha preso vita tre anni fa dalla «consapevolezza del grande impatto che i cambiamenti climatici produrranno su scala globale, a cominciare dall’aumento della temperatura e degli effetti che quest’ultima avrà sull’alterazione del livello del mare e del  moto ondoso, con notevoli ricadute sulle zone costiere, a causa dei molteplici fenomeni che ne possono derivare: mareggiate, erosione, inondazioni – spiega il direttore del Dicar Enrico Foti, professore ordinario di Idraulica – anche nel Mar Mediterraneo assisteremo con sempre maggior frequenza a mareggiate severe, con ripercussioni sulle coste e conseguenti rischi per la popolazione. Certamente tra le aree maggiormente interessate è possibile annoverare quelle della Sicilia Sud-Orientale e del territorio maltese».

 

Come ottenere questi risultati? «Adottando misure specifiche per la riduzione dei rischi e facendo affidamento su sistemi di early warning, frutto di raccolte dati e analisi – aggiunge il coordinatore del progetto e professore di Geotecnica presso l’Università “Kore” di Enna Francesco Castelli – Nello specifico il progetto mira a realizzare una linea di intervento, comune ai due Paesi target, che va dal monitoraggio alla proposta di azioni e opere specifiche, per fare fronte a queste situazioni e per costruire comunità resilienti nei confronti di catastrofi dovute al rischio-mare»

Entrando più nello specifico e nella parte operativa «abbiamo due centri di controllo, uno a Enna ed uno a Catania, per la raccolta dei dati, l’elaborazione di tecniche avanzate e l’analisi di algoritmi – commenta Rosaria Musumeci, professore associato di Idraulica del Dicar – un mix che si trasformerà in informazioni fruibili agli utenti attraverso una applicazione web». Punto di forza del progetto e dello studio, dunque, «un monitoraggio dello stato del mare, per valutare le caratteristiche del moto ondoso durante le mareggiate: cosa resa possibile attraverso due boe – una posizionata a Santa Maria del Focallo ed una a Gozo – e quattro radar HF – due per parte (Sicilia Orientale e Malta)» conclude Luca Cavallaro, ricercatore di idraulica del Dicar.

«I primi risultati del progetto sono stati già inseriti nel Piano Regionale contro l’erosione costiera – concludono Foti e Castelli – una strategia complessiva adottata per intervenire su tutti quei tratti costieri maggiormente a rischio, con l’obiettivo di mettere in sicurezza litorali, salvaguardando la popolazione e i territori rivieraschi».

NAPOLI: PESCA DI FRODO NEL GOLFO PARTENOPEO. ARRESTI

 

NAPOLI

Nell’ambito di un’inchiesta diretta dalla Procura di Napoli, la Guardia di Finanza – Reparto Operativo Aeronavale di Napoli ha disvelato l’esistenza di due sodalizi criminali, dediti, con modalità organizzate e professionali, alla raccolta indiscriminata di datteri di mare nel golfo partenopeo.

La specie marina è protetta da diverse convenzioni internazionali e direttive comunitarie, ed anche a livello nazionale il divieto di cattura, detenzione e commercializzazione risale all’anno 1988. 

La speciale tutela è giustificata dal grave ed irreparabile danno che subisce la scogliera e l’ecosistema sottomarino a seguito della frantumazione necessaria ad estrarre i pregiati molluschi, i quali necessitano di almeno 30 anni per incunearsi nella roccia calcarea e raggiungere, così, una misura idonea alla collocazione commerciale. 

Le indagini sono durate oltre tre anni e hanno disvelato l’esistenza di un vasto mercato illecito avente ad oggetto la specie protetta, con le due organizzazioni che avevano stabilito un vero e proprio rapporto di mutua assistenza per procacciare il prodotto ittico, specie nei periodi di maggiore domanda, quasi sempre in coincidenza delle festività natalizie e pasquali, quando per un chilo di datteri gli acquirenti erano disposti a pagare fino a 200 €.

Gli appartenenti ai due gruppi delinquenziali si dedicavano, in maniera costante ed abitudinaria, sia al prelievo dei ‘datteri di mare’, catturati mediante la contestuale distruzione di interi tratti di scogliera campana, che alla successiva commercializzazione degli stessi presso numerosi ristoranti e pescherie della regione, nonché presso una variegata clientela, composta anche da esponenti di famiglie malavitose napoletane. 

Sono, in particolare, oltre 100 i soggetti, individuati nel corso delle indagini, a vario titolo operanti nell’ambito del ‘mercato nero’ del dattero di mare. Nelle conversazioni intercettate, viene spesso utilizzato un codice segreto per evitare il riferimento esplicito alla specie protetta, nella piena consapevolezza della illiceità del relativo commercio. 

I reati contestati sono associazione a delinquere aggravata perché finalizzata alla consumazione di delitti ambientali, inquinamento e disastro ambientale, danneggiamento e ricettazione.

Nei confronti di sei indagati è stata adottata la misura custodiale in carcere: trattasi dei vertici dei due sodalizi, ritenuti responsabili della devastazione ecosistemica cagionata attraverso lo spregiudicato prelievo dei datteri dalle coste di Napoli e Capri. Per altri sei, è stata invece decisa la custodia domiciliare. 

Quattro saranno obbligati a presentarsi quotidianamente presso gli uffici della Polizia Giudiziaria e per tre è stato disposto il divieto di dimora. In particolare, due militari, indagati per favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio, non potranno dimorare nella Regione Campania.

L’ordinanza dispone altresì il sequestro preventivo di tre locali commerciali, siti in Napoli ed in Castellammare di Stabia, ove i datteri venivano occultati e poi immessi in commercio, il sequestro del profitto derivante dalla vendita del prodotto illegale, il sequestro di due natanti utilizzati dagli indagati per recarsi sui punti di prelievo della specie protetta, nonché, infine, di tutto lo strumentario adoperato per compiere materialmente l’attività.

L’alterazione dell’ecosistema marino e la compromissione della biodiversità, appurata con la collaborazione di un team di esperti di zoologia, ecologia e geologia ambientale di cui si è avvalsa la Procura di Napoli, è particolarmente grave nella porzione sommersa della scogliera esterna che protegge il porto di Napoli e nell’area dei Faraglioni di Capri. Amplissime zone investigate si sono disvelate desertificate, con la scomparsa quasi totale della specie protetta e della biodiversità associata.

Sono state disposte complessivamente 19 misure cautelari personali, delle quali 6 di custodia carceraria e 6 di custodia domiciliare, nei confronti delle persone di cui all’allegato elenco.

Strage in un supermercato del Colorado: dieci vittime

Usa, sparatoria in un supermarket: almeno 10 vittime in Colorado, arrestato  l'aggressore - La Stampa

Comunità terrorizzata in Colorado, dove un uomo armato di un fucile AR-15, secondo la Cnn, ha aperto il fuoco intorno alle 14 (ore 21 in Italia) in un supermercato di Boulder. Tra le vittime dell’ennesima sparatoria di massa negli Stati Uniti anche un agente di polizia, il 51enne Eric Talley, tra i primi a intervenire sulla scena dopo le prime richieste di soccorso.

Il presunto killer ha ucciso chiunque si trovasse nella sua linea di tiro ed è stato necessario un ingente spiegamento delle forze dell’ordine con mezzi blindati che hanno circondato l’edificio. L’uomo è stato ferito ad una gamba ed è stato immobilizzato ed arrestato da due agenti di polizia.

. “Oggi hanno tragicamente perso la vita dieci persone, tra cui l’ufficiale Eric Talley”,ma non vi sono più pericoli per la società” ha detto in una nota il governatore del Colorado Jared Polis.

Covid, 386 decessi oggi,22 Marzo, e 21 vittime in Sicilia

Come funzionano i reparti di terapia intensiva? | Fondazione Umberto  Veronesi

 

Sono 13.846 i contagi da coronavirus in Italia oggi, 22 marzo, secondo i dati del bollettino della Protezione Civile con i numeri regione per regione. Nella tabella pubblicata dal ministero della Salute si registrano altri 386 morti, che portano il totale a 105.328 dall’inizio dell’emergenza legata all’epidemia di covid-19. Nelle ultime 24 ore sono stati eseguiti 169.196 tamponi, l’indice positività è all’8,18%. Aumentano ancora i pazienti in terapia intensiva: oggi sono 3.510 in terapia intensiva (+62 da ieri).

Sono 666 i nuovi contagi da Covid in Sicilia, secondo i dati del bollettino di oggi, 22 marzo. Registrati inoltre altri 21 morti, che portano a 4.451 il numero totale delle vittime nella Regione siciliana dall’inizio della pandemia di Covid-19. I pazienti dimessi o guariti sono 219. In tutto nell’isola gli attuali positivi sono 16.618 – 426 in più rispetto a ieri – e di questi 783 sono ricoverati con sintomi, 123 in Terapia intensiva e 15.712 in isolamento domiciliare.

M5S: “Dati sbagliati sui contagiati Covid a Palermo? Richiesta audizione deputati denuncianti

Foto M5S)

I deputati M5S della commissione salute dell’Ars, Salvatore Siragusa, Francesco Cappello. Giorgio Pasqua e Antonio De Luca,  hanno chiesto alla presidente La Rocca Ruvolo la convocazione in audizione in VI commissione dell’assessore Razza, del commissario per l’emergenza Covid a Palermo, Costa, del direttore generale dell’Asp di Palermo Faraoni e del sindaco di Palermo, Orlando.

L’incredibile e inspiegabile crollo di oltre il 70% dei positivi a distanza di meno di 15 giorni dalla rilevazione precedente sembrerebbe confermare il gran numero di dati probabilmente errati sui contagiati Covid a Palermo.

E in questo caso sarebbe gravissimo, perché gli oltre 11 mila casi comunicati ai primi di marzo ha determinato provvedimenti restrittivi, probabilmente sovradimensionati, che lasceranno profonde ferite sullo stato di salute, già precario, di tantissime nostre imprese. È per questo che questa incresciosa vicenda non può passare sottotraccia e deve essere sviscerata a fondo all’Ars. Vogliamo sapere quali siano realmente i dati e di chi sia la responsabilità di quanto probabilmente accaduto”.

Da Razza e Costa – affermano i deputati – vogliamo anche spiegazioni sull’inaccettabile caos registrato nel corso delle vaccinazioni dei fragili a Palermo, che hanno fatto registrare lunghissime code e pericolosi assembramenti di persone anche in condizioni precarie di salute, in attesa per ore ed esposti alle intemperie”.

“Vorremmo capire -afferma Pasqua – se anche a Palermo si sta verificando quello che succede altrove in Sicilia, cioè una discrepanza tra numero di soggetti vaccinabili e postazioni attivate. In soldoni, le Asp comunicano che hanno 8 postazioni mediche per fare anamnesi, ma poi ne attivano solo 4, per carenza di medici. Avviene così che il sistema informatico prenoti un numero di persone doppio rispetto alle persone materialmente vaccinabili”.