In fermento la politica comunale di Siracusa sciolta dal Tar

Siracusa senza sindaco, Italia: “Nessun broglio, il 93% dei voti valido e legittimo”

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Il sindaco Francesco Italia

Non c’è pace a Siracusa. Si susseguono assemblee per raddrizzare una vicenda viziata dall’elemento del dubbio della regolarità dei voti. Tutti o quasi ne sono coinvolti. Il sindaco ,pardon l’ex primo cittadino ripete ora dopo ora il solito ritornello : “Il 93 per cento voti è stato pienamente valido e legittimo, afferma Francesco Italia . Al centro della nostra azione è stata messa al centro la legalità. Questa sentenza chiarisce che non ci sono stati brogli“. Resta il fatto c he dovrà fare ricorso per ritornare in sella. Nulla è automatico. Il sindaco lo sa benissimo. Il suo futuro politico potrebbe finire qui. La gente è disgustata e vuol cambiare rotta.

Un sindaco ed una giunta sono presidio della città indispensabile soprattutto nei momenti delicati. In ballo ci sono questioni importanti, tra cui assunzioni, mutui, fondi per scuole, cimitero, agenda urbana. Ma  ha concluso Italia -, mi preme spiegare che anche con quelle 9 sezioni Reale non avrebbe raggiunto il 40 per cento, necessario per vincere al primo turno e si spenderanno soldi per non avere alcun effetto”.

Gli i ex consiglieri comunali sono in fermento, mal digeriscono questo sorprendente stop giudiziario: il consiglio, che è stato sciolto due settimane fa dopo aver votato contro il bilancio consuntivo 2018, tornerà in vita dopo la ripetizione delle elezioni nelle 9 sezioni.

 

“TI REGALO UNA STORIA”: DIECI ANNI DI EDUCAZIONE E PARTECIPAZIONE

Cultura e fantasia per coinvolgere i bambini: festeggiato il compleanno della Onlus etnea

In occasione del decennale raccolti fondi per “Musica Insieme” e donati libri alle associazioni locali

 

Desideriamo diffondere l’importanza della lettura per i bambini, negli ospedali ma anche negli ambienti più depressi, nelle case dove non esistono libri, negli oratori. La nostra forza sta nei volontari che ogni giorno si spendono per questa nobile causa: costruire un mondo migliore, in un presente in cui alcuni valori si stanno perdendo a favore delle nuove tecnologie”. Così il cardiologo pediatrico Francesco De Luca e presidente di “Ti regalo una storia onlus”, ha commentato la mission dell’associazione etnea che – sabato scorso (7 dicembre) presso la Chiesa San Camillo dei Mercedari – ha festeggiato dieci anni di attività. Con l’organizzazione della libreria Cavallotto, il patrocinio del Comune di Catania e del FAI (Fondo Ambiente Italiano), l’evento ha visto l’esibizione del quartetto d’archi “Katane”, composto da musicisti dell’Istituto Vincenzo Bellini. Al centro della ricorrenza, l’immutato obiettivo di rendere la lettura una “terapia” nei nosocomi e non solo.

 Ricordo il momento in cui il professor De Luca mi ha proposto il suo progetto, inizialmente rivolto solo ai bambini ospedalizzati, abbiamo cominciato così a raccogliere testi e a reclutare lettori coinvolgendo le realtà locali – ha affermato la vicepresidente Anna Cavallotto – negli anni, poi, sono state create piccole biblioteche presso reparti di pediatria, parrocchie, scuole e case di accoglienza”. Una celebrazione del decennale divenuta anche opportunità, con la raccolta fondi destinata all’acquisto di strumenti musicali per “Musica Insieme” a Librino. “Unire la lettura alla musica è un bene per i bimbi, i nostri docenti insegnano ai piccoli allievi di periferia a suonare in un’orchestra – ha spiegato la presidente di Musica Insieme Loredana Caltabiano – col tempo è necessario sostituire violini e altri strumenti, perché soggetti a usura, in più stiamo avviando un nuovo corso per il quale occorrono le percussioni”. “Ho conosciuto questa realtà tempo fa e, oggi, sono felice di celebrarla come esponente dell’Amministrazione Comunale”, ha sottolineato l’assessore comunale alla Cultura, Barbara Mirabella. “Nel 2010, il ricavato della vendite delle magliette per la maratona “Corri Catania” è stato destinato a “Ti regalo una storia”, al fine di realizzare Biblio-ludoteche in tre strutture ospedaliere – ha continuato la manager Elena Cambiaghi – oggi siamo qui a festeggiare, insieme, questo importante traguardo”.

 Abbiamo bisogno di cultura e partecipazione” ha aggiunto il presidente di Unione Ex Allievi don Bosco-Salette “Periferie Vive onlus”, Salvatore Caliò. Maria Bonomo, caposala del reparto di Oncologia Medica del Policlinico, ha poi dichiarato: “I malati hanno bisogno di distrarsi durante le terapie, la lettura li aiuta a viaggiare con la fantasia”. “Nei nostri racconti, i bambini diventano protagonisti delle storie e smettono di essere passivi fruitori, oltre a un coinvolgimento dei genitori”, ha concluso Giovanni Barilla, responsabile dei volontari con Francesca Tudisco, insieme ai lettori Angela Villa e Ignazio Conticello. In occasione della cerimonia, sono stati donati dei libri all’Istituto Penale Minorile Bicocca, all’Oratorio Salesiano San Giovanni Bosco e all’Unità Operativa di Oncologia Medica A.O.U. Policlinico Vittorio Emanuele, presidio ospedaliero G. Rodolico.

Siamo in un ” Paese senza speranza” nella lotta alla corruzione-

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il Comunicato-email /articolo/ di Marco Grieco di “Interris”

Maglia nera alla Sicilia con il 18,4 della statistica

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Corruzione” è una parola che si trova nel dizionario di tutte lingue del mondo incisa così profondamente che, dal 2003, l’Assemblea Generale dell’Onu ha adottato la Convenzione delle Nazioni Unite per arrestare quello che è a tutti gli effetti un fenomeno dilagante a livello globale. Ma la Giornata internazionale contro la corruzione, che si celebra oggi, ha lo scopo di ricordare non solo uno dei maggiori ostacoli al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Perché classificare la corruzione come  “malattia sociale endemica” non basta. Se n’era accorto anche lo storico latino Tacito, che negli Annali scriveva: “Moltissime sono le leggi quando lo Stato è corrotto” a sottolineare che, quando si tratta del bene comune, la percezione della legalità diventa fumosa se si mettono in prima linea i propri interessi. In quasi duemila anni, gli strumenti per individuare la corruzione sono aumentati, ma resta difficile cambiare la percezione culturale di essa.

                     MAGLIA NERA ALLA SICILIA CON IL PRIMO POSTO E 18,4 DEI CASI RILEVATI

Il caso italiano parla da solo. L’autorità nazionale anticorruzione evidenzia, infatti, un problema non facile da superare. Nell’ottobre scorso, l’allora presidente uscente, Raffaele Cantone, illustrava in un dossier i dati presentati in tre anni di mandato: tra il 2016 e il 2019 è stato scoperto un caso di corruzione a settimana, per un fenomeno distribuito in maniera pressocché omogenea in tutta la Penisola. La cartina della corruzione in Italia tracciata dal documento situa al primo posto la Sicilia, con il 18,4% dei casi rilevati, seguita da Lazio e Campania (rispettivamente 14,5% 13,2%). Qualche tempo prima che Cantone andasse a capo dell’Anac, era stata depositata una proposta di legge che ha poi seguito l’iter verso  la legge 179 del 2017.

Andrea Franzoso era un giovane funzionario in Ferrovie Nord. Un passato nell’Arma dei Carabinieri, ha da sempre un senso del dovere che supera la dimensione del tornaconto personale. Nel 2015 ha deciso di fare la cosa giusta, che in uno Stato di diritto dovrebbe essere la norma, non l’eccezione. Eppure, la sua storia ha scoperchiato una realtà a cui tutti noi siamo fin troppo assuefatti da dubitare del contrario. Andrea è quello che in inglese è chiamato “whistleblower“, colui che soffia nel fischietto, letteralmente. “È interessante – rileva lui stesso – che in Italia non vi sia un termine semanticamente equivalente”. Nella nostra lingua, i termini che più si avvicinano alla parola inglese hanno un connotato negativo: “corvo, talpa, spia, gola profonda” e questo spiega bene la differenza abissale fra il coraggio di essere onesti e la percezione comune della legalità. “Nella percezione collettiva […] l’Italia è un Paese senza speranza, nel quale lo stigma sociale è subito dalle persone che scelgono di denunciare la legalità” ha detto l’ex presidente del Senato, Pietro Grasso, alla presentazione del primo libro di Franzoso, Il disobbediente, un resoconto disarmante della sua storia. In più di un’occasione, lo stesso Cantone ha dichiarato che l’approvazione della legge 179 è avvenuta anche grazie alla sua storia. Andrea è uno che il tempo ha messo alle strette, ma che ha saputo vedere oltre il “bisogno”, concentrandosi, al contrario, sui “desideri” della sua vita. Oggi è ai ragazzi che si rivolge, portando il suo ultimo libro #disobbediente! (edito da DeAgostini) nelle scuole, con l’auspicio che un Paese all’insegna della legalità sia ancora possibile, nonostante la percezione degli adulti freni ogni buona intenzione.

Andrea, com’è nato quest’ultimo libro?
“Durante le presentazioni del mio primo libro, molti genitori mi chiedevano di dedicarlo ai loro figli. Su Facebook ho ricevutomessaggi da parte di tante mamme e papà che mi parlavano dei loro figli. La cosa che mi ha colpito è che in tutti questi messaggi ci sono sempre tre parole che ricorrono: figli, speranza, futuro, che sono intimamente connesse. Anche gli insegnanti mi hanno chiesto un testo per i percorsi di cittadinanza e costituzione. Oggi vado spesso nelle scuole, dalla primaria alle superiori, e spiego che un mondo diverso è possibile”.

Quando ha inIzio la sua storia?
“Lavoravo in Ferrovie Nord a Milano e un giorno ho scoperto che il capo della mia azienda rubava, sottraeva risorse e beni aziendali per sé e per i figli: ad esempio, con la carta di credito aziendale comperava di tutto, dai cosmetici alla toelettatura del cane. Aveva anche dato la macchina aziendale a suo figlio, con tanto di tessera viacard e carta carburante. Ovviamente, con la macchina la cui targa riconduceva all’azienda, non gli importava di autovelox e ztl e così in 4 anni ha accumulato multe per oltre 181.000 euro di contravvenzioni al Codice della Strada. Il paradosso è che il mio ex presidente guadagnava circa 300mila euro all’anno di compenso”.

Gli altri lo sapevano?
“Certamente, perché la richiesta di rimborso andava al direttore amministrativo, che firmava e autorizzava la spesa, e passava dai contabili e dall’amministrazione. Se mi si chiede perché non hanno fatto nulla, posso rispondere che la maggior parte delle persone non vuole crearsi inimicizie, o lo fa per conformismo. E poi esercita il peso maggiore lo spirito gregario: in generale, cioè, le persone tendono a stare con il più forte. E poi stare col più forte significa mangiare, fa parte del nostro istinto. Uno ha paura di fare una cosa giusta perché teme di essere escluso dal branco. Parliamo di branco, perché questo presuppone un rapporto verticale, non di gruppo, dove invece c’è un rapporto tra pari. C’è una tendenza naturale a stare all’ombra di un capo, quando questo è vincente”.

Cosa è stato difficile in tutta questa vicenda?
“Beh, è successo che le stesse persone che mi avevano acclamato mi hanno poi voltato le spalle per poi diventare indifferenti. I veri antagonisti non sono i corrotti, che si sono già condannati da soli. Sono gli indifferenti. I veri antagonisti sono la nostra paura e gli indifferenti, gli ignavi, quelli che vedono e fanno finta di niente, interessati solo al loro piccolo tornaconto personale. Personalmente, ho una fortuna grandissima: che non serbo rancore. Ho agito con la denuncia. Nel libro ho raccontato del voltafaccia della responsabile della selezione del personale e di molti altri, per esempio. Mi rendo conto che alcune persone sono – come dice Manzoni ne I Promessi Sposi – dei  ‘vasi di coccio’ . Questa è una loro debolezza, ed è questo che fa male. L’indignazione più grande non la provo per i cosiddetti “cattivi” – che poi diventano i capri espiatori delle tante piccole cattiverie nostre -, ma per il comportamento degli altri, per la tendenza a soffocare la propria coscienza. Mi fa male l’indifferenza. Sono stato un anno disoccupato e ho dovuto reinventarmi”.

Cos’ha fatto quando ha scoperto tutto?
“Per prima cosa l’ho detto a chi all’interno dell’azienda avrebbe potuto denunciare e vigilare sulla corretta amministrazione della società, ovvero al presidente del collegio sindacale che, per legge, in caso di illeciti ha l’obbligo di denunciare. La sua risposta è stata: ‘Usa questa informazione a tuo vantaggio’, che è il potere del ricatto, di chi, al posto mio, avrebbe dovuto approfittare di questa situazione. Sono, poi, andato dai Carabinieri e ho fatto un esposto firmandolo con nome e cognome”.

Perché non ha usato l’anonimato?
“Ho scelto di farlo senza l’anonimato perché ho capito che c’era in gioco una cosa importante, cioè chi sono e chi voglio essere. Io non posso recitare una parte che non è mia. Mi sono detto: ‘Devo avere rispetto per me stesso, non mi devo vergognare, perché la verità è aletheia, assenza di nascondimento’. Poi è partita l’indagine e tre mesi dopo, alla notifica della misura interdittiva, il presidente è stato costretto a dimettersi. Sono andato a lavoro quello stesso giorno del 19 maggio 2015. All’epoca ai miei non ho detto niente perché c’era un’indagine. Ma quando, la sera del 18 maggio, ho detto a mio padre che avevo denunciato il dirigente, lui l’ha presa male”.

Cosa le ha detto suo padre?
“Ha parlato la sua paura. Mi ha detto: ‘Alla tua età non hai ancora capito come va il mondo, prendi su le tue cose vai via. Uno come te qua si rovina e basta. L’Italia è il Paese dei furbi, qua le cose non cambiano’. Parole che mi hanno toccato, perché mio padre si sentiva in colpa per avermi educato con certi valori che, ai suoi occhi, avevano cresciuto un figlio fragile, debole, indifeso”.

Ha passato momenti difficili…
“Beh certamente, se a 39 anni ti ritrovi senza lavoro e per oltre un anno non fai colloqui. Però penso che sia stato giusto agire così, e nella denuncia ho riaffermato la mia identità, ciò che sono, ciò in cui credo. In passato, ero stato ufficiale di Carabinieri, ho fatto un percorso di quattro anni con i gesuiti. “Io sono le mie scelte”, diceva Sartre: non potevo rinnegare la mia vita, i miei 38 anni precedenti”. Qui c’è il dovere della testimonianza e sono consapevole che testimoniare significa anche patire delle conseguenze, accettare il martirio”.

Quando è iniziato il suo martirio?
“Quando sono stato messo all’angolo, perché formalmente avevo mantenuto lo stesso incarico, ma sono stato trasferito in ufficio dove passavo la giornata senza aver nulla da fare. Ho portato avanti una battaglia legale, ma ho perso perché all’epoca non c’era una legge che tutelasse chi denunciava gli illeciti. Ho chiesto il reintegro, ma dall’azienda hanno risposto che mi avevano trasferito senza demansionarmi. Quando è successo tutto, non ho rilasciato nessuna intervista sebbene mi avessero chiamato in tanti. Non volevo diventare un personaggio, volevo sparire ed essere dimenticato. La mia prima intervista l’ho rilasciata un anno dopo al programma Rai Report, perché la giornalista Milena Gabbanelli mi ha convinto dicendomi: ‘La tua storia fa respirare il cuore'”

Una piccola luce in un momento di buio…
“Più che buio, è stato un momento di non-senso, quando io mi sono detto: ‘Ho fatto una cosa buona, eppure sono senza lavoro’. Ho sentito la morte civile perché, dopo che hai mandato decine di curriculum e non ti chiama nessuno, perdi la speranza e l’autostima. Il conto corrente era sempre più magro, mentre l’ex presidente del collegio sindacale di Ferrovie Nord veniva nominato consigliere d’amministrazione di una banca: trovavo strano che una persona che era stata sanzionata dal Consob per la sua condotta potesse essere nominata nel cda di una banca, mentre io, che avevo difeso il patrimonio aziendale di Ferrovie Nord, ero senza lavoro. Mi sono detto: questo è il mondo alla rovescia, devo andare via, forse ha ragione mio padre”.

Cosa ti ha fatto desistere?
“Ripetermi che, dovunque io vada, porto sempre me stesso. Al di là degli indifferenti, in Italia c’è tanta gente seria e buona. Prima di mollare, ho cercato di trovare uno spazio nel mio Paese, perché andare via significava gettare la spugna e tradire quelli che continuavano a darmi fiducia. Il nemico vero di questo Paese è la rassegnazione. Corrado Alvaro diceva: ‘La disperazione più grande che possa impadronirsi di un popolo è pensare che vivere rettamente sia inutile’. La rassegnazione è peggio della corruzione perché toglie le forze migliori. E poi il 18 ottobre fu approvata la legge sul whistleblowing al Senato, il 15 novembre alla Camera dei deputati. Fu firmata dal presidente della Repubblica il 30 novembe ed è entrata in vigore il 29 dicembre, il giorno di San Thomas Becket, martire della giustizia”

Oggi come ti vedi?
“Come il protagonista del bellissimo libro di Jean Giono L’uomo che piantava alberi. Per questo vado nelle scuole. Falcone diceva: ‘La mafia e la corruzione non si combattono nelle aule di giustizia, ma fra i banchi di scuola”. Bisogna cambiare la cultura, perché anche a scuola c’è omertà, i ragazzi fanno fatica a segnalare episodi di bullismo”.

Cosa pensi della recente direttiva europea sul whistleblowing?
“La direttiva sul whistleblowing è stata firmata nell’ottobre 2019. Il Parlamento europeo l’ha approvata il 16 aprile scorso. Ora l’Italia ha due anni di tempo per adeguarsi perché la Legge 179 è un primo passo, è buona per quanto riguarda la tutela dei pubblici dipendenti ma per quanto riguarda i dipendenti privati è poca cosa.
Sulla nuova legge penso che bisogni tutelare i dipendenti privati, che una persona possa scegliere i canali esterni e credo che le nuova legge debba prevedere un fondo di ristoro, perché ci sono spese legali da sostenere. Il fondo servirebbe per pagare le spese. Si potrebbe pensare anche di inserire il whistleblower nelle categorie protette, per agevolarlo nella ricerca di un nuovo lavoro. Perché l’aver denunciato, in un Paese come il nostro, spesso equivale a una disabilità“.

I dati Anac presentati a ottobre scorso non sono confortanti…
“È vero, ma mi piace vedere il bicchiere mezzo pieno: il numero delle persone che denunciano fatti illeciti è in costante aumento. C’è un cambio di passo, sta cambiando il paradigma culturale e ci vorrà del tempo, però la situazione sta migliorando. Negli Stati Uniti, invece, c’è una legge per cui i whistleblower ottengono un premio in denaro fino al 30% delle somme recuperate. Soltanto nel 2018, negli Usa, 217 persone hanno permesso al fisco americano di recuperare 1 miliardo 410 milioni di dollari ed hanno ricevuto premi per una somma complessiva di 312 milioni di dollari. Questo fa capire che Oltreoceano c’è un modo di ragionare diverso. Tuttavia io non sono d’accordo sull’introduzione di premi in denaro, in Italia.”

Qual è la ricompensa migliore?
“Per me la vera ricompensa è quella che mi dà la mia coscienza. Non mi lascio strumentalizzare e non voglio trarre alcun vantaggio da ciò che ho fatto. Perciò ho detto no a chi mi ha proposto una candidatura alle elezioni. La credibilità è un valore da custodire”.

 

 

Papa Francesco: “il pericolo più grave per l’uomo è la corruzione del cuore”

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Oggi, 8 dicembre, Immacolata, Papa  Francesco  si è soffermato sulla corruzione del cuore come “il pericolo più grave” e sul ringraziamento a Dio per averci  donato una madre, piena di grazia, che ci ricorda la vittoria di Cristo sul male
Un gesto “che esprime la devozione filiale alla nostra Madre celeste”, così aveva detto Papa Francesco annunciando oggi ai fedeli in Piazza san Pietro, dopo la preghiera dell’Angelus, la sua intenzione di recarsi nel pomeriggio a Piazza di Spagna per il tradizionale omaggio all’Immacolata. Un gesto preceduto da un momento di preghiera a Maria, nella Basilica di Santa Maria Maggiore.  Ad accogliere il Papa è il cardinale vicario Angelo De Donatis.

Papa Francesco si rivolge con una preghiera  alla Vergine. Il primo sentimento espresso è di gratitudine. “Più andiamo avanti nella vita e più aumenta la nostra gratitudine a Dio, dice, per aver dato come madre a noi, che siamo peccatori, Te, che sei l’Immacolata”. Questa madre ci ricorda, prosegue, la vittoria di Cristo sul male e che noi pur peccatori “non siamo più schiavi del peccato”. Non è la stessa cosa, infatti, “essere peccatori ed essere corrotti”. E afferma: “Una cosa è cadere, ma poi, pentiti, rialzarsi con l’aiuto della misericordia di Dio. Altra cosa è la connivenza ipocrita col male, la corruzione del cuore, che fuori si mostra impeccabile, ma dentro è pieno di cattive intenzioni ed egoismi meschini”. Maria richiama tutti alla trasparenza e alla semplicità e afferma il Papa: “Quanto bisogno abbiamo di essere liberati dalla corruzione del cuore, che è il pericolo più grave!”

L’affidamento a Maria perché madre che ama i propri figli e perché in quanto Immacolata, cioè piena di grazia, può “riflettere fin dentro le tenebre più fitte un raggio della luce di Cristo Risorto”. E “come cambia il volto della città”, osserva il Papa, se il Signore spezza le catene del male dentro le persone, allora “la qualità della vita diventa migliore e il clima sociale più respirabile”.

 

La Regione Sicilia nella palude dei conti perduti

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di Raffaele Lanza

 

Abbiamo visto che per  la Procura della Corte dei conti la Regione non avrebbe la piena contezza della propria cassa.

È un fatto di inaudita gravità quello emerso  nella pre-adunanza pubblica alla parifica del rendiconto del 2018 della Regione alla quale per la Regione ha partecipato il ragioniere generale avv Giovanni Bologna. Non riusciamo a comprendere perchè il Musumeci – che conosciamo benissimo da decenni come persona contro la corruzione e il malfunzionamento non usi maggiore autorevolezza e rigore per arrivare ad eliminare il debito pregresso – e gli illeciti ancora visibili – che la Regione si porta dietro da anni. 
Non comprendiamo perchè ad esempio – e lo aiutiamo nel suo compito nell’interesse della gente -i  fondi – stanziati per interventi di restauro, ripristino, ristrutturazione, messa a norma e innovazione tecnologica -” per la modernizzazione di strutture esistenti e l’apertura sia di nuovi spazi che di sale chiuse da tempo al pubblico”,  non siano destinati invece a pagare parte dei debiti regionali.
Le risorse sono ingenti sotto il controllo del dipartimento regionale dei Beni culturali e dell’identità siciliana, diretto da Sergio Alessandro. 
Musumeci svegliati. Sembri ipnotizzato. Tu hai dichiarato e  pubblicato, anche sul sito regionale che: “L’idea del governo regionale è quella di mettere in circolo una risorsa importante per rivitalizzare la crescita del territorio e creare opportunità di lavoro per aziende, tecnici, fornitori che saranno impegnati in questi 161 cantieri della cultura che si apriranno con i lavori di ammodernamento delle strutture teatrali. Nel rispetto delle proporzioni previste dal bando, agli enti pubblici è stato concesso un contributo pari quasi all’ottanta per cento della somma valutata come ammissibile. Per i soggetti privati un finanziamento pari a circa il 62 per cento.
Gli enti beneficiari – avvertiva  il governatore -sono Comuni, enti pubblici, istituti scolastici, parrocchie, enti no-profit (fondazioni, associazioni) e imprese private impegnate nel campo teatrale. In base alle istanze pervenute sono state finanziate, su un importo complessivo di 32,3 milioni di euro, 161 strutture così ripartite tra le province: Agrigento, 18 teatri (3,9 milioni di euro); Caltanissetta, 10 (1,8 milioni di euro); Catania, 34 (6,2 milioni di euro); Enna, 7 (1,5 milioni di euro); Messina, 26 (5,1 milioni di euro); Palermo, 29 (6 milioni di euro); Ragusa, 8 (1,6 milioni di euro); Siracusa, 13 (2,8 milioni di euro); Trapani,16 (3,4 milioni di euro).
Tutto questo, temiamo,significa soddisfare con la somma di 32 milioni di euro tanti soggetti-comuni-associazioni, fondazioni- che sono notoriamente il “magna magna” della politica clientelare-camuffata di cultura.  Anche i vitalizi dei parlamentari non allineati a quelli nazionale costituiscono un’altra vergogna siciliana .    Non c’è da andare fieri su questo punto.  Anche se le forze politiche garantiscono, secondo le regole del dare-avere. -uno scambio reciproco.  Così si resta in sella ma non si svende il proprio onore e quello della popolazione. Non è proprio il momento Musumeci. Impegni dunque le risorse della Regione per ridurre i debiti contestati.

A fine dell’anno scorso, secondo il rendiconto all’esame dei giudici per la parifica, nelle casse regionali ci sarebbero stati 314 milioni, ma i magistrati, che segnalano comunque una riduzione dell’ammontare di ben il 70% rispetto all’anno precedente, prefigurano uno scenario ben più drastico: la cassa sarebbe infatti in negativo se si considerano i vecchi debiti di tesoreria non ancora pagati.

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Rispolveriamo i punti critici .La parifica ufficiale del rendiconto generale del 2018 è attesa per il 13 dicembre ma se questi sono i presupposti, gli scenari per l’immediato futuro prevedono molta nebbia all’orizzonte.

La Corte ha sottolineato che il risultato di cassa, al netto dei pignoramenti, è risultato pari a 124 milioni di euro. In realtà, secondo i magistrati, la cassa avrebbe chiuso in rosso poiché vanno computati anche i vecchi debiti di tesoreria non pagati pari a 234 milioni di euro. Il saldo, dunque, sarebbe negativo: – 110 milioni di euro.

Il saldo di cassa vincolata a valere sui fondi regionali sarebbe negativo per oltre sei miliardi di euro e questo sulla base di quanto ricostruito dalla Corte dei conti, che non è riuscita ad avere dalla Regione le informazioni che aveva richiesto.

I magistrati hanno sottolineato che “a più riprese questa sezione ha tentato di ottenere riscontro da parte amministrazione sulla quantificazione dei fondi regionali, non ottenendo alcuna risposta”. “Abbiamo dovuto operare una ricostruzione con i dati ufficiali in nostro possesso e si è pervenuti a una quantificazione di un saldo in cassa da fondi regionali negativo pari a sei miliardi e cinque milioni – hanno evidenziato i magistrati contabili – A fronte di questo corrisponde un saldo di cassa dei fondi vincolati da ricostituire abbastanza consistente”.

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La Procura della Corte dei conti ha ribadito poi le sue perplessità sui fondi vincolati iscritti nel rendiconto per il 2018 dalla Regione: i magistrati contabili nella pre-adunanza alla parifica del rendiconto contestano i numeri che riguardano il fondo per i crediti di indubbia esigibilità, il fondo per le società partecipate e quello per il contenzioso. I magistrati contabili accusano inoltre la Regione di non avere prodotto i bilanci di nessuna delle società partecipate e di non avere contezza del contenzioso poiché non esiste non banca dati.

A proposito di fondi vincolati, quantificati in tre miliardi di euro, il rischio paventato è che il governo Musumeci non possa utilizzarli in presenza del disavanzo sui conti pubblici e che dunque, in base alla norma vigente, si possa appesantire ulteriormente la situazione finanziaria in vista della prossima manovra di bilancio.

Parecchio disavanzo da recuperare, la Regione non ne produca ancoraIl “monito” di Maria Rachele Aronica, procuratore della Corte dei Conti.
Ad oggi il governo guidato da Musumeci non ha acceso altri mutui “C’è da recuperare parecchio disavanzo, una buona parte secondo me già va recuperata sul bilancio di quest’anno. Spero che la Regione non produca ulteriori disavanzi”.

Ric orderemo anche che  parifica dei conti  è prevista il 13 dicembre. Parole che sono destinati a condizionare pesantemente le scelte che il governo regionale guidato da Musumeci opererà nell’immediato. Su governo e Parlamento, infatti, incombe la sessione di bilancio e, visti i presupposti, per la finanziaria 2020 i margini di manovra se non si canbia rotta, sono quasi inesistenti

La Regione, inoltre, ha onorato una parte, seppure ridottissima, del suo debito, pagando rate dei mutui per 116,4 milioni, portando così sotto i cinque miliardi il debito (mutui) direttamente a carico della Regione.

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Difesa d’ufficio del  dirigente Giovanni Bologna, un “ragioniere” che ha perso i conti della Regione “

Sui rilievi della magistratura contabile, il ragioniere generale, Giovanni Bologna, ha impegnato l’Amministrazione regionale a fare chiarezza.  Lo fa in ritardo perchè il suo compito non è quello di prendere atto delle relazioni della Procura contabile ma di preventivare, sulla base di una presunta competenza, ciò che occorre preventivare. Bologna dunque nel corso del suo incarico affidato dal governatore, poichè ha celato e non ha rivelato comunque questi aspetti- gravissimi perchè si tratta anche di “falso” in atti – o comunque di eludere le  attenzioni e le osservazioni della Corte dei conti, non è stato di alcun aiuto al governo regionale . Lui si difende invece così“ ed è semplicemente una difesa d’ufficio puerile.

Questo aspetto rimarrà come ultima grande questione da affrontare, oltre a quelle che ci auguriamo di avere risolto o in corso di soluzione –  Sulla cassa al di là del dato normativo e della obbligatorietà o meno della tenuta della cassa vincolata, sono convinto che una amministrazione debba avere sotto controllo tutte le voci che la riguardano per evitare che poi la mancata conoscenza esatta dei vincoli di cassa possa comportare una richiesta di restituzione di somme. è un punto che certamente sarà adesso all’attenzione della ragioneria e di tutta la Regione. Speriamo di avere i primi effetti positivi in termini almeno di conoscenza nel 2019”.

Debito “monstre” da 15 miliardi
La consistenza del debito al 31 dicembre 2016 – affermava  il governo Musumeci al momento del suo insediamento a dicembre 2017 – come risulta dal Rendiconto 2016, era pari a 8.035 milioni di euro, corrispondente al 53,7% del totale delle passività”.
“Tale indebitamento – come documentato agli atti  è formato per 5.468 milioni da mutui e finanziamenti, e per la rimanente parte da anticipazioni di liquidità, prestiti che lo Stato ha concesso alla Regione”.
Ma il “rosso” della Regione ha proporzioni molto più ampie perché se, come scrive il governo, gli otto miliardi rappresentano solo il 53,7% delle passività, l’indebitamento complessivo oscillerebbe intorno ai 15 miliardi di euro.
Dulcis in fundo. Ci sono altri ingredienti indigesti

Assenteismo diffuso, retribuzioni generose, facili promozioni e soprattutto doppi incarichi. Sono le criticità che spesso si riscontrano nella gestione del personale nella pubblica amministrazione in Sicilia. Vengono messe in rilievo nella relazione del presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti, Guido Carlino, assieme ad altri abusi: in particolare la violazione degli obblighi di esclusività professionale.

I danni patrimoniali spesso si accompagnano a quelli all’immagine dell’ente di appartenenza. I casi che trovano una definizione più rapida sono quelli per assenteismo, un fenomeno che non regredisce in modo significativo malgrado i giri di vite degli ultimi tempi, culminati anche con il licenziamento degli assenteisti: un caso ha riguardato la stessa Corte dei Conti siciliana. C’è poi una specifica vicenda che interessa alcuni professori dell’Università di Catania ai quali sono contestati danni rilevanti per avere violato l’obbligo dell’esclusività. ».

La Procura regionale della Corte dei conti ha anche contestato un danno di quasi 840mila euro per la nomina di un dirigente generale esterno della Regione siciliana. Il caso, senza altre indicazioni, viene citato nella relazione del procuratore Gianluca Albo che ha promosso un giudizio nei confronti della giunta regionale del tempo. Presidente e assessori non avrebbero «previamente valutato la sussistenza di professionalità interne» e avrebbero deciso la nomina «in contrasto con mi limiti della legge per l’affidamento ad esterni di tali incarichi». Secondo il procuratore Albo, servirebbe una legge in grado di frenare gli incarichi politici e amministrativi per chi è responsabile di un danno erariale.

Troppi amministratori pubblici continuano a ricoprire incarichi delicatissimi, pur se condannati in sede contabile. Uomini e donne che continuano a gestire ingentissime somme di denaro pubblico pur in presenza di condotte gravi accertate. Ma sul piatto grava anche la questione del Personale che non è qualificato e ,in tanti casi, con la protezione di dirigenti “amici” scalda la sedia degli uffici. Poi vi sono i lavoratori A e B. Questi sono entrati piangendo con l’aiuto della politica locale e regionale che li ha inseriti dapertutto senza un criterio razionale. Poi una volta entrati negli uffici, con la complicità dei dirigenti, hanno ottenuto mansioni superiori addirittura ed incarichi esterni in violazione delle norme del pubblico impiego e con il consenso dei vertici dei sindacati rappresentativi della Regione siciliana.

La Regione Siciliana paga troppi dipendenti poco qualificati e assunti con criteri non meritocratici. L’ennesima denuncia arriva dalla sezione Autonomie della Corte dei conti in un capitolo della Relazione 2019 sulla spesa per il personale degli enti territoriali nel triennio 2015-2017 ora diffuso dal Centro Pio La Torre. “La Corte dei Conti segnala una riduzione complessiva della spesa netta che tuttavia avviene in misura meno che proporzionale rispetto alla riduzione della consistenza del personale, con un conseguente aumento della spesa media specie nelle posizioni apicali – spiega l’economista Franco Garufi – .
    Alla fine del 2017 gli impiegati erano 14.921, un esercito più numeroso dell’intera area Nord che ne contava 14.418. La denuncia, mai ascoltata: assunzioni clientelari e non di merito.
    Risultato: uffici pieni e inefficienti”. Nell’isola tra il 2015 e il 2017 i dirigenti regionali sono scesi da 1692 a 1350, mentre il personale non dirigenziale è diminuito da 15.365 unità a 13.571. In totale nel 2017 la Regione siciliana contava 14921 dipendenti, con una variazione in negativo del 12,52 % rispetto al 2015 (la diminuzione media del personale nelle RSS è stata del 6,76%). La Sicilia conta 2,97 dipendenti regionali ogni 1000 abitanti; un dato leggermente superiore alla Sardegna (2,37), ma distante anni luce dalla Lombardia che ne ha appena 0,33. La spesa per il personale è scesa da 661.362.000 di euro nel 2015 a 577.641.000 nel 2017, pari al -12,66%; in tale ambito la spesa per i dirigenti è diminuita da 135.131.000 euro a 115.876.000, mentre quella per il personale non dirigenziale è passata da 507.744.000 a 443.740.000 euro. L’impegno di spesa per il personale con contratti flessibili, che ha una consistenza media pari a 598 unità si è mantenuto sostanzialmente stabile: 17.747 000 euro nel 2017 a fronte di 17.786 nel 2015. La contrazione della spesa per il personale della Regione è stata pari a 4,5 punti percentuali, cioè 37 milioni di euro, di cui 29 per retribuzioni e 7 per oneri sociali. La Corte tuttavia rileva che “la spinta alla contrazione della spesa appare già in via di esaurimento ed i risparmi conseguiti sui redditi di lavoro dipendente per effetto delle cessazioni, pur significativi nel più recente trend storico, si rivelano, in gran parte, compensati poiché a fronte del decremento della spesa per retribuzioni si registrano, ora, importanti incrementi di spesa per le pensioni”.

Tragedia sulla strada di Ortigia(Siracusa): due giovani perdono la vita nello schianto

 

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SIRACUSA

Tragedia stamane, dopo le 4, al lungomare Vittorini nel centro storico di Ortigia. Due giovani, tra i 17 e 22 anni, sono morti e altri tre sono rimasti feriti in seguito allo scontro dell’auto sulla quale viaggiavano, una Ford Fiesta, contro uno dei piloni che sorreggono gli archi del Belvedere San Giacomo.     La polizia locale sta  ricostruendo la dinamica della tragedia.

I giovani avevano trascorso la serata in Ortigia e stavano facendo ritorno a casa, ma  il conducente dell’auto- non si sa ancora la causa- avrebbe perso il controllo del mezzo andandosi a schiantare. I vigili del fuoco hanno estratto uno dei quattro dalle lamiere. Pronto l’intervento urgente o in ospedale con il 118, ma per due di loro i sanitari hanno allargato le braccia

Le vittime sono Benedetto Di Maria, 22 anni, e Loris Fazzina.  La Procura di Siracusa ha disposto il sequestro dell’autovettura, una Ford Fiesta, che si è schiantata contro un pilone. Sono stati ricoverati in ospedale gli altri passeggeri dell’auto: uno di loro è stato sottoposto ad intervento chirurgico, gli altri due- più “fortunati” rispetto ai compagni deceduti – hanno  riportato lesioni varie  e fratture  .

Magistrato coinvolto insieme ad un maggiore della Finanza in una inchiesta di fuga di notizie

 

NOTIZIE RISERVATE,TOP SECRET  –  MA L’UFFICIALE DELLA G.DI FINANZA E’ ACCUSATO DI VIOLAZIONE DI NOTIZIE GIUDIZIARIE

L’ipotesi è che abbia preso parte a un incontro riservato in un cantiere navale di Marina di Stabia. E che abbia messo a disposizione di due armatori la sua competenza e il suo ruolo di ufficiale della Guardia di finanza, per ricavare notizie utili da spendere nel corso di un procedimento penale di un imprenditore amico. Notizie riservate, top secret.

L’ipotesi che ha spinto due Procure quella di Roma e di Napoli – a interrogare Gabriele Cesarano,(sopra nella foto) maggiore della Finanza, attualmente distaccato presso la Presidenza del Consiglio dei ministri,è che abbia preso parte a un incontro riservato in un cantiere navale di Marina di Stabia. .

Un avviso di garanzia  (firmato dal procuratore aggiunto della Capitale Paolo Ielo), Cesarano è stato ascoltato anche dai pm Giuseppe Cimmarotta e Henry John Woodcock, in un doppio versante investigativo che punta a chiarire presunti scambi di favori avvenuti mesi fa nel Napoletano.
L’inchiesta giudiziaria vede coinvolto il magistrato Andrea Nocera (che si è dimesso dal ruolo di capo dell’ufficio ispettorato del Guardasigilli), ma anche un altro magistrato attualmente in servizio in una Procura del distretto di Corte di appello di Napoli.

Il colloquio con due armatori Salvatore Di Leva e Salvatore Lauro ha consentito il provvedimento giudiziario. Una conversazione a più voci, che è stata ricostruita grazie a un virus spia inoculato nel cellulare di Di Leva. In sintesi, c’è la convinzione secondo la quale Di Leva e Lauro abbiano provato attraverso Nocera e Cesarano «di avere informazioni utili alla salvaguardia degli interessi di Salvatore Lauro», a sua volta finito sotto inchiesta per vicende legate alla gestione delle società di famiglia.

A quell’incontro parteciparono si apprende pure, anche il commercialista del gruppo Alessandro Gelormini ), il magistrato Nocera e, probabilmente, anche il finanziere ieri ascoltato dai pm di Roma e Napoli. Domande diverse, condotte su un doppio binario: quelli di Napoli vogliono sapere se Nocera si è realmente messo a disposizione di Di Leva e Lauro per fornire notizie riservate e utili al gruppo Lauro (ottenendo in cambio – scrivono – biglietti omaggio per Capri e il rimessaggio del gommone); mentre quelli di Roma stanno conducendo verifiche su un secondo magistrato, che avrebbe avuto in omaggio la disponibilità di un gommone da usare nel golfo (non è chiaro in cambio di cosa).

Nocera si dice pronto a respingere le accuse e a dimostrare la correttezza della propria condotta.Per gli inquirenti napoletani, è possibile parlare di «rapporti di mutua disponibilità», che avrebbero indotto Nocera a «partecipare a riunioni societarie cui non avrebbe avuto ragione di interessarsi (all’insegna di uno strano impegno solidale)».

Manovra di bilancio articolata con “soluzioni positive ed insperate”

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La manovra diventa adesso molto articolata  rispetto a quello che era il quadro iniziale è molto efficace. Afferma Conte: “Abbiamo sterilizzato l’incremento delle clausole dell’Iva per 23 miliardi e questo va ricordato. Abbiamo scongiurato un’imposizione sui consumi che avrebbe prodotto per effetto regressivo una probabile recessione economica con un aggravio di oltre 500 euro sulle famiglie”, ha spiegato il premier, sottolineando che “c’è un accordo completo nella maggioranza” sulla manovra e che “dopo la legge di bilancio cambierà il clima, non ci sarà più l’urgenza della scadenza. Dopo l’approvazione ci sarà più entusiasmo e meno stress”.

Abbiamo azzerato quella che è passata come la tasse sulle auto aziendali. Nessuno ci dirà più che siamo il governo delle tasse”, ha rimarcato il premier. “Se qualcuno si alzerà e dirà che questa è una manovra delle tasse, ci troveremo di fronte a una menzogna, una menzogna inoppugnabile”. La sugar tax “partirà dal 1° ottobre” in modo che le aziende “abbiano tutto il tempo per riformulare le loro linee produttive”. “Noi daremo più soldi alle famiglie e a tutti i cittadini perché distribuiremo a consuntivo 2020 ben 3 miliardi di superbonus per acquisti con moneta elettronica”. Nella manovra è inoltre previsto per il terzo settore “un impegno per il 5 per mille” con i “primi dieci milioni nel 2020“.

Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri tiene a precisare”Abbiamo trovato delle soluzioni molto positive e insperate“, La manovra 2020 per Gualtieri è ”un punto di passaggio, per un paese che volta pagina e si mette alle spalle una fase molto difficile, con un’eredità molto complessa, e riparte nel segno della crescita e della coesione sociale, della sostenibilità ambientale e dell’innovazione”. ”Abbiamo individuato delle risorse aggiuntive con un lavoro certosino, difficile e complesso ma che -ha sottolineato Gualtieri- è stato molto positivo, soprattutto per lo spirito di collaborazione tra tutte le forze di maggioranza”.

Contrariamente a quanto letto,- aggiunge il ministro- in realtà non è stato un negoziato politico perché c’è stata da subito un’intesa sull’esito del lavoro -. Un lavoro che è stato corale e complesso”. ”Trovare una quadra dal punto di vista delle risorse è stato un lavoro molto intenso, ma devo dire che è stato molto positivo che sia stato un lavoro corale in cui, di fronte a degli obiettivi comuni che ci eravamo dati, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo trovato delle soluzioni”. Il risultato raggiunto sul ddl bilancio sarà ”sottoposto all’esame del parlamento che saprà ulteriormente dare il suo contributo per rafforzare e migliorare questa manovra”.

DIARIO DI UN VIAGGIATORE INSONNE

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La citazione, in questo caso doverosa, è rubata a Sandro Penna (poeta umbro del Novecento): il viaggiatore insonne, tratto dai versi del poeta sopracitato, però è Pietruccio Montalbetti, front man e leader degli indimenticabili beatwriter degli anni Sessanta chiamati DIK DIK.

Un concerto lungo venti date, iniziato da Asti il 28 novembre al Teatro Alfieri che si concluderà il 16 dicembre al Teatro Elfo Puccini di Milano, sul carrozzone viaggiante (per usare una metafora di bel nomadismo culturale) della BANCA DI ASTI, Capogruppo del Gruppo Cassa di Risparmio di Asti storicamente presente in Piemonte fin dal 1842.   L’evento, diventato ormai una tradizione consolidata e molto apprezzata, oltre ad essere l’occasione per tirare le somme dell’anno passato e per scambiarsi gli auguri in vista delle festività, è anche il momento d’incontro tra i Soci e la Banca.

Il concerto, diretto dal M° Stefano Coppo nella prima parte (con brani di Grieg, Rossini, Brahmas e Beethoven) e nella seconda (appunto con la special guest di Montalbetti) dal M° Alberto Mandarini, è accompagnato dalla Pop’s Harmonic Orchestra, nata proprio in occasione dei Concerti di Natale di Banca di Asti, che è formata da 52 elementi. Nel corso degli anni sono stati proposti vari temi: dalle colonne sonore dei musical americani, al tango argentino, dalla canzone italiana, alle musiche degli anni ’60, dalla storia del rock agli omaggi a Paolo Conte e Frank Sinatra, per citarne alcuni.  Quest’anno, appunto, IL VIAGGIO.

Pietruccio Montalbetti si misura ormai da anni anche nella narrativa e ha pubblicato diversi libri aventi proprio come tema “Il viaggio”.  Tra le sue opere, I ragazzi della via Stendhal (2010, Aerostella), Sognando la California (2011, Aerostella), Io e Lucio Battisti (2013, Salani Editore), Settanta a Settemila (2014, Ultra), Amazzonia. Io mi fermo qui (2018, Zona Music Books).

Pietruccio Montalbetti uscirà nel 2020 con il suo nuovo libro Enigmatica Bicicletta (Iris4 Edizioni).

INFERNO PARIGI: VIOLENTI SCONTRI E PROTESTE SULLA RIFORMA DELLE PENSIONI

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 Lo sciopero nazionale a Parigi  contro la riforma delle pensioni ha causato scontri con le forze dell’ordine. Le tensioni si sono avute tra la polizia e i black bloc, che si sono infiltrati nel corteo al quale, secondo dati del sindacato, avrebbero partecipato circa 250mila persone. Al lancio di oggetti gli agenti hanno risposto con cariche e lacrimogeni.

I vigili del fuoco sono poi intervenuti a Place de la République per domare un incendio appiccato sempre dai black bloc, che hanno dato alle fiamme cassonetti e altro materiale. Secondo le notizie raccolte  71 le persone fermate a Parigi e 9.350 quelle controllate,comunicato dalla  prefettura della capitale francese. Le manifestazioni-scontri con episodi di violenza si sarebbero verificate anche in altre città francesi.

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La grande mobilitazione contro la riforma delle pensioni sta provocando interruzioni e disagi nei servizi in molti settori sull’insieme del territorio: da quello del trasporto ferroviario – con un 10% circa dei treni in circolazione – a quello cittadino, con forti disagi sulle metropolitane e altri mezzi, passando per il trasporto aereo, con il 20% dei voli annullati.

Tra le altre categorie coinvolte, quelle che operano nel mondo della scuola, della vendita dei carburanti, della raccolta differenziata: milioni i dipendenti che lavorano nei settori pubblico o privato chiamati ad unirsi allo sciopero che ha coinvolto anche i luoghi maggiormente visitati dai turisti: a Parigi hanno chiuso al pubblico la Tour Eiffel e il Musée d’Orsay mentre resta aperto il Louvre, fatta eccezione per alcune aree del museo.