Contrasto al traffico di armi : tre arresti , sequestri e una denuncia dei Carabinieri all’Autorità giudiziaria

CONTROLLI E PERQUISIZIONI A TAPPETO DEI CARABINIERI -INDEBOLITE LE RISORSE OPERATIVE DEI GRUPPI CRIMINALI ARMATI LOCALI

ISERNIA: ILLEGITTIMA DETENZIONE DI ARMI, SEQUESTRATI DAI CARABINIERI FUCILI  DA CACCIA E UNA PISTOLA - Molise Web giornale online molisano
Archivio- Sud Libertà
 Ragusa – Vittoria 
Proseguono senza sosta i controlli a tappeto effettuati dai Carabinieri della Compagnia di Vittoria, con il supporto di personale dello Squadrone Eliportato Carabinieri “Sicilia”, volti al contrasto del traffico di armi clandestine, nonché alla prevenzione e repressione dei reati contro il patrimonio. 
In tale ambito, sono stati eseguiti numerosi rastrellamenti e perquisizioni nelle aree del territorio ritenute più sensibili sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza pubblica, effettuando mirati posti di controllo nelle aree rurali dei maggiori centri abitati. 
Al termine di un’approfondita attività info-investigativa, l’opera di contrasto svolta dai Carabinieri ha consentito di sequestrare 9 armi e circa 400 munizioni di vario calibro, contribuendo in tal modo ad indebolire le risorse operative dei gruppi criminali armati locali.
In particolare,l’esito di serrati controlli ha condotto  i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Vittoria, congiuntamente a personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Sicilia”, a trarre in arresto nella flagranza dei reati ricettazione e detenzione abusiva di armi e munizioni, un 20enne originario del luogo, disoccupato, che, a seguito di una perquisizione domiciliare, è stato trovato in possesso di un fucile a pompa marca Beretta modello R.S.200p e 6 cartucce cal. 12.
I Carabinieri hanno scoperto che l’arma rinvenuta è stata oggetto di furto denunciato presso il Commissariato di P.S. di Vittoria nell’anno 2002. 
Tutto il materiale rinvenuto è stato sequestrato e, considerati gli elementi raccolti, i Carabinieri hanno arrestato il 20enne, sottoponendolo agli arresti domiciliari presso la propria abitazione su disposizione dell’A.G. di Ragusa; inoltre, a Vittoria,
 in Contrada Salmè, i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile,  hanno tratto in arresto nella flagranza dei reati ricettazione e detenzione abusiva di armi e munizioni, un 63enne originario del luogo, trovato in possesso di una carabina cal. 9 marca Saint’Etienne, oggetto di furto denunciato a Vittoria nel 2016 e 44 cartucce cal. 9 di cui 2 modificate, per aumentarne le potenzialità offensive. L’arma e le munizioni, detenute illegalmente, sono state rinvenute all’interno di un agrumeto di sua proprietà a pochi passi dalla sua abitazione. L’arrestato, dopo le formalità di rito, è stato accompagnato presso la propria abitazione e sottoposto agli arresti domiciliari su disposizione dell’A.G. di Ragusa.. 
L’attività dei Carabinieri si è spostata a Chiaramonte Gulfi, in Contrada Monte Arcibessi s.n.c., dove congiuntamente ai Carabinieri Squadrone Eliportato Cacciatori “Sicilia”, hanno tratto in arresto nella flagranza del reato di detenzione abusiva di armi e munizioni Campo Giovanni cl.1969, allevatore, pregiudicato. In particolare, a seguito di una perquisizione domiciliare eseguita presso l’abitazione dell’uomo – che già nell’anno 2011 era stato colpito da un provvedimento di divieto di detenzione armi e munizioni – i Carabinieri hanno rinvenuto, occultati all’interno di un armadio posto nella propria camera da letto: 
 un fucile cal. 12, senza marca, e 166 cartucce dello stesso calibro dell’arma, intestate al padre defunto;  una carabina ad aria compressa cal. 4,5 marca “Norica”;  80 cartucce per pistola di vario calibro.
I militari dell’Arma hanno sequestrato tutte le armi e le munizioni rinvenute, in quanto detenute illegalmente dall’uomo. 
Nelle prossime ore, gli investigatori effettueranno gli accertamenti balistici per verificare se la carabina detenuta sia stata modificata, per aumentarne le potenzialità balistiche. Al termine delle formalità di rito, l’arrestato è stato tradotto presso la propria abitazione, ove è stato sottoposto agli arresti domiciliari, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria..
 A Comiso, i Carabinieri della locale Stazione hanno deferito in stato di libertà per il reato di porto abusivo di arma un 23enne del luogo, addetto al settore agricolo. Quest’ultimo, fermato per un controllo dai Carabinieri a bordo della propria autovettura durante le ore del coprifuoco imposto dal D.P.C.M. per contenere il contagio da coronavirus, è stato trovato in possesso di un fucile a canne sovrapposte marca Luigi Franchi e 5 cartucce cal.12, legalmente detenuti per uso sportivo. 
A seguito di successivi accertamenti, i Carabinieri della Stazione di Comiso hanno proceduto anche al ritiro cautelare ex art. 38 T.U.L.P.S. di altre 5 armi, una canna e 95 munizioni di vario calibro, legalmente detenute dal 23enne. 

Indagini Fiamme gialle e sequestri patrimoniali di beni di “Cosa Nostra”

 

 

CATANIA

Gli accertamenti della G.di Finanza danno buon esito e si sequestrano i patrimoni dei mafiosi. Troppa sproporzione tra redditi dichiarati e attività svolta. Nell’ambito di attività di indagine coordinate dalla Procura della Repubblica di Catania, i Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno infatti eseguito un provvedimento di sequestro patrimoniale in materia antimafia – emesso dal Tribunale etneo, Sezione Misure di Prevenzione – relativo a una ditta individuale, operante nel settore della coltivazione agricola e della ristorazione, e il relativo terreno, per un valore complessivo di circa 60 mila euro.

Si tratta dell’esito di ulteriori accertamenti patrimoniali, svolti dal GICO del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Catania e dalla Compagnia della Guardia di finanza di Caltagirone, nei confronti di noto esponente di “Cosa Nostra” e dei suoi familiari, tutti residenti a Palagonia (CT), già destinatari, a ottobre 2020, di un provvedimento di sequestro relativo a terreni, una villa e conti correnti per circa 270 mila euro.

In particolare, le indagini hanno consentito di:

  • da un lato, confermare la pericolosità sociale dell’affiliato a “Cosa Nostra”, condannato, tra l’altro, per associazione a delinquere di tipo mafioso e molteplici “reati fine” (estorsioni a danno di imprenditori del catanese), nonché, con sentenza definitiva, per gravissimi reati quali rapina e omicidio;
  • dall’altro, la sproporzione tra il profilo reddituale del nucleo familiare del soggetto destinatario della misura patrimoniale, che in alcune annualità ha dichiarato redditi pari a zero, e il complesso patrimoniale.

Nel dettaglio, le indagini svolte dalla Guardia di finanza di Catania hanno posto in luce, in primo luogo, la pericolosità sociale del soggetto proposto al fine dell’applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali. Sotto questo aspetto – in aggiunta alla condanna definitiva per rapina e omicidio – di rilievo è risultata l’appartenenza del proposto all’associazione a delinquere di tipo mafioso denominata “Cosa nostra” e, in particolare, alla “famiglia” di Caltagirone.

Al riguardo, è emerso che il proposto – condannato dal GIP di Catania a 13 anni e 6 mesi di reclusione – ha partecipato ad almeno quattro summit tra esponenti di punta delle famiglie catanesi e calatine di “Cosa nostra” (clan Santapaola, Ercolano e Floridia per il clan Nardo di Lentini), nell’ambito dei quali, tra l’altro, è stata discussa la nomina del “rappresentante provinciale” dell’associazione criminale e la ripartizione dei proventi delle estorsioni (7 episodi di estorsione nei confronti di imprenditori catanesi, operanti nel settore delle costruzioni, del movimento terra e delle onoranze funebri).

Le investigazioni condotte dal GICO della Guardia di finanza di Catania e dalla Compagnia di Caltagirone si sono poi concentrate sul profilo economico-finanziario del proposto e, soprattutto, del suo nucleo familiare (moglie e figlie). Le indagini, estese pertanto ai restanti componenti della famiglia, hanno posto in luce che la presenza di ulteriori particelle di terreno – acquisite nel tempo dal proposto – e di una ditta individuale, formalmente intestata alla moglie, attiva nel settore della coltivazione agricola e della ristorazione. Anche questo patrimonio è stato realizzato dal proposto a fronte di una significativa sproporzione rispetto al reddito dichiarato: infatti, per ciascuno degli anni nel periodo dal 2002 al 2018, il relativo nucleo familiare ha presentato dichiarazioni di redditi minimali e, in un anno, anche pari a zero.

Al termine delle attività di indagine,  il Tribunale di Catania – Sezione Misure di Prevenzione ha così disposto il sequestro, finalizzato alla confisca, della azienda agricola e dei terreni agricoli.

Pescherecci liberati in Libia in navigazione , fra due giorni a Mazara Del Vallo, ad abbracciare i familiari

I pescatori italiani liberati in Libia (Ansa)

Domenica dovranno arrivare a Mazara del Vallo . Sono in viaggio  i due pescherecci con a bordo i 18 pescatori sequestrati e liberati ieri mattina in Libia dopo quasi  tre mesi di sequestro(108 giorni bloccati in Libia, rilasciati 8 italiani, 6 tunisini, 2 indonesiani e 2 senegalesi che erano a bordo dei due pescherecci). Le due imbarcazioni, ‘Medinea’ e ‘Antartide’ hanno lasciato il porto di Bengasi poco prima dell’una di notte con destinazione Mazara del Vallo (Trapani) dove arriveranno fra due giorni.

La prima preoccupazione dei pescatori era la manutenzione delle imbarcazioni rimaste ferme per un lungo periodo di tempo. Una volta che  i pescherecci erano pronti alla partenza  una delle due barche ha avuto un guasto elettrico al motore ed è stato necessario rinviare per la riparazione Adesso i due pescherecci sono in navigazione, scortati da due navi militari italiane. 

Per le famiglie dei pescatori quest’anno,pur  con tutti gli eventi negativi legati al Covid-19, sarà il Natale più bello della loro vita. Tutti stavano perdendo le speranze, e si chiedeva sui motivi che non inducevano il governo italiano, ad intervenire militarmente con gli Aerei da caccia dell’Aeronautica come da più parti e da Mazara De Vallo si auspicava vibratamente a difesa dell’onore dell’Italia.        Si è appreso comunque da Conte che, prima di partire dalla base libica  aerea di Rajma, alla periferia dii Bengasi, iniseme al Ministro Di Maio, ha colloquiato con il generale Khalifa Haftar che “ha elogiato il ruolo del governo italiano ad una soluzione della crisi del Paese Italia..”

Programmata pure, per ringraziare, una visita da  Papa Francesco       che ha ricordato spesso nelle sue preghiere questa ingiustizia ed invocava la libertà per tutti gli uomini di mare..

 

 

SCOPERTO DALLA FINANZA A NAPOLI FALSO CHAMPAGNE “MOET & CHANDON”

 

Sequestrati 1.400 litri complessivi di champagne, olio e alcol non tracciati e contraffatti – 2 denunciati

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NAPOLI-

Febbrile attività a Napoli  del Comando Provinciale della Guardia di Finanza insieme a Ispettori dell’ICQRF (Dipartimento dell’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e Repressione Frodi Agroalimentari) Italia Meridionale sede di Napoli…   Le Fiamme gialle hanno  sequestrato a San Giuseppe Vesuviano (Napoli) una fabbrica clandestina utilizzata per il confezionamento di bevande.

Individuati quasi 1400 litri tra champagne, olio ed alcool etilico privi delle indicazioni obbligatorie in materia di tracciabilità alimentare e contraffatti.

 Informano i militari:  gli specialisti del Gruppo Tutela Mercato Beni e Servizi del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Napoli hanno scoperto un opificio perfettamente allestito per l’etichettatura di bottiglie contenenti falso champagne a marchio “MOET & CHANDON” nel seminterrato di un edificio residenziale.
Sequestrate 774 bottiglie di champagne, 804 di olio “SAPIO” e di alcool etilico delle distillerie “LA SORGENTE” e “FIUME”, nonché 129.400 accessori per il confezionamento, fra tappi, etichette, contenitori in cartone, capsule copri-tappo in alluminio, con loghi e falsi marchi “MOET & CHANDON”, “OLIO SAPIO”, “OLIO SAN COLOMBANO” e “MADE IN ITALY”.

Sequestrati anche 1.100 contrassegni di Stato per bevande alcoliche con il logo contraffatto della Repubblica Italiana e denunciati i titolari, una 55enne e un 48enne originari di Sarno (Salerno), per contraffazione e ricettazione.   Se immessi sul mercato,spiegano i finanzieri,  i prodotti avrebbero consentito un guadagno di oltre 120 mila euro. 

L’operazione si inquadra nell’ambito della collaborazione, recentemente formalizzata con un protocollo d’intesa tra il Comando Generale della Guardia di Finanza e l’ICQRF del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestrali, volta a rafforzare le relazioni operative già in essere tra le due Istituzioni e contrastare le frodi, anche di tipo economico-finanziario, nello specifico settore.

Operazione “SHIELD” : vasto intervento internazionale dei Carabinieri -NAS- che scoprono farmaci contraffatti e traffici illeciti di sostanze dopanti

Coronavirus, Carabinieri dei Nas in azione per controlli in 232 strutture di  accoglienza degli anziani | www.linchiestaquotidiano.it

Successo dei Nas :132 siti web oscurati, 13 arresti, 485 denunce e migliaia di medicinali, sostanze dopanti e dispositivi covid-19 sequestrati, per un valore di oltre 6 milioni di euro.

Carabinieri del NAS hanno concluso una vasta operazione internazionale finalizzata alla tutela della salute e al contrasto del cd. pharma crime, che ha visto la partecipazione di 19 Paesi Membri dell’Unione Europea, nonché di Albania, Bosnia Erzegovina, Colombia, Moldavia, Norvegia, Serbia, Repubblica della Macedonia del Nord, Ucraina e dell’Ufficio Europeo Antifrode (OLAF), sotto la direzione e il coordinamento di EUROPOL. L’Operazione “SHIELD”, nata dall’esperienza delle precedenti operazioni europee VIRIBUS e MISMED e lanciata ai primi del 2020 durante il kick-off meeting tenutosi ad Alicante (Spagna) presso la sede dell’Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale (EUIPO), rappresenta la più grande attività condotta a tutela della salute e per la lotta alla “criminalità farmaceutica”, fenomeno ormai di rilievo transazionale rispetto al quale sono state sviluppate, nell’ambito delle linee guida fissate da EUROPOL, specifiche attività di contrasto a livello nazionale secondo un efficace modello organizzativo di coordinamento, cooperazione e scambio informativo tra gli Stati coinvolti, finalizzato a perseguire i traffici illeciti di sostanze dopanti e il loro uso nelle competizioni sportive, nonché la produzione e la distribuzione di farmaci contraffatti o provento di attività illegali. L’esplosione della pandemia da COVID-19 ha inoltre comportato lo sviluppo di una mirata azione di contrasto, in uno sforzo sinergico tra i Paesi partecipanti che hanno orientato le indagini e gli accertamenti anche nel delicato settore emergenziale.

Si apprende che il  ruolo svolto dall’Italia, è stato di assoluto rilievo, e in particolare dai militari del NAS, nell’ambito di “SHIELD”. Al Comando Carabinieri per la Tutela della Salute è stato, infatti, affidato il delicato ruolo di co-leader di EUROPOL: questa posizione di responsabilità ha consentito al NAS di prendere posto nella “cabina di regia” (composta anche dalla Gendarmeria Nazionale Francese, dalla Polizia Greca e dalle Dogane Finlandesi) che ha pianificato, diretto e coordinato i Paesi aderenti nei vari settori d’intervento. I risultati conseguiti dalle varie articolazioni del Comando Carabinieri per la Tutela della Salute nel corso dell’Operazione “SHIELD”, svoltasi nell’arco del 2020, hanno visto l’esecuzione di 220 attività ispettive e di controllo sul territorio nazionale, con l’apertura di 166 tra procedimenti giudiziari e amministrativi, per un totale di 13 arresti e 485 segnalazioni alle competenti Autorità. Ingenti i sequestri di medicinali e di sostanze dopanti, nonché di dispositivi medici e di prodotti di vario genere collegati all’emergenza COVID-19: oltre 62.000 confezioni e circa 1.500.000 unità di medicinali a uso umano in diverse forme farmaceutiche (compresse, fiale, iniettabili, polveri), contenenti principi attivi a varia indicazione terapeutica, principalmente riconducibili ad anabolizzanti, antibiotici, antinfiammatori, disfunzione erettile e vantanti proprietà per il trattamento del COVID-19.

Gli investigatori informano anche che il Comando Carabinieri ha proceduto al  sequestro di circa quintali di varie sostanze in polveri e cristalli, tra materiale da taglio e altre presumibilmente stupefacenti, in corso di analisi, rinvenute nel corso di un’operazione che, nell’ottobre scorso, ha portato alla scoperta di una stamperia clandestina di banconote in euro. Ammontano, inoltre, a circa 2 milioni i dispositivi e presidi medici sequestrati in relazione all’emergenza COVID-19 poiché non conformi o illegalmente importati, tra mascherine, guanti, kit protettivi e DPI, test diagnostici e liquidi igienizzanti, per un quantitativo di 15 tonnellate. Il valore commerciale di tutti i sequestri supera la cifra di 6.500.000 euro.

Parallelamente è stato condotto un mirato controllo sull’offerta in vendita e la pubblicità illecite di medicinali on line. Lo specifico ambito del contrasto al cd. cybercrime farmaceutico è stato, infatti, ritenuto particolarmente sensibile atteso che i timori del cittadino soprattutto rispetto alla diffusione del COVID-19, alimentando una verosimile frenetica ricerca di rimedi “fai da te” in rete, avrebbero potuto essere sfruttati da criminali che alimentano il mercato dei farmaci di provenienza illecita e i canali paralleli di approvvigionamento.

OSCURATI 132 SITI INTERNET CON DATI FITTIZI DEI GESTORI

In tale contesto, i militari del Comando Carabinieri per la Tutela della Salute hanno quindi condotto mirate analisi del web che hanno consentito di individuare e “oscurare”, su provvedimenti del Ministero della Salute ben 132 siti internet tutti con server ubicati all’estero e con dati fittizi dei relativi gestori. Di questi siti, 112 erano riferiti a medicinali a base di principi attivi (idrossiclorochina, clorochina, lopinavir/ritonavir, azitromicina) per i quali è stato autorizzato l’utilizzo off label nel solo ambito di ricerche e studi clinici connessi con il COVID-19, mentre 20 proponevano in vendita e pubblicizzavano medicinali a varia indicazione terapeutica, prevalentemente dopanti, contro la disfunzione erettile, antinfiammatori e antibiotici, tutti soggetti a obbligo di prescrizione. Nonostante le limitazioni delle attività sportive connesse con l’emergenza pandemica, sono state condotte 42 verifiche antidoping “in” (36) e “out” (6) competition da parte dagli Ispettori Investigativi Antidoping del NAS, che hanno consentito di sottoporre a controllo 154 atleti (135 a margine di gare e 21 fuori gara), 13 dei quali sono risultati positivi (tutti “in” competition). In tale ambito, i militari si sono avvalsi a livello nazionale della consolidata collaborazione di NADO ITALIA, sotto la cui egida hanno anche contribuito ai controlli condotti dalla UCI nel corso del Giro d’Italia 2020, e della Sezione Vigilanza sul Doping del Ministero della Salute.

SCOPERTO PURE UN LABORATORIO CLANDESTINO PER SOSTANZE DOPANTI

L’occasione operativa è, inoltre, stata proficua per favorire i rapporti di cooperazione istituzionale tra i Carabinieri del NAS e l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nelle aree di rispettiva competenza, peraltro rinsaldata dalla recente sigla di uno specifico protocollo d’intesa tra il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri e la medesima Agenzia. Al riguardo, va citata l’attività congiunta che in Trentino Alto Adige ha portato alla scoperta, qualche giorno fa, di un laboratorio clandestino per la produzione e la commercializzazione di sostanze dopanti destinate a essere assunte in maniera pericolosa per la salute, in assenza di qualsiasi prescrizione medica e in carenza di esigenze terapeutiche, con il sequestro di ingenti quantitativi di prodotti di vario genere e materiale per il confezionamento. L’Operazione “SHIELD”, condotta nei territori dei vari Paesi aderenti, ha permesso di smantellare 25 gruppi criminali, sequestrare migliaia di medicinali e prodotti dopanti di vario genere, per un totale di oltre 25 milioni di unità e un valore commerciale di quasi 73 milioni di euro, individuare e sequestrare 10 laboratori clandestini, avviare 95 indagini, arrestare 667 persone e denunciarne ulteriori 1.282, nonché di monitorare 4.009 siti web oscurandone 453. L’attività antidoping si è, invece, concretizzata in 536 verifiche “in” (148) e “out (388) competition controllando 650 atleti (247 a margine di gare e 403 fuori gara), 17 dei quali risultati positivi (13 a seguito di controlli “in” competition e 4 in occasione di verifiche “out” competition). La sola azione mirata sul COVID-19, infine, ha portato al sequestro di oltre 32 milioni tra mascherine, test, kit diagnostici e dispositivi medici, 8 tonnellate tra sostanze chimiche e principi attivi e 70 tonnellate di liquido igienizzante per le mani.

Sanzioni e sequestri agli operatori ambulanti da parte degli ispettori di polizia del Comune etneo

 

Viale Rapisardi

 

Scattano le sanzioni nella città di Catania per l’osservanza   delle disposizioni anti COVID-19 e delle norme commerciali per la tutela del consumatore e della libera concorrenza.     Il Comune etneo con  gli ispettori della Polizia Commerciale ha elevato sanzioni a cinque operatori ambulanti presenti sul viale Mario Rapisardi e in Piazza Eroi d’Ungheria della città etnea, sanzionandone quattro, che avevano posto in vendita prodotti ortofrutticoli, seppur privi di requisiti professionali, autorizzazione alla vendita e all’occupazione di suolo pubblico.

A questi abusivi – informa il Comune – sono state elevate sanzioni per un importo totale di 10.500,00 euro, con il sequestro di tutti i prodotti  successivamente devoluti in beneficenza. Due venditori tra questi sono stati sanzionati anche ai sensi della normativa sul COVID-19 per mancato uso di mascherina protettiva con una multa di 400,00 euro ciascuno. I controlli hanno riguardato anche un quinto venditore ambulante, commerciante di prodotti casalinghi, che, in possesso di autorizzazione alla vendita in forma itinerante, aveva trasformato la propria attività in sede fissa, occupando con la propria merce anche il suolo pubblico. Per tale motivo è stato sanzionato con due verbali amministrativi, di importo totale pari a 480,00 euro e con il sequestro di tutta la merce esposta abusivamente.

Nella zona della Circonvallazione, in viale Antoniotto Usodimare, la Polizia Municipale ha sanzionato un venditore ambulante di prodotti ortofrutticoli  risultato sprovvisto di ogni autorizzazione amministrativa al commercio. Tutta la merce è stata posta sotto sequestro, per poi essere devoluta in beneficenza; comminate sanzioni per  3.500,00 euro.

 

LA GUARDIA DI FINANZA SCOPRE A CATANIA UN ARTICOLATO SISTEMA DI FRODE FISCALE- SEQUESTRI BENI

Parma, tre fratelli accusati di frode fiscale per oltre 30 milioni di euro  - CorrierediBologna.it

 

La Guardia di finanza di Catania, coordinata dalla locale Procura, ha messo in luce un articolato sistema di frode fiscale che ha coinvolto tre persone giuridiche della provincia etnea: un’associazione, una ditta individuale e una società a responsabilità limitata.  

Sostanzialmente sono state scoperte fatture false per circa 630 mila euro

Gli accertamenti sono stati condotti dal Nucleo di polizia economico-finanziaria nei confronti della «Kalat Racing Team», associazione di Riposto attiva nel settore dell’organizzazione degli eventi sportivi, che aveva emesso fatture per oltre 500 mila euro a favore della «Stargate 2011» di Belpasso, che opera nel settore delle slot machine. “La tipologia dei servizi fatturati, per la manutenzione delle slot machine, non era coerente con l’attività dell’associazione. E il suo rappresentante ha poi ammesso di non aver effettuato le prestazioni fatturate, emesse in cambio del 3% dell’importo”.

Approfondimenti investigativi della Gdf sulla Stargate 2011 hanno fatto emergere altre false fatture emesse da un’altra ditta di Belpasso per 100mila euro e che ne aveva falsificato altre per 30 mila euro, facendole risultare di una ditta di Catania in realtà estranea ai fatti contestati.

Viste le indagini conclusive il Gip ha emesso un provvedimento di sequestro beni per 250mila euro nei confronti della Stargate 2011. Sono stati sono stati denunciati i due legali rappresentanti della società, A. C. , 47 anni, e G. C., 52 anni, per dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture per operazioni inesistenti. Denunciati anche il rappresentante dell’associazione di Riposto, P. G., 39 anni, e il titolare della ditta individuale di Belpasso, G. C., 40 anni, per emissione di fatture per operazioni inesistenti.     Vedremo successivamente le difese legali dei soggetti denunciati.

OPERAZIONE “FAKE CREDIT”: LA “MENTE”,ANTONIO PALADINO, REATI TRIBUTARI E INDEBITE COMPENSAZIONI

 

 

     Demolita dal Comando della Guardia di Finanza la Confimed Italia di Antonio Paladino, commercialista e presidente di Confimed Italia

   Operazione “Fake Credit” dei Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania che ha condotto all’arresto di tre persone, 21 agli arresti domiciliari e sei raggiunte dalla misura interdittiva del divieto di esercitare l’attività imprenditoriale per un anno. Le Fiamme gialle hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale etneo nei confronti di 30 persone indagate, a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata alla commissione continuata di reati tributari e, in particolare, di indebite compensazioni (attraverso l’utilizzo di crediti d’imposta inesistenti) aggravate dalla partecipazione di professionisti. L’inchiesta è stata coordinata dalla Procura distrettuale di Catania.         Sequestrate pure 11 società commerciali, aziende utilizzate dagli indagati unicamente per mettere a segno i reati tributari e  beni per 9,5 milioni di euro.

Chi sono i fermati dai finanzieri? (Abbiamo ” oscurato” il nominativo di un soggetto a richiesta della stessa , a termini della nuova normativa perchè’,inviandoci i provvedimenti del Giudice è risultata estranea al fatto  n.d.r –   6  Settembre  2023)

Antonio Paladino, 57 anni, commercialista, presidente di Confimed Italia, un ente di organizzazione di datori di lavoro con sede a Roma e uffici amministrativi a Catania), Gaetano Sanfilippo, 43 anni, dipendente dello studio professionale “Paladino”, diretto collaboratore di Antonio Paladino in Confimed Italia e Andrea Nicastro, 46 anni, consulente amministrativo a disposizione della Confimed Italia.

Ai domiciliari sono finiti i professionisti attestatori per la loro opera di certificatori di crediti inesistenti. Si tratta di Paolo Bigi, 62 anni, consulente amministrativo; ). E poi Giuseppina Licciardello di 60 anni, commercialista domiciliata a Catania, professionista a disposizione di Paladino; Pasquale Toscano, 54 anni, commercialista operativo su Latina con studio a Napoli, che non risulta tra i soggetti abilitati al rilascio del visto di conformità; Daniele Nicotra, 38 anni, commercialista domiciliato a Catania; Gian Mario Gallo, 54 anni, commercialista con studio a Segrate (MI), che non risulta tra i soggetti abilitati al rilascio del visto di conformità; Salvatore Debole, 63 anni amministratore dell’Istituto di Vigilanza Privato A.N.C.R. con sede a Belpasso, società beneficiaria di crediti IVA fittizi compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di debiti erariali per 2,9 milioni di euro; Giuseppe Vetrano, 61 anni, rappresentante legale della “Delivery Express s.r.l.s”, con sede in Catania, esercente l’attività di “trasporto di merci su strada”, società beneficiaria della cessione di crediti IVA fasulli compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di debiti tributari per 450.000 euro; 

Gesualdo Piazza, 45 anni, rappresentante legale di “San Francesco Società Cooperativa”, con sede in Caltagirone, esercente l’attività di “altri servizi per la persona” società beneficiaria della cessione di crediti IVA fasulli utilizzati per la compensazione di 1 milione di euro di debiti erariali; Fabrizio De Santis, 59 anni, rappresentante legale della “Pachira S.r.l.”, società che si occupava (ora è cessata) di “cura e manutenzione del paesaggio, compresi parchi e giardini”, con sede a Roma, “portatrice” di crediti IVA inesistenti utilizzati per compensazioni per oltre 2,5 milioni di euro; Maria Rosa Crocco, 62 anni, rappresentante legale della “B suite società cooperativa”, che si occupava (attività ora cessata) di “pulizia generale (non specializzata) di edifici”, con sede in Rignano Flaminio (RM), anch’essa “generatrice” di crediti IVA fasulli utilizzati per compensazioni con debiti tributari non onorati; Carlo Noto, 55 anni, rappresentante legale della “Quattrotempi S.r.l.”, società che dichiarava quale attività (ora cessata) di “organizzazione di convegni e fiere”, con sede a Roma, anch’essa società strumento per la compensazione di crediti di imposte non esistenti; Roberto Pes 55 anni, rappresentante legale della “La Cartomatica S.r.l.”, società che dichiarava quale attività (ora cessata) di “servizi connessi a tecnologie informatiche”, con sede a Roma, anch’essa società utilizzata per generare la compensazione di imposte per 1,3 milioni di euro; Pietro Guardabascio di 56 anni, rappresentante legale di “Il Garofalo S.r.l.s.”, con sede a Roma ed esercente l’attività di “ipermercato”, società strumentale alla formazione di crediti tributari inesistenti da compensare con debiti tributari non assolti;

Sebastiano Di Meo, 69 anni, rappresentante legale della società “Di Meo S.r.l.s”, azienda che dichiarava quale attività (ora cessata) “l’installazione di impianti per la distribuzione del gas”, con sede a Napoli, anch’essa società utilizzata per generare una compensazione di imposte a favore dell’Istituto di Vigilanza Privato A.N.C.R.; Cosimo Damiano Gallone 38 anni, attualmente detenuto preso la Casa circondariale di Verona per rapina aggravata, rappresentante legale di “C.B.L. Trasporti e servizi società cooperativa”, avente quale attività il “trasporto di merci su strada” con sede in Pero (MI), anch’essa società veicolo per la creazione di crediti IVA fasulli; Mario Barrella di 58 anni, anch’egli nella qualità di rappresentante legale della succitata “C.B.L. Trasporti e servizi società cooperativa”; Marco Maggio, 41 anni, rappresentante legale di “Job Act Società Cooperativa”, attività dichiarata di “pulizia generale (non specializzata) di edifici”, avente sede a Milano, società cooperativa utilizzata dagli indagati per la creazione di crediti IVA fittizi poi portati in compensazione; Carmine Pelloni, 57 anni, rappresentante legale della “Molly Malone 2015 S.r.l.s.”, società che dichiarava quale attività (ora cessata) di “catering per eventi, banqueting”, con sede in Segni (RM), anch’essa utilizzata per generare la compensazione di imposte per circa 1,2 milioni di euro; Davide Bertolini di 45 anni, uno dei rappresentanti legali della “Textile Export S.r.l.”, avente sede in Roma (RM) ed esercente l’attività di “commercio all’ingrosso di tessuti”, società i cui crediti tributari fasulli sono stati ceduti per favorire l’inadempimento di debiti tributari di soggetti terzi; Michele Antonio Gerardo Gallo di 75 anni anch’egli rappresentante legale della citata “Textile Export S.r.l.”.

Specificano gli inquirenti: “Tutti sono accusati a vario titolo di avere costituito un’associazione a delinquere finalizzata alla sistematica perpetrazione di reati tributari”.

Divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale per Claudia Debole, 37 anni, rappresentante legale dell’Istituto di Vigilanza Privato A.N.C.R.; per Giacomo Celesti 50 anni, rappresentante legale della “Business Projects industrial services s.r.l. unipersonale” avente sede ad Augusta ed esercente l’attività di “installazione di impianti telecomunicazioni e elettronici”, beneficiaria di crediti IVA fittizi compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di un’esposizione tributaria complessiva di 3,9 milioni di euro, Federico Risicato 46 anni rappresentante legale della “Vigil Service s.r.l.” con sede a Belpasso, quale società beneficiaria di crediti IVA fittizi compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di debiti tributari effettivi per 62.000 euro; Michele Spera di 53 anni, rappresentante legale della “RE. POINT s.r.l.” avente sede a Ragusa, esercente l’attività di “altre attività di servizi connessi a tecnologie informatiche”, società beneficiaria di crediti IVA fittizi compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di un’esposizione tributaria complessiva di 105.000 euro; Rita Gianformaggio di 27 anni, rappresentante legale della “New Solar s.r.l.” avente sede a Catania esercente l’attività di “altre attività di consulenza amministrativa”, società beneficiaria di crediti IVA fittizi compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di debiti tributari complessivi per 252.000 euro; Renato Balsamo di 57 anni, rappresentante legale della “Ariel Società cooperativa Sociale” avente sede a Catania ed esercente l’attività di “altri servizi di sostegno alle imprese”, società anch’essa beneficiaria di crediti IVA fittizi compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di un’esposizione tributaria complessiva di 450.000.

L’operazione condotta dal Gruppo Tutela Finanza Pubblica del Nucleo P.E.F. di Catania, coordinata dalla Procura distrettuale di Catania si è avvalsa di intercettazioni telefoniche e ambientali nonché di accertamenti bancari unitamente alla disamina di documentazione contabile ed extracontabile e di materiale informatico acquisito nel corso di una perquisizione locale  

Tracciata infine  la commercializzazione di oltre 25 milioni di euro di crediti fittizi di cui oltre 9,5 milioni utilizzati per indebite compensazioni.

 

 

 

 

GRUPPO LEONARDI SETTORE RIFIUTI: ARRESTI, SEQUESTRI, ILLECITI ,”CORRUZIONE, ASSOCIAZIONE MAFIOSA”

– VIDEO   – g.di    finanza – Un ingente quantitativo di denaro è stato trovato sotterrato dai finanzieri: le banconote in mazzette erano contenute in sacchi di plastica neri inseriti in alcuni bidoni di plastica e poi sotterrati. 

Il  gruppo Leonardi di Lentini i cui interessi erano ormai su Catania, soprattutto nel settore dei rifiuti è sotto i riflettori della Giustizia. I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata hanno eseguito un’ordinanza cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catania su richiesta della Procura etnea nei confronti di 9 persone, due delle quali sono finite in carcere, tre ai domiciliari e 4 sottoposti alle misure cumulative dell’obbligo di presentazione alla P.G. e di dimora.

La contestazione verte su reati a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione continuata e rivelazione di segreto d’ufficio nonché per concorso esterno in associazione di tipo mafioso.

"Sicura Mazzette", ecco i nomi degli arrestati

La cronaca giudiziaria parte dagli anni 2018 e 2019 per la gestione della discarica di Lentini nel Siracusano, la più estesa della Sicilia e gestita dalla Sicula Trasporti nonché le “pressioni” del clan mafioso dei Nardo finalizzate ad ottenere l’affidamento di un chiosco presente all’interno dello stadio della Sicula Leonzio che disputa il campionato di serie C.

Sequestro preventivo anche di tutti i beni aziendali, quote e azioni sociali per un valore complessivo di 110 milioni di euro. I sigilli sono stati apposti sulla Sicula Trasporti che ha a Catania in Contrada San Giorgio e che si occupa di “trattamenti e smaltimenti di altri rifiuti non pericolosi” e cioè la gestione dei rifiuti solidi urbani, insieme all’impianto di trattamento meccanico biologico di Contrada San Giorgio e le vasche di abbancamento situate nel comune di Lentini. La società ha un fatturato annuo di circa 100 milioni di euro e oltre 120 dipendenti;

Sequestrata anche la “Sicula Compost con sede a Catania che si occupa di “produzione di compost” e cioè la produzione di fertilizzanti agricoli derivanti dall’utilizzazione e trasformazione di scarti vegetali e agroalimentari; la società ha circa 20 dipendenti e ha un fatturato di 3,6 milioni di euro;

Non è finita qui l’attività della G.di Finanza: -sequestro anche per la “Gesac con sede a Catania in Contrada Coda Volpe che si occupa di estrazione di pomice e di altri minerali ed è inserita nella filiera della lavorazione dei rifiuti solidi urbani, forniva il materiale pietroso da cospargere (obbligatoriamente per legge) sulla “parte secca” del rifiuto, abbancato nelle vasche della discarica gestita dalla Sicula Trasporti. Ha un fatturato di circa 2 milioni di euro e ha oltre 20 dipendenti.

Sotto inchiesta la Edile Sud srl di Scordia che gestisce l’attività di gestione di un impianto di recupero, trasporto e produzione di rifiuti non pericolosi nel territorio di Lentini. La società, con 18 dipendenti, ha un volume d’affari di circa un milione di euro.

La Procura e la Gdf ipotizzano il traffico illecito di rifiuti in virtù anche ad un rodato circuito corruttivo con il pagamento di tangenti in contanti per decine di migliaia di euro per ammorbidire i controlli. Le indagini dei finanzieri del Gico di Catania si sono avvalse di di intercettazioni telefoniche e ambientali, accertamenti bancari, disamina della documentazione amministrativa afferente le autorizzazioni necessarie per la gestione degli impianti della famiglia Leonardi nonché accertamenti tecnici disposti dalla Procura di Catania nel corso di un accesso negli impianti “incriminati” e operato dai finanzieri nel febbraio del 2019.

 

La consistente mole indiziaria così emergente ha consentito di porre in attenzione, secondo gli investigatori un sistematico illecito smaltimento dei rifiuti solidi urbani provenienti da oltre 200 Comuni siciliani convenzionati con la Sicula Trasporti, un enorme quantitativo di rifiuti strutturalmente non più gestibile e che finiva in discarica senza subire alcun trattamento preliminare, un trattamento quest’ultimo essenziale per favorire l’individuazione dei materiali non ammissibili in discarica o dei rifiuti da destinare a operazioni di recupero.

Una gestione della discarica, dell’impianto Tmb e di compostaggio, da parte della famiglia Leonardi, orientata all’esclusivo perseguimento di utili attraverso il mantenimento delle convenzioni con i Comuni pur non essendo gli impianti nelle condizioni di poter più adempiere alle prescrizioni fissate dalle stesse autorizzazioni amministrative.

Il sistema illecito orchestrato da Antonino Leonardi, secondo gli atti giudiziari, si reggeva su due pilastri: le tangenti per influenzare la concessione di autorizzazioni amministrative e di “pilotare” i controlli ambientali e la fasulla rappresentazione della movimentazione dei rifiuti al fine di garantire un’apparente osservanza delle norme con una contabilità assolutamente non corrispondente alla reale entità e tipologia dei rifiuti conferiti in discarica e trattati nell’impianto di compostaggio.

Gli accertamenti tecnici operati direttamente nelle imprese gestite da “Antonello” Leonardi hanno consentito di rilevare che sia ingenti quantitativi di rifiuti solidi urbani (non sottoposti ai preventivi trattamenti di frantumazione, triturazione, successiva vagliatura e biostabilizzazione e, tra questi, anche la frazione “umida” che avrebbe dovuto essere destinata al recupero mediante compostaggio) quanto una consistente mole di materiale originata da un incompleto processo di compostaggio, venivano conferiti direttamente nella discarica lentinese, previa attribuzione fittizia di un codice che identifica i rifiuti derivanti da tritatura e vagliatura e, in alcuni casi, anche senza che i rifiuti fossero tracciati da alcun formulario.

Si tratta di rifiuti che, per la loro stessa natura, non avevano i requisiti di ammissibilità necessari alla discarica e che hanno permesso agli indagati di accumulare, nel tempo, guadagni illeciti non spettanti anche in frode agli impegni assunti con i Comuni.

Rifiuti altamente putrescibili e quindi in grado di formare percolati e di produrre biogas creando così concreti presupposti per l’emissione diffuse di maleodoranze oltreché di gas serra. In alcune circostanze, è stato appurato che i percolati, liquidi che dovevano confluire sul fondo delle vasche e da qui stoccati in silos, erano sversati nel suolo e nelle acque circostanti.

Tra i rifiuti conferiti “tal quali” in discarica anche frigoriferi interi (contenenti al loro interno ancora il poliuretano), pneumatici non ammissibili nella discarica lentinese, materassi non previamente lacerati, oggetti di plastica, metallo e carta recuperabili, pasti provenienti da mense ancora integri nonché rifiuti speciali sanitari (circostanza che ha anche configurato un’evasione del tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi pari, per il 2018, a oltre 6,2 milioni di euro da versare trimestralmente alla Regione).

L’impianto di compostaggio della “Sicula Compost dal maggio 2018 ha iniziato a ricevere la “frazione umida” proveniente dalla “Raccolta Differenziata” svolta da diversi comuni siciliani, con i quali l’azienda aveva stipulato preventivi contratti di conferimento, in ragione dell’autorizzazione rilasciata dalla Regione che avrebbe consentito alla “Sicula Compost di ricevere presso la sua struttura un quantitativo massimo di 70 mila tonnellate annue. Ma l’impianto di compostaggio, a fronte di una potenzialità di lavorazione della “frazione umida” calcolata intorno alle 160/170 tonnellate giornaliere, ne riceva 250/270. Una circostanza nota sia ad Antonino Leonardi che a Pietro Nicotra che hanno così deciso che che delle 1.400 tonnellate di “rifiuto umido” che arrivavano settimanalmente in impianto, almeno 400 dovevano essere “smaltite illecitamente” ovvero senza sottoporle ad alcun processo di recupero e veicolandole “tal quali” nella discarica di Lentini.

Oltre 30.000 tonnellate di rifiuti solidi inerti derivanti da lavori di scavo effettuati per la realizzazione di una nuova vasca nella discarica della Sicula Trasporti venivano smaltiti illecitamente nei terreni di proprietà delle società di Leonardi. Una condotta fraudolenta realizzata  con la compiacenza – secondo la Procura – dei fratelli Guercio e della loro Edile Sud la cui piattaforma risultava solo “cartolarmente”, attraverso la redazione di oltre 1.300 falsi formulari, luogo di destinazione dei succitati inerti.                       Adesso resta da vedere l’azione difensiva dei legali del Gruppo Leonardi. Attendiamo…

A seguire le foto distribuite alla Stampa dei soggetti sotto i riflettori della Procura

MAFIA E ‘INDRANGHETA’ IN CALABRIA, SICILIA E PIEMONTE: 65 ARRESTI DI “BOSS E CAPICLAN”-

 

Risultati immagini per IMMAGINE DI CARABINIERI E MAFIA

 

   E’ ancora ‘ndrangheta in diverse città italiane, in Sicilia, in Piemonte dove le holding del narcotraffico spopolano in collegamento con la Calabria e l’hinterland milanese  , 400 carabinieri del Comando Provinciale di Torino stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del tribunale torinese su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di 65 appartenenti o contigui alle locali di ‘ndrangheta di Volpiano e San Giusto Canavese e componenti delle famiglie Agresta e Assisi, capi locali di Volpiano e San Giusto Canavese, considerati i più potenti narcotrafficanti tra il Nordovest e il Sud America.ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso e traffico internazionale di stupefacenti

 


L’ordinanza firmata dal gipi Luca Fidelio, consente l’arresto   dei boss delle famiglie Agresta, Catanzariti e Assisi, tra cui il nome più noto è quello di Nicola Assisi, rimasto latitante per anni in Sudamerica, arrestato a luglio a Praia Grande, una località balneare nello Stato di San Paolo, in Brasile insieme al figlio Patrick. Lì, nonostante i sequestri della giustizia italiana che lo cercava dal 2014, viveva nel lusso, possedeva tre appartamenti con piscina e aveva una stanza segreta in cui nascondeva il denaro, enormi quantità tanto che gli investigatori hanno preferito pesarlo anziché contarli: erano 20 chili. La cocaina era la sua specialità, quella che secondo le sentenze faceva arrivare a quintali in Italia, agli intermediari della ‘ndrangheta in Calabria, Piemonte e Lombardia.

L’operazione di  questa mattina sarà presentata direttamente a Torino dal procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho. E’ l’atto finale delle indagini di diverse forze di polizia, che che hanno come comune denominatore le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Domenico Agresta, il padrino ragazzino che a 29 anni aveva già scalato le gerarchie della locale di Volpiano ma che a ottobre del 2016, dal carcere di Saluzzo dove stava scontando 30 anni per omicidio, ha dato una svolta alla sua vita cominciando a collaborare con i magistrati di Torino, Monica Abbatecola e Paolo Toso. “La scuola mi ha fatto collaborare, perché l’istruzione mi ha dato strumenti che prima non avevo. In carcere, mi sono diplomato”, ha detto nelle molte udienze in cui ha portato la sua testimonianza, compresa quella per l’omicidio del procuratore di Torino, Bruno Caccia.

Le dichiarazioni del collaboratore Domenico Agresta hanno consentito agli inquirenti  di scoprire lo zio Antonio, in possesso della dote apicale di “corona”, come il capo locale della succursale mafiosa di Volpiano dopo la scarcerazione nel processo Minotauro (a novembre 2012) e perlomeno sino all’ulteriore arresto del giugno 2015. Dopo la condanna, infatti, il capo-clan assumeva la direzione della struttura distaccata di ‘ndrangheta..

 

Contestualmente la gdf di Torino sta procedendo alla notifica del medesimo provvedimento per ulteriori 6 indagati, ritenuti responsabili, nell’ambito della medesima associazione, anche di riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. Sottoposti a sequestro beni mobili ed immobili, nonché conti correnti e quote societarie per un valore in corso di quantificazione.

Sequestrati anche 80 kg di droga.